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ITALY-UZBEKISTAN BUSINESS FORUM PER ATTRARRE INVESTIMENTI E COLLABORAZIONI

Uzbekistan, un paese conosciuto in Italia soprattutto per una città, Samarcanda, ma come l’intera Asia Centrale in generale poco noto agli italiani. In realtà, un paese che vale la pena approfondire per le opportunità economiche che offre, esplicitate durante l’Italy - Uzbekistan Business Forum, organizzato da The European House – Ambrosetti insieme al nostro ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale e al ministero degli Investimenti e del Commercio estero uzbeko, con la partecipazione appunto dei ministri Luigi Di Maio e Sardor Umurzakov, quest’ultimo inoltre vicepremier.

Presieduto dal dicembre 2016 da Shavkat Mirziyoyev, già primo ministro dal 2003 e succeduto a Islam Karimov, presidente dall’indipendenza dall’URSS nel 1991, il paese non ha sbocchi sul mare e si estende per 448,9 mila kmq; con i suoi 30 milioni di abitanti, è il più popoloso dell’Asia Centrale. Caratterizzato da protezionismo e interventismo dello stato in tutti i settori economici, sta pian piano mutando pelle: il presidente Mirziyoyev nel 2017 ha lanciato un programma per una graduale apertura all’estero, pertanto la situazione potrebbe modificarsi in maniera positiva per le aziende italiane la cui presenza stabile rimane limitata a poche joint ventures o investimenti diretti. Finora una delle maggiori difficoltà è la stipula di contratti con i locali anche se nell’indice Doing Business in quanto a protezione degli investitori dalla posizione 64 del 2019 è migliorato arrivando alla 37 nel 2020 (su 190 paesi) e per rispetto dei contratti dalla 41 alla 22. Nell’ottica di valorizzazione delle potenzialità dell’esistente partenariato bilaterale tra i due Stati, il ministro Di Maio ha evidenziato quanto l’Italia, come partner privilegiato, possa contribuire in molti dei processi di ammodernamento, il quale deve passare per un’indispensabile diversificazione fondata sulla liberalizzazione del clima economico, il miglioramento del clima d’affari, il rafforzamento del settore bancario, l’attenzione verso le pmi, un generale sviluppo industriale. “L’Italia possiede le competenze e le tecnologie per diventare un partner strategico: oltre il 50% dell’export verso l’Uzbekistan si compone di macchinari per produzioni ad alto valore aggiunto e quindi c’è margine per compartecipazioni a iniziative economiche in settori in cui l’Italia occupa posizioni al vertice. L’interscambio è cresciuto considerevolmente, da 109 milioni di euro del 2013 a 344 del 2019. I progetti di sviluppo governativi prevedono espansione nel settore elettrico e reti di trasporto ferroviario e stradale al fine di rendere più competitive le regioni del Paese e sfruttare i flussi transcontinentali di merci che le connessioni euroasiatiche generano. Auspichiamo che le aziende italiane facciano la loro parte”. A distanza di un anno dalla conferenza “Italy and Central Asia” cui alla Farnesina presero parte i ministri degli Esteri di Kirghizistan, Uzbekistan, Tagikistan, Turkmenistan e Kazakhstan, il ministro Di Maio e il sottosegretario Di Stefano tornano quindi a parlare di quest’area geografica insieme a rappresentanti istituzionali uzbeki, in vista di una nuova conferenza “5+1”, dove ovviamente i 5 sono gli “stan” e l’1 è l’Italia.

“L’Italia mostra la giusta considerazione delle riforme che stiamo portando avanti nel nostro Paese, e grazie alla politica di apertura i cittadini di 86 Stati non hanno bisogno di visto per entrare in Uzbekistan; inoltre dal dicembre scorso è attiva una legge di tutela degli investimenti esteri e inaugurato l’agenzia per la lotta alla corruzione: queste riforme rendono l’Uzbekistan al primo posto fra i Paesi CIS”, esordisce così Sardor Umurzakov. “Nel 2019 ha avuto una crescita economica del 5,6% e ora le previsioni della Banca Mondiale attestano che sarà l’unico Stato dei 24 dell’Europa orientale e dell’Asia centrale a presentare una crescita, tanto che The Economist ha riconosciuto l’Uzbekistan come paese dell’anno. Siamo interessati ad approfondire collaborazioni fruttuose: il Paese è ricco di risorse naturali, ha una posizione vantaggiosa e risorse umane qualificate; l’Italia è in possesso di tecnologie avanzate e esperienza inestimabile: la sinergia può creare un effetto catalizzatore per lo sviluppo delle nostre economie in svariati settori quali metallurgia, petrolchimico, tessile, pharma, automotive, calzature, componentistica, alimentare, lavorazione di frutta e verdura, cuoio, seta, lana, solo per citarne alcuni. Immaginate un investitore che è supportato dal Governo stesso: si sentirà fiducioso, il suo prodotto sarà di alta qualità e agirà su mercati tra di loro liberi, consentendogli di accedere a una popolazione di 300 milioni”. Certo, i partner tradizionali dell’Uzbekistan sono Russia, Cina e i membri della Comunità degli Stati Indipendenti (CIS) di cui fa parte; lo scorso anno il WTO ha però riconfermato gli sforzi del Paese per entrare nell’organizzazione, ottenendo il beneplacito di UE e Federazione Russa. La Cina sta conquistando sempre maggiore importanza anche a causa degli investimenti legati alla Via della Seta, per la quale assumono fondamentale importanza le infrastrutture, e la posizione dell’Uzbekistan risulta quindi strategica per linee di trasporto e corridoi trans-asiatici.

“L’Italia ha grande esperienza nella gestione di siti turistici di interesse storico e invitiamo quindi partner italiani a realizzare progetti turistici”. L’Uzbekistan infatti ha notevoli ricchezze archeologiche nelle città di Samarcanda, Khiva, Bukhara, Shakhrisabz e nella capitale Tashkent, città un tempo percorse dalla Via della Seta che ha lasciato vestigia ben visibili e che ogni anno richiamano una quota crescente di turisti. “Amerigo Vespucci, Marco Polo, Cristoforo Colombo sono italiani che si sono diretti in luoghi sconosciuti; se verrete in Uzbekistan vi domanderete come mai non lo avete fatto prima”, ha concluso il ministro Umurzakov.

Con una crescita economica trainata soprattutto dagli investimenti, secondo le statistiche ufficiali del governo il PIL reale è cresciuto del 5,6% nel 2019 (57.907 miliardi di USD); l’inflazione è rallentata dal 17,5% nel 2018 al 14,6% nel 2019; il commercio estero è aumentato al 26,2% rispetto al 2018 (42,2 miliardi di USD) e il debito pubblico estero è cresciuto dal 19,8% del PIL nel 2018 al 26,2%. L’Uzbekistan è il quinto produttore mondiale di cotone, pianta raffigurata anche nell’emblema di Stato, e la sua esportazione insieme a quella di gas naturale e oro fornisce una quota significativa delle entrate in valuta estera. Metalli preziosi, appunto: nel deserto uzbeko di Kyzyl Kum si trova la più grande miniera d’oro a cielo aperto, entrata in produzione nel 1967, di proprietà della statale Navoi Mining and Metallurgical Combinat (NMMC) il cui core business sono oro e uranio. E se Agostino Pinna, ambasciatore italiano da poco insediatosi a Tashkent, ritiene che tra qualche anno molti spazi ora liberi potrebbero essere occupati (da altri) e che sia auspicabile un maggior coinvolgimento delle nostre istituzioni finanziarie, l’ambasciatore uzbeko a Roma Otabek Akbarov ricorda i legami storici e artistici che legano i due Paesi, da Marco Polo che nel Milione menziona per la prima volta l’Uzbekistan, rimanendo colpito dalla bellezza dei luoghi, al dipinto “Il matrimonio di Alessandro Magno e Roxane” nella vanvitelliana Reggia di Caserta: la sposa Roxane era infatti originaria della Sogdiana, regione in parte corrispondente a Uzbekistan (distretti di Samarcanda, Bukhara) e Tagikistan (Sughd). Dopo aver riconosciuto il ruolo dell’Italia, in quanto tra i primi fondatori dell’Unione Europea e delle relazioni con l’Uzbekistan, l’ambasciatore Akbarov spiega: “Nel marzo 1992 ci fu l’istituzione delle relazioni diplomatiche tra Repubblica Italiana e Repubblica dell’Uzbekistan e nel 1996 il primo accordo di partenariato e cooperazione tra Uzbekistan e gli Stati membri dell’allora Comunità Europea venne firmato a Firenze, durante la presidenza italiana. Dovremmo ancora amplificare l’operato, anche grazie al lavoro del presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, Fulvio Martusciello (che lì presiede la DCAS, delegazione delle commissioni parlamentari di cooperazione UE-Kazakhstan, UE-Kirghizistan, UE-Uzbekistan e UE-Tagikistan e per le relazioni con il Turkmenistan e la Mongolia), la deputata Simona Suriano, il presidente della camera di commercio italo – uzbeka Luigi Iperti e il presidente di Confindustria Uzbekistan Luca Picasso. Intanto, a livello di rete consolare, miriamo a istituire nuovi consolati a Firenze, Milano, Venezia”.

Il viceministro agli Investimenti e Commercio estero Shukhrat Vafaev ha concluso gli interventi istituzionali della sessione plenaria ribadendo l’interesse per l’ingegneria e l’abilità tutta italiana di costruire macchinari industriali: “Non voglio ripetermi su relazioni e potenziale: abbiamo giacimenti, risorse energetiche e una base industriale più sviluppata rispetto all’area centroasiatica mentre l’Italia ha una capacità unica di studiare e realizzare tecnologie per ogni settore dell’industria”.

Si faccia quindi avanti l’industria italiana.

Tags: Giosetta Ciuffa Kazakhstan Cina Russia investimenti cooperazione ambasciate in Italia MAECI - MINISTERO AFFARI ESTERI COOPERAZIONE INTERNAZIONALE Dicembre 2020 Uzbekistan

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