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COME COMBATTERE IL PROBLEMA DEL BAGARINAGGIO AI TEMPI DI INTERNET

Sold out. Peccato che i biglietti dei concerti non siano affatto tutti esauriti ma si trovino altrove, a prezzi decisamente maggiorati, sui siti di «secondary ticketing». Il bagarinaggio, sia chiaro, c’è sempre stato. In Italia esiste dai tempi dei Beatles, quando, nel 1965, i prezzi dei biglietti arrivarono a costare da 5 mila a 7 mila lire. Negli anni 70 la questione divenne un fatto politico con slogan come «riprendiamoci la musica». Da allora, però, non solo nulla è cambiato, ma l’era digitale, le vendite on line, hanno potenziato e portato a livelli estremi ed inaccettabili questa pratica, rendendo di fatto impossibile acquistare un tagliando regolare. Le maggiorazioni, poi, sono vergognose, arrivando anche a 50 volte il prezzo originario.
Il bagarinaggio 2.0, reso possibile da software sofisticati, i bot, in grado di acquistare velocemente migliaia di ticket, lascia i fan a bocca asciutta. È stata l’Unione Nazionale Consumatori la prima associazione in Italia ad occuparsi di questo problema, chiedendo chiarimenti, fin dal febbraio dello scorso anno, a TicketOne Spa, la società che detiene l’esclusiva per il canale online dei principali eventi e mette in vendita i biglietti ai prezzi fissati dagli organizzatori per conto dell’artista.
Domandavamo come fosse possibile che i ticket sparissero in pochi secondi dall’apertura delle vendite e ricomparissero contestualmente sui siti di re-ticketing online a prezzi di gran lunga maggiori. Per evitare l’uso dei famigerati bot ed impedire di poter rastrellare grandi quantità di tagliandi, suggerivamo una diversa procedura di sicurezza, con ad esempio i test captcha.
Inascoltati, abbiamo presentato nel mese di maggio un esposto all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per accertare eventuali pratiche commerciali scorrette. Anche il promoter di Bruce Springsteen, Claudio Trotta, fin da aprile ha presentato un esposto alla Procura di Milano per denunciare la sospetta sparizione dei biglietti dello spettacolo del «Boss», che da 67 euro erano finiti all’asta a partire da 600 euro e con oltre 40 mila tagliandi svaniti nel giro di 1 minuto. Ma nulla si è mosso nonostante i numerosi precedenti per gli eventi di artisti come One Direction, Foo Fighters, Red Hot Chili Peppers, Renato Zero, Adele e David Gilmour.
Poi, dopo il caso clamoroso di ottobre dei Coldplay, finalmente si sono attivati tutti: l’Antitrust ha preso in mano il nostro esposto e aperto un’istruttoria nei confronti di TicketOne e dei quattro principali operatori del mercato secondario in Italia per accertare violazioni del codice del consumo, la Procura di Milano ha proceduto a perquisizioni e ad iscrizioni nel registro degli indagati, la Siae ha presentato un ricorso d’urgenza e anche il Governo, con una sollecitudine non frequente, ha introdotto due emendamenti nella legge di bilancio, introducendo sanzioni amministrative da 5 mila a 180 mila euro per chi vende e colloca titoli di accesso ad attività di spettacolo senza essere titolato a farlo.
Nel frattempo inchieste giornalistiche come quella delle Iene hanno ipotizzato un allargamento del fronte delle indagini, coinvolgendo gli stessi organizzatori dei concerti ed i cantanti, accusati di pretendere compensi insostenibili o addirittura (come sostenuto da Roberto De Luca di Live Nation) di percepire parte del ricarico del biglietto. Accuse che, ovviamente, vanno provate, specie se lanciate da chi è a sua volta accusato. Insomma, bisognerà attendere la fine delle indagini in corso prima di trarre conclusioni su chi è corresponsabile del fenomeno.
Il punto è che, al di là delle responsabilità che saranno accertate nelle sedi opportune, ancora nulla è cambiato. La battaglia è ben lungi dall’essere vinta. I biglietti continuano ad essere introvabili, se non a caro prezzo: dopo i Coldplay è stata volta degli U2 e, pochi giorni fa, di Ed Sheeran. A qualche mese dal nostro esposto l’Antitrust non ha ancora definito il procedimento, la Procura non ha concluso le sue indagini e le sanzioni contro il bagarinaggio non sono ancora operative, mancando, come al solito, il decreto attuativo che avrebbe dovuto essere emanato entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge di bilancio.
Intanto, Ticketone si è finalmente decisa ad inserire i test captcha, anche se quelli più aggirabili, con numeri da riconoscere e non con domande intelligenti e ha annullato alcuni ordini sospetti. Bene, anche se insufficiente. Alcuni cantanti, come Vasco Rossi, hanno cercato vie alternative, con biglietti tracciabili economicamente, nominali, con un tetto di biglietti acquistabili per ogni carta di credito, non stampabili, ma consegnati a casa dell’acquirente. Insomma, qualcosa si è mosso, ma si tratta di casi isolati.
Secondo il direttore generale della Siae, Gaetano Blandini, il secondary ticketing è un mercato che nel mondo vale circa 8 miliardi di dollari. Per estirpare un fenomeno così dilagante, quindi, bisogna fare di più, ma anche presto. Tra poco, infatti, inizia la stagione estiva dei concerti ed è nostro dovere arginare il bagarinaggio prima di allora: serve una parola definitiva da parte dell’Antitrust e della Procura della Repubblica, serve non spegnere i riflettori che si sono accesi.   

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