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PROPOSTE PER UN MAGISTRATO MODERNO, RESPONSABILE, CREDIBILE E PROFESSIONALMENTE ATTREZZATO

di LUCA PALAMARA, presidente dell’Associazione nazionale magistrati (nella foto)

Il XXX Congresso nazionale dell’Associazione Nazionale Magistrati, che si è tenuto a Roma dal 26 al 28 novembre scorso, ha voluto segnare una svolta nel dibattito interno alla Magistratura. In particolare l’attenzione si è focalizzata su quello che non ha funzionato nella macchina giudiziaria, nei rapporti tra politica e Magistratura ma anche all’interno della Magistratura stessa, dando riguardo sotto quest’ultimo aspetto ai temi dell’autoriforma e della questione morale. Abbiamo svolto questo Congresso avendo la consapevolezza che la nostra funzione è rivolta al cittadino per il quale, alla sofferenza per un diritto negato o atteso, si aggiunge l’ulteriore disagio dovuto ai ritardi di un sistema del cui malfunzionamento abbiamo piena coscienza e che, stante la sua oggettività, deve costituire per il legislatore un presupposto imprescindibile per una seria riforma della giustizia.
Il cattivo funzionamento del servizio giustizia e, quindi, il mancato rispetto della ragionevole durata del processo assumono carattere oggettivamente prioritario e necessitano di interventi urgenti laddove si consideri che l’efficace funzionamento del sistema giudiziario, in cui si incontrano la domanda di giustizia dei cittadini e l’offerta assicurata dalle istituzioni giudiziarie, rappresenta una delle condizioni indispensabili per promuovere e garantire il buon funzionamento complessivo di un sistema economico e sociale.
Un aspetto critico è costituito dalla crescente giacenza di processi sia nel settore civile (5,5 milioni di procedimenti pendenti), sia nel penale (1,5 milioni di procedimenti pendenti). Numerose sono le cause che determinano questa situazione: dall’eccessiva litigiosità a procedure farraginose, a inutili formalismi, all’enorme debito di procedimenti sia nel penale sia nel civile, a una cattiva dislocazione e organizzazione degli uffici, all’enorme numero di avvocati in Italia, senza ovviamente trascurare le nostre responsabilità.
Le ricerche Cepej del 2008 e 2010 rivelano che l’Italia ha il maggior numero di controversie per abitante. In particolare, da questi dati si evince che i magistrati italiani devono dare risposta a un contenzioso civile che è il terzo in Europa ed è quasi il doppio rispetto agli altri grandi Paesi dell’Unione. Tuttavia, è doveroso evidenziare che la laboriosità dei giudici italiani è tra le prime in Europa. Siamo al terzo posto per la capacità di definizione degli affari civili, nei quali la produttività pro capite dei giudici italiani è circa il doppio di quella degli altri grandi Paesi, e ai primissimi posti anche nel settore penale, sia pure tra sistemi europei diversi e difficilmente comparabili.
Le numerose e gravi patologie che affliggono la giustizia in Italia impongono di fissare delle priorità e di trovare soluzioni e rimedi correttivi il più possibile condivisi. È inevitabile e fisiologico che politica e Magistratura debbano dialogare e confrontarsi sul tema del funzionamento del processo, in relazione al quale l’ANM vuole porsi come interlocutore ineludibile di qualsiasi Governo al fine di offrire un contributo per intervenire sui reali problemi della giustizia, le cui priorità possono riassumersi in tre punti: taglio dei Tribunali, delle cause e delle spese inutili; informatizzazione di tutti gli uffici giudiziari; predisposizione di adeguate risorse umane e materiali.
Parlando di Tribunali inutili, il riferimento è alla necessità di organizzare diversamente gli uffici nel territorio rivedendo le circoscrizioni giudiziarie. È una questione antica, ma oggi non più rinviabile, per dare al Paese degli uffici moderni. Agli inizi degli anni Novanta, in seguito a una felice intuizione di Giovanni Falcone, le competenze per reati di mafia, prima attribuite indistintamente a tutte le Procure d’Italia, vennero ristrette tra ventisei uffici con la creazione delle direzioni distrettuali antimafia. Si ebbe il coraggio di cambiare.
Oggi la stessa operazione deve essere fatta per la dislocazione nel territorio degli uffici della Magistratura sia giudicante che requirente. Abbiamo cercato di individuare criteri il più possibile oggettivi per procedere all’accorpamento dei Tribunali limitrofi, come meglio indicati in appositi studi che sono rinvenibili nel sito dell’Associazione Nazionale Magistrati, precisamente: www.associazionemagistrati.it.
Riteniamo indispensabile una riallocazione delle (insufficienti) risorse disponibili fra i 165 uffici giudiziari esistenti, alla luce degli squilibri nella ripartizione dei carichi di lavoro complessivi tra gli uffici metropolitani, gli uffici medio-grandi (circa 60) e gli uffici piccoli e piccolissimi (circa 100). Tanto nel settore civile quanto nel settore penale vi è poi la necessità di informatizzare tutti gli uffici giudiziari. Nel civile, lo snodo organizzativo essenziale resta l’attuazione e lo sviluppo del processo civile telematico, nella triplice direzione della comunicazione tra i soggetti del processo, della conduzione dell’udienza «informatizzata» e della dotazione a giudici e cancellerie di strumenti di analisi dei ruoli per la più consapevole ed efficace gestione del contenzioso.
È necessario estendere in tempi brevi le cosiddette prassi virtuose già operanti in molti Tribunali italiani, poiché l’innovazione richiede tempi molto rapidi. I tempi di sviluppo dell’informatica sono tali che i programmi divengono obsoleti in brevissimo tempo: in questi anni sono invecchiati programmi e progetti prima ancora di averli messi in opera.
L’Associazione Nazionale Magistrati ha sempre ribadito che il processo civile rappresenta per il cittadino lo strumento fondamentale di tutela dei diritti lesi nell’agire quotidiano, e per il Paese un nodo nevralgico ai fini dello sviluppo economico e degli investimenti anche da parte di operatori stranieri, troppo spesso scoraggiati dalle difficoltà di tempestiva risoluzione dei conflitti e di rapida esecuzione delle decisioni. Si dimentica spesso la sua importanza forse per il minor clamore che le controversie civili suscitano nell’opinione pubblica e nei mezzi di informazione.
L’Associazione Nazionale Magistrati ha sempre manifestato la convinzione che le condizioni di grave emergenza in cui versa la giustizia civile, in relazione sia all’eccessiva durata delle procedure che al progressivo e rilevante aumento delle controversie pendenti, esigono l’improcrastinabile adozione di interventi che incidano sul sistema processuale. Nel penale sarebbe sufficiente prevedere che tutti i difensori debbano dotarsi di indirizzi di posta elettronica certificata presso cui eseguire la notifica degli atti giudiziari. Ciò sicuramente favorirebbe un maggiore snellimento delle procedure mantenendo ferme le garanzie ed eliminando gli inutili formalismi.
Queste proposte chiare, semplici, precise vogliono rappresentare un punto di partenza per rimettere in moto la macchina della giustizia e per dare al Paese un magistrato moderno, responsabile, credibile e professionalmente attrezzato. Crediamo, tuttavia, che per rilanciare la macchina della giustizia sia indispensabile guardare anche al nostro interno, dando risalto al tema dell’autoriforma, che si traduce nella scelta della dirigenza svincolata dalle logiche di appartenenza, nelle valutazioni di professionalità e nel funzionamento del sistema disciplinare; alla questione morale e, last but no least, ai problemi dell’organizzazione interna (standard medi di rendimento, condizioni di lavoro e ufficio del giudice).
Nel quadro della drammatica penuria degli organici è, comunque, da accogliersi favorevolmente l’apertura del ministro della Giustizia per stabilizzare la normativa sui giovani magistrati mediante l’abolizione del divieto di destinazione dei vincitori di concorso agli uffici requirenti e monocratici di primo grado. In conclusione, il nostro auspicio è che, nonostante la difficoltà del quadro politico, le proposte lanciate nel corso del Congresso siano prese in considerazione dal legislatore, in quanto vogliamo fornire il nostro apporto per un servizio efficace ed efficiente affinché possa realizzarsi una riforma della giustizia nell’interesse dei cittadini. Riteniamo, infatti, che i problemi della giustizia non troveranno soluzione prospettando un’ennesima riforma sui giudici oppure annunciando riforme costituzionali in materia di separazione delle carriere, obbligatorietà dell’azione penale e Consiglio Superiore della Magistratura.

 

        

Tags: magistratura Luca Palamara Gennaio 2011

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