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miguel ruiz-cabanas izquierdo: il messico ha stima dell’italia e attende i suoi investimenti

Miguel Ruiz-Cabañas Izquierdo, ambasciatore del Messico  presso lo Stato italiano

di ANNA MARIA CIUFFA

Ambasciatore del Messico presso lo Stato Italiano dal 12 settembre 2011, Miguel Ruiz-Cabañas Izquierdo è nato a Città del Messico il 12 gennaio 1957. Laureato in relazioni internazionali nel Colegio de México, ha un master in scienze politiche della Columbia University di New York. È entrato a far parte del Servizio diplomatico messicano nel 1979, diventando ambasciatore nel 1998. All’estero è stato ambasciatore in Giappone dal 2004 al 2011. È stato rappresentante permanente del Messico presso l’Organizzazione degli Stati Americani, responsabile dell’Ufficio Affari migratori e di frontiera dell’Ambasciata del Messico negli Stati Uniti, responsabile della Cooperazione contro il narcotraffico e degli Affari sociali e umanitari nella Missione permanente del Messico alle Nazioni Unite. Nel Ministero degli Affari esteri messicano è stato direttore generale per il Nord America, coordinatore per gli Affari speciali e narcotraffico, coordinatore degli Assessori del Sottosegretario per le Americhe e del sottosegretario per Europa, Asia e Africa, direttore nella Direzione generale per l’Organizzazione delle Nazioni Unite. In ambito accademico è stato professore di Relazioni internazionali e Politica estera in vari atenei messicani, tra cui l’Universidad Ibero-americana e l’Universidad de las Américas, il Colegio de Defensa Nacional e l’Instituto Tecnológico Autónomo de México. Ha svolto numerose conferenze sulle relazioni internazionali in atenei in Messico, Argentina, Spagna, Stati Uniti e Giappone. È autore di articoli pubblicati in riviste specializzate del Messico, Stati Uniti e Giappone sulle relazioni tra il Messico e questi Paesi.

Domanda. Si è appena concluso il suo secondo anno di attività come ambasciatore del Messico in Italia. Quali sono le sue valutazioni sull’attività di questo periodo?

Risposta. Posso dire che è stato un periodo molto interessante della mia vita professionale, ma l’aspetto più rilevante è il rapporto tra l’Italia e il Messico, e i dati a nostra disposizione sono molto interessanti. Lo scorso anno si è svolta la III Riunione della Commissione interministeriale bilaterale che fissa tutti gli aspetti delle relazioni di tipo economico, politico, culturale e sociale, e abbiamo adottato una dichiarazione congiunta  di alleanza strategica tra l’Italia e il Messico, firmata dai ministri degli Affari Esteri dei due Paesi, di alleanza strategica tra l’Italia e il Messico. Questo perché abbiamo rapporti veramente interessanti, di tutti i tipi e in tutti i campi. Adesso stiamo lavorando moltissimo in vista della visita del presidente del Consiglio Enrico Letta in Messico nel prossimo mese di gennaio. Sarà la prima visita di un capo di Governo italiano negli ultimi 24 anni. L’ultima fu quella di Giulio Andreotti nel 1990, mentre l’ultima di un Capo di Stato italiano fu quella del presidente Oscar Luigi Scalfaro nel 1996.

D. Per quale motivo non si sono avute più visite per tanto tempo?

R. Tutti i presidenti del Messico hanno visitato l’Italia in questi ultimi 24 anni. Ritengo perché l’Italia è stata molto concentrata in questo periodo sulla situazione nazionale ed europea. Siamo molto contenti che verrà in Messico il presidente Enrico Letta, non solo perché la visita avverrà dopo moltissimi anni, ma anche perché sarà la sua prima in un Paese latino-americano. Credo che due o tre motivi significativi spieghino perché l’Italia ha deciso di muoversi in questa direzione. Il primo è costituito dal fatto che, dopo il Brasile, il Messico è il secondo socio commerciale dell’Italia nell’America Latina; ed anche perché la nostra economia è aperta e le aziende messicane comprano e importano moltissimi prodotti italiani.

D. Quali prodotti sono più richiesti?

R. Nel mio Paese è molto apprezzato il made in Italy. Ricerchiamo la qualità dei prodotti italiani, non solo dei prodotti di lusso del settore della moda e dell’abbigliamento, ma anche dispositivi industriali, macchinari vari, utensili. Le prospettive appaiono molto interessanti se i due Paesi compissero uno sforzo per trovare ulteriori opportunità economiche. Credo sia proprio questa la ragione che spinge il presidente Letta, uomo molto intelligente che conosce l’economia internazionale, a concludere che il Messico è un Paese interessante per gli investimenti e per il commercio. In Messico operano più di mille aziende con capitale italiano, e la ragione è semplicissima: abbiamo un’economia aperta, e dei Paesi dell’Unione Europea l’Italia è il terzo socio commerciale del Messico dopo la Germania e la Spagna, la Germania per gli investimenti industriali e la Spagna per i rapporti e per i vincoli storici. È interessante il fatto che l’Italia costituisce il terzo socio commerciale, addirittura prima dell’Inghilterra e della Francia.

D. Quali sono, più in dettaglio, i rapporti con l’Italia?

R. Il Messico ha un interscambio che l’anno scorso ha registrato quasi 7 miliardi di dollari, per noi una cifra significativa che vogliamo incrementare: nell’ultimo anno noi abbiamo registrato una rilevante crescita del turismo. Abbiamo un flusso turistico tradizionale tra i 150 mila e i 200 mila italiani che visitano il Messico ogni anno, e questo è un dato interessante per i due Paesi. Le aziende messicane sono in forte crescita e abbiamo un grande interesse a lavorare con l’Europa in generale e con l’Italia in particolare; il nostro obiettivo è sviluppare operazioni in entrambi i fronti.

D. E i rapporti nel campo più propriamente politico?

R. La nostra amicizia può vedersi anche in campo politico: i due Paesi infatti condividono molte posizioni, il nostro punto di vista sui temi globali è simile a quello italiano, come sui diritti umani e la riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Con l’Italia condividiamo addirittura un’agenda di lavori, impegno che ritengo molto importante. In questi anni stiamo lavorando per l’approvazione della nuova convenzione delle Nazioni Unite sul commercio internazionale delle armi, non per proibirle ma per regolarne il commercio e per impedire quello illegale.

D. Quali sono i temi principali nel rapporto Messico-Italia?

R. Vi sono molti temi su cui i nostri due Paesi stanno lavorando nell’ambito delle Nazioni Unite, del G20, dell’Ocse; un ottimo punto di partenza è sapere che condividiamo un punto di vista simile su come deve essere amministrata l’economia internazionale. Queste sono solo alcune ragioni che determinano l’avvicinamento che abbiamo registrato nell’ultimo anno e mezzo tra l’Italia e il Messico. Ma esistono altre ragioni umane, ad esempio il fatto che il nostro presidente è giovane, ha la stessa età di Letta, e si chiama Enrico anche lui, Enrique Peña Nieto. I due sono nati lo stesso anno e sono saliti al Governo più o meno nello stesso periodo, si sono visti già in due incontri, uno al G8 in Gran Bretagna nel mese di giugno e il secondo, formale, in margine al G20 di San Pietroburgo. Credo che questa empatia tra i due abbia costituito un fattore di rilievo.

D. Qual’è la situazione dell’economia messicana in generale?

R. Il Messico è un’economia in crescita e, cosa molto importante, è un’economia aperta, abbiamo un deficit commerciale con l’Italia, e naturalmente dobbiamo vendere di più ad essa, ma questo deficit non ci preoccupa perché è il risultato delle importazioni che il Messico compie dei prodotti italiani. Importiamo moltissimo materiale per fabbricare prodotti che esportiamo in altri mercati come Stati Uniti, Canada e Sud America. Abbiamo registrato deficit commerciali con molti Paesi, ma questo non è preoccupante, l’importante è l’equilibrio in tutto il commercio con l’estero, anche perché il deficit alla fine è stato sempre azzerato con tutti i Paesi.

D. Quale apporto hanno dato le migrazioni italiane al Messico?

R. Abbiamo un rapporto storico interessantissimo tra Italia e Messico. Un esempio: la prima stamperia di libri in America è stata creata da un italiano in Messico, si chiamava Giovanni Paoli, viaggiò in Messico, anzi, verso la «nuova Spagna». A quel tempo il Messico non era ancora il Messico, era la nuova Spagna; nell’anno 1539 la nascita di quella stamperia costituì un evento straordinario dal punto di vista storico, anche perché fu la prima casa tipografica in tutta l’America. Il suo nome era proprio italiano, si chiamava «Giovanni Paoli» come il suo fondatore, che era nato a Brescia nel 1500. Come lui, altri italiani hanno contribuito a portare la cultura in Messico, un Paese nel quale per tradizione non si è registrata una forte migrazione italiana. Paoli cambiò il proprio nome in Juan Pablos per darsi un’identità spagnola, ma era bresciano. Un altro italiano che ammiro è Lorenzo Boturini, che viaggiò verso la «nuova Spagna» per 10 anni, scoprì la grande cultura dei popoli precolombiani e pubblicando poi quello che fu considerato il primo libro di questo genere, contribuì a documentare la storia del Messico antico. A Boturini è stata addirittura intitolata una strada a Città del Messico.

D. Lei è felice di stare in Italia?

R. Certamente, vi ho trovato una serie di rapporti culturali ed è interessante rivalutare la nostra relazione per gli affari, giacché stiamo lavorando con le più importanti aziende italiane come Pirelli, Techint, Fiat, Enel, Ferrero, che hanno anche impianti in Messico. Credo che con il sostegno dei Governi le aziende messicane e italiane saranno capaci di trovare molte opportunità economiche; proprio per questa ragione abbiamo stretto un accordo per creare un «Business Council».  L’Italia ha scelto i membri di questo Consiglio fra i capi di grandi aziende, ed anche il Messico ha nominato così i propri membri. Il Consiglio si riunirà durante la visita del presidente Letta nel nostro Paese, e formulerà raccomandazioni specifiche su come sviluppare maggiormente gli investimenti e i rapporti commerciali. Un esempio: l’Interjet, compagnia aerea messicana che ha registrato una crescita notevolissima negli ultimi 10 anni, ha deciso di acquistare 20 aerei dall’Alenia, del Gruppo Finmeccanica, un’operazione di grande rilievo.

D. C’è reciprocità negli investimenti tra i due Paesi e quali altri rapporti intercorrono, oltre a quelli commerciali?

R. Nei rapporti commerciali con il Messico, l’Italia è il terzo tra i Paesi dell’Unione Europea. Ma abbiamo sviluppato anche i rapporti culturali. Il Messico assicurerà una partecipazione permanente alla Biennale di Venezia, e di questo sono molto contento. L’anno prossimo avremo a Roma, nelle Scuderie del Quirinale, una grande mostra di Frida Kahlo. I due Governi stanno lavorando per promuovere la cultura messicana in Italia, e viceversa. L’Italia registra un’enorme attrazione culturale in molti Paesi, e il Messico fa parte di essi. A noi piace la cultura classica italiana, ma anche la cultura contemporanea come il design, il cinema, la musica; molti cantanti italiani hanno trovato uno sbocco nel mercato messicano. Quasi 30 mila persone nel Messico studiano costantemente l’italiano, senza nessuno scopo economico, ma solo per cultura.

D. A quanto ammonta l’interscambio commerciale tra il Messico e Italia e che cosa esporta e importa prevalentemente il suo Paese dall’Italia?

R. Ritengo che quest’anno l’interscambio supererà i 7 miliardi di dollari. Esportiamo componenti automobilistici, minerali, argento, rame, leghe, veicoli per il trasporto di persone, piombo e concentrati, pvc in forme primarie, acidi policarbossilici e grano duro. Compriamo dall’Italia laminati di acciaio inossidabile, prodotti derivati dalla raffinazione del petrolio, parti ed accessori di veicoli, medicinali, macchinari ad uso specializzato e aerei.

D. In che modo potranno svilupparsi i rapporti futuri tra Italia e Messico?

R. Insieme alla Confindustria, il Governo italiano ha deciso di compiere una missione al Sistema-Paese in Messico nell’aprile 2014. Oggi solo 3 aziende messicane lavorano in Italia: la Gruma produce farina di mais, si trova nel Veneto ed è la maggiore produttrice in campo mondiale di mais; la Mexichen produce prodotti chimici ed ha aperto uno stabilimento industriale in Emilia Romagna; infine un’altra azienda messicana ha comprato una parte di un’azienda italiana in Lombardia, operante nel settore aerospaziale.

D. In quale campo vorreste una maggiore collaborazione?

R. In campo economico di sicuro, esortiamo e consigliamo le aziende italiane e gli imprenditori italiani ad esportare ed a investire in Messico. I rapporti economici sono cresciuti significativamente negli ultimi anni, e credo che il fattore più importante di tutti sia questo avvicinamento politico.

D. Come vedono i messicani la crisi europea e italiana?

R. Penso che tutte le crisi offrono un’opportunità per cambiare e per migliorare qualcosa. L’Italia è un Paese ricchissimo di genio, idee e di improvvisazione, ma ha un problema fondamentale: ha troppa burocrazia e troppi impiegati in tutti i settori e livelli del Governo, e ha un problema di invecchiamento; e il sistema pensionistico costituisce un grave problema per i giovani, lo Stato deve erogare molte pensioni. Credo che il talento italiano riuscirà a risolvere anche le difficoltà in campo sociale. Non credo che l’Italia abbandonerà la moneta unica perché uscire dall’euro in questo momento rappresenterebbe un fattore di incertezza per la politica economica italiana. Non posso assicurare che sia stata una buona  decisione aderire alla moneta unica 15 anni fa, ma fino all’arrivo della crisi aver fatto parte dell’euro è stato conveniente.  Penso che l’Italia debba investire di più non solo nel Messico, ma in tutta l’America Latina; negli ultimi 5 anni molte aziende spagnole hanno superato la crisi perché stanno lavorando in Messico.

D. Che differenza c’è tra il costo del lavoro in Italia e nel Messico?

R. È chiaro che la manodopera in Messico è più economica, e che i nostri concorrenti sono la Cina, la Corea, l’Indonesia, il Brasile e la Turchia. Il Messico oggi è molto più competitivo, e questo è il messaggio che sottolineo sempre agli imprenditori italiani, anche perché logisticamente abbiamo una posizione strategica essendo vicini agli Stati Uniti e ai Paesi sudamericani. Ed inoltre attualmente si laureano più ingegneri che in Italia e in Germania perché abbiamo una popolazione giovane che cresce e perché il sistema universitario messicano fornisce professionisti specializzati per l’industria automobilistica e aerospaziale. È normale che l’Italia intrattenga relazioni in tutti i settori e in tutti i campi con altri Paesi, ma non è conveniente per essa ignorare l’America Latina, casa naturale di tutti gli italiani. Un aspetto è essenziale: in Messico nutriamo simpatia per l’Italia per fattori storici molto semplici, l’Italia non ha mai fatto del male al Messico e ai suoi cittadini, e abbiamo più o meno la stessa storia e la stessa cultura.

D. Come è in Messico il rapporto tra l’uomo e la donna?

R. Credo che forse questo rapporto è più avanzato in Messico rispetto all’Italia. Per esempio l’Università nazionale ha il 52 per cento di studenti donne, e in Messico vi sono più donne che uomini, ma la differenza è minima, le due componenti della popolazione quasi si eguagliano. Ma la popolazione continua e continuerà a crescere.   

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