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Sessant’anni di storia verso un «consumo futuro»

Massimiliano Dona, segretario generale dell’unione nazionale consumatori

Quando la nostra Unione Nazionale Consumatori è stata fondata nel 1955 da Vincenzo Dona, dilagavano sofistificazioni e frodi nel campo alimentare, favorite da una legislazione tra le più arretrate; i prezzi erano praticati ad arbitrio di produttori e venditori, senza alcuna relazione con i costi; le lacune normative riguardavano ogni settore della produzione e della distribuzione, per non parlare poi dei servizi di interesse collettivo, gestiti in regime di monopolio e senza alcun riguardo per gli utenti.
Il ruolo della nostra associazione era principalmente quello di sostenere l’affermazione dei diritti dei cittadini (ancor prima di tutelarli), e dobbiamo ammettere che oggi esistono norme e regole di protezione anche grazie a molte delle battaglie che la nostra organizzazione ha portato avanti con coraggio e con lungimiranza in anni nei quali i consumatori non sapevano neppure di esserlo.
Qualche esempio? La prima campagna contro le frodi olearie, condotta tenacemente dall’Unione, portò alla legge 13 novembre 1960 n. 1407, con cui furono emanate le «Norme per la classificazione e la vendita degli oli d’oliva». Si devono all’impegno dell’Unione anche le norme con cui si è stabilita una lista positiva dei coloranti e degli additivi chimici, in luogo delle liste negative che consentivano l’impiego di ogni componente - anche nocivo - che non vi fosse compreso.
Grazie alle nostre battaglie sono state approvate norme sulla tutela delle denominazioni d’origine dei vini, sulla disciplina dell’igiene degli imballaggi, recipienti e utensili destinati a venire in contatto con le sostanze alimentari; sulla biodegradabilità dei detergenti sintetici; sulla data di scadenza degli alimenti; sulla produzione, la vendita, il confezionamento e l’etichettatura dei surgelati; sulla sicurezza degli impianti elettrici e a gas; sull’etichettatura in lingua italiana e su quella dei prodotti tessili, grazie alla quale il consumatore può conoscere la composizione del capo che acquista. Fino ad arrivare, in tempi più recenti (e in un altro settore) alla storica sentenza di accoglimento di una class-action, ottenuta per la prima volta proprio da noi presso il Tribunale di Napoli nel 2013.
Purtroppo ancora molto deve essere fatto, anche perché stiamo vivendo una fase di grandi cambiamenti sia dal punto di vista delle imprese che per sopravvivere alla crisi stanno cambiando pelle, che per i consumatori, le cui esistenze digitalizzate si evolvono rapidamente, ma non sempre con l’adeguato livello di consapevolezza. Prendiamo la «sharing economy» che noi dell’Unione Nazionale Consumatori abbiamo sostenuto fin dagli albori: non si acquista più un prodotto, ma si gode di un servizio. Cambiano quindi anche i diritti dell’utenza, ma direi che questa è una fortuna anche per noi rappresentanti dei consumatori che dobbiamo confrontarci con queste nuove sfide, facendo tesoro di sessanta anni di esperienza.
Proprio per festeggiare il nostro Sessantesimo anniversario e contemporaneamente rispondere a questa esigenza di innovazione e di dialogo tra i protagonisti del mercato, abbiamo organizzato il 13 ottobre a Roma il primo workshop dedicato agli scenari dell’innovazione nel mondo dei consumi e del retail: l’intento è di dare alle aziende che vi partecipano una visione globale delle tendenze di consumo, di raccontare i segnali deboli e forti del cambiamento, di elaborare gli orientamenti strategici più efficaci in un mercato sempre più complesso e articolato.
L’evento prende il nome di «Consumo Futuro: retail, engagement, customer care», perché sono protagonisti i tre snodi della relazione di consumo: la vendita, la fidelizzazione, l’assistenza post-vendita, temi sui quali ogni impresa deve investire se vuole crescere. Si tratta di un esordio per noi nel campo della formazione e per questo abbiamo chiesto la collaborazione di alcuni esperti del settore, coinvolgendo il «Future Concept Lab» diretto dal sociologo Francesco Morace che, con il proprio gruppo, è abilissimo nel raccontare le dinamiche secondo cui le aziende si relazionano con i nuovi consumatori. Lo fa con taglio pratico attraverso l’analisi delle case-history più attuali (a livello locale e internazionale). Naturalmente non manca il riferimento alle associazioni dei consumatori, guardando a casa nostra, ma anche all’esperienza degli altri Paesi e alle campagne di advocacy e assistenza in giro per il mondo.
In questo modo l’Unione nazionale dei consumatori fa tesoro dei nostri primi Sessanta anni di storia per guardare avanti verso un «consumo futuro».    

Tags: Ottobre 2015

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