apre al policlinico gemelli la «sala ibrida» per interventi cardiovascolari d’avanguardia

Dallo scorso novembre è attiva nel Dipartimento di Scienze Cardiovascolari del Policlinico Gemelli, diretto dal prof. Filippo Crea, la «sala ibrida» più moderna in Europa, palcoscenico all’avanguardia nel quale a strumenti operatori sofisticati per delicati interventi cardiovascolari si affiancano altrettanto sofisticati strumenti diagnostici. Grazie ad avanzatissime dotazioni, la struttura rende possibili interventi complicati su «pazienti difficili» oggi considerati inoperabili.
L’inaugurazione della sala ibrida, una delle pochissime attualmente in funzione in Italia, è avvenuta lo scorso 30 ottobre, alla presenza di Franco Anelli, rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, di Rocco Bellantone, preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia, di Maurizio Guizzardi, direttore del Policlinico, di Marco Elefanti, direttore amministrativo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, di Monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale della stessa, e di Luca Cordero di Montezemolo. Presentata dal giornalista Luciano Onder, la cerimonia ha costituito l’occasione per mostrare le caratteristiche particolarmente avanzate della sala ibrida: una camera operatoria che, a regime, è in grado di ospitare fino a 40 interventi al mese, con costi di esercizio non molto diversi da quelli di una tradizionale sala di emodinamica (nella quale vengono compiuti interventi sul cuore e sulle arterie attraverso una puntura), di elettrofisiologia, dove vengono curate le aritmie gravi, o di cardiochirurgia. Oltre alle strumentazioni di una sala operatoria tradizionale per interventi di cardiochirurgia e chirurgia vascolare di elevata complessità, la sala ibrida è dotata di apparecchiature integrate di diagnostica radiologica sofisticate, come un angiografo collegato a un braccio robotizzato che produce immagini radiologiche anche tridimensionali in tempo reale. Questa tecnologia consente di operare in modo integrato, sia dall’interno sia dall’esterno del cuore e delle arterie, con tecnologie di ultima generazione. È la prima a Roma, l’unica nel Centro Sud e tra le più moderne in Europa, come ha precisato Massimo Massetti, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Cardiochirurgia del Gemelli: «È una sala operatoria completa, dotata di una macchina cuore-polmone, di un respiratore automatico e uno strumentario completo».
È dotata di un angiografo di ultima generazione appositamente sviluppato, il dispositivo più avanzato di questo tipo nel mondo, con un braccio robotizzato che garantisce agli operatori il facile e rapido accesso al tavolo operatorio in caso di necessità e fa «parcheggiare» lo strumento quando non in uso. «Tutta la parte radiologica e di imaging, che si avvale di avanzatissime strumentazioni come ecografi, sistemi video endoscopici, telecamere ad alta definizione–ha spiegato l’ingegnere clinico Lorenzo Leogrande, dell’Unità di valutazione delle tecnologie del Gemelli–, viene gestita da una sala di controllo attigua alla sala ibrida che è connessa in tempo reale con la sala multimediale del Dipartimento».
Accanto agli interventi con tecnologie avanzate, compiuti da un team multidisciplinare costituito da cardiochirurghi, cardiologi, chirurghi vascolari e radiologi, saranno anche svolti interventi di rivascolarizzazione miocardica ibrida, ovvero l’esecuzione, nella medesima seduta operatoria, di bypass aortocoronarici a cuore battente e di angioplastiche coronariche.
«La realizzazione e l’apertura della sala operatoria ibrida–ha commentato Guizzardi, direttore del Gemelli–testimonia in modo concreto l’impegno, da parte della Direzione del Policlinico, a mantenere elevati standard assistenziali, anzi a migliorarli nell’interesse di tutti i pazienti. L’attività necessariamente multidisciplinare sulla quale si basa l’operatività della sala, inoltre, costituisce la fase finale di un processo d’integrazione tra le Unità operative del Dipartimento di Scienze cardiovascolari, che ha consentito la riorganizzazione in reparti distinti secondo l’intensità di cura e non secondo la patologia medica o chirurgica, in accordo con le più recenti raccomandazioni in ambito di gestione sanitaria finalizzate ad assicurare maggiore efficienza ed efficacia nell’assistenza ospedaliera».