LE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI TRA PRECONCETTI E SFIDE FUTURE
In collaborazione con lo Stato Maggiore della Difesa
del ten. col. ARCANGELO MARUCCI SMD - III REP.
Quando nel novembre del 1989 crollava il muro di Berlino, simbolo della separazione dei due blocchi contrapposti, non veniva meno solo una barriera locale ma era l’intero assetto geopolitico e strategico che era come liberato dalla morsa dell’immobilismo cui fino a quel momento era stato costretto. Nell’Europa orientale, ad esempio, si sono liberate tensioni, instabilità e fenomeni di frammentazione che trovavano un potente contro altare nei processi di integrazione che contemporaneamente venivano a svilupparsi nella parte occidentale del continente.
Nuovi rischi, molto meno determinabili rispetto ai precedenti, si sono affacciati alla ribalta delle relazioni internazionali ed hanno prodotto una rivisitazione approfondita dei concetti di sicurezza e del ruolo delle organizzazioni internazionali chiamate a svolgere un ruolo sempre più importante. Tale ruolo è conseguente al venir meno di uno dei due soggetti fino ad allora catalizzatori della politica internazionale e in grado di condizionare l’intera comunità oggi non più divisa in rigidi blocchi contrapposti.
Il concetto di sicurezza, dunque, non si può più esaurire in una sola connotazione di difesa militare statica del territorio, in particolare quello afferente alla Nato, ma assume un carattere dinamico che postula, per forza di cose, interventi esterni per far fronte a minacce di natura polidirezionale e con notevoli dimensioni politiche, economiche e sociali. Il secondo aspetto si è evoluto verso il riconoscimento dell’impossibilità di far fronte alle suddette minacce con un’unica istituzione ma piuttosto avvalendosi di tutte le organizzazioni internazionali viste in una prospettiva operativa che le vuole interconnesse. In sostanza le istituzioni non rappresentano più degli elementi paralleli ma dei corpi che si integrano e completano a vicenda dando luogo a un’originalità e flessibilità di risposte altamente redditizia.
La fine della guerra fredda e il collasso dell’URSS e della Jugoslavia, pur avendo aperto una fase nuova nelle relazioni internazionali, non hanno visto scomparire i rischi per la sicurezza continentale: alla tradizionale minaccia nucleare proveniente dall’URSS e dal patto di Varsavia, si sono sostituiti una serie di fattori destabilizzanti la cui azione può risultare nociva per gli equilibri e la sicurezza in Europa. Premesso quanto sopra, l’obiettivo perseguito dai paesi del vecchio continente è lo sviluppo di una politica europea comune in materia di sicurezza e di difesa. Ciò richiede una capacità d’agire in modo autonomo che possa contare su capacità militari credibili, nonché su organi decisionali appropriati.
Le decisioni sulle azioni da intraprendere vengono prese nel contesto di una politica di sicurezza e difesa comune secondo procedure appropriate per rispecchiare il carattere specifico delle decisioni in questo settore. L’Unione Europea si impegna, in tal senso, a preservare la pace e a rafforzare la sicurezza internazionale conformemente ai principi della carta dell’Onu nonché ai principi dell’atto finale di Helsinki e agli obiettivi della carta di Parigi, come previsto nell’articolo 11 del trattato dell’Unione Europea.
Il trattato di Amsterdam incorpora i compiti di Petersberg (le missioni umanitarie e di soccorso, le attività di mantenimento della pace e le missioni di unità di combattimento nella gestione delle crisi, ivi comprese le missioni tese al ristabilimento della pace). L’obiettivo dell’Unione Europea è, pertanto, quello di avere a disposizione le capacità, anche militari, necessarie e le strutture appropriate a un’efficace capacità decisionale nella gestione delle crisi nell’ambito dei compiti di Petersberg.
L’opera delle organizzazioni internazionali tende a porsi, sempre maggiormente, come strumento di cooperazione e di solidarietà tra i vari Governi nell’interesse dei popoli. Ne è inconfutabile esempio l’Organizzazione delle Nazioni Unite, i cui principi vengono individuati, nella relativa carta, nella sovrana eguaglianza degli Stati membri, nonché in tutta una serie di obblighi. Tra tali obblighi ricordiamo: quello di risoluzione delle controversie internazionali con strumenti pacifici, a massima garanzia della pace, sicurezza e giustizia internazionale; quello di astensione dalla minaccia o dall’uso della forza; l’obbligo di fornire assistenza alle Nazioni Unite per azioni conformi alla carta e, di converso, quello di astensione dal fornire assistenza a Stati che intraprendano azioni preventive o coercitive contro l’Onu; quello di adottare tutte le misure necessarie a far sì che anche gli Stati non membri dell’Onu si uniformino ai principi dello statuto per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale.
Orbene, la carta delle Nazioni Unite, fissando i suddetti principi fondamentali, costituisce il presupposto giuridico per la creazione della Nato e stabilisce la responsabilità globale del Consiglio di sicurezza per la pace e la sicurezza internazionale. In tale contesto assume particolare importanza l’interazione tra l’Alleanza e l’Ocse (quest’ultimo elemento essenziale dell’architettura della sicurezza europea) tenuto conto del principio fondamentale dell’inseparabilità della sicurezza degli alleati da quella dei restanti Stati europei. Attraverso il dialogo, la cooperazione e il coordinamento tra le differenti istituzioni internazionali si contribuisce a disinnescare le crisi, prevenire le crisi e a condurre operazioni volte al mantenimento della pace.
L’insorgere di crisi regionali, la diffusione di armi di distruzione di massa, la possibilità di svolgere missioni su mandato dell’Onu e dell’Osce per il rispetto dei diritti umani rappresentano le nuove sfide per un’Europa fondata sui principi di democrazia, libertà, diritti civili e libero mercato. Tali sfide non possono essere affrontate globalmente da una unica istituzione, ma solo in una cornice di istituzioni interdipendenti che riuniscano i Paesi dell’Europa e dell’America Settentrionale. Nato, Onu, Osce, Ue, Consiglio d’Europa non sono, quindi, attori dell’ordinamento internazionale che si escludono a vicenda. Essi si completano e concorrono, in via complementare, a definire un nuovo sistema di sicurezza secondo il principio di «istituzioni interconnesse». Questa interazione sarà della massima importanza per prevenire la instabilità e le divisioni che potrebbero derivare da varie cause, quali disparità economiche ed esasperato nazionalismo.
Tags: relazioni istituzionali Unione Europea sicurezza Difesa Giugno 2010 SMD - Stato Maggiore della Difesa