INTERNET VELOCE: IL BANDOLO DELLA RETE E LA SUA MATASSA
Il futuro si disputa sul terreno dei flussi informativi delle reti immateriali. L’Italia arranca e non tiene il passo con i concorrenti europei in materia di telecomunicazioni. La crescita del Paese si gioca invece proprio su questo campo. Salire sul treno in corsa è una necessità ineludibile. Vediamo cosa si sta pensando di fare per cogliere questa estrema opportunità. Digital divide, banda ultralarga, «newco» per la creazione delle infrastrutture e ad oggi i progetti per la rete di nuova generazione sono ancora fermi.
Eppure dal rapporto presentato pochi giorni fa dall’I-Com (Istituto per la competitività) nell’ambito delle reti e dei servizi, l’Italia si piazza al 25esimo posto sullo sviluppo della banda larga in Europa, recuperando una posizione rispetto al 2013 grazie all’incremento di penetrazione della rete 4G e alla copertura broadband fissa e mobile. Sul podio naturalmente il Nord Europa con Danimarca, Svezia e Finlandia. Nonostante la mancanza di una decisione su come procedere sul progetto «Banda ultralarga» tra il 2013 e il 2014, l’Italia registra una variazione positiva del 14 per cento del punteggio Ibi (I-Com Broadband Index) di fronte a una media europea del 5 per cento.
Questa variazione di tendenza permette all’Italia di porsi tra i Paesi «fast movers», definiti da una capacità di recupero particolarmente reattiva, a partire da una posizione di ritardo acclarata. Intanto però l’Enel, la Metroweb, la Cassa Depositi e Prestiti, l’F2i, la Telecom Italia, la Vodafone e tutti i progetti che ruotano intorno alla rete di nuova generazione finiscono in stand-by. O, meglio, si prende tempo in attesa di capire l’evoluzione delle vicende che riguardano l’assetto azionario dell’«incumbent» tricolore e, di fatto, di cosa pensa il Governo, giacché almeno da parte di due voci - del sottosegretario a Palazzo Chigi Claudio De Vincenti e dal ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi - si è spostato l’accento sull’aspetto industriale.
Le trattative della Metroweb per realizzare gli investimenti in banda ultra larga vanno avanti su tre tavoli: uno con la Telecom, uno con la Vodafone-Wind e uno con l’Enel. L’ha detto Franco Bassanini, presidente di Metroweb a margine di un convegno dell’Astrid. «Sui tempi speriamo–ha detto–si concluda presto. Il nostro obiettivo è sempre quello di vedere con chi si possa dare maggior contributo alla realizzazione del piano del Governo su cui sono state messe cospicue risorse».
ENEL
L’Enel, nell’entusiasmo generale dell’annuncio dei risultati dell’ultimo trimestre - ha chiuso i primi nove mesi del 2015 con un balzo dell’utile netto (+42 per cento), una flessione dell’Ebit (-11 per cento) e con gli altri parametri tutti positivi, delibera la costituzione di una nuova società per la realizzazione di un’infrastruttura in fibra ottica accessibile a tutti gli operatori di telecomunicazioni (TLC), attraverso la rete elettrica gestita in Italia dalla controllata Enel Distribuzione spa.
Il progetto prevede di far passare la fibra ottica attraverso i nuovi contatori elettrici e comporta una spesa di 3 miliardi di euro. Il Governo ha stanziato già 12 miliardi a questo proposito, di cui 2,2 vengono dal Cipe e sono destinati solo alle zone meno redditizie in Italia, destinate al fallimento di mercato, dove la densità abitativa è scarsa. Qui partirà la newco di Enel e poi si allargherà ai centri profittevoli senza aiuti pubblici. Il consiglio di amministrazione dell’Enel, nei giorni scorsi, ha dato mandato all’amministratore delegato Francesco Starace di costituire una nuova società: sarà Enel a banda larga? Sarà una società per azioni del Gruppo elettrico, avviata con un proprio capitale sociale e aperta successivamente, in condizioni paritarie, a tutti coloro che vorranno aderirvi. Questa società si prefigura, in prima istanza, di partecipare ai bandi per l’impiego dei 2,2 miliardi di euro deliberati dal Cipe. La novità consiste nel fatto che un operatore, anche di grandi dimensioni come potrebbe essere la Telecom, non sarebbe più in grado di esercitare quella sorta di veto che tanto ha pesato finora sulla modernizzazione delle reti di telecomunicazioni. L’Enel come strumento operativo, per la costituzione della banda larga, è così in grado di partire velocemente.
Un via libera sottotraccia avuto dal Governo, anche se non vi sono evidenze di questa indicazione politica. Il mandato affidato all’amministratore delegato e direttore generale dell’Enel Francesco Starace prevederebbe per questo Gruppo un’opzione di minoranza, escludendo così ogni ipotesi di controllo da parte del Gruppo elettrico che, nel tempo, dovrebbe veder diminuire la quota del proprio pacchetto azionario. L’Enel quindi è un semplice veicolo per far sì che anche l’Italia sia cablata a 100 megabit per secondo (Mbps) ed oltre. Il vantaggio di quest’operazione è la facilità di accesso in tutte le case, le industrie, gli uffici e le imprese degli italiani, riducendo considerevolmente i costi di installazione. Contatori intelligenti e rete a fibra ottica in un’unica soluzione e con un unico intervento è l’uovo di colombo che l’Italia non ha mai voluto scoprire.
TELECOM ITALIA
Il nuovo assetto in Telecom Italia, con l’entrata in scena di un nuovo investitore, il finanziere francese Xavier Niel che, tramite la holding NJJ, ha rastrellato circa il 15 per cento del capitale di Telecom, ha diffuso ulteriore incertezza tra le file dell’azienda di telecomunicazioni che tiene in stallo le decisioni definitive del progetto «Banda ultra larga. E gli altri attori in causa? Dopo lo stop delle trattative tra Metroweb e Telecom a fine maggio, i lavori per la banda ultra larga non si sono di certo fermati. Uno scenario strategico, quello del controllo di Telecom, che vede tra l’altro, non sulla stessa lunghezza d’onda, gli stessi vertici della società col presidente Giuseppe Recchi e l’amministratore delegato Marco Patuano, che sembrano nutrire aspettative diverse sul ruolo dei grandi azionisti francesi presenti oggi in Telecom. Questa grande società italiana è da troppo tempo al centro di acquisizioni e partecipazioni avvolte da nebbie o progetti inconfessati. Il suo elevato indebitamento la rende un colosso d’argilla, tuttavia, così importante e nel tempo stesso invadente per il mercato italiano da dover tenere prudentemente sotto controllo.
La strategicità delle telecomunicazioni e la fragilità di Telecom rappresentano un nodo irrisolto per il nostro Paese, esposto a scorrerie internazionali senza avere la possibilità di incidere in maniera significativa sia perché Telecom è proprietaria della propria rete, fatto unico, sia perché dà lavoro ad oltre 20 mila addetti e nessun Governo può rischiare di destabilizzarla senza idee chiare sul futuro occupazionale e non solo. Ragioni che hanno pesato per anni e ancora rendono incerte e in qualche caso ambigue le scelte per un’indispensabile modernizzazione delle reti e dei sistemi di telecomunicazione, sempre più cruciali per la crescita sociale e industriale del Paese, come pure per la sua sicurezza interna.
VODAFONE E WIND
Vodafone e Wind hanno rinnovato con F2i, Fsi (Cdp) una lettera d’intenti per la realizzazione di un’infrastruttura nazionale della fibra attraverso una «newco», della banda larga, che prevede la realizzazione a livello nazionale di investimenti in banda ultralarga nel solco del piano del Governo Renzi. Sarà la Metroweb Sviluppo, controllata al 100 per cento dalla Metroweb, che avrà l’obiettivo di costruire una rete in fibra spenta, su cui poi vari operatori potranno offrire servizi di connettività. Le due società hanno stilato anche un piano industriale da realizzare su Metroweb, che prevede un perimetro di 500 città italiane da cablare con la fibra ottica, e un investimento complessivo di 4 miliardi di euro che saranno stanziati da più soggetti. Gli investimenti dovrebbero essere sostenuti in parte con i finanziamenti pubblici inseriti nel decreto della banda ultralarga, una parte in equity e una parte a debito. Al momento, però, non è stata ancora dichiarata l’esatta suddivisione.
Wind e Vodafone, per voce diretta dei vertici delle due telco Maximo Ibarra e Aldo Bisio, hanno, infatti, manifestato la propria disponibilità a collaborare con l’Enel, valutando positivamente quest’opportunità di partnership. La costituzione di «una società», aperta e accessibile a tutti gli operatori di telecomunicazioni, va nella direzione di realizzare un piano di respiro nazionale per lo sviluppo della banda ultra larga.
«Siamo pronti a partecipare da subito a questo progetto–ha fatto sapere in una nota Bisio, amministratore delegato di Vodafone Italia–e a collaborare con l’Enel, convinti che sia un’occasione unica e irripetibile per vincere la partita della digitalizzazione del Paese, valorizzare il contributo pubblico e privato, e realizzare una rete a prova di futuro».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il commento di Maximo Ibarra, amministratore delegato di Wind: «Wind giudica molto positivamente la decisione di Enel di costituire una società per sviluppare un’infrastruttura di rete a banda ultralarga nel Paese. È un’iniziativa che va nella direzione da sempre auspicata dalla nostra azienda per superare il digital divide e dotare l’Italia di una rete in fibra in linea con le crescenti esigenze dei consumatori e con lo sviluppo dei servizi digitali. Wind è pronta a collaborare da subito a questo progetto–conclude Ibarra–che potrà garantire le giuste condizioni di parità di accesso per gli operatori, indispensabili per una sana concorrenza e per lo sviluppo di un mercato ancor più competitivo».
Se il «gruppo» intorno a Metroweb continuasse a crescere, Telecom potrebbe anche rivedere la propria posizione e tornare sui propri passi. Nonostante siano già trascorsi mesi dalla presentazione del piano, a livello concreto ancora poco si è visto. I due grandi operatori - Vodafone e Telecom - procedono con i propri investimenti infrastrutturali in solitaria. Vodafone ha registrato una crescita di clienti in banda larga fissa del 9 per cento attestandosi a 1,9 milioni, su un totale di 2,3 milioni di rete fissa: un terzo dei nuovi clienti ha scelto i servizi in fibra di Vodafone. Il piano d’investimenti Spring da 3,6 miliardi in due anni per lo sviluppo della rete 4G e Fibra procede in anticipo sulla tabella di marcia. Al 30 settembre scorso la copertura 4G aveva già raggiunto il 91 per cento della popolazione (5.400 Comuni, di cui 600 in 4G+), confermando la leadership di copertura 4G in Italia.
A un anno dall’avvio del piano per la costruzione della fibra Vodafone con tecnologia Fiber to the Cabinet (FttC), Vodafone è attiva in 91 città italiane, mentre a Milano, Bologna e Torino offre il servizio in fibra con tecnologia Fiber to the Home (FttH) a 300 Mbps, per un totale complessivo di 2,2 milioni di famiglie raggiunte (totale raddoppiato negli ultimi 6 mesi). I servizi in fibra sono disponibili in 136 città, includendo anche l’offerta regolata all’ingrosso.
Telecom Italia ha presentato il Piano industriale del Gruppo per il triennio 2015-2017 che prevede di rendere più veloce, rispetto al precedente Piano, la diffusione delle tecnologie ultra broadband: nel 2017 la rete di nuova generazione in fibra Ngn (Next Generation Network) raggiungerà oltre il 75 per cento della popolazione e quella mobile Lte (Long Term Evolution) il 95 per cento della popolazione, avvicinandoci così agli obiettivi previsti dall’Europa. A settembre 2015 la copertura della rete Ngn è pari a oltre il 40 per cento della popolazione e quella Lte all’86 per cento.
A questo fine sono stati destinati 10 miliardi di euro nei tre anni, di cui ben 4,5 miliardi di euro dedicati esclusivamente a sviluppare innovazione: 2,9 miliardi di euro per lo sviluppo dell’ultra broadband fissa con l’utilizzo della fibra ottica; 900 milioni di euro per l’ultra broadband mobile; 500 milioni di euro circa per la realizzazione di nuovi data center per i servizi cloud e nuove soluzioni IT e 200 milioni di euro per lo sviluppo di connessioni in fibra internazionali, settore in cui opera Telecom Italia Sparkle.
PIANI DI GOVERNO
Il presidente Matteo Renzi ha riaperto il dossier della banda ultra larga e della digitalizzazione e nelle scorse settimane ha riunito diversi attori per fare il punto della situazione e per condividere una tabella di marcia. I progetti, troppo tempo rimasti arenati, devono poter uscire dal guado. Sono stati, infatti, ripresi i colloqui con le aziende private, Vodafone in primis. Il Governo si muove per eliminare ogni vincolo e fissare norme per la collaborazione tra gestori d’infrastrutture, come Enel e operatori TLC, e per la posa della fibra. Il nuovo decreto disporrà l’operatività del Catasto unico delle reti per la mappatura di tutte le reti esistenti, le cui regole, dopo l’approvazione del progetto arrivato in conferenza Stato-Regioni, saranno approvate dal Ministero per lo Sviluppo Economico entro fine aprile 2016. Il Catasto unico delle reti consentirà di risparmiare 1/3 sui costi di posa della fibra per la banda ultralarga. Il modello con cui si darà luogo al Catasto nazionale delle infrastrutture sarà sostanzialmente l’adozione del modello già sperimentato con un certo successo in Regione Lombardia e ospitato presso un apposito sito web da cui si può accedere alla mappa del sottosuolo e delle infrastrutture di superficie (telefono e dati, acqua, gas, elettricità).
L’intenzione è ammirevole, l’impegno anche, l’obiettivo ambizioso è portare Internet in ultra broadband a 100 Mbps per almeno il 50 per cento della popolazione, con un 100 per cento di utenti che abbiano la copertura ad almeno 30 Mbps, per giungere ai 100 Mbps fino all’85 per cento nel giro di due anni.
L’unica certezza resta quella di non poter rimanere fermi. L’incapacità di gestire un flusso informativo di elevata qualità finirebbe per porre l’intero sistema socio-produttivo italiano ai margini della competitività. L’interscambio di informazioni a ogni livello sarà sempre più cruciale, chi se ne troverà escluso non avrà altra possibilità di rimanere integrato nel sistema industriale avanzato fatto di grandi conoscenze specialistiche e di elevato valore aggiunto. Sarebbe l’esclusione definitiva dell’Italia da un alto indice di trasformazione. Dobbiamo sperare che si accenda la luce nelle stanze del potere politico ed economico, si superino le resistenze di parte e si consenta agli italiani di competere ad armi pari nel mondo globalizzato. Se sarà una via di successo si saprà presto.
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