nel momento del cambio delle regole possibile un dialogo per migliorare d’accordo il sistema
Manifesto per una giustizia al servizio dei cittadini
di COSIMO MARIA FERRI, segretario generale di Magistratura Indipendente
Oggi più che mai la giustizia ha bisogno di urgenti riforme da portare a compimento. La strada del rinnovamento, tuttavia, non deve mai perdere di vista l’interesse della collettività ad assicurare un ordinamento giudiziario fondato sull’indipendenza e sull’autonomia della magistratura, perché solo in questa dimensione questa può porsi come garante dei diritti individuali e collettivi e sollecitarsi ad una maggiore apertura verso la società.
La difficile situazione, di cui si parla ormai da decenni, ha determinato una generale disaffezione dei cittadini ed anche un senso di frustrazione tra gli operatori di giustizia. Una riforma - istituzionale - che si trovasse a dettare i contorni di un nuovo contratto sociale tra gli italiani deve quindi essere, come più volte auspicato dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano, il frutto di scelte condivise.
Per queste ragioni aprire un dialogo tra politica e giustizia, proprio nel momento del cambio delle regole, può diventare possibile se si condivide l’obiettivo finale di miglioramento del sistema, nell’interesse dei cittadini e dei loro diritti sanciti dalla costituzione, con atteggiamenti scevri da diffidenze o riserve mentali. Tra gli scopi della riforma, lo ribadisco, deve esserci quello di salvaguardare il dovere di imparzialità e di terzietà dei magistrati, principi connessi con l’esigenza di credibilità collegata all’esercizio di una funzione tanto essenziale per i cittadini come quella affidata ai giudici.
Per conto proprio la magistratura dovrà lavorare di più per ottenere conquiste essenziali per un rinnovamento interno. Segnalo alcuni temi concreti di un «manifesto per la giustizia» che potrebbero rappresentare punti di partenza per un più ampio dialogo costruttivo, nei rispettivi ambiti di indipendenza, tra politica, professioni e magistratura, nell’interesse esclusivo dei cittadini italiani.
- Apertura dei tribunali alla società civile: tali luoghi, da cittadelle chiuse, devono diventare «dialoganti» con i cittadini, che hanno il diritto di essere correttamente informati sulle motivazioni che ostacolano l’efficace funzionamento della giustizia.
- Rinnovamento anche generazionale dell’associazionismo dei magistrati, da rendere meno slegato dal contesto culturale, sociale ed economico, per permettere un reale dialogo, con la società, sul suo operato e sulle reciproche richieste.
- Maggiore autonomia rispetto alle correnti, la cui essenziale funzione di aggregazione culturale deve fungere da spinta verso il miglioramento delle attività di servizio e della competenza, e non alla lottizzazione e politicizzazione della magistratura, ovvero alla acritica difesa di posizioni di parte.
- Formazione ed aggiornamento costanti della magistratura, in particolare attraverso la liberalizzazione dell’insegnamento e delle attività di ricerca, che conferiscono prestigio all’istituzione e contribuiscono all’arricchimento culturale del magistrato.
- Investimenti decisivi sull’informatizzazione dei processi e sul miglioramento dei mezzi tecnologici a disposizione del singolo magistrato.
- Responsabilizzazione dei giudici basata su indicatori certi, attraverso la definizione di obbiettivi di produttività chiari e predeterminati, che tengano conto della disomogeneità ed onerosità dei carichi di lavoro, attestati, in molti uffici giudiziari, ben oltre i limiti della sostenibilità.
- Riorganizzazione della geografia giudiziaria razionale, con conseguente redistribuzione del lavoro e degli organici in relazione alle effettive esigenze, sapientemente correlate alle specificità territoriali; ed in tal senso vanno rivisti sia la proposta di eliminare tutte le sezioni distaccate, sia i criteri con i quali si è giunti a sopprimere alcuni tribunali.
- Rafforzamento del contrasto agli abusi del processo, attraverso sanzioni pecuniarie che permettano la trattazione effettiva e rapida delle controversie realmente necessarie, sia presso gli Uffici di merito che presso quello di legittimità, restituendo alla suprema Corte di Cassazione il ruolo di guida chiara, incentrata sui principi generali, e scongiurandone la trasformazione in un ulteriore giudice di merito, con conseguente e distorta proliferazione di pendenze.
- Revisione delle tariffe forensi, in modo da ridurre nel settore civile i tempi di pendenza della lite favorendone la trattazione più rapida e maggiormente attenta alle possibilità conciliative.
- Inizio di un processo normativo che conduca all’unità delle giurisdizioni fra le magistrature: la presenza nell’ordinamento di meccanismi processuali diversi non è più funzionale al sistema e si traduce in un ostacolo alla piena realizzazione di diritti, con il risultato di produrre un’incertezza che lede nel profondo l’interesse dei cittadini a ricevere una tutela tanto tempestiva quanto uniforme. Nell’interesse dei cittadini italiani.
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