franco chimenti: scienza e sport le due vocazioni, e la passione del golf

Da ricercatore universitario a Ordinario di Chimica Farmaceutica nell’Università Sapienza di Roma, a preside della Facoltà di Farmacia dello stesso ateneo. Da presidente della Società Sportiva di calcio Lazio nel 1986, a presidente, attualmente al terzo mandato, della Federgolf italiana, fino alla nomina, lo scorso maggio, a presidente della Coni Servizi Spa, il braccio economico operativo del Comitato Olimpico Italiano. Due universi, la scienza e il management sportivo, apparentemente molto distanti ma riuniti abilmente in una sola persona: Franco Chimenti. La Coni Servizi, strategica per lo sport italiano, ha la proprietà e la gestione dei centri di preparazione del Coni di alto livello, della Scuola Nazionale dello Sport, dell’Istituto di Medicina dello Sport, e, a Roma, dello Stadio Olimpico e del Parco del Foro Italico. L’azienda agisce, anche, come società di consulenza ed ingegneria, operando nella progettazione, sicurezza e gestione di impianti e di eventi sportivi. Franco Chimenti, che, oltre ad essere considerato da 12 anni il «dominus» del golf in Italia, nel 2009 ha perso con onore la competizione contro Gianni Petrucci per l’elezione a presidente del Coni, a febbraio 2013 è stato uno dei grandi elettori, fautore con Mario Pescante e Gianni Letta della vittoria di Giovanni Malagò, nuovo presidente del Comitato Olimpico Italiano, su Raffaele Pagnozzi.
Domanda. Come è riuscito a coniugare ottimamente scienza e sport?
Risposta. Ricordo che a metà degli anni 80, quando quasi improvvisamente diventai vicepresidente e poi presidente della Lazio, vi fu un discreto turbamento nell’Università di Roma dove insegnavo, perché non riuscivano a concepire come fosse possibile che un futuro scienziato potesse «contaminare» la propria attività con una carica sportiva. Io invece ho sempre pensato che l’abbinamento fosse giusto, direi ideale, e che l’attività di docente universitario si compenetrasse perfettamente con lo sport quale veicolo di educazione culturale. Lo dimostra oggi la mia appartenenza al golf, perché tale disciplina rappresenta il rispetto dell’etica e della cultura. Quindi sono riuscito, nel corso degli anni, a crescere nell’attività didattica, diventando alla Sapienza di Roma preside di Farmacia e, all’estero, tra i vari riconoscimenti attribuitimi, membro della prestigiosa The New York Academy of Sciences, entrando contestualmente nel Comitato Olimpico come membro di Giunta e, da presidente della Federgolf, nel Consiglio Nazionale del Coni. Fino al nuovo incarico che mi vede organizzare ed amministrare lo sport italiano accanto a Giovanni Malagò.
D. Coni Servizi è partecipata al 100 per cento dal Ministero dell’Economia. Quali differenze vi sono con il Coni?
R. Sostanzialmente rappresentiamo il fulcro indispensabile attraverso il quale il Comitato Olimpico riesce ad operare. La società fu varata dall’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, ed il nostro consiglio di amministrazione risponde direttamente all’azionista, appunto il Ministero dell’Economia che, su conforme designazione del Coni, ha scelto, oltre a me, tutto il management: Alberto Miglietta quale amministratore delegato; Giovanna Boda, Vincenzo Iaconianni, Alberto Miglietta e Francesco Parlato, consiglieri e Michele Uva direttore generale.
D. Cosa è cambiato nel Comitato Olimpico con il passaggio alla nuova gestione Malagò-Chimenti da quella del tandem Gianni Petrucci, ex presidente del Coni e del Coni Servizi, e Raffaele Pagnozzi, ex segretario generale del Coni ed ex amministratore delegato del Coni Servizi?
R. Soprattutto negli ultimi anni la lunga esperienza di Petrucci e di Pagnozzi è stata importantissima affinché il Comitato ottenesse tutti i risultati guadagnati. Noi infatti abbiamo ricevuto in eredità un Coni che sta bene. Volendo poi soffermarci sulle qualità manageriali, direi che, se Petrucci era la stabilità, Malagò rappresenta la novità, corroborata dalla stima che il mondo della politica e dell’imprenditoria gli attesta.
D. L’8 agosto scorso è stata finalmente adottata, dal ministro per gli Affari regionali e le Autonomie con delega allo Sport Graziano Delrio in concerto con i ministri dei Beni culturali e del Turismo Massimo Bray e dell’Economia Fabrizio Saccomanni, la nuova direttiva sull’Istituto per il Credito Sportivo. Che cambierà?
R. Il Comitato Olimpico è presente nel Credito Sportivo con una consistente quota, quindi il funzionamento a regime dell’Istituto per noi è basilare al fine di realizzare i tanti progetti di strutture sportive in tutta Italia. Siamo quindi in attesa che l’attuale commissariamento abbia fine e che la banca, oltre al nuovo statuto, ottenga la piena funzionalità operativa con la nomina del nuovo consiglio di amministrazione in cui entrerà anche un membro in rappresentanza del Coni. I tempi per tale adempimento sono ravvicinatissimi, grazie soprattutto all’opera del ministro con delega allo Sport Delrio.
D. Recentemente vi è stato un incontro tra i vertici del Coni e Delrio. Che impressioni ha ricavato dal nuovo ministro con delega allo Sport, dopo la breve parentesi della gestione di Josefa Idem?
R. Delrio mi ha fatto un’ottima impressione. È una persona di grande equilibrio politico che crede nello sport e che, sul piano personale, ha una famiglia numerosa dedita tutta allo sport. Mi è parso un amministratore pubblico illuminato, competente ed appassionato. Con lui potremo andare lontano e fare bene allo sport italiano.
D. Un accenno alla Commissione sulle pari opportunità da lei istituita in seno al Coni Servizi?
R. Le pari opportunità rappresentano una materia ormai imprescindibile nella società odierna, che noi, come progetto, abbiamo portato avanti in sintonia con Giovanna Boda, componente del nostro consiglio e responsabile del progetto di alfabetizzazione motoria del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca Scientifica, e già collaboratrice del Coni per lo sviluppo dello sport nelle scuole. Sono orgoglioso di questa Commissione che ho fortemente voluto e da cui mi aspetto risultati rilevanti.
D. Che cosa prevede l’accordo da lei firmato lo scorso agosto tra la Coni Servizi e il GSE, Gestore dei Servizi Energetici, società partecipata al 100 per cento dal Ministero dell’Economia?
R. È una convenzione in materia di efficienza energetica e di uso di fonti rinnovabili, che aiuterà la Coni Servizi sulla diagnosi energetica preliminare del proprio patrimonio immobiliare tra cui lo Stadio Olimpico e il Parco del Foro Italico, la consulenza e l’assistenza generale nel campo dell’efficienza energetica, l’analisi finalizzata al possibile acquisto nel mercato da parte del GSE per le sedi di interesse del Coni e lo sviluppo di un sistema di monitoraggio dei consumi elettrici.
D. L’assemblea della Lega calcio A vuole cambiare la gestione dei diritti Tv con una possibile nascita del Canale tv A. Come giudica tale progetto?
R. Dai diritti televisivi penso che il calcio ottenga proventi che gli consentono la sopravvivenza; se viene individuata una soluzione diversa e più produttiva, ben venga.
D. La proposta dell’acquisto facile dei biglietti allo stadio, avanzata da Malagò il mese scorso, ha ricevuto consensi ma anche la critica dell’Osservatorio del Viminale sulle manifestazioni sportive. Come finirà?
R. Il Viminale ha le proprie condivisibili preoccupazioni, avendo dovuto affrontare momenti drammatici riguardo ai disordini negli stadi. Noi abbiamo fiducia, e soprattutto speranza, che la situazione cambi e che la gente abbia maturato l’idea, la consapevolezza che il calcio è un gioco, un grande divertimento. Ovviamente fenomeni di violenza e di razzismo negli stadi sono assolutamente inaccettabili e tutti gli atteggiamenti fermissimi adottati per controbatterli sono stati necessari. Lo sport e i suoi sani valori sono condivisi in tutti i Paesi del mondo, perché l’azione pacificatrice insita nel messaggio sportivo talvolta riesce dove anche l’azione della stessa Onu non incide.
D. Due anni fa lei è stato eletto presidente della Federgolf Italiana, quale candidato unico con il 92,90 per cento dei voti. Lei in Italia «è» il Golf. Ci sono elementi desiderosi e soprattutto in grado di assumere, in prospettiva, la responsabilità di questo settore?
R. I miei sostenitori, che poi è il Golf italiano, si esprimono ancora con grande soddisfazione nei miei confronti. Dei giovani dovranno necessariamente esservi. Non sono uno di loro, ma credo che la mia lunga esperienza possa essere ancora utile e vantaggiosa nella gestione della Federazione.
D. In Italia, dai 190 campi da golf esistenti nel 2002, si è passati agli attuali 410, di cui almeno 137 hanno a disposizione 18 buche. Come si è potuto ottenere questo risultato?
R. La crescita non è da imputare né alla scarsa capacità di chi mi ha preceduto, né da attribuire ad una mia bravura nel campo specifico: i tempi erano maturi per lo sviluppo di questa disciplina in Italia. Nei Paesi extraeuropei, soprattutto America, Australia e Asia, il golf è lo sport più praticato, alla pari del calcio. In Italia ho voluto che si aprisse a tutti poiché era una disciplina di élite praticata solo in determinati ed esclusivi circoli. Questa idea è venuta meno. È un gioco che, anche se ha un costo, ormai è accessibile a molti, non solo ai ricchi.
D. Il trend di tesseramenti federali, con oltre 100 mila iscritti in Italia, sembra in controtendenza con la crisi in cui è immerso il Paese. Come si spiega?
R. Negli ultimi tempi abbiamo riscontrato una stasi, del tutto provvisoria, ma siamo comunque vicinissimi alle posizioni dell’anno scorso. Se avessimo seguito il trend negativo di qualche altra disciplina, avremmo dovuto perdere metà iscritti. Non è accaduto. Sono arrivati molti elementi nuovi, effetto anche del ricambio generazionale. Registriamo però segnali che la stasi stia per finire, per cui ricominceremo presto a salire.
D. Il commissario straordinario dell’Istituto per il Credito Sportivo, Paolo D’Alessio, ha recentemente dichiarato a Specchio Economico che il golf, dopo il calcio, rappresenta il loro secondo impegno. In che senso?
R. Con l’ICS stiamo realizzando molti progetti relativi alla costruzione di campi da golf. Abbiamo un rapporto molto solido di rispetto reciproco; l’Istituto fa bene ad essere vicino agli imprenditori che investono nel golf che rappresenta, una ottima opportunità da non sottovalutare.
D. Che cosa è il turismo golfistico e quali interessi comprende?
R. Se parliamo di masse, non esiste nulla che possa competere con il turismo religioso che muove grandi numeri ma non porta introiti; i pellegrini spendono solo lo stretto necessario. Il turismo golfistico è ricco e si sta diffondendo anche in Paesi africani quali Tunisia, Marocco, Egitto e in Oriente. Per questioni climatiche il golf attira molti appassionati dal Nord Europa, dove i campi sono chiusi 7 mesi all'anno, favorendo l'Italia che può permettersi i campi aperti tutto l'anno, specie nel Centrosud. Il turista-golfista che viene a giocare da noi è anche molto interessato alle bellezze del territorio, al patrimonio artistico e culturale, alle tradizioni enogastronomiche e all’artigianato. Cioè, viene in Italia e spende. Ma questo va favorito con interventi nel settore e il Ministero dello Sport questo vuole.
D. Nell’inverno 2012 la Federgolf ha stretto un accordo con le varie associazioni di ambientalisti per promuovere la riqualificazione ambientale delle periferie. Che cosa è l’«eco-golf»?
R. Vi è sempre stata una grande apprensione da parte delle varie associazioni ambientaliste nei confronti dei golfisti, bollati in passato come speculatori o usurpatori del territorio per il suo cattivo uso, per lo sperpero di acqua e l’impiego di sostanze nocive per l’ambiente. La Federazione ha imposto ai suoi associati regole certe, chiare e trasparenti sulla gestione degli impianti ed ora, dove espletiamo la nostra attività, siamo arrivati all’autoalimentazione idrica, all’uso di sostanze compatibili, al rispetto totale dell’ambiente e dell’ecologia. Questo ci ha portato allo storico accordo con tutte le associazioni ambientaliste. Abbiamo dimostrato di aver voltato pagina adottando in tutti i circoli italiani una nuova mentalità e un nuovo stile di gestione. Mi incontro, regolarmente con tutti i rappresentanti, da Angelo Bonelli dei Verdi, a Giampiero Sammuri della Federparchi, a Costanza Pratesi del Fai ed altri. È un risultato clamoroso.
D. Dopo oltre 100 anni di assenza, salvo due isolate edizioni il golf torna disciplina olimpica: sarà presente a Rio de Janeiro nei Giochi del 2016. Come si è arrivati a questo risultato?
R. La causa sono stati i campioni mondiali che, abituati alle laute remunerazioni dei prestigiosi tornei planetari, non intendevano impegnarsi per le due settimane olimpiche senza guadagnare alcunché. I maggiori sostenitori di tale atteggiamento non erano i golfisti europei ma quelli americani. Siamo riusciti, con grande lavoro delle Federazioni in tutto il mondo, a voltare pagina, facendo prevalere lo spirito etico della competizione olimpica che è sfociato in un accordo internazionale e in un regolamento che, ci ha assicurato il Cio, vedrà la partecipazione di tutti i giocatori che occupano posizioni di rilievo nel ranking. A Rio vedremo giocare i migliori, e gratis.
D. Chi farà parte della nostra squadra olimpica, oltre ai fuoriclasse Dodo e Francesco Molinari, Matteo Manassero, Diana Luna e Giulia Sergas?
R. A questi veri campioni se ne aggiungeranno altri che stanno crescendo. Presto avremo un team fortissimo, con un aumento della presenza femminile oggi minoritaria. Questo rifletterà la situazione dei campi da gioco italiani, dove si registra una sostanziale parità.
D. Come giudica la recente elezione di Thomas Bach a presidente del Cio?
R. Era il candidato sostenuto da Mario Pescante. Gli italiani l’hanno votato seguendo tale indicazione, quindi Bach ci è debitore e l’ammette. Potrebbe essere un buon punto di partenza per l’eventuale candidatura italiana ad ospitare i Giochi Olimpici del 2024.
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