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Contrabbando di sigarette. In Italia 6 su 100 sono illecite: ogni anno lo stato perde oltre 800 milioni di euro

Presentato lo scorso maggio a Roma il primo studio integrato sul contrabbando di sigarette in Italia, realizzato da Intellegit, con il contributo di British American Tobacco Italia (BAT). Obiettivo dell’indagine: individuare interventi di contrasto ritagliati su misura per l’Italia

Con lo scopo di individuare interventi di contrasto ritagliati su misura per l’Italia, è stato realizzato da Intellegit, start-up sulla sicurezza dell’Università degli Studi di Trento, con il contributo di British American Tobacco Italia, il primo studio integrato che analizza il fenomeno dei traffici illeciti di sigarette: nel nostro Paese rappresentano il 5,8 per cento del consumo totale e gli introiti da essi derivanti vengono spesso reinvestiti da organizzazioni criminali e terroristiche internazionali per finanziare attività illecite.
In Europa, l’incidenza del consumo illecito di sigarette varia da Stato a Stato: il nostro Paese si colloca al 21esimo posto, con una media di circa 6 sigarette illecite ogni 100 fumate; in alcuni casi si supera invece il 15 per cento, come in Irlanda, Grecia e Regno Unito, o addirittura il 20 per cento di Lettonia e Norvegia. Il 5,8 per cento italiano, corrispondente a 4,6 miliardi di sigarette illegali nel 2015, ha causato un «buco» nelle casse dello Stato di circa 822 milioni di euro in mancati introiti erariali, senza considerare le implicazioni che prodotti non garantiti e controllati possono avere per il consumatore.
Sono questi solo alcuni dei dati contenuti nello studio «L’Italia del contrabbando di sigarette. Le rotte, i punti di transito e i luoghi di consumo», curato dai professori Andrea Di Nicola e Giuseppe Espa; studio presentato lo scorso 10 maggio a Roma. Presenti all’appuntamento moderato dal giornalista Marco Ludovico, oltre ai curatori dell’indagine, anche Stefano Dambruoso, deputato e questore della Camera dei Deputati; il procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo aggiunto Giovanni Russo, cui è stata affidata la prefazione dello studio; il colonnello Luigi Vinciguerra, capo Ufficio Tutela Entrate, III Reparto Operazioni del Comando Generale della Guardia di Finanza; Enrico Mario Ambrosetti, professore ordinario di diritto penale presso l’Università degli studi di Padova; Alessandro Minuto Rizzo, presidente della Nato defense college Foundation e Alessandro Ricci, segretario generale della Società Geografica Italiana. Hanno partecipato anche il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri e l’on. Mario Catania, presidente della commissione parlamentare sulla contraffazione, la pirateria e il commercio abusivo.
Lo studio, realizzato per la prima volta incrociando i più recenti dati disponibili dalle diverse fonti in materia (Sun report Kpmg, Empty pack survey, Mystery shopper, Istat, dati BAT), contiene un’analisi dettagliata di rotte, punti di transito, luoghi di consumo e di sequestro, con un focus inedito e mirato su alcune delle città più rappresentative del fenomeno: ad esempio, a Napoli, la vendita illegale di sigarette è un fenomeno fortemente diffuso e alla luce del sole, con una modalità quasi esclusiva di vendita sulle bancarelle, presenti capillarmente complice il ruolo chiave esercitato dai clan camorristici; molto diffuse sono le illicit white, ossia marchi prodotti lecitamente extra Ue e destinati invece al mercato illecito nei Paesi Ue. A Milano, la maggior densità delle vendite di sigarette illecite si concentra nel centro della città (Navigli, Ticinese, Carobbio, Indipendenza) e spesso, il prezzo dei pacchetti di contrabbando supera addirittura quello delle sigarette legali (ad esempio, per un pacchetto di Marlboro si arrivano a spendere anche 6 euro).
Il mercato è prevalentemente gestito da venditori ambulanti stranieri, a differenza delle città del Sud dove sono quasi sempre italiani. A Bari, le sigarette illecite sono vendute massicciamente in luoghi privati come circoli e abitazioni) soprattutto nel centro cittadino: si trovano sia illicit whites che marchi noti. A Palermo i traffici illeciti sembrano concentrarsi principalmente negli storici mercati rionali, in cui si trovano bancarelle e venditori ambulanti. Anche a Palermo, con prezzi di poco superiori a quelli del mercato nero napoletano, molto diffuse le illicit white.
«Il contrabbando è cambiato, anche rispetto all’immagine romantica che ne avevano dato film storici del Dopoguerra. Un fenomeno che oggi, grazie allo straordinario lavoro delle forze dell’ordine e delle istituzioni e ad una legislazione fiscale equilibrata, è sotto controllo e stabile ma che resta molto elevato: una piaga che può essere vinta solo attraverso un approccio sinergico che impegni sul campo tutti gli attori coinvolti, pubblici e privati. Perciò da anni collaboriamo con governi, forze dell’ordine e organizzazioni per combattere un fenomeno che rappresenta una reale minaccia per tutto il Paese e che rischia di riacutizzarsi», ha dichiarato Andrea Conzonato, amministratore delegato di BAT Italia.

Identikit delle sigarette di contrabbando in Italia: brand, prezzi e rotte
Nel nostro Paese, una sigaretta illecita su due è una illicit white. Queste ultime rappresentano circa il 50 per cento del totale delle illecite e tale dato, sommato a quello relativo al commercio illecito di marchi noti, pari a circa il 34 per cento del totale in Italia, dimostra come il problema sia soprattutto ascrivibile al contrabbando e non alla contraffazione, che è solo circa il 16 per cento dell’illecito totale. In entrambi i casi hanno un peso considerevole i pacchetti di sigarette fuoriusciti illegalmente dal canale duty free: in Italia, le illicit white più consumate risultano essere Regina, Yesmoke e Pine mentre il marchio noto più diffuso nel mercato illecito è «Marlboro» (36,7 per cento), seguito da «Winston (10 per cento) e «Chesterfield» (6,9 per cento).
Incrociando i vari dati disponibili (sequestri GDF e analisi fornite da Sun report e Mystery shopper), si evidenzia come le rotte principali delle sigarette illecite che arrivano in Italia partano principalmente dall’Est Europa (specialmente Ucraina e Bielorussia), dagli Emirati Arabi Uniti, ma anche dal Nord Africa (soprattutto Algeria, Egitto, Libia e Tunisia) e che la causa principale di questi flussi sia costituita dal differenziale di prezzo con il nostro Paese: il prezzo medio di un pacchetto di sigarette in Italia, infatti, supera di più di 4 euro quello di un pacchetto ucraino o bielorusso.
Negli ultimi due anni, in Italia, sia il numero totale dei sequestri che la quantità totale sequestrata hanno avuto un andamento sostanzialmente stabile: i picchi del consumo illecito (primo trimestre 2015 e secondo trimestre 2016) hanno coinciso, però, proprio con gli aumenti di prezzo delle sigarette lecite (+0,20 euro a gennaio 2015 e a maggio 2016), a dimostrazione del fatto che spesso un incremento delle accise sui prodotti del tabacco può innescare un conseguente aumento del consumo di sigarette di contrabbando.
Inoltre, la quasi totalità dei sequestri è stata per quantità inferiori alle 5 tonnellate, secondo una precisa strategia delle organizzazioni criminali coinvolte nel contrabbando: parcellizzare i carichi e utilizzare le automobili per il trasporto, mitigando i danni derivanti dai sequestri della merce che, lo scorso biennio, più frequentemente sono avvenuti nei centri cittadini. Le quantità maggiori sono invece state intercettate nei punti di transito come porti, depositi, arterie stradali, aree di confine: si conferma l’ipotesi che alla base di questi traffici ci siano gli interessi di gruppi terroristici e della criminalità organizzata che finanziano le proprie attività criminali. Le rotte attraverso cui le sigarette illecite arrivano nel nostro Paese sono molteplici: via terra attraversano la frontiera con la Slovenia o il Brennero, via mare dai porti del Nord Africa o dalla Grecia e spesso, sono le stesse rotte anche di altri traffici quali quelli di armi, droga ed esseri umani.
Per il procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo aggiunto Giovanni Russo «l’Italia è interessata dal fenomeno sia come mercato di destinazione finale sia come area di transito; per fronteggiare il fenomeno, oltre all’uso estensivo di strumenti di aggressione ai patrimoni illeciti, per i quali in Italia abbiamo una legislazione all’avanguardia, occorre anche uno scambio di intelligence più strutturato, che renda più efficace il lavoro della magistratura e delle forze di polizia nazionali ed internazionali».

Un fenomeno radicato nel Sud Italia: a Napoli, è illecito 1 pacchetto su 3
Dall’analisi delle sigarette sequestrate lo scorso biennio, emerge che l’Italia è sia un Paese di transito poiché oltre il 30 per cento delle sigarette acquistate illegalmente risulta destinato al mercato ucraino, sia un Paese di consumo. Il fenomeno risulta particolarmente radicato nel Sud: a Napoli è illecito quasi 1 pacchetto su 3 (28 per cento); seguono Palermo, Giugliano e Salerno. L’unica città del Nord Italia a posizionarsi nei primi posti è Trieste (4,4 per cento), a conferma del ruolo strategico giocato dalle zone di confine nel commercio illegale; seguono Milano e Torino (entrambi 2,1 per cento). Due le cause: con tassi di disoccupazione più elevati si consumano più sigarette illecite e all’aumentare della presenza sul territorio del crimine organizzato, aumenta anche il commercio di sigarette illecite.    

Tags: Giugno 2017 contrasto alla mafia BAT - British American Tobacco Italia tabacco contrabbando

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