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ESTERI: PRESENTATO IL PATTO PER L'EXPORT E IL MADE IN ITALY

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“Ci siamo lasciati con tutti voi alla riunione del 3 marzo quando l’epidemia da Covid-19 era confinata ad una piccola porzione del territorio nazionale. Da allora, si sono succeduti moltissimi eventi: alcuni molto dolorosi, altri che ci hanno dato lo stimolo a tornare a sperare e a pensare al futuro. Abbiamo superato il periodo più buio di questa crisi sanitaria: ora il Paese può ripartire, con cautela ma con coraggio. E, finalmente, il motore del Made in Italy, asset strategico per eccellenza dell’economia e della imprenditoria italiane, può tornare a correre”: così il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Luigi Di Maio ha introdotto il “patto per l’export”, presentato alla Farnesina l’8 giugno.

Un percorso definito inclusivo, poiché coinvolge i membri della cabina di regia per l’Italia internazionale e tutte le associazioni di categoria, i territori e gli enti preposti al sostegno pubblico all’internazionalizzazione. Sono emerse alcune criticità dall’ascolto dei 12 tavoli settoriali, tanti quante sono le categorie economiche significative dell’export italiano, tenutisi da remoto dal 14 al 21 aprile e presieduti dal sottosegretario Manlio Di Stefano e dal direttore generale per la promozione del Sistema Paese, ambasciatore Lorenzo Angeloni. Oltre 250 partecipanti e 147 associazioni hanno raccontato i punti di forza e di debolezza di tutti i settori produttivi: dal settore agroalimentare alla meccanica, dal sistema fieristico a quello infrastrutturale passando per il comparto dell’innovazione, della salute e dei servizi all’export; da questo dialogo è nata la guida per le piccole e medie imprese “Export, una guida per partire“, al fine di dare indicazioni pratiche alle pmi che volessero avviarsi nella strada dell’internazionalizzazione.

Comunicazione, promozione integrata, formazione e informazione, e-commerce, sistema fieristico, finanza: questi i pilastri riconosciuti come fondamentali sui quali nei prossimi mesi dovranno essere approntate le misure strategiche per recuperare terreno dalla crisi generata precedentemente al Covid-19 ma acuitasi a causa di esso. E così si preparano una campagna di comunicazione e di nation branding per una migliore narrazione all’estero e ribadire ancora una volta che cosa è l’Italia pensando soprattutto al turismo, al territorio, alle filiere e alle eccellenze che in tanti ci invidiano, e iniziative di promozione integrata trasversali che, oltre i più tradizionali e avviati settori di arte, spettacolo, editoria, cucina, design e via dicendo, accendano i riflettori su quelli più innovativi della meccanica e dell’aerospazio fino alla green, circular e blue economy. Il ministro cita “Vivere all’italiana”, una serie di eventi dal 2018 in poi, per chi all’estero aveva “fame di Italia” per quanto riguarda soprattutto cultura, creatività, lifestyle. Ora, in termini di promozione, Di Maio fa presente che lo scorso 4 giugno è stata pubblicata sulla Gazzetta dell’Unione Europea e sul sito appaltinnovativi.gov.it la consultazione di mercato del valore di 50 milioni di euro, per selezionare con un meccanismo di “dialogo competitivo”, da ora a settembre, le migliori proposte per rilanciare l’immagine dei nostri settori produttivi in 26 Paesi nel mondo.

Della guida si è già detto, ma non sarà sufficiente senza un’offerta continuativa di corsi per creare competenze quali i temporary export manager e i digital export manager, con il compito di assistere gli imprenditori. Assecondando il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali e le associazioni di categoria, il ministro ha promesso inoltre che nei prossimi mesi verranno inseriti sei esperti di agricoltura nella rete diplomatico-consolare al fine di ottimizzare il lavoro di rimozione di barriere non tariffarie e nella promozione delle eccellenze della filiera agroalimentare. Quindi strumenti formativi e informativi per le imprese, tra cui un e-desk per l’accesso digitalizzato a servizi di sostegno all’export attraverso un portale unico da realizzare.

L’e-commerce è per il ministro un tassello fondamentale da sfruttare a pieno. Grazie al ruolo sempre maggiore che assume nei mercati globali, dovrà coadiuvare la dimensione fieristica per consentire la presenza delle aziende italiane nei mercati chiave oltre che quella garantita da accordi con la grande distribuzione organizzata. Ora assenti, le manifestazioni fieristiche in Italia vanno curate e agevolata la presenza di start-up ed imprese a fiere mediante finanziamenti; stessa attenzione va rivolta ai buyer stranieri. E a tal proposito il Governo ha reso disponibili nuovi strumenti non solo per l’internazionalizzazione delle imprese ma anche per l’attrazione degli investimenti esteri, come le misure nei diversi decreti Milleproroghe, Cura Italia, Liquidità, Rilancio oltre che il Piano straordinario per la promozione del Made in Italy dell’Ice e il fondo 394/81 Simest.

E le risorse? Straordinarie, le definisce Di Maio. Per ora, ammontano a 1,4 miliardi di euro così suddivisi: 316 milioni per il piano straordinario Made in Italy e per gli altri programmi promozionali dell’Ice; 600 milioni per il rifinanziamento del fondo 394/81; fino a 300 milioni per la componente a fondo perduto di detto fondo fino al 31 dicembre 2020; 82 milioni per la promozione integrata ed il piano di comunicazione; 30 milioni per un nuovo bando in materia di temporary export manager e digital export manager, a cura del ministero degli Affari esteri e Invitalia; oltre 8 milioni di euro per le camere di commercio italiane all’estero, a valere sulle annualità del programma “True italian taste”, per la promozione delle eccellenze agroalimentari italiane e il contrasto all’italian sounding. Inoltre, attivabili attraverso la Sace, fino a 200 miliardi di garanzie cui si aggiunge un maggior sostegno finanziario all’export mediante l’assicurazione degli impegni in favore delle imprese italiane esportatrici da parte di Sace per il 10 per cento e per conto dello Stato da parte del ministero dell’Economia e delle Finanze per il 90 per cento.

Come precedere dunque? Per cominciare bisogna innanzitutto attivare e monitorare il Piano straordinario per la promozione del Made in Italy, con riguardo soprattutto al sistema fieristico, alla gdo e alle piattaforme internazionali di e-commerce. Importante inoltre incrementare le operazioni a valere sul fondo 394/81, grazie anche ai vantaggi in questa situazione di emergenza derivanti dalla creazione di una componente a fondo perduto, dall’elevazione dei limiti massimi di finanziamento e dalle facilitazioni in materia di esenzione dalla prestazione di garanzie e di aumento della quota di aiuti de minimis. Piano straordinario di comunicazione strategica e bando su temporary e digital export manager saranno seguiti con la stessa attenzione, come anche la collaborazione con università ed esperti aziendali per la tanto auspicata alfabetizzazione digitale; inoltre assolutamente da perseguire un rafforzamento del contrasto al falso Made in Italy ed all’italian sounding che tanto denaro porta nelle tasche degli imitatori, anche attraverso azioni di tutela legale e con campagne specifiche rivolte ai consumatori.

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