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ASSICURARSI? UN VANTAGGIO CHE NON TUTTI POSSONO PERMETTERSI

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Frane, alluvioni, esondazioni. Purtroppo, il dissesto idrogeologico in Italia è una drammatica realtà. E siamo anche un Paese ad alto rischio sismico, dove i terremoti hanno effetti ben più gravi rispetto alla California o al Giappone.

I consumatori stanno considerando di potersi assicurare? La verità è che per farlo lo stipendio dovrebbe essere superiore rispetto alle esigenze quotidiane della famiglia. E qui sorge il problema: fino a che gli italiani faticano ad arrivare alla fine del mese, come si può immaginare possano stipulare una polizza? Se i contratti non si rinnovano e gli stipendi restano al palo, mentre le tariffe continuano a salire, difficile che avanzino soldi. La crisi economica e la conseguente disoccupazione hanno aggravato una situazione già compromessa con il risultato che stipulare una polizza è un lusso che non tutti possono permettersi

Assicurarsi contro i danni, quindi, è decisamente opportuno e consigliabile, anche se non pensiamo debba diventare un obbligo di legge come per la responsabilità civile per la circolazione dei veicoli. Coprirsi dai rischi di danni può, in caso di necessità, rappresentare un valido aiuto economico e consente di guardare al futuro con maggiore serenità e tranquillità. Anche stipulare un’assicurazione sulla vita, in particolari situazioni, mette al riparo dagli impatti finanziari che possono conseguire ad una morte prematura.
Ma come sta andando il mercato? I consumatori stanno considerando di potersi assicurare? La verità è che per farlo, lo stipendio dovrebbe essere superiore rispetto a quanto serve per il normale sostentamento e le esigenze quotidiane della famiglia. E qui sorge il problema: fino a che gli italiani faticano ad arrivare alla fine del mese, come si può immaginare possano stipulare una polizza? Se i contratti non si rinnovano e gli stipendi restano al palo, mentre le tariffe continuano a salire, difficile che avanzino soldi. La crisi economica e la conseguente disoccupazione hanno aggravato una situazione già compromessa con il risultato che stipulare una polizza è un lusso che non tutti possono permettersi.
Nel 2016, secondo i dati contenuti nella relazione annuale dell’Ivass, il totale dei premi pagati alle compagnie assicurative stabilite in Italia è diminuito dell’8,7 per cento rispetto al 2015, passando da 147 a 134 miliardi. Si tratta di un calo significativo! A soffrire di più è stato il comparto «vita» che, per quanto conservi il primato (rappresenta il 76 per cento del totale dei premi pagati), registra una riduzione del valore dei premi dell’11 per cento; in particolare le polizze più «finanziarie» scendono del 25 per cento. Il comparto «auto» ha subìto una contrazione più contenuta, del 3,1 per cento, mentre sale del 3 per cento quello dei danni non auto.
In ogni caso, l’Ivass ci spiega che grazie al contestuale abbassamento dei pagamenti delle prestazioni promesse nelle polizze, diminuiti circa quanto i ricavi da premi, in un contesto di sostanziale stabilità dei proventi finanziari netti e dei costi di gestione, le compagnie italiane hanno fatto nel 2016 utili quasi stabili rispetto al 2015, poco meno di 6 miliardi, con un rendimento del capitale dell’8,6 per cento. Insomma, le compagnie non ci rimettono mai.
Talvolta, poi, non pagano nemmeno. Il presidente dell’Ivass, Salvatore Rossi, infatti, ha denunciato il fenomeno delle polizze cosiddette «dormienti»: 4 milioni di polizze vita scadute negli ultimi 5 anni che non sono mai state liquidate, perché le compagnie non sanno se l’assicurato è deceduto prima della scadenza della polizza. Molto spesso i beneficiari non si fanno avanti perché non sanno di esserlo e nella polizza sono indicati in modo generico, come «eredi legittimi». Rossi ha ammesso che l’importo complessivo di questi 4 milioni di polizze è sconosciuto, anche se si tratta come minimo di almeno 4 miliardi.
L’Ivass ha chiesto al Governo fin dal mese di marzo di intervenire, modificando leggi evidentemente imperfette, ad esempio facendo in modo che i beneficiari delle polizze siano chiaramente identificati, che le imprese di assicurazione possano e debbano accedere almeno una volta l’anno all’istituenda Anagrafe nazionale della popolazione residente, così da poter verificare i decessi degli assicurati e disporre il pagamento delle somme dovute, come avviene in altri Paesi europei. Ma nulla si è ancora mosso per garantire agli eredi quanto legittimamente spetta loro.
Le cose vanno un po’ meglio per l’RC auto, dove la mobilità degli assicurati, un tempo quasi inesistente, ha raggiunto quasi il 15 per cento. Un risultato reso possibile anche grazie all’abolizione del rinnovo tacito delle polizze consentita dall’articolo 170-bis del codice delle assicurazioni private, introdotto dal Governo Monti nel 2012. Cinque anni consecutivi di riduzione del prezzo medio lo hanno portato, nel quarto trimestre del 2016, a 420 euro per un’automobile a uso privato. Nel confronto internazionale, al netto di tasse e contributi, l’assicurazione obbligatoria in Italia è ancora superiore di 140 euro rispetto a Francia, Germania e Spagna, decisamente troppo (anche se il divario si è ristretto rispetto agli oltre 260 euro del 2011).
Purtroppo il raggiungimento di questo risultato dipende dalla riduzione della circolazione dovuta alla crisi economica che ha determinato una diminuzione dei sinistri e dei prezzi. Vedremo, quindi, se proseguirà il trend di discesa, anche nei prossimi anni. È questa la scommessa che va vinta.                         

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