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cosa hanno da guadagnare e cosa da perdere russia ed europa nel deterioramento delle proprie relazioni?

SERGEY RAZOV, ambasciatore russo

di Sergey Razov, ambasciatore della Federazione Russa in Italia

La crisi ucraina pone con tutta l’evidenza la domanda: cosa hanno da guadagnare e cosa da perdere la Russia e l’Europa nel caso del deterioramento delle relazioni tra di esse? Non vedo assolutamente alcun guadagno per la Russia, ma, in questa prospettiva degli eventi, neanche per i Paesi occidentali. La crisi nelle relazioni tra la Russia e l’Occidente, a nostro parere, rappresenterebbe una marcia indietro per la civiltà europea. Crollerebbero le speranze, apparse alla fine della Guerra Fredda, di costruire nel continente un’unica dimensione per la sicurezza, il mercato comune delle merci, dei capitali e del lavoro, la garanzia della libera circolazione. Le nuove linee di demarcazione toglierebbero ossigeno agli scambi umanitari. La crescita dell’economia, delineatasi alla fine di un prolungato periodo di depressione, verrebbe frenata. Coloro che oggi suppongono che l’Europa possa digerire senza conseguenze dolorose le difficoltà causate dall’eventuale riduzione del commercio con la Russia agiscono da ipocriti.
In questo contesto le sanzioni imposte contro la Russia da parte dell’Occidente, il quale ci sta minacciando di irrigidirle ulteriormente, sono le più controproducenti. È comprensibile che per la Russia l’eventuale inasprimento delle sanzioni, concentrate innanzitutto nella sfera finanziaria ed economica, possa sfociare, in una certa misura, in costi da sostenere. Nello stesso tempo va ricordato che questo rappresenta un’arma a doppio taglio. Più forti saranno i colpi dell’Occidente inflitti alla Russia, più dolorosi saranno i contraccolpi dal punto di vista degli interessi, compresi quelli economici.
In questo gli Stati Uniti, come ben si sa, svolgono un ruolo di istigazione. Ma per loro la possibile reazione della Russia ha conseguenze meno immediate rispetto all’Unione Europea, poiché le relazioni finanziarie e economiche tra la Russia e gli Usa sono poco significative, mentre lo scambio commerciale reciproco tra l’Europa e la Russia supera i 400 miliardi di dollari. Va ricordato che l’Italia è il nostro quarto partner commerciale: il volume degli scambi raggiunto lo scorso anno è pari a 54 miliardi di dollari. Secondo alcuni esperti il peggioramento delle posizioni delle merci e dei capitali nel mercato russo cela il rischio di crollo delle quotazioni di Borsa, di default per una serie di società, di crescita della disoccupazione e altri eventi analoghi.
A lungo andare le perdite potranno assumere dimensioni ancora maggiori: gli imprenditori russi, nel caso del rafforzamento delle sanzioni, saranno costretti a invertire i loro orientamenti verso altri partner dal momento che alla Russia, una grande potenza eurasiatica, non mancano queste possibilità. È anche evidente che per l’economia europea sarà problematico riconquistare posizioni nel mercato russo. Va anche capito che il rafforzamento delle sanzioni non può sostituire la ricerca di soluzioni reali per il conflitto interno ucraino.
Ad essere sinceri, non vorremmo sviluppare questi scenari negativi. Conto molto sul fatto che non ci si arrivi proprio. Il costo di quello che si rischia è troppo alto. Vogliamo chiederci se a 25 anni dalla sparizione dell’Unione Sovietica, quando non esistono più i due blocchi della Guerra Fredda la crisi in Ucraina può provocare la divisione della grande Europa in due distanti schieramenti?
La realtà sta nel fatto che in questo periodo è scomparso un blocco intero, quello del Patto di Varsavia che ha cessato di esistere, così come è scomparso il suo fondamento ideologico: il dogma ateistico, avverso al mercato, di stampo rivoluzionario e messianico. Mentre la Nato nella sua espansione verso l’Est non ha modificato la propria essenza politico-militare. Oggi c’è chi ha cominciato a parlare del passaggio dal partenariato con la Russia al suo contenimento.
Comunque sia non vedo dei motivi oggettivi per tracciare le nuove linee di demarcazione e, a maggior ragione, di ostilità e di scontro tra la Russia e l’Occidente. Desideriamo, indubbiamente, un partenariato paritario, la considerazione e il rispetto dei propri interessi nazionali legittimi. Niente di più, ma anche niente di meno. La mancanza di lungimiranza nell’orientamento intrapreso dall’Occidente, atto al «ricucimento» dello spazio post-sovietico secondo delle proprie sagome ha già condotto al disfacimento, nel 2008, della Georgia, e di recente alla crisi nell’Ucraina. Però siamo sicuri che il buon senso prevalga.
La Russia è parte integrante del sistema economico mondiale. Rappresenta la quinta potenza del mondo, è un membro plenipotenziario dell’Organizzazione mondiale del commercio, un garante importante della sicurezza energetica europea. I principali protagonisti del mercato contemporaneo cercano di trovare una propria nicchia in Russia. Le maggiori società italiane, tra cui Eni, Enel, Finmeccanica, Fiat, Pirelli e altri, da tempo hanno raggiunto questo traguardo con pieno successo. Ritengo che prima o poi le relazioni della Russia con Washington e Bruxelles torneranno nella carreggiata ordinaria, mentre l’approccio realistico e gli interessi razionali (in primo luogo economici) avranno la meglio sulle pratiche politicizzate.   

Tags: Maggio 2014 Unione Europea Ucraina Russia ambasciate in Italia

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