Magistratura e società contro la violenza sulle donne
Celebrata il 25 novembre scorso, la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne costituisce una ricorrenza che assume, sempre di più, un particolare significato e che deve indurre tutti a una profonda riflessione su come ancora oggi la condizione femminile ponga in tutto il mondo le donne alla mercé di odiose forme di violenza e barbarie. L’Italia, dove pure sono stati compiuti passi notevoli sulla strada dell’emancipazione femminile e della parità tra l’uomo e la donna, è tutt’altro che immune da situazioni di violenza di genere, testimoniate quotidianamente da notizie di stampa che richiamano l’attenzione su vicende terribili, in cui le donne sono vittime di abusi, di soprusi e talora di omicidi, assai spesso all’interno delle mura domestiche o per mano del loro compagno. Le statistiche riguardanti i casi di violenze a carico delle donne sono allarmanti; e, se va salutata con sollievo la crescente risonanza che viene data a simili vicende - segno di un’accresciuta sensibilità verso il problema e di una maggiore propensione alla denuncia e alla ribellione da parte delle vittime -, va però anche registrata l’escalation di forme di violenza particolarmente aberranti, nei metodi e nelle motivazioni: si verificano non soltanto in ambienti degradati, o condizionati da appartenenze etnico-religiose che in qualche modo considerano la donna come subalterna all’uomo, ma anche in ambienti apparentemente «normali» e insospettabili. La trasversalità di questi fenomeni di violenza fisica, ma anche psicologica, nei confronti delle donne riguarda non soltanto i casi più eclatanti o i fatti di sangue, ma anche quotidiane vicende che rimangono sottotraccia, nel chiuso dell’ambiente domestico, e che solamente in parte emergono in seguito a denunce o a segnalazioni da parte delle vittime, di terze persone, o degli enti e dei servizi che si occupano di tali situazioni. Come gruppo associativo e come voce dall’interno dell’amministrazione della Giustizia, e come osservatorio «privilegiato» degli sviluppi giudiziari dei casi di violenza sulle donne, Magistratura Indipendente in occasione della recente Giornata internazionale contro la violenza sulle donne ha inteso testimoniare la propria solidarietà a tutte le donne e, in particolare, a tutte le vittime di qualsiasi forma di violenza; nello stesso tempo ha segnalato la crescente ed anzi l’impellente necessità di una più capillare ed efficace opera di informazione dell’opinione pubblica, e di educazione delle giovani generazioni, finalizzata a prevenire e a respingere ogni forma di violenza di genere e a rimuovere le condizioni sociali e familiari che la favoriscono. In tale quadro non può che essere salutata con sentimenti di speranza ogni iniziativa istituzionale e legislativa orientata in tal senso; così come dev’essere considerata con grande attenzione la scelta di adeguati meccanismi repressivi e cautelari, già oggi presenti nell’ordinamento e correntemente adottati nei casi specifici dall’autorità giudiziaria, senza che ciò debba precludere l’eventuale introduzione di strumenti più rigorosi ed efficaci. Ma deve sottolinearsi con forza che la battaglia contro la violenza di genere si gioca, in primo luogo, sul piano della prevenzione e dell’educazione; e che il numero di vicende di violenza di genere, cui per fortuna oggi più di ieri viene dato risalto mediatico, deve indurre a non abbassare la guardia e deve impegnare in modo crescente tutte le istituzioni, a tutti i livelli, nella lotta a quest’allarmante fenomeno.
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