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POVERTA’ – Reddito di inclusione - Una norma che non solo vuole aiutare le famiglie in forte disagio economico ma che prevede anche il loro reinserimento nel circuito lavorativo.

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Approvata, definitivamente, la legge per l’introduzione in Italia del “Reddito di inclusione” (REI), unico Paese in Europa, insieme alla Grecia, a non prevederlo nella propria legislazione.

A breve sarà pubblicata in Gazzetta Ufficiale, poi mancherà il decreto attuativo, del Ministero del Lavoro, promesso in tempi brevi.

Una norma che non solo vuole aiutare le famiglie in forte disagio economico ma che prevede anche il loro reinserimento nel circuito lavorativo.

E’ una svolta, pur ancora parziale, delle politiche sociali adottate in Italia.

La norma prevede uno stanziamento di due miliardi già nel 2017, per un sussidio medio di circa 400 euro mensili (da 300 a 480 circa secondo la composizione del nucleo familiare), in questa prima fase, a favore di famiglie con figli minori o con disabilità grave, donne in stato di gravidanza, disoccupati di età superiore a 55 anni. Il provvedimento è relativo anche a single, prevedendo un sussidio di 250,00 euro.

Il vincolo per ottenere il sussidio è un reddito ISEE non superiore a 3.000,00 euro, trattamenti assistenziali o previdenziali complessivi non superiori a 600 euro mensili.

Tra i criteri da rispettare il divieto per tutti i componenti della famiglia di possedere auto immatricolate negli ultimi 12 mesi oppure di cilindrata superiore a 1.300 cc (o 250 cc in caso di motocicli) acquistati nei tre anni antecedenti la domanda, un comportamento generalizzato di buon cittadino con la sottoscrizione di un patto per la comunità che prevede un corretto comportamento civico responsabile, pena la revoca del sussidio e l’adesione del capo-famiglia a progetti sociali, formativi e lavorativi di inclusione accettando eventuali proposte di lavoro avanzate dagli sportelli regionali.

Per gli stranieri previsto l’obbligo di soggiorno e di residenza in Italia, di almeno 5 anni.

In base allo stanziamento dovrebbero rientrare nel contributo circa quattrocentomila nuclei familiari sui circa 1,6 milioni in situazione di povertà assoluta, pari a circa 1,7 milioni di persone, di cui circa ottocentomila minori, rispetto al totale di 4,6 milioni in tale situazione.

Il sussidio sarà dato in forma economica, probabilmente con carta prepagata, e in servizi alla persona.

La gestione delle erogazioni sarà affidata all’INPS che verificherà i requisiti dichiarati dai richiedenti anche con il rafforzamento dei sistemi informativi dei servizi sociali; i Comuni predisporranno i piani personalizzati di inclusione sociale, supportati dal lavoro delle organizzazioni del III settore; infine, il Governo dovrà definire la durata del beneficio e il suo eventuale rinnovo.

Con il REI sarà sostituita la misura chiamata “SIA – sostegno all’inclusione attiva” attualmente erogata a circa 250.000 persone.

Un provvedimento che per la prima volta è universale, anche se solo per una classe di cittadini, quelli indigenti, non clusterizzato (anziani, giovani, disoccupati, ecc.).

Infine, con l’adozione del reddito di inclusione, previsto il riordino delle misure per l’assistenza agli indigenti, ad esempio la carta sociale per anziani e minori e l’assegno di disoccupazione Asdi.

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