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A CINQUANT’ANNI DALLA FIRMA DEL TNP

di Lucio Martino

Non fosse stato che per le presenti circostanze epidemiologiche che ne hanno costretto il rinvio, rappresentanti dei 191 firmatari del Trattato per la non proliferazione nucleare (TNP) si sarebbero riuniti a New York dal 27 aprile al 22 maggio per partecipare alla decima Conferenza di revisione del TNP. Negoziato a suo tempo da molti diversi attori, ognuno dei quali portatore di obiettivi e vincoli particolari, il TNP è sempre stato un documento ricco di compromessi, dalle scelte linguistiche volutamente imprecise, in merito alla reale efficacia del quale è ancora lontano un qualsiasi vero consenso.

Non deve quindi sorprendere come, ormai a cinquant’anni di distanza dalla sua entrata in vigore, il TNP stia attraversando una doppia crisi d’identità in buona parte alimentata dal sempre più arduo compito di conciliare le due scuole di pensiero prodotte dalle forti ambiguità tipiche dei suoi contenuti. La prima lo spiega come un trattato di non proliferazione, mentre la seconda lo ritiene un trattato di disarmo. A interpretarlo come un trattato di non proliferazione sono le cinque potenze nucleari riconosciute in quanto tali dal Trattato, vale a dire la Federazione Russa, la Francia, il Regno Unito, la Repubblica Popolare Cinese e gli Stati Uniti, e i ventisei paesi dell’Alleanza Atlantica che fanno affidamento sugli accordi di deterrenza estesa con gli Stati Uniti. Ad intenderlo come un trattato di disarmo sono invece tutti gli altri. Con il passare del tempo, i contrasti causati da queste due diverse interpretazioni sono aumentati, anche per via del progressivo sgretolarsi dell’intera architettura bilaterale volta al controllo degli armamenti nucleari.

La crisi del regime di controllo degli armamenti nucleari

In effetti, il regime di controllo della proliferazione nucleare ereditato dalla Guerra Fredda non regge sostanzialmente più dal 1999, da quando il Senato degli Stati Uniti ha deciso di respingere il Trattato per la totale messa al bando degli esperimenti nucleari, ed è stato quasi completamente compromesso da altre due decisioni: l’abbandono nel 2002 del Trattato sui missili antibalistici e il recente rigetto del Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio. Da ultimo, la riluttanza con la quale sembra si stia affrontando la possibilità di prorogare il Nuovo Trattato di riduzione delle armi strategiche del 2010 completa un quadro nel quale il lancio di un nuovo processo di disarmo in grado di coinvolgere non solo Federazione Russa e Stati Uniti ma anche le altre potenze nucleari sembra sempre più improbabile, tanto all’interno quanto all’esterno del TNP.

Prospettive incerte

Un’altra debolezza di un trattato progettato per sostenere e incoraggiare la diffusione della tecnologia nucleare per scopi pacifici e allo stesso tempo prevenire lo sviluppo e la fabbricazione di armi nucleari, con il passare degli anni è stata evidenziata dalla sua incapacità di penalizzare in modo significativo nuove potenze nucleari conclamate come l’India, la Corea del Nord e il Pakistan. Cosa questa ancora più importante se si pensa che minore è il numero delle armi nucleari complessivamente dispiegate, maggiore sono gli incentivi a dispiegarne altre da parte di eventuali nuovi proliferatori. Non a caso, anche paesi quali l'Arabia Saudita, l'Iran e la Turchia, e in misura minore anche la corea del Sud, si sono recentemente spinti al punto da prospettare una loro uscita dal TNP e la realizzazione di un proprio arsenale nucleare.

Le preoccupazioni conseguenti alla ritrovata preminenza attribuita alle armi nucleari dalle dottrine militari delle principali potenze contemporanee hanno poi contribuito a indebolire ulteriormente l’NPT, favorendo nel 2017 l’adozione da parte delle Nazioni Unite di quel Trattato per la proibizione delle armi nucleari la cui entrata in vigore è però subordinata a una ratifica da parte di almeno cinquanta paesi che sembra ancora molto lontana nel tempo, posta la chiara opposizione offerta dalle cinque potenze nucleari e da tutti i paesi membri dell’Alleanza Atlantica. In questo quadro, nel giudicare sostanzialmente inutile qualsiasi tentativo di aggiornare i contenuti del TNP, le ultime edizioni della Conferenza di revisione si sono distinte per l’infruttuoso tentativo di affrontare questi problemi spingendo per l’adozione di un documento finale che prescrivesse iniziative esterne al TNP in grado comunque di avanzarne gli obiettivi. L’appuntamento del 2020 ha quindi acquisito un’importanza fondamentale per il futuro di questa grande eredità della Guerra Fredda, ma per sapere cosa davvero ne sarà dovremo aspettare ancora.

Tags: Marzo 2020 Lucio Martino

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