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BOLLETTE: TORNANO MENSILI, MA I RIMBORSI?

di Massimiliano Dona, presidente Unione Nazionale Consumatori

 

I tempi lunghi della giustizia equivalgono troppo spesso a giustizia negata. Sono un deterrente per il consumatore che ha subito un sopruso ed un incentivo a resistere per chi ha i mezzi economici e gli strumenti per farlo. Per questo, da tempo, le associazioni di consumatori invocano una class action con danno punitivo come negli Stati Uniti e sanzioni delle Authority superiori all’illecito guadagno ottenuto con pratiche illegittime.

A gennaio, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha multato WhatsApp, per non aver dato esecuzione ad un suo provvedimento, con l’importo più alto consentito in quel caso: 50 mila euro. E’ solo uno dei tanti innumerevoli esempi di sanzioni irrisorie, per non dire ridicole per colossi che valgono miliardi. Urge, quindi, un intervento del legislatore.

I provvedimenti delle Authority, poi, sono immancabilmente impugnati al Tar, e così i tempi si allungano. Una sospensiva, infatti, non si nega quasi a nessuno. L’ultima è arrivata sulle bollette telefoniche a 28 giorni.

Il Tar del Lazio a febbraio ha confermato la correttezza della delibera dell’Autorità delle comunicazioni del 15 marzo 2017 che imponeva, a partire dal 23 giugno 2017, di fatturare su base mensile le bollette del telefono fisso, bocciando quelle a 28 giorni. Respinti, quindi, i ricorsi proposti dalle principali compagnie telefoniche che, tra la fine del 2016 e il 2017, usando il trucchetto di modificare la periodicità dell’invio delle fatture da 12 a 13 all’anno, ottennero un rincaro implicito e non trasparente delle tariffe pari all’8,6% e che poi si rifiutarono di adeguarsi alla delibera dell’Authority, contestandone la legittimità. I giudici hanno respinto la loro tesi.

Tutto bene, quindi? No, perché allo stesso tempo il Tar del Lazio è intervenuto anche sulle delibere successive dell’Agcom, quelle del 19 dicembre 2017, con le quali, attesa la mancata ottemperanza del provvedimento di marzo, l’Authority comminava sanzioni da 1,16 milioni di euro per ciascun operatore e stabiliva un sistema di rimborsi automatici in bolletta per i consumatori.

Ebbene, il Tar del Lazio ha pensato bene di sospendere quelle delibere, in via cautelare, proprio nella parte in cui prevedevano il pagamento "degli importi corrispondenti al corrispettivo per il numero di giorni che, a partire dal 23 giugno 2017, non sono stati fruiti dagli utenti in termini di erogazione del servizio a causa del disallineamento fra ciclo di fatturazione quadrisettimanale e ciclo di fatturazione mensile".

In pratica, ha sospeso il rimborso che i consumatori avrebbero dovuto ricevere nella prima fattura emessa con cadenza mensile per aver pagato l’8,6% in più con le bollette a 28 giorni, rinviando la decisione alla trattazione di merito. Già, ma quando? La prossima udienza è stata fissata nel lontano mese di ottobre, 31 ottobre per la precisione. Ma soprattutto, perché? Perché, si legge nel dispositivo della sentenza del Tar, "il carattere, allo stato, indeterminato della somma da corrispondere agli utenti, per effetto dello storno (nella prima fattura emessa con cadenza mensile) dei predetti importi, appare in grado di incidere sugli equilibri finanziario-contabili della azienda".

Riassumendo: da un lato il Tar conferma la bontà del provvedimento che prevede la fatturazione mensile, dall’altro non obbliga le compagnie a restituire automaticamente i soldi che hanno indebitamente percepito ed ottenuto proprio grazie alla violazione e al mancato rispetto di quello stesso provvedimento.

Una decisione che non appare particolarmente logica, soprattutto se viene motivata con il fatto che l’ammontare della somma è così elevato da incidere sui bilanci delle aziende, considerato che si tratta di denari incassati illegittimamente e che, se sono tanti, è solo perché quelle società sono andate avanti per mesi, imperterrite, a violare la delibera dell’Authority. Ora non si può far ricadere questa scelta aziendale sui consumatori, altrimenti diventa una beffa! Anche perché il ritorno alla fatturazione mensile, su nostro input, è ormai obbligatorio per legge e le compagnie dovranno comunque adeguarsi entro il 5 aprile. Il nodo principale, insomma, era quello dei rimborsi, che i consumatori attendono dal 23 giugno e sul quale, invece, il Tar glissa.

Ovviamente, se non sarà possibile averli con la modalità automatica già fissata dall’Authority, l’Unione Nazionale Consumatori procederà senza indugio con le azioni legali, attesa la validità della delibera del 15 marzo 2017. Abbiamo già raccolto migliaia di pre-adesioni sul nostro sito. Ma un conto è che tutti i milioni di abbonati ricevano i soldi direttamente in bolletta, un conto è doversi mobilitare ed aderire per ottenerli. Quanti alla fine faranno valere i loro diritti? È forse proprio su questo che hanno contato fin dall’inizio le compagnie telefoniche. Fino a che resistere ad una giusta pretesa è più conveniente che cedere e pagare non andremo da nessuna parte.

Certo sarebbe bello se almeno una compagnia decidesse di restituire spontaneamente i soldi. Una mossa che consentirebbe all’azienda, peraltro, stando dalla parte del consumatore, di farsi una bella pubblicità gratuita, mostrando un’etica d’impresa non comune. Appunto, non comune, almeno in Italia!

 

Tags: telefonia consumatori Massimiliano Dona AGCM - Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato UNC Unione nazionale consumatori Febbraio 2018 bollette compagnie telefoniche

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