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Canone Rai, bisogna fare luce sulla nuova voce «elettrica»

Massimiliano Dona, segretario generale dell’unione nazionale consumatori

Il canone di abbonamento televisivo pare sia una delle tasse più odiate e più evase dagli italiani. La Rai stima un’evasione del 27 per cento. Così, nella legge di stabilità 2016, il legislatore, su proposta del Governo, ha deciso di farlo pagare a chiunque riceva una bolletta della luce, stabilendo che la detenzione di un apparecchio tv si presume dall’esistenza di un’utenza per la fornitura di energia elettrica nel luogo in cui si ha la residenza anagrafica. Il contribuente, per superare questa presunzione, è costretto ad inviare un’apposita dichiarazione all’Agenzia delle entrate. Semplice? Direi di no, visto che la dichiarazione (che come il legislatore ci tiene a sottolineare comporta effetti penali se mendace) dev’essere fatta con modalità da definire e con provvedimento dell’Agenzia delle Entrate. E avrà validità solo per l’anno in cui è stata presentata, con il rischio di doverla rispedire ogni anno. Inoltre si è pensato bene di estendere in automatico l’autorizzazione all’addebito diretto sul conto corrente bancario della bolletta della luce al pagamento del canone Rai.
Se a questo si aggiunge che tra l’emissione, non il ricevimento, della bolletta della luce e la scadenza della fattura passano solo 20 giorni, e che a luglio, periodo di invio della prima maxi rata di 70 euro del canone Rai, molti italiani sono in vacanza, ivi compresi i portalettere, il rischio di ritrovarsi ad aver pagato un canone non dovuto è alto. Ancor più alto se consideriamo che a fare l’autocertificazione non saranno solo le poche migliaia di famiglie senza tv - 944 mila secondo l’Istat - ma tutti quelli che riceveranno richieste indebite di pagamento. Già, perché chi ha una seconda casa non dovrebbe pagare due canoni ma, considerato che il numero complessivo di clienti domestici di elettricità è di oltre 29 milioni e 282 mila, riusciranno i nostri eroi ad incrociare i dati senza errori per giungere a quei 24 milioni e 199 mila di famiglie, 5 milioni in meno, che secondo l’Istat hanno la tv e cui spetta pagarlo?
Nel caso in cui l’intestatario del contratto di fornitura elettrica sia diverso da chi ha pagato fino ad oggi il canone (un classico è la moglie che paga la bolletta della luce ed il marito l’abbonamento alla tv), riusciranno ad inviare una richiesta sola? Ho i miei dubbi. In un Paese che ha 461 società elettriche non sarà facile mettere tutto a punto. Siamo bombardati da spot e da annunci che ci dicono che a gennaio non riceveremo il bollettino postale. «Niente più bollettino da pagare entro il 31 gennaio», diceva un comunicato congiunto della Rai e dell’Agenzia delle Entrate del 13 gennaio, e gli italiani ci hanno creduto. Ma è realmente così? Nel silenzio generale, nello scadenzario fiscale dell’Agenzia delle Entrate era apparso a fine gennaio, tra gli adempimenti, che entro il 1° febbraio era previsto il «versamento canone Rai per i soggetti non titolari di utenza per la fornitura di energia elettrica nel luogo in cui hanno la loro residenza anagrafica». Ossia chi ha la tv, ma non la bolletta della luce - caso molto frequente nelle case multifamiliari dove c’è un solo contatore e abitano genitori e figli sposati - doveva pagare entro fine mese, anche se ormai mancavano pochi giorni.
L’Unc, unica ad essersi accorta del problema, denuncia il fatto e l’Agenzia delle Entrate fa dietrofront e ritira la scadenza. Già, ma andava pagato? Perché il legislatore ha previsto che «per i titolari di utenza di fornitura di energia elettrica» il pagamento del canone avviene in rate addebitate in bolletta, ma si è scordato di abolire l’art. 5 del Regio Decreto-Legge del 1938 secondo il quale l’abbonamento «deve essere effettuato anticipatamente dagli abbonati in unica soluzione entro il mese di gennaio di ciascun anno». Chi non è titolare di utenza che doveva fare?
Chi telefonava alla Rai, che dopo la nostra battaglia ha finalmente messo un numero verde per rispondere ai milioni di dubbi dei cittadini, si è sentito rispondere, sbrigativamente, che non doveva pagare. Ma resta l’impellente necessità di una circolare dell’Agenzia che non arriva ancora a chiarire i vuoti e le incertezze interpretative. Hanno eliminato il suggellamento a decorrere dal 2016, ma che succede a chi lo aveva fatto in passato? Chi acquista oggi una tv, cosa deve fare per pagare senza incorrere in sanzioni? In caso di cambio di società elettrica, come potranno essere pagate le rate rimanenti senza disguidi e ritardi? Se la bolletta della luce è intestata al marito defunto, potrà la vedova autocertificare di non avere la tv? Sono solo esempi delle migliaia di quesiti che i consumatori rivolgono al nostro sportello.
Se è antipatico che nei confronti del Fisco debba essere sempre il cittadino a dover dimostrare l’innocenza, l’inversione dell’onere della prova diventa un sopruso intollerabile quando non si mette il contribuente onesto nelle condizioni di esercitare i propri diritti e non gli si spiega come versare le tasse. Non era più semplice trasformare questa imposta sul possesso della tv in una tassa di proprietà, così da poter registrare i nuovi acquisti in automatico a cura del negoziante, come avviene quando si attiva una sim? Troppo semplice per l’Italia? Forse avevano paura che diventasse una tassa meno odiata? 

Tags: Marzo 2016

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