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da città del messico a napoli, una conferenza dell’istituto di international insolvency

LUCIO GHIA

A Città del Messico, a 2000 metri di altezza, dove si snodano viadotti che sovrastano le case sottostanti e la circolazione è perennemente caotica e congestionata, dove si addensano 22 milioni di abitanti, nella city, parte più moderna che fa concorrenza alle città più tecnologicamente dotate, si è tenuta la XIV conferenza internazionale dell’International Insolvency Institute, potente associazione diffusa in tutto il mondo tra avvocati, magistrati, commercialisti che si occupano di crisi d’impresa e di ristrutturazioni societarie.
Vi hanno partecipato ventisei delegazioni provenienti da Atene, Atlanta, Bangkok, Barcellona, Boston ma anche da Tokyo, Singapore e Nigeria, formate da professionisti ed esperti della materia, di particolare preparazione. La conferenza si è svolta nelle giornate dell’8, 9 e 10 giugno ed è stata sponsorizzata da colossali studi legali internazionali, banche, finanziarie particolarmente competenti nell’approntamento della finanza dedicata al salvataggio delle imprese in crisi. Il taglio internazionale è stato il collante che ha unito tutti i panel, le relazioni e gli interventi che hanno caratterizzato questa conferenza.
I temi relativi alla protezione delle imprese rispetto a rischi sistemici e quindi all’analisi dei contratti finanziari in grado di assicurare in questi casi i migliori risultati, sono stati affidati alle relazioni del prof. Steven L. Schwarcz della Duke University del Durham, all’avv. Donald S. Bernstein di New York, al prof. Cristoph G. Paulus della Humboldt University di Berlino, e all’avv. Nicholas A. Segal di Londra. Un panel particolarmente affollato è stato quello coordinato dall’avv. Robin E. Phelan di Dallas, con relazioni di Thomas M. Gaa di Paolo Alto, del sottoscritto, di Hideyuki Sakai e di Annerose Tashiro di Tokyo.
La tutela internazionale e lo stato effettivo di protezione delle proprietà intellettuali, di brevetti, know how, disegni industriali, nelle procedure fallimentari, sono stati argomenti esaminati dal punto di vista dei diretti interessati: i proprietari e gli utilizzatori delle «intellectual properties». Gli altri temi affrontati nei diversi panel hanno riguardato i profili di responsabilità che possono gravare sulle stesse procedure di insolvenza e di ristrutturazione e sui loro rappresentanti. Al riguardo si sono registrate le qualificate testimonianze compiute da avvocati come Robert Miller di Chicago, Charles D. Booth dell’Università di Honolulu nelle Hawaii, Patricia Godfrey di Londra, Fabio Rosas di San Paolo e Antonio Tullio di Milano. Le «best practices» in tema di collaborazione tra magistrati e addetti alle procedure dei casi di crisi di imprese internazionali sono state illustrate dai giudici Eberhard Nietzer di Heilbronn, Timothy A. Barnes dell’Illinois, Samuel L. Bufford, Christopher M. Klein di Sacramento e Luciano Panzani, presidente del Tribunale di Torino.
Un altro panel si è occupato dell’arbitrato nei casi di insolvenza internazionale nell’ambito delle nuove prospettive affidate alle Alternative Dispute Resolutions. Tra i relatori si sono segnalati il giudice Thomas S. Heather di Mexico City, il prof. Samuel Bufford dell’Università della Pennsylvania, l’avv. Spiros V. Bazinas dell’Uncitral di Vienna, l’avv. Debra Grassgreen di San Francisco e il prof. Jay L. Westbrook dell’University of Texas.
L’ultimo panel si è occupato delle ristrutturazioni dei servizi gestiti da società pubbliche o private con la relazione del giudice Zack A. Clementi di Huston, del giudice Christopher M. Klein, di Sacramento, dell’avv. Steven T. Kargman di New York e dell’avv. Edwin E. Smith di Boston. Per quanto riguarda l’utilizzazione dell’arbitrato nella ristrutturazione di società pubbliche (non ho potuto fare a meno di pensare alla nostra Atac, che ne avrebbe senz’altro bisogno), l’avv. Zack A. Clementi di Houston e il giudice Christopher M. Klein si sono soffermati su significativi casi concreti di ristrutturazione realizzati con successo, nell’area dei servizi pubblici.
Ma la parte più interessante per quanto mi riguarda, è stata quella relativa alla designazione, tra le varie città candidate, della prossima sede, nel 2015, per la XV Conferenza dell’International Insolvency Institute, a Napoli. Ebbene, nella presentazione che ho svolto innanzi ad una platea di circa 300 delegati, mi sono avvalso di due filmati realizzati dal Comitato promotore «Napoli 2015», che hanno messo in luce la bellezza e le caratteristiche uniche di Napoli come storica capitale di cultura, d’arte e di calore umano. Il successo è stato davvero straordinario, tanto che la candidatura di Napoli ha prevalso su quelle di altre città altrettanto blasonate come Londra, Amsterdam e Barcellona, malgrado le non poche ombre specie sulla sicurezza, seppure anche nelle altre città esistono diffusi fenomeni di illegalità, magari non così pubblicizzati come accade per Napoli, ove ho invitato ad osservare scrupolosamente il «decalogo del buon turista», soprattutto non esibendo Rolex, non solo d’oro.
Alla fine, comunque, ha vinto Napoli. Per me si è trattato dell’adempimento di un vecchio debito sia come napoletano - quindi legato a questa sfortunata ma bellissima città, da amicizie, ricordi e studi che affondano le radici nella mia infanzia e nella prima gioventù -, sia perché resistere al fascino di Napoli e al messaggio complesso quanto intrigante, che proviene da una città che ha più di 2.500 anni di storia, che conserva tracce ancora vive della «polis» greca, tangibilmente presente nella realtà sotterranea napoletana, nella città romana e in quella barocca con le sue chiese, monumenti, palazzi, castelli che contengono tesori artistici e storici di un’importanza tale da far sì che nel 1995 Napoli venisse registrata nella «World Heritage List» delle testimonianze mondiali dell’Unesco, da salvaguardare.
In particolare per ciò che più poteva interessare gli addetti ai lavori presenti in platea, ovvero gli addetti al settore giustizia, il filmato di presentazione si è soffermato sulla modernità del distretto giudiziario napoletano che comprende ben sette Tribunali nei quali attualmente lavorano più di mille giudici. Il Tribunale di Napoli, in particolare la Sezione fallimentare ha circa 50 mila procedimenti pendenti, tra fallimenti e ristrutturazioni, anche se alcuni di questi durano da molti anni. La mia presentazione ha riguardato anche i dati «macro», utili per conoscere meglio le caratteristiche generali e le tipicità dell’area. Le cifre relative alla produzione campana hanno sollevato commenti positivi fornendo un vivace sintomo della vitalità di questa Regione. Infatti, il prodotto interno lordo della Campania assomma a circa 75 miliardi di euro e presenta un incremento, rispetto allo scorso anno, dello 0,8 per cento.
Sul dato relativo alla disoccupazione, che è pari al 12,4 per cento, ho in verità glissato; ho sottolineato invece come vi siano ben 11 Università in Campania delle quali 4 solo a Napoli con più di 200 mila studenti che ogni anno le frequentano. La Campania ha quasi 6 milioni di abitanti, dei quali circa un milione vivono a Napoli e di questi ben 10 mila sono avvocati. Napoli ha un’intensità di abitanti pari a circa 8.500 per chilometro quadrato. A questi dati ho aggiunto l’ulteriore notizia che dal primo maggio al 31 ottobre 2015 l’Italia ospiterà a Milano tutte le nazioni del mondo per l’Expo 2015 sul soggetto «Feeding the planet, energy for life», cioè «nutrendo il pianeta, energia per la vita», dove saranno presentate le nuove proposte per un futuro migliore.
Napoli infatti, è collegata molto bene con Milano, che si raggiunge con poco più di 4 ore in treno, oppure in aereo con circa più di un’ora e mezzo di volo. Questa felice concomitanza di eventi rende ancora più attraente una permanenza a Napoli. Incrociando le dita soprattutto affinché nell’anno che ci divide dall’evento napoletano dell’International Insolvency Institute non si diffondano notizie devastanti che fanno tanto bene alla concorrenza, condannando quanto di bello e di nobile la città partenopea può offrire, contiamo scaramanticamente anche sull’antica tradizione che in tema di scongiuri questa città può offrire.
Sono particolarmente soddisfatto di questa designazione, perché la presenza a Napoli di varie centinaia di professionisti, di magistrati, di commercialisti, ma anche di esperti di finanza, di rappresentanti di imprese multinazionali può costituire una rara e preziosa occasione per riflettere su temi di indubbia attualità in una prospettiva internazionale, e nel contempo recuperare l’attenzione internazionale su Napoli che deve continuare a rappresentare una delle più qualificate capitali della cultura internazionale e riacquistare il ruolo che fino a tre secoli fa Napoli svolgeva a pieno titolo e le cui testimonianze sono ancora vive in monumenti come il Palazzo Reale, il museo di Capodimonte, l’Università Guglielmo II, l’Università Orientale che continua ad essere una fucina di studi e di attrazione per studenti che provengono da tutto il mondo, interessati ad approfondire aspetti e materie filosofici, storici e linguistici dell’Estremo Oriente.
Con l’augurio quindi che Napoli vinca la sfida che tutti noi, in particolare gli amici del comitato promotore di questa XV Conferenza dell’istituto menzionato di insolvenza internazionale, costituitosi a Napoli tra docenti universitari, magistrati ed avvocati, che sta predisponendo nei minimi particolari la buona riuscita di questa conferenza, abbiamo lanciato alla cultura del «non fare», al disfattismo, alla sfiducia ed alla pigrizia perché, specie in questo momento, il felice esito della nostra iniziativa rappresenterà una vittoria del Paese, di fronte al mondo dei professionisti rappresentati dall’istituto, appunto dell’International Insolvency.    

Tags: Luglio Agosto 2014 imprese Lucio Ghia atac Napoli fallimento Uncitral

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