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LA VIA INDICATA DA NAPOLITANO. MA NON MANCANO POSIZIONI CRITICHE

di MAURIZIO DE TILLA presidente dell’associazione nazionale avvocati italiani

Nel libro «La via maestra. L'Europa e il ruolo dell'Italia nel mondo, conversazione con Federico Rampini», Giorgio Napolitano individua nell'interesse nazionale italiano e nell'interesse comune europeo ciò che ha contato e conta per lui più di ogni altra cosa. Alle campagne mistificatorie e distruttive che vogliono caricare sull'Europa comunitaria responsabilità e insufficienze dei Governi nazionali, Napolitano risponde con l'appello a tentare un'impresa senza precedenti: portare fino in fondo il processo di integrazione del Continente, dar vita a un'effettiva «democrazia sovranazionale» che sia per i cittadini europei una «nuova Patria comune», pur senza annullare l'identità originaria di ciascuno.
Il presidente Napolitano ricorda l'incredibile capacità anticipatrice di Jean Monnet il quale, nel lontano 1954, lasciando la presidenza della Ceca aveva ribadito la necessità di proseguire nell'integrazione fino al compimento degli Stati Uniti d'Europa. «I nostri Paesi sono divenuti troppo piccoli nel mondo attuale rispetto alla misura dell'America e della Russia oggi, della Cina e dell'India domani».
Seguendo l'idea del presidente Napolitano, possiamo condividere la tesi esposta in un saggio da Jurgen Habermas, secondo la quale la trasformazione dello Stato fiscale in Stato debitore costituisce lo sfondo del circolo vizioso tra il salvataggio di banche decotte da parte degli Stati a loro volta spinti alla rovina da quelle stesse banche, con il risultato che il regime finanziario dominante mette sotto «tutela» le proprie popolazioni. A ciò va aggiunta la considerazione che i mercati limitano in forma perversa la capacità di iniziativa politica degli Stati. La politica anticrisi si limita, peraltro, al rafforzamento di una «espertocrazia» per l'adozione di misure che rinviano il problema dell'Unione politica. Per contrastare questo disegno scellerato occorre la volontà, da parte di una «società di cittadini» mobilitabile al di là dei confini nazionali.
Nel solco tracciato da Napolitano, Giorgio La Malfa ha avanzato tre ipotesi di politica economica che l'Europa potrebbe mettere in atto per sostenere l'Italia e gli altri Paesi in difficoltà. La prima proposta segnala che l'Unione europea o l'Eurogruppo potrebbero assumersi la responsabilità di assicurare un tasso di crescita adeguato all'attività produttiva nella zona euro. L'Europa dovrebbe sostenere la domanda con l'emissione di eurobond. La seconda proposta è quella di restituire, ai Paesi membri che ne abbiano bisogno e lo desiderino, la possibilità di condurre una propria politica fiscale espansiva. Con ciò riconoscendo che i vincoli del patto di stabilità non valgono per i Paesi ad alta disoccupazione.
La terza proposta riguarda la Germania, che potrebbe stimolare la propria domanda interna nello spirito sia del vecchio meccanismo di Bretton Woods che prevedeva che i Paesi in surplus concorressero al riequilibrio delle bilance dei pagamenti, sia degli accordi del vecchio Sistema monetario europeo che richiedevano, ai Paesi in surplus, di contribuire al buon funzionamento del regime dei cambi fissi.
Le proposte di La Malfa sono di grande spessore e meriterebbero una forte attenzione. Sono basate sul principio di solidarietà che qualcuno in Europa afferma retoricamente ma tradisce nelle grandi scelte. In questo quadro va segnalato che l'Europa ha posto le condizioni prioritarie ed inevitabili per la ripresa del nostro Paese, che riguardano l'efficienza della pubblica amministrazione, la corruzione, la governance delle banche, il mercato del lavoro, l'istruzione, il fisco, l'apertura del settore dei servizi, le infrastrutture.
Sono condizioni che vanno tutte condivise. Il Governo Letta dovrà impegnarsi a realizzare le indicate condizioni, ma con provvedimenti incisivi e definitivi. Tra le priorità assumono rilevanza particolare la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, l'eliminazione della burocrazia che paralizza le imprese e lo sviluppo, la lotta al sommerso e all'evasione fiscale. Ma cosa si fa realmente per eliminare le cause principali del dissesto del nostro Paese? Spesso la strategia dei nostri governanti parte dalle questioni meno rilevanti. Siamo sinceri. Per far apparire che si fa qualcosa e quindi per affrontare con credibilità le questioni annunciate, bisogna intervenire sul sistema del Paese mettendo al primo posto l'Etica pubblica.
Non mancano, però, scetticismi sul futuro dell'Europa. Secondo Sergio Fabbrini l'Unione Europea intergovernativa non ha futuro, ma rischia di rimanere in piedi se l'unica alternativa continua ad essere la vecchia idea dei federalisti, che è quella di costruire la governance europea sull'asse Parlamento-Commissione. Occorre, invece, percorrere una diversa via: una Unione federale non coincidente con uno Stato federale, rappresentata e incarnata da una forte leadership europea, ad esempio con l’elezione diretta del presidente del Consiglio europeo. Giuliano Amato fa rilevare che non incontreremo la Germania in questa strada. Il discorso è, quindi, molto aperto. Ci si chiede, quindi, se la crisi dell'Unione Europea sia solo un problema di leadership o si identifichi, invece, nella cattiva gestione della moneta europea e nell'assenza di spirito unitario.
Probabilmente siamo molto lontani dall'Europa dei popoli, unico elemento decisivo per rinnovare un’Unione Europea che sia gradita ai cittadini. Roland Berger, profondo conoscitore dell'Europa, sostiene che l'euro è stato introdotto troppo presto. Gli europei non erano ancora pronti ad adottare la politica economica e di bilancio dei singoli Paesi alla presenza di una moneta unica.
L'euro è strettamente collegato ad un contratto, il Trattato di Maastricht, che tutti gli Stati o quasi tutti hanno votato. Il risultato è che l'euro, lo strumento «principe» di integrazione europea, sta oggi dividendo i Paesi membri e spaccando le società nazionali. E intanto dall'euro è difficile uscire. Così si incardina una catena d'acciaio che vincola tutti. E non si è più in grado di offrire soluzioni adeguate. Le elezioni europee si avvicinano e si andrà a votare in un contesto cristallizzato, senza alcuna prospettiva.  

Tags: Dicembre 2013

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