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la tecnologia finmeccanica a disposizione di pompei e della sua tutela e salvaguardia

Pompei vista dal satellite della Costellazione Cosmo-SkyMed

Il Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo e Finmeccanica hanno siglato una convenzione per la donazione, da parte del Gruppo, di tecnologie e servizi innovativi per il monitoraggio e la tutela del sito archeologico di Pompei. Attraverso le società Selex ES e Telespazio, Finmeccanica offre gratuitamente la propria esperienza tecnologica in aiuto ai soggetti preposti alla tutela e valorizzazione di uno dei siti archeologici più delicati e famosi del mondo. L’impegno di Finmeccanica rappresenta la volontà del Gruppo di dare voce e rilievo al recupero di beni culturali di grande interesse e sottolinea nello stesso tempo la continuità con la sua attuale missione nell’alta tecnologia.
La scelta di Pompei è nata da un lato dalla consapevolezza dell’urgenza delle sfide che il sito deve affrontare, dall’altro dalla volontà di restituire al territorio campano, dove il Gruppo Finmeccanica impiega oltre 6.000 dipendenti divisi nelle diverse società controllate, parte della ricerca tecnologica nella quale il Gruppo investe in maniera rilevante.
L’accordo ha visto il coinvolgimento attivo, oltre che di Selex ES e di Telespazio, di tutte le realtà istituzionali interessate (MiBACT, Grande Progetto Pompei, Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia, Direzione Generale per le Antichità) in un confronto aperto di idee nell’ambito di un processo di collaborazione produttivo.
Finmeccanica è il principale Gruppo industriale italiano, leader nel campo delle alte tecnologie, e si posiziona tra i primi dieci gruppi del mondo nel settore dell’Aerospazio, Difesa e Sicurezza. Quotato alla Borsa di Milano (FNC IM; SIFI.MI), con ricavi pari a circa 17 miliardi di euro, circa 64 mila dipendenti, 150 sedi operative e commerciali e 345 siti produttivi in 50 Paesi del mondo, Finmeccanica è un Gruppo internazionale e multiculturale con una presenza significativa nei suoi quattro mercati domestici: Italia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Polonia. Finmeccanica basa il proprio successo sull’eccellenza tecnologica, che scaturisce da cospicui investimenti in Ricerca & Sviluppo (pari al 12 per cento del fatturato), e sull’impegno costante teso a sviluppare e integrare le capacità, il know-how e i valori delle proprie società operative.
Finmeccanica è attiva nei settori degli Elicotteri (AgustaWestland), dell’Elettronica per la Difesa e Sicurezza (Selex ES, DRS) e dell’Aeronautica (Alenia Aermacchi) che ne rappresentano il core business, e vanta un posizionamento significativo nello Spazio (Telespazio, Thales Alenia Space), nei Sistemi di Difesa (Oto Melara, WASS, MBDA) e nei Trasporti (Ansaldo STS, AnsaldoBreda, BredaMenarinibus).    


Sintesi delle soluzioni per pompei

Il Gruppo Finmeccanica donerà al sito di Pompei le tecnologie e i servizi innovativi identificati dalla convenzione firmata con il MiBACT per aiutare i soggetti preposti alla tutela e alla valorizzazione del sito. Tale accordo ha visto il coinvolgimento attivo, oltre che di Selex ES e di Telespazio, di tutte le realtà istituzionali interessate (MiBACT, Grande Progetto Pompei, Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia, Direzione Generale per le Antichità). Le proposte individuate sono frutto di un percorso di approfondimento iniziato nel dicembre del 2013. Un team multidisciplinare ha infatti individuato tre aree di priorità: rischi da dissesto idrogeologico; gestione dell’operatività del sito; diagnosi dei manufatti e delle strutture.

Finmeccanica e il patrimonio artistico

Mettere a disposizione della collettività competenze e soluzioni tecnologiche innovative è da sempre un tratto distintivo dell’attività di Finmeccanica. Nel caso di Pompei, Finmeccanica ha scelto di aiutare con un atto di liberalità i soggetti preposti alla tutela e alla valorizzazione di uno dei siti archeologici più affascinanti, più delicati e più visitati a livello mondiale. Tale scelta è scaturita da un lato dalla consapevolezza dell’urgenza delle sfide che deve affrontare il sito di Pompei, dall’altro dalla volontà di restituire a un territorio - quello campano sul quale insistono diverse realtà produttive di Finmeccanica - parte dei frutti della ricerca tecnologica nella quale il Gruppo investe in maniera rilevante, esplorando nello stesso tempo nuovi ambiti di applicazione dei prodotti sviluppati dall’industria dell’Aerospazio, della Difesa e della Sicurezza.
Non è la prima volta che il Gruppo Finmeccanica si affaccia al mondo della tutela dei beni culturali, mettendo a disposizione del patrimonio artistico italiano le tecnologie di eccellenza sviluppate nei propri laboratori dedicati alla ricerca avanzata nel campo dell’Aerospazio, Difesa e Sicurezza, ad esempio nei casi del restauro dei bronzi di Riace o della diagnosi dello stato di conservazione della facciata di Santa Maria Novella a Firenze.

Il sito archeologico di pompei

La superficie della città antica è di circa 66 ettari; la superficie scavata è di circa 45 ettari. 1.500 sono gli edifici (domus e monumenti) alla luce. I numeri danno conto dell’impegno in termini di risorse economiche e professionali. Di fronte non si ha, semplicemente, un’area archeologica estesa, ma un organismo urbano complesso, un’intera città antica, frequentata da circa 2 milioni e 500 mila visitatori (anno di riferimento 2013). Il tempo ci ha restituito una città in forte sofferenza, appena riemersa dal terremoto del 62 d.C. per essere poco dopo investita dall’eruzione vesuviana del 79 d.C.; dopo diciassette secoli di sepoltura, l’attività di scavo dalla metà del Settecento ha portato alla messa in luce di due terzi dell’insediamento. Molteplici i fattori di degrado: il progressivo quanto inarrestabile deterioramento delle strutture, a volte sollecitato da restauri condotti nel corso del tempo (in particolare dopo il secondo conflitto mondiale) secondo metodologie inadeguate; l’erosione determinata dall’esposizione agli agenti atmosferici; la crescita della vegetazione spontanea; l’inquinamento atmosferico; l’erosione antropica.

Fondi ordinari

Ogni anno la Soprintendenza destina parte delle proprie risorse a lavori di restauro e di manutenzione del patrimonio archeologico dei siti di competenza. Tra i numerosi lavori realizzati tra il 2011 e il 2013 a Pompei si segnalano i «Lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria» dell’area archeologica, che hanno comportato un impegno di oltre 1 milione 500 mila euro, permettendo di mettere in sicurezza oltre 100 punti della città antica. Tra i vari interventi del 2013 si ricordano i lavori che hanno consentito la riapertura della casa degli Amorini Dorati e dell’Orto dei Fuggiaschi, due dei luoghi più rinomati della città antica.
Per il 2014 il Ministero ha accelerato la destinazione immediata di una prima tranche di 2 milioni di euro per i lavori di ordinaria manutenzione. Le entrate complessive sono costituite dal 98 per cento di entrate proprie (incassi delle biglietterie, royalties e concessioni varie) e il restante da trasferimenti statali. Le uscite sono così ripartite: 70 per cento per gli interventi su strutture archeologiche (restauri, messe in sicurezza, impiantistica ecc.); 30 per cento per spese varie (gestione ordinaria, servizi di pulizia, elettricità, manutenzione del verde ecc.).

Storia degli scavi

Gli scavi ebbero inizio nel 1748 durante il regno di Carlo di Borbone, Re delle Due Sicilie, con l’intento di conferire prestigio alla casa reale. Si procedette in modo discontinuo e in punti diversi dell’area, che solo dopo qualche anno fu identificata come Pompei, senza un piano sistematico. Furono così riportati alla luce parte della necropoli fuori porta Ercolano, il tempio di Iside, parte del quartiere dei teatri. Il periodo di occupazione francese, all’inizio del 1800, vide un incremento degli scavi, spentosi con il ritorno dei Borbone. Si lavorò nella zona dell’anfiteatro e del Foro e ancora in quella di Porta Ercolano e dei teatri. Grande eco suscitò la scoperta della casa del Fauno, con il grande mosaico raffigurante la Battaglia di Alessandro.
Dopo l’unità d’Italia e la nomina di Giuseppe Fiorelli alla direzione degli scavi (1861) si ebbe una svolta nel metodo di lavoro. Si cercò di collegare i nuclei già messi in luce e di procedere in modo sistematico, di tenere resoconti di scavo più dettagliati, di lasciare sul posto i dipinti (precedentemente venivano staccati e portati al museo di Napoli). Fu anche introdotto il metodo dei calchi in gesso, che consentì di recuperare l’immagine delle vittime dell’eruzione. All’inizio del nostro secolo, l’esplorazione venne estendendosi verso la parte orientale della città.
Si giunge così al lungo periodo (1924-1961) segnato da Amedeo Maiuri. Oltre alla scoperta di edifici di grande prestigio (come la Villa dei Misteri) è da segnalare il completamento della delimitazione della città, lo scavo di ampia parte delle regioni I e II e della necropoli di porta Nocera, l’inizio metodico dell’esplorazione degli strati sottostanti al livello del 79 d.C., alla ricerca delle fasi più antiche di Pompei. Negli ultimi decenni l’attività di scavo si è via via ridotta a favore di interventi di restauro, messa in sicurezza e manutenzione degli edifici già portati alla luce. Attività che hanno ricevuto nuovo impulso grazie al Grande Progetto Pompei che è attualmente in fase di attuazione.    

Tags: Maggio 2014

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