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tutti i motivi per i quali l’europa ci ha deluso

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«È arrivato il momento di dire le cose come sono nella realtà: l’Unione Europea e la conseguente aggregazione monetaria sono figli di un progetto frettoloso, nato male e cresciuto ancora peggio; gli obiettivi sono stati modificati nel tempo rispetto a quelli fatti credere inizialmente; non molti hanno il coraggio di sostenere che questa Europa non è idonea al raggiungimento degli obiettivi prefissati; in Italia la situazione è peggiorata, prima eravamo arbitri del nostro destino, ora subiamo regole non rispondenti alle nostre caratteristiche;  si stenta ancora a immaginare una prossima implosione del sistema e il  ritorno alle valute nazionali; permane una sbornia collettiva; politici, economisti, giornalisti, opinionisti, operatori economici, vittime della sindrome di Stoccolma, sono disponibili a giustificare ad ogni costo l’operato scellerato dei loro carcerieri».
Questo, in sintesi, il contenuto di «Europa Kaputt (svenduti all’euro)», libro di Antonio Maria Rinaldi che, recentemente pubblicato dalla Piscopo Editore, ha sempre più seguaci. Per dimostrarlo bastano tre righe della prefazione del prof. Paolo Savona, già professore di Politica economica e ministro dell’Industria: «Non è facile prevedere come andrà a finire con l’euro, ma se l’Unione Europea non si riforma muovendo verso l’unificazione politica vera e propria, prima o poi si spacca». E Alberto Bagnai, pure professore di Politica economica: «L’euro è stato un errore, una costruzione resa antistorica, prima che antieconomica, dalla sua matrice ideologica iniqua,  sconfessata dai fatti».
Laureato in Economia alla Luiss, Rinaldi è un esperto: ha lavorato nella Borsa Consob, è stato direttore generale della capogruppo finanziaria dell’Eni, è docente di Finanza aziendale nell’Università di Chieti-Pescara, e di Investment banking,  Mercati finanziari e Commercio internazionale nella Link Campus University di Roma; nel 2011 ha pubblicato «Il fallimento dell’euro», nel 2013 ha vinto il Premio giornalistico Lucio Colletti.
Più che un trattato teorico, «Europa Kaputt» sembra un reportage giornalistico frutto di incontri, sondaggi, ascolto delle opinioni della gente: «Fino a poco tempo fa–dice Rinaldi–, esprimere in conversazioni pubbliche e persino private e accademiche, disappunto per i continui errori compiuti dalla governance europea significava esporsi a sicuro processo per eresia da parte di severi censori depositari d’ufficio della difesa e dell’assoluta necessità della moneta comune, i quali elargivano giudizi di cecità economica nei confronti dei detrattori».
Ed ora? «Sono ancora pochi ma agguerriti–precisa–, gli assertori della tesi secondo cui questo sistema non può continuare. Ma i tempi fortunatamente sono ormai cambiati e la popolazione europea comincia finalmente a capire che gran parte delle colpe di questa terribile recessione sono da imputare a un’architettura sbagliata dell’unione monetaria, dimostratasi inadeguata nel valutare i diversi contesti normativi ed economici dei partecipanti, e inidonea a costruire efficaci argini alle tempeste finanziarie che sarebbero arrivate».
Una delle colpe più evidenti che Rinaldi attribuisce a questa Europa è  aver affidato il mantenimento e lo sviluppo dell’Unione «a uomini e a regole orientati più alla tutela degli interessi delle lobby specialmente finanziarie, che a quella della collettività». Rinaldi paragona la moneta unica a una costruzione eseguita su  terreno sismico senza osservare i criteri antisismici: «Firmammo un trattato senza la piena coscienza politica che non saremmo mai stati capaci di rispettarlo e che avremmo legato mani e piedi della nostra economia senza possibilità di scampo, consegnandoci a una resa certa e senza condizioni, nell’impossibilità  di evitare che il cappio messoci al collo si stringesse sempre di più».
Se questa è la diagnosi del male, quale il rimedio? Basta pubblicare qualche libro sia pure convincente, basato su esperienza, razionalità e massima trasparenza? «Il nostro intento–sostiene Rinaldi–, è fornire ai lettori spunti utili a prendere coscienza che la predominanza a senso unico instaurata in Europa va cambiata rapidamente, per non far diventare l’Italia, insieme ad altri Paesi, un nuovo Land tedesco in aggiunta ai 16 esistenti, se non addirittura una colonia, compromettendo i progressi conseguiti dal dopoguerra».
La colpa? Rinaldi l’attribuisce a persone rappresentanti interessi di parte, a «mediocri personaggi non eletti da cittadini, i quali, posti al comando delle Istituzioni europee, si sono prestati allo scopo pur di ottenere poltrone, poteri e vantaggi personali a scapito degli interessi dei Paesi di appartenenza». Negli ultimi tempi è cambiato il clima dei rapporti tra i partner dell’Unione Europea e fra l’Italia e la Germania; a causa degli errori del passato nella costruzione dell’Europa unita, e ancor più dell’iter che ha condotto all’Unione monetaria, «si sono logorati i sentimenti instauratisi in passato tra i due Paesi» e non solo fra questi, visto che anche altri accusano la Germania di aver compiuto l’ennesimo tentativo storico di imbrigliarli con la prospettiva di maggiore coesione e della stessa moneta.
Il titolo contiene  un termine terrificante, «kaputt», che  allude alla fine dell’euro ma richiama alla memoria il periodo più tragico della seconda guerra mondiale, quello dell’occupazione tedesca in Italia e delle  «esecuzioni» di civili e militari italiani da parte dei soldati della Wermacht e soprattutto delle SS.    

Tags: Gennaio 2014

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