Ferrovie. Sfida alla mobilità integrata: piano strategico o anelito di modernità?
Un grande piano strategico destinato a cambiare, in profondità, il sistema italiano della mobilità su terra, realizzando quell’integrazione modale di cui si scrive e si parla da decenni, ma che nessuno Governo, enti locali, aziende è mai riuscito a realizzare. È questa l’ambizione delle Ferrovie dello Stato Italiane secondo le indicazioni dell’amministratore delegato Renato Mazzoncini.
Emerge il profilo di un’impresa innovativa, verrebbe da dire titanica per chi da decenni si confronta con le pastoie dei veti incrociati, degli interessi, delle opportunità e delle scelte che sin qui hanno frenato ogni cambiamento e modernizzazione nei trasporti. Il successo eclatante dell’alta velocità rappresenta il volano e la dote di credibilità delle Ferrovie dello Stato, oggi l’azienda che più investe in Italia. Resta agli scettici il dubbio di quanto concretamente verrà realizzato nel decennio 2017-2026, quali obiettivi saranno raggiunti, quali rimarranno nel cassetto insieme ai rimpianti.
Certo è che se una larga parte del progetto vedrà il suo compimento il nostro Paese avrà compiuto un salto in avanti nella competitività del sistema integrato della mobilità, tale da porlo ai primi posti in Europa e nel mondo. Risolvendo, al tempo stesso, molte delle contraddizioni, delle inefficienze, della frammentazione modale che ostacolano la crescita eco sostenibile dei trasporti, dei servizi al cittadino e alle imprese, superando l’attuale pesante gap di competitività, di costi, di soddisfazione della clientela, di fluidità dei traffici commerciali.
Novantaquattro miliardi di euro di investimenti e un fatturato destinato a raddoppiare in 10 anni, di pari passo con una profonda trasformazione rivolta a rendere le FS Italiane un’azienda internazionale di mobilità integrata globale. Sono questi i traguardi più ambiziosi del Piano Industriale 2017 - 2026 di FS. Cinque i fattori strategici sui quali poggia: mobilità integrata anche con un coinvolgimento di tutti gli operatori del settore; logistica con una radicale riorganizzazione del comparto merci; integrazione fra le infrastrutture sia ferroviarie sia stradali; sviluppo internazionale e digitalizzazione come fattore determinante e innovativo di una moderna quanto accattivante offerta di mobilità con l’obiettivo di leggere in modo sostanzialmente innovativo compiti e ruoli dei vettori: dai treni agli autobus, alla logistica delle merci, alle strade, con il ricorso massiccio alle tecnologie digitali. Il tutto pensato per agevolare la clientela, così che il mezzo pubblico costituisca il riferimento obbligato più che privilegiato per ogni esigenza di mobilità.
Le nuove linee strategiche sono state illustrate, con dovizia di particolari, in una scenografia suggestiva ospitata nell’ala di rappresentanza della stazione di Roma Tiburtina, dall’amministratore delegato Renato Mazzoncini, assieme al presidente Gioia Ghezzi, ad un parterre di prestigio composto da istituzioni, analisti, comunità economico-finanziaria e media, nel quale spiccavano il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio.
Il Gruppo FS Italiane si conferma come prima azienda per investimenti in Italia: le cifre illustrate da Mazzoncini sono, infatti, imponenti: 94 miliardi di euro su un periodo di 10 anni. Escono da questo progetto integralmente rinnovate, un’azienda della mobilità integrata e globale. Sono 73 i miliardi di euro previsti per le infrastrutture, 14 quelli per il materiale rotabile e 7 dedicati allo sviluppo tecnologico. Più della metà delle risorse sono già disponibili, ben 58 miliardi di euro, di cui 23 in autofinanziamento e 35 stanziati nei Contratti di Programma. Il piano industriale di Gruppo stima la crescita dei ricavi dai 9 miliardi previsti a fine 2016 fino ai 17,6 miliardi nel 2026 e un Ebitda che in 10 anni punta a crescere da 2,3 a 4,6 miliardi.
Alla base di questa iniezione progettuale vi è una trasformazione operativa e culturale, capace di lanciarla, in qualità di società competitiva e vincente nel panorama internazionale. Oltre il 70 per cento della crescita prevista sarà conseguita grazie ad un ampliamento del perimetro attuale di FS, seguendo i cinque obiettivi strategici, mentre il profilo di rischio del business rimane sostanzialmente invariato lungo tutto l’arco temporale. Tra crescita, integrazioni e nuove acquisizioni, il numero di dipendenti del Gruppo FS Italiane potrà passare dai 69 mila attuali a circa 100 mila. Vediamo in dettaglio come si articola questa trasformazione.
Il riequilibrio modale impone soluzioni di trasporto collettivo per le quali la gomma pubblica avrà un ruolo chiave e FS vuole essere protagonista di un grande cambiamento salendo dal 6 per cento di market share del 2015 fino al 25 per cento nel 2026. Il traguardo è essere leader del mercato TPl. L’obiettivo, nel segmento del trasporto a media e lunga percorrenza, è quello di mantenere gli elevati livelli qualitativi raggiunti, estendendoli a tutta la flotta grazie anche al completamento della consegna dei Frecciarossa 1000. Sono 34 su 50 i treni circolanti oggi: ogni ulteriore nuovo ETR 1000 consegnato permetterà di utilizzare i materiali ETR 500 ed ETR 480 su altri itinerari, innalzando così la qualità di tutte le tipologie di prodotto.
Il trasporto regionale si dovrebbe avvantaggiare di un sostanziale miglioramento - sostengono le FS - grazie all’accordo quadro per circa 4 miliardi di euro già firmato per la fornitura di 450 nuovi treni regionali (300 alta capacità, 150 media capacità) ai quali si aggiungeranno 50 convogli diesel. Le stime prevedono un incremento complessivo della quota di posti/km tra l’8 e il 10 per cento entro il 2026. Altro anello forte della creazione di valore è rappresentato da Busitalia in virtù dei risultati conseguiti negli ultimi anni, con +450 per cento di ricavi totali dal 2011 (68 milioni) al 2015 (330 milioni), l’azienda di trasporto su gomma del Gruppo FS prevede tra l’altro l’arrivo di 3 mila nuovi bus. La società sarà attiva - ha ribadito Renato Mazzoncini - sulla lunga distanza: aggredirà in maniera decisa questo nuovo mercato, recentemente liberalizzato.
La digitalizzazione di sistema estesa a tutte le attività, non solo di vendita e promozione, costituisce una sorta di upgrade verso il mercato, capace di esprimere l’impronta di grande novità e modernizzazione che Renato Mazzoncini ha in animo di imporre, grazie alle FS, a tutto il reticolo dei servizi alla mobilità. Un obiettivo realizzabile grazie ai big data e agli strumenti di analisi avanzata associati ad appropriate piattaforme digitali. Gli investimenti previsti per Anas sono 15,5 miliardi di euro che, uniti a quelli per la rete ferroviaria, portano a oltre 78 miliardi la quota totale per le infrastrutture. L’incremento complessivo della spesa annua in investimenti genererà-sostengono i vertici di Ferrovie- oltre 21mila nuovi posti di lavoro, soprattutto tra le aziende appaltatrici. Completano il quadro le stazioni, ideale punto di collegamento tra il livello delle infrastrutture, quello del trasporto, con quello dei servizi, di qui la trasformazione progressiva e moderna in un luogo da vivere, dove fermarsi a svolgere attività quotidiane come ritirare un pacco, completare delle commissioni, incontrare altre persone, vitalizzando l’eventuale attesa in un tempo impiegato proficuamente.
Il trasporto delle merci dovrà assumere, nel contesto di questa strategia di crescita, un ruolo ben marcato nell’utilizzo delle infrastrutture: sono previsti investimenti per 1,5 miliardi di euro (di cui 1,1 miliardi per il materiale rotabile, 300 milioni per terminal e logistica e 100 per ICT) e ricavi per 2,1 miliardi di euro. La nuova Mercitalia, con una specifica vocazione all’intermodalità si concentrerà sulle attività cargo e la razionalizzazione dei vari operatori merci, per evitare sovrapposizioni e massimizzare l’efficienza. Mercitalia opererà attraverso tre società - Mercitalia Rail, Mercitalia Logistic e Mercitalia Terminal - e avrà 4 mila dipendenti
Il mercato internazionale rappresenta una ulteriore novità nello scenario di sviluppo delle FS Oggi è un business del valore del 13 per cento dei ricavi complessivi, l’obiettivo è raggiungere il 23 per cento nel 2026, quadruplicando l’attuale fatturato estero del Gruppo, in modo tale da posizionare le FS ai vertici della competitività, con 4,2 miliardi di ricavi al 2026. Questa crescita si svilupperà seguendo tre direttrici. La prima consiste nel proporsi come general contractor, con la capacità di realizzare ferrovie, soprattutto in paesi con forti gap infrastrutturali. Le aree prioritarie per l’espansione internazionale identificate da Mazzoncini sono il Medio Oriente (Iran, Arabia Saudita, Oman), l’India e il Sud Est Asiatico (Malesia, Thailandia, Singapore, Vietnam), le Americhe (Brasile, Argentina, Colombia, Perù, Usa e Canada) e l’Africa (Costa d’Avorio, Congo e Sud Africa).
Altro fattore di sviluppo è rappresentato dall’incremento dei servizi ferroviari nel mercato estero. Trenitalia punterà ad offrire i propri servizi di alta qualità sulle rotte europee più appetibili: Parigi - Bruxelles, Parigi - Bordeaux, Amburgo - Colonia, Milano - Zurigo - Francoforte (collegamento che partirà a fine 2017 e attraverserà tre Paesi), Atene - Salonicco (grazie all’acquisizione di Trainose) e la Londra - Edimburgo. Il tutto grazie anche alla liberalizzazione dello spazio ferroviario europeo prevista, a partire dal 2020, dal Quarto Pacchetto Ferroviario.
L’ultimo segmento di questo capitolo riguarda lo sviluppo internazionale del TPL, che verrà attuato principalmente facendo leva sulla presenza del Gruppo all’estero. L’obiettivo è trovare opportunità di integrazione modale ferro/gomma per il trasporto passeggeri nelle città servite dalle opere infrastrutturali realizzate dalle Ferrovie dello Stato italiane. Sin qui la ricchezza di idee entusiasmo, novità creativa e rigore logico affidata all’energia dell’amministratore delegato delle FS Renato Mazzoncini e di tutto il suo gruppo dirigente.
Una strategia condivisibile, in grado tuttavia di generare interrogativi, dubbi e criticità, non solo per l’ambiziosità delle linee programmatiche, quanto per il fatto che diversi fattori strutturali non sono attualmente nella disponibilità delle Ferrovie, né del Governo. Basti pensare alle linee ferroviarie regionali, alle imprese del trasporto pubblico locale controllate dai comuni, agli accordi in ambito nazionale o internazionale. La scelta, solidalmente condivisa dall’esecutivo, di quotare in un imminente futuro solo la società delle «Frecce», cioè il segmento che fa riferimento ai servizi dell’Alta velocità mette in luce una diversità dei piani: quello di risultati economici immediatamente spendibili sul mercato e quello di un impegnativo cambiamento, soggetto a rischi e variabili che potrebbero ridurne i risultati attesi.
La presenza del Governo al massimo livello con presidente del Consiglio e il responsabile del dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti rende plasticamente evidente quanto oggi questo piano sia sostenuto. Le turbolenze della politica italiana, tuttavia, potrebbero condizionarlo in misura rilevante, fattore questo destinato ad incidere in maniera significativa sugli investimenti e sui ricavi attesi, nonché su alcuni progetti. La sfida più ardita appare quella di mettere insieme le tessere di un puzzle del trasporto capace di sottrarsi ad ogni logica di integrazione, come ad ogni modello di nuova mobilità diffusa. Siamo convinti che occorra disegnare in grande lo scenario del futuro, senza tuttavia sottrarsi ad un rigoroso esercizio della concreta operatività. L’andamento dell’economia nazionale, la tenuta dei mercati finanziari, la possibilità di accedere ad un credito a basso costo per finanziare gli investimenti, rappresentano variabili degne di nota. Siamo convinti che questo piano abbia delle opportunità di modulazione in grado di affrontare eventuali turbolenze, ma ben sappiamo come nei dettagli si nascondano i rischi maggiori.
È bene tenerne conto, senza trascurarli per facili entusiasmi. Ci attendiamo le prime mosse concrete a breve. Il piano strategico messo a punto da Mazzoncini potrebbe evocare le mitiche mastodontiche locomotive a carbone classe Pacific, il cui sforzo imponente era mettere in moto gli stantuffi, far muovere il treno con la modesta redditività dell’energia da vapore, ma una volta lanciata a velocità potevano agevolmente toccare tra i 150 e i 200 Km/h, un primato assoluto per mezzi di trazione di quel tipo. Forza, energia, visionarietà per far finalmente muovere i trasporti in Italia.
Il piano per le infrastrutture
Una mole assai significativa di investimenti è dedicata alla rete infrastrutturale. Si tratta di una previsione di ben 62 miliardi di euro, di cui 33 miliardi per la rete convenzionale, 24 miliardi per la rete AV/AC e i Corridoi TEN-T europei e 5 miliardi in tecnologie, per infrastrutture robuste, che consentano una mobilità moderna e sistemica per persone e merci: Terzo Valico, Galleria di base del Brennero e Torino-Lione per completare la parte italiana dei quattro Corridoi TEN-T che attraversano il nostro Paese e collegano le regioni europee più densamente popolate e a maggior vocazione industriale e produttiva; Milano – Venezia AV/AC che a dicembre compirà un passo avanti determinante, quanto simbolico aprendo di fatto il nuovo itinerario dal capoluogo meneghino alla laguna, con l’attivazione commerciale della tratta Treviglio – Brescia; potenziamenti infrastrutturali e tecnologici nei nodi urbani delle grandi città (Milano, Genova, Firenze, Roma) per aumentare la capacità di traffico e quindi il numero di treni nelle ore di punta; al Sud, l’apertura dei cantieri della linea AV/AC Napoli – Bari, oltre 6 miliardi di euro per connettere due aree che raggiungono una quota di oltre il 40 per cento della produzione di mercato nel Meridione; in Sicilia, la direttrice Palermo – Catania – Messina. Fondamentali anche le velocizzazioni della direttrice Adriatica, tra Bologna, Bari e Lecce (conclusione lavori nel 2018), con un risparmio complessivo di tempo di circa un’ora, e della Salerno – Reggio Calabria, grazie al deciso miglioramento tecnologico e del tracciato ferroviario che eleverà velocità commerciale e frequenza della linea. Sono previste, di pari passo, sinergie con i principali porti italiani, i centri logistici; grazie ad un potenziamento dei collegamenti fra la rete nazionale e i raccordi ferroviari dei principali stabilimenti produttivi presenti sul territorio. L’ottimizzazione dei trasporti passa anche attraverso l’integrazione nella rete nazionale RFI (oltre 16.700 km) delle ex ferrovie concesse, più di 2.500 km di binari (su 3.500 totali) per ottenere maggiore capillarità del servizio ferroviario, crescenti livelli di efficienza, affidabilità e sicurezza grazie a una gestione unica della rete ferroviaria nazionale; nuovi percorsi con riduzioni dei tempi di percorrenza. L’ambito delle infrastrutture presenta una novità sostanziale capace di ridisegnare gli obiettivi delle FS in sede internazionale, presentandosi come un operatore globale della progettualità dei trasporti. Ci riferiamo all’inserimento di Anas nel Gruppo FS. Una scelta strategica di alto profilo voluta dal Governo con un duplice scopo, anche se non dichiarato, estrapolare dal bilancio pubblico le risorse dell’Anas collocandolo in un perimetro di mercato, rafforzare il controllo operativo sui progetti e gli investimenti senza appesantirlo con altre strutture operative. Non intervenire come due organizzazioni distinte nella progettazione e realizzazione delle opere permetterà scambio di idee e sinergie utili per una politica sistemica nello sviluppo dei collegamenti del nostro Paese, creando un soggetto efficiente ed efficace anche nella gestione delle gare e dei progetti di investimento. In una prima fase, le sinergie consisteranno- ha ricordato Mazzoncini- proprio in una visione comune degli investimenti in infrastrutture stradali e ferroviarie e nella razionalizzazione dei costi, che potrà portare 400 milioni di euro di risparmi. Fondamentale, poi, l’uso delle tecnologie che RFI ha installato sulla propria rete per sviluppare le strade intelligenti di domani: infrastrutture come ad esempio le eHighway svedesi che grazie a sistemi di segnalamento, comunicazione, sicurezza, possono ospitare mezzi elettrici, con bassi costi ambientali ed economici.
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