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Unite4Heritage: ecco la task force dei caschi blu della cultura tra Unesco e Governo Italiano

Il direttore generale dell’Unesco Irina Bokova

Il 16 febbraio scorso è stata posta una pietra miliare a difesa della cultura di tutto il mondo. In tale data è stata, infatti, siglata l’intesa tra il Governo italiano e l’Unesco (l’agenzia delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura) per la costituzione della task force italiana nel contesto della coalizione globale Unesco Unite4Heritage. Il memorandum, sottoscritto dal ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Paolo Gentiloni e dal direttore generale Unesco Irina Bokova alla presenza del ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo Dario Franceschini, del ministro della Difesa Roberta Pinotti, del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini e del comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette, sancisce la nascita, sotto l’egida Unesco, di una formazione internazionale, tutta italiana, pronta a intervenire nelle aree di crisi per la tutela del patrimonio culturale mondiale.
La task force, addestrata all’azione in situazioni di pericolo, è composta da un nucleo di carabinieri del comando Tutela Patrimonio Culturale (Tpc), storici dell’arte, studiosi e restauratori dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, dell’Istituto Centrale per la Conservazione e il Restauro del Patrimonio Archivistico e Librario e dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione. In futuro entreranno a far parte di questa unità anche docenti universitari che hanno già manifestato la propria disponibilità. Il nuovo organo interverrà su richiesta di uno Stato membro che sta affrontando una crisi o investito da una catastrofe naturale per stimare i danni sul patrimonio culturale, pianificare operazioni per misure di salvaguardia dei beni culturali e naturali colpiti, fornire supervisione tecnica e formazione per assistere i restauratori locali nelle azioni di tutela, prestare assistenza al trasporto in sicurezza di beni culturali mobili, contrastare il saccheggio e il traffico illecito di beni artistici.
«L’Italia si conferma una grande potenza culturale–ha dichiarato il ministro Franceschini al momento della sigla dell’intesa–in grado di assumere importanti incarichi in ambito internazionale sotto le insegne Onu per la tutela del patrimonio culturale mondiale. L’accordo raggiunto suggella un percorso cominciato all’Expo, quando il 1° agosto 2015 oltre 80 ministri della cultura hanno siglato la Dichiarazione di Milano per la difesa dei beni artistici, storici e archeologici minacciati dalla distruzione, e proseguito nell’Assemblea generale dell’Onu di settembre con l’intervento del presidente del Consiglio Matteo Renzi e formalizzato con l’approvazione della proposta italiana da parte del Consiglio esecutivo Unesco il 17 ottobre scorso. Un successo italiano nel nome della difesa della cultura e della civiltà. Le immagini dello sfregio di Palmira, splendido sito archeologico romano in Siria devastato dall’Isis, hanno fatto il giro del mondo, diventando il simbolo dell’attacco contro identità, culture e religioni diverse. L’Italia si conferma, quindi, in prima linea per la difesa del patrimonio artistico mondiale nelle aree di crisi, minacciato dalla barbarie dei terroristi».
Un altro aspetto storico dell’accordo è stato sottolineato dal ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini: «Con la firma di tale atto si suggella la missione sostanziale che l’Unesco, nella conferenza di San Francisco del 1945, aveva annunciato al mondo, quello della sua missione morale, culturale e politica. È assolutamente fondamentale l’impegno, preso oggi dal Governo italiano con l’Unesco, di farsi promotori di un’azione di protezione, di tutela ma anche di salvaguardia di quelle competenze che servono a disegnare e proteggere una sorta di topografia della bellezza, che poi non è solo un dato estetico ma anche etico che ci permette di identificare i confini della nostra civiltà. Il Miur avrà il compito specifico di identificare competenze, di redigere liste di ricercatori, di docenti, di specialisti nei vari settori che saranno chiamati a dare un contributo operativo».
Il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha invece posto l’accento sul successo delle missioni italiane di «peacekeeping», fondate sul rispetto delle popolazioni locali, sottolineando il ruolo particolare che in tale ambito svolge l’arma dei Carabinieri. «Il modo con cui le forze italiane si muovono nelle missioni all’estero–ha detto–tiene conto del rispetto necessario e rappresenta il motivo del successo dello stile italiano nelle missioni internazionali: tutela delle popolazioni, degli usi e dei costumi, della cultura ed anche dei governi di quei territori dove si opera. In molte di queste missioni poi, i carabinieri hanno dei compiti specifici che non si trovano in altre organizzazioni delle forze di polizia. Con questo accordo, oggi mettiamo a punto una struttura che, al di là del luogo dove l’Italia sarà in missione, avrà la capacità di intervenire a protezione di quello che è il centro ed il cuore di qualsiasi civiltà. E non è un caso che i terroristi attacchino proprio i monumenti, cioè l’identificazione della civiltà di un popolo per colpire al cuore quel popolo. Per vincere questa battaglia è estremamente importante preservare la cultura, i monumenti e tutti gli elementi di civiltà».
Il comandante generale dei Carabinieri Tullio Del Sette ha illustrato l’importanza della tutela dei beni artistici per l’Arma. «La nostra partecipazione a questo progetto sottolinea la vocazione dei carabinieri alla difesa del patrimonio culturale maturata attraverso un percorso lungo a protezione di un bene primario della nostra collettività. 47 anni fa è, infatti, stato costituito il nucleo originario di quello che è oggi il comando per la Tutela Patrimonio Culturale, primo reparto di polizia al mondo specializzato nel contrasto a questi reati. L’Unesco potrà, da oggi, avvalersi, per le finalità che intenderà perseguire, dell’esperienza maturata dall’Arma nella lotta al traffico di beni culturali e della competenza altamente specialistica di esperti di archeologia, storia dell’arte, informatica, ingegneria, geologia, necessaria all’azione della task force. Le forze di questi odierni Caschi Blu della cultura potranno procedere alla ricognizione dei siti danneggiati, alla valutazione dei possibili rischi di azioni criminali, alla definizione ed attuazione di misure di emergenza per i beni a rischio di aggressioni, all’individuazione ed alla messa in sicurezza delle aree di interesse archeologico dei monumenti e dei ricoveri dei beni culturali».
Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha dato contorni più geografici a questa iniziativa, che ha definito «un pezzo molto italiano della lotta al terrorismo a difesa del patrimonio culturale mondiale. Un patrimonio che è sempre più bersaglio dei terroristi che vogliono cancellare le diversità e il pluralismo in alcune aree dell’arco di crisi, dal Golfo di Guinea al Pakistan, e che si sono sviluppate nei secoli. Questo modello italiano può essere replicabile anche da altri Paesi per fermare la pulizia culturale operata dai terroristi».
Gentiloni e Franceschini, alla presenza del direttore generale dell’Unesco Bokova, hanno sottoscritto anche un protocollo d’intesa con il sindaco di Torino Piero Fassino per l’istituzione di un centro Unesco di formazione proprio in questo campo nel capoluogo piemontese che si chiamerà «Itrech» (International Training and Research Center of Economies of Culture and World Heritage). Insieme alla città e ai ministeri, l’Itrech avrà come soci fondatori anche l’Università degli Studi, il Politecnico, il Consorzio Venaria Reale e il Centro Studi Santagata che da tempo collabora con l’Unesco. L’Itrech sarà allocato nel Campus delle Nazioni Unite, sulle rive del Po, che già ospita il Centro internazionale di Formazione dell’Organizzazione internazionale del lavoro, lo Staff College delle Nazioni Unite e l’Unicri, l’agenzia Onu per la lotta alla criminalità. «La nascita del Centro Unesco–ha sottolineato il sindaco Fassino–è un autorevole riconoscimento al forte profilo di città di cultura che Torino è venuta assumendo in questi anni, peraltro già sottolineato dal conferimento alle residenze sabaude del titolo di Patrimonio Unesco e dal titolo di città del design conferito dall’agenzia Onu».
Irina Bokova, che lo scorso mese si è candidata ufficialmente nelle prossime elezioni per ricoprire il posto di prossimo segretario generale dell’Onu quale successore di Ban Ki-moon, il cui mandato scade alla fine del 2016, ed anche insignita della laurea honoris causa in Relazioni internazionali e Cooperazione allo sviluppo nell’Università per Stranieri di Perugia, ha ringraziato il Governo italiano per l’importante iniziativa, confidando che la task force italiana faccia da modello all’estero nel mondo: «Mi congratulo con l’Italia per il ruolo di leadership che ha assunto promuovendo strategie nuove ed ambiziose per far fronte ad una sfida senza precedenti contro gli attacchi deliberati sul patrimonio culturale nelle situazioni di conflitto in tutto il mondo. La nascita della prima task force nazionale rappresenta un approccio innovativo e segna un passo decisivo per rafforzare la nostra capacità di fronteggiare le emergenze future. Sono fiduciosa che la task force italiana e l’accordo firmato a Roma con il Governo italiano possano diventare un modello per gli altri Paesi».
E l’iniziativa del Governo italiano ha subito trovato sponda nella UE, aprendo la strada a futuri interventi che saranno d’esempio per tutta la comunità internazionale. Lo ha sottolineato l’alto rappresentante per la politica estera europea, Federica Mogherini: «È significativo che questa iniziativa sia partita dall’Italia, che ha uno dei patrimoni culturali e artistici più ricchi nel mondo. Non si tratta solo di impedire alle organizzazioni terroristiche di finanziarsi con traffici illeciti, significa tutelare opere d’arte che, ovunque siano, sono un patrimonio dell’umanità, perché sono le radici dell’umanità. Difendere il patrimonio culturale è un dovere cui non ci si può sottrarre, un obbligo morale verso le generazioni future. L’Unione Europea, che già da tempo è impegnata sul terreno della diplomazia culturale, è pronta a contribuire alla task force dell’Unesco per la tutela del patrimonio culturale, in collaborazione con l’Italia e con gli altri Stati membri dell’UE».
Per commentare l’evento è sceso in campo anche il presidente della Siae, Società italiana autori e editori, Filippo Sugar: «Il nobile scopo della task force tutta italiana ci dà la misura del fatto che l’Italia e i suoi talenti sono stati, e sono tuttora, considerati maestri nell’arte della tutela e nella tutela dell’arte, e che la cultura è la base dello sviluppo per un Paese civile, nonché uno strumento di riconciliazione tra i popoli. Attraversiamo un momento storico cruciale, in cui proprio i simboli della nostra storia e della nostra identità sono gli obiettivi di chi vuol colpire il cuore delle nazioni. Questo deve, da un lato, renderci consapevoli ogni giorno della ricchezza e della bellezza che ci circondano, dall’altro ricordarci la fondamentale importanza di investire in cultura perché ogni epoca abbia l’opportunità di raccontarsi a quella che la segue».   

Tags: Marzo 2016

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