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AL SERVIZIO DELL’ANIMA

In collaborazione con lo Stato Maggiore della Difesa

 

del colonnello VALTER CASSAR

Stato maggiore della Difesa, ufficio Pubblica Informazione

 

Quando si parla di Difesa vengono in mente le quattro Forze Armate, quando si parla di Forze Armate viene in mente il militare operativo che in Afghanistan o imbarcato sulle rotte dell’Oceano Indiano o nei cieli compie il proprio dovere per salvaguardare la sicurezza nazionale e, quando richiesto, quella di altri Paesi. È un po’ come pensare al goleador in una squadra di calcio che però, per segnare il gol della vittoria, ha bisogno di tutti gli altri 10 giocatori che lo sostengono, l’assistono e l’incoraggiano nel momento del bisogno. Così quindi, oltre alle quattro Forze Armate, nella Difesa entrano in gioco altre strutture tecnico-amministrative e nelle Forze Armate il soldato operativo viene sostenuto da altre figure che svolgono mansioni importantissime come la logistica, quindi i trasporti, le trasmissioni, la sanità, il confezionamento dei pasti, i servizi amministrativi ecc. 

E questi sono abbastanza noti. C’è un altro servizio all’interno delle Forze Armate poco conosciuto ma molto antico e importante: l’assistenza spirituale. Sembra che il primo ad aver sentito l’esigenza di provvedere all’assistenza spirituale dei militari sia stato l’imperatore Costantino che volle, presso ciascuna legione, i sacerdoti e una tenda per il culto divino. Per giungere a un periodo più vicino a noi, anche gli Stati preunitari avevano cappellani militari che si riunirono fino a raggiungere, nel 1865, il numero di 189 nelle Forze Armate del Regno d’Italia. Dopo la presa di Roma nel 1870 e le leggi anticlericali, diminuirono sempre più fino a sparire nel 1878. 

Fu nel 1915 che il generale Luigi Cadorna reintrodusse la figura del cappellano e furono arruolati 10 mila preti soldati di cui 2.070 destinati ai corpi combattenti. Nello stesso anno il Governo italiano e la Santa Sede Apostolica si accordarono sull’istituzione della carica di vescovo di campo e della curia castrense e nel 1925 fu eretto l’ordinariato militare per l’Italia, approvato dallo Stato italiano con la legge 417 del 1926 che istituiva un contingente permanente di cappellani in tempo di pace. La storia ha ancora tanto da raccontare ma i cappellani di oggi sono impegnati nel difficile compito dell’assistenza spirituale dei militari. «Nell’odierno contesto –sono parole di S.E.R. monsignor Vincenzo Pelvi, attuale ordinario militare per l’Italia– i cappellani militari sono mandati ad annunciare e testimoniare il valore della persona e il valore della pace non viziati da pregiudizi ideologici e culturali o da interessi politici ed economici. Ogni cappellano diventa, così, infaticabile accompagnatore delle coscienze perché sia garantita la dignità della persona e la verità nel suo valore universale, in grado di far progredire la storia nella giustizia e nella solidarietà».

Si è da poco concluso ad Assisi il convegno annuale dei cappellani militari che, giunti da tutta Italia, hanno dato vita a una serie di riflessioni, conferenze e dibattiti sul tema «Annuncio del Vangelo e testimonianza della carità». Si è trattato di un momento di crescita e di analisi della difficile situazione dei nostri militari che sono chiamati a volte ad usare le armi contro l’aggressione dei terroristi e tante altre volte a dare aiuto ad intere popolazioni martoriate dalla guerra, dall’instabilità, dalla fame. Allora come può il militare avvicinarsi alla vera applicazione della carità quando è costretto, suo malgrado, ad usare la forza contro un proprio simile? La risposta dell’ordinario militare sta nella consapevolezza che la vita la si può donare accettando, per amore, il rischio e il tormento di una condizione fatta di incertezza e disponibilità. Sono i rischi di una professione scelta o almeno accettata, che si qualifica nel compito di difendere la giustizia e la libertà contribuendo alla serenità e alla pace del mondo intero.

Quanti nostri militari hanno sacrificato la propria vita e quanti, tra gli altri, hanno accettato di proseguire in nome del sacrificio del proprio compagno? Essi vivono esperienze di vita molto forti che li fanno crescere e confrontare con situazioni di estrema diversità da cui possono trarre stimoli motivazionali che si autoalimentano. L’opera dell’assistente spirituale ha a che fare con queste realtà e deve essere veramente incisiva se non vuole diventare sterile.
L’instancabile opera di mons. Pelvi quale guida dell’ordinariato militare italiano è sotto gli occhi di tutti e si è manifestata, oltre che con la sua continua partecipazione a moltissime attività in tutto il territorio nazionale, in particolare nell’organizzazione di incontri con le famiglie dei militari caduti nei teatri operativi che si sono riunite ad Assisi, e nel pellegrinaggio internazionale militare a Lourdes. Il riconoscimento dell’impegno di tutto l’ordinariato militare è stato manifestato anche dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Biagio Abrate, che è intervenuto alla giornata di apertura dei lavori del convegno ed ha espresso ai cappellani «gratitudine sincera per l’opera spirituale svolta al servizio degli uomini con le stellette. Un lavoro –ha detto–, che considero insostituibile e prezioso in patria, all’estero e nelle missioni internazionali. Particolarmente apprezzato è, poi, il sostegno dato nei momenti di sofferenza, quando la famiglia militare è toccata dal lutto. In quelle occasioni solo le parole di speranza che ascoltiamo nelle omelie di monsignor Pelvi, riescono a donare sollievo e ad offrirci il sostegno necessario».

L’ordinario, nel salutare il generale Abrate, ha ricordato che «il mondo militare contribuisce a edificare una cultura di responsabilità globale, che ha la radice nella legge naturale e trova il suo ultimo fondamento nell’unità del genere umano. Di qui l’esigenza di una rinnovata attenzione a quella responsabilità di proteggere, un principio divenuto ragione delle missioni internazionali». Altro riconoscimento dell’impegno profuso dalla categoria è stata la visita, ad Assisi durante il convegno, del comandante del 2° FOD (Forze di Difesa), generale C.A. Vincenzo Lops, che ha approfittato dell’occasione per incontrare contemporaneamente tutti i cappellani del proprio territorio e ringraziarli del lavoro diuturno e costante che svolgono al servizio dei militari.

Tags: Ministero della Difesa forze armate Difesa capo di stato maggiore Novembre 2011 SMD - Stato Maggiore della Difesa

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