CORSERA STORY. JURIJ GAGARIN, STORICO INCONTRO DI UN COSMONAUTA CON UNA STELLA
L’opinione del Corrierista
Il 12 aprile scorso molti si sono ricordati dello scomparso cosmonauta russo Jurij o Yuri Gagarin che 50 anni fa fu il primo uomo, nella storia della Terra, ad inoltrarsi nello spazio, protagonista di un’impresa tanto sensazionale per quei tempi quanto clamorosa per il risalto mondiale che ebbe. E se ne sono ricordati nonostante l’attenzione generale fosse attratta in quei giorni dalle celebrazioni per il 150esimo anniversario dell’unità d’Italia, e nonostante il fatto che non esiste più in Russia, da oltre vent’anni, quel regime sovietico che, contestato da mezzo mondo e destinato presto a crollare, aveva fortemente voluto, conquistato e politicamente sfruttato quel mirabolante primato.
Il fatto che Gagarin sia ricordato in tempi in cui, oltre alla conquista della Luna, una miriade di astronauti passeggiano abitualmente nel cosmo, indica quanto fu stimato e forse amato per la sua grande avventura e per il suo carattere dalla gente comune, dalla massa, e non soltanto esaltato dalla propaganda comunista. Un esempio: l’osservatorio astronomico di una piccola, sperduta e semisconosciuta provincia meridionale, quella di Isernia, per celebrare la ricorrenza, ha organizzato un’apposita manifestazione: ha radunato nella propria sede gli alunni della scuola media dell’istituto comprensivo di Vico Equense, ai quali il responsabile dell’osservatorio Claudio Amicone e il suo collaboratore Luca De Cesare hanno illustrato, con l’ausilio anche di alcune diapositive, gli avvenimenti che portarono a quella storica impresa.
Il volo dell’allora maggiore dell’Aeronautica sovietica Jurij Gagarin ebbe inizio alle ore 9,07 di Mosca del 12 aprile 1961, all’interno della navicella Vostok 1, che significa Oriente 1, pesante 47 quintali. La Vostok compì un’intera orbita ellittica intorno alla Terra, raggiungendo un apogeo, cioè una distanza massima di 302 chilometri e un perigeo, cioè una distanza minima, di 175, viaggiando a una velocità di 27.400 chilometri orari. Guidata da un computer controllato dalla base, la capsula dentro la quale si trovava l’astronauta volò per 88 minuti intorno al pianeta, quindi accese i retrorazzi che ne rallentarono la corsa consentendole il rientro nell’atmosfera terrestre. Dopo l’illustrazione, gli studenti hanno potuto osservare al telescopio alcuni pianeti tra cui Saturno e la Luna.
Nessuno poteva però ricordare un episodio noto solo alle pochissime persone presenti al primo incontro di Gagarin con una stella. Com’è possibile, c’è da chiedersi, che vi fossero testimoni se nella Vostok e quindi nello spazio l’astronauta era assolutamente solo? Tanto più che, pur elevatosi oltre 300 chilometri sopra la Terra, era rimasto ad enorme, impercorribile distanza dalla stella più vicina a noi, Sirio, quella che ci appare per prima la sera e per raggiungere la quale alla velocità della luce di 300 mila chilometri al secondo occorrerebbero 8 anni e mezzo.
Eppure l’episodio è vero, intorno a Gagarin erano altre persone, ed anche una stella in carne ed ossa, per di più di produzione italiana, romana, anzi ciociara di Subiaco. Una stella di Cinecittà, Gina Lollobrigida, accompagnata da una collega minore, Marisa Merlini, entrambe interpreti di quei film, patetici sia per il soggetto sia per il livello artistico, della serie di «Pane, amore e fantasia». Era il luglio del 1961, Gagarin aveva 27 anni, era tornato da tre mesi dallo spazio, era diventato un mito in tutto il mondo. A Mosca era in corso il primo Festival cinematografico internazionale sovietico, avvenimento di grande interesse visto che, pur essendo scomparso da 8 anni Stalin ed essendo primo ministro Nikita Kruscev che aveva rivelato i misfatti del comunismo, il Paese era ancora pienamente comunista.
Tra le più numerose e chiassose delegazioni giunte nella capitale sovietica era quella del cinema italiano di cui facevano parte anche il regista Luchino Visconti, Romolo Marcellini che aveva diretto «La grande Olimpiade», film di grande successo sui Giochi Olimpici svoltisi l’anno prima a Roma, il critico Antonello Trombadori, i dirigenti dell’Unitalia Film ecc.
Vista la grande popolarità delle attrici italiane di cui era stato proiettato negli anni precedenti «Pane, amore e fantasia», il ministro della Cultura sovietico Jekaterina Alexeievna Furtseva organizzò un incontro tra la delegazione italiana e l’astronauta, al quale partecipai trovandomi già da qualche mese a Mosca per il Corriere della Sera. Quando Gagarin si trovò dinanzi Gina Lollobrigida non poté trattenersi dall’esclamare, in russo: «Quando noi pronunciamo la parola star, intendiamo qualche cosa di celeste, di cosmico. Stella per me e per i miei colleghi significa un obiettivo da raggiungere».
Indossante una toilette color fragola e con i capelli sciolti, cosa poteva rispondere l’ex ciociara di Subiaco, soprannominata «la bersagliera» per il suo cinematografico ardore misto a semplicità e spontaneità? Due parole variamente interpretabili: «Ma io sono raggiungibile!». Chiesi allora io a Gagarin se gli piaceva Gina; mi rispose di trovarla molto bella. La Lollobrigida gli pose l’arduo quesito se si sta meglio sospesi nel cielo o con i piedi in terra. E Gagarin: «Come uomo terrestre preferisco naturalmente il nostro pianeta». Gina spostò il discorso sulla popolarità, ora che egli l’aveva provata a livello mondiale. E Gagarin semplicemente: «È molto pesante».
L’attrice era seduta dall’altra parte del tavolo. A un certo punto se ne uscì con la frase: «È bello e fotogenico come Marlon Brando!». La frase fu tradotta a Gagarin, che rise divertito. «Vi sentite più vicino a Icaro o a Cristoforo Colombo?», gli chiese qualcuno. «Desidero che non mi si confonda con questi due grandi nomi–rispose–. Non sarebbe modesto. Per me basta quello che dice il popolo». A quel punto dalla delegazione cinematografica italiana si alzò un coro: «Bacialo, bacialo», dicevano a Gina. La parola fu tradotta a Gagarin che sorrise divertito. L’attrice non se lo fece ripetere due volte, gli si avvicinò e gli stampò un bacio sulla guancia destra. L’incontro fu il più emozionante di quel Festival di Mosca che, dal lato umano, ebbe momenti di particolare interesse.
Sette anni dopo i giornali pubblicarono una triste notizia: durante un addestramento, a soli 34 anni il cosmonauta che più si era avvicinato alle stelle era perito in un incendio scoppiato all’interno di un’astronave.
Victor Ciuffa
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