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mario civetta: impegno e determinazione per l’ordine dei commercialisti

Mario Civetta, presidente  dell’Ordine  dei dottori  commercialisti e degli esperti contabili  di Roma

a cura di ROMINA CIUFFA

 

Di fresco insediamento (primo gennaio 2013) e in carica fino al 31 dicembre del 2016 è il nuovo Consiglio nominato dall’assemblea degli iscritti all’Albo dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Roma, che ha visto il successo di Mario Civetta alla presidenza, in successione a Gerardo Longobardi, e di Luigi Lucchetti, eletto vicepresidente. Gli iscritti chiamati alle urne hanno eletto anche il Collegio dei revisori, per il quadriennio 2013-2016, che vede alla presidenza Rodolfo Ciccioriccio.
In una fase estremamente delicata per l’economia del Paese e per le sorti della categoria, sottoposta a enormi sollecitazioni e a grandi mutamenti, la guida dell’Ordine territoriale dei commercialisti con il più alto numero di iscritti in Italia rappresenta un compito molto rilevante. Da subito il neo presidente Civetta ha affermato di voler intraprendere il proprio mandato non solo con una grande determinazione ma con l’impegno, del Consiglio e suo, ad ascoltare tutti i colleghi dai quali verranno spunti e suggerimenti.
Domanda. Quali sono gli impegni più stringenti del suo mandato?
Risposta. Il punto centrale, che coincide con l’impegno assunto in campagna elettorale, è quello di sviluppare i servizi per gli iscritti, primo dei quali la formazione professionale continua, uno dei temi più rilevanti dell’attività dell’Ordine anche in relazione all’obbligo formativo della categoria. L’Ordine di Roma è molto attento sia alla quantità che alla qualità dell’ offerta formativa, che è gratuita nella maggior parte dei casi. Gran parte dei corsi vengono realizzati dalle nostre Commissioni, costituite dagli iscritti e da esperti della materia. Nell’attività dei primi 6 mesi di mandato ha pesato molto il problema contingente della rappresentanza della nostra categoria, che è senza Consiglio Nazionale da diversi mesi per controversie elettorali. Tenendo conto che l’Ordine di Roma è il più numeroso d’Italia, con più di 10 mila iscritti su un totale nazionale di oltre 100 mila, abbiamo sentito la responsabilità di essere un interlocutore delle istituzioni, anche se non ne abbiamo la rappresentanza politica. In questo contesto ci siamo fatti portavoce di una serie di istanze nei confronti della Pubblica Amministrazione, come la richiesta di proroga dei versamenti relativi alle dichiarazioni dei redditi, poi accettata e fatta propria dall’Amministrazione finanziaria; abbiamo compiuto interventi sostanziali sull’antiriciclaggio, e anche su altre materie stiamo cercando di svolgere un ruolo di supplenza del nostro Consiglio Nazionale.
D. In questo collaborate con altri Ordini?
R. Abbiamo lavorato sin da subito in sinergia con gli Ordini di Milano, Torino, Firenze e Bologna, con i quali abbiamo condiviso diverse iniziative. Una molto importante è stata quella sull’antiriciclaggio e la revisione dei conti negli enti locali, altre sono in programma nei prossimi mesi.
D. I dottori commercialisti e gli esperti contabili sono senza Consiglio Nazionale da qualche mese e recente è la nomina di un nuovo commissario straordinario, Giancarlo Laurini. Cosa è accaduto?
R. Non vorrei entrare nel merito di una questione complessa. Prima i ricorsi sulle elezioni, poi il commissariamento da parte dell’allora ministro della Giustizia Paola Severino, con l’impugnazione dello stesso provvedimento ad opera della lista avversaria allo schieramento da noi sostenuto. Ad un primo ricorso di urgenza al Tar, che ha dato ragione al Ministero, hanno fatto seguito una sospensiva del Consiglio di Stato, che ha ribaltato l’esito impedendo nuove elezioni, infine la discussione nel merito al Tar, che ha dato ragione al commissariamento deciso dal Ministero. Tutto ciò blocca ancora oggi l’elezione di un nuovo Consiglio Nazionale.
D. Sono molti i cambiamenti nella regolamentazione della vostra professione, non da ultimo la recente riduzione del periodo di tirocinio per i soli commercialisti, cosa che, sia pure positiva da un lato, ha causato problemi di coordinamento con il tempo, immutato, per i revisori legali. Può spiegare la questione?
R. Per poter essere iscritti all’Albo occorre la laurea, alla quale deve seguire il tirocinio che di recente, attraverso un intervento legislativo, è stato ridotto da 36 a 18 mesi. Tale provvedimento ci ha costretti a rimodulare il percorso della nostra scuola di formazione «Aldo Sanchini», che ha una grande tradizione e che era organizzata su un tirocinio di 3 anni. Ora il termine di 18 mesi ha indotto a modificare il corso comprimendo le materie in un solo anno. Il problema del tirocinio ha portato ad ulteriori difficoltà, perché nel vuoto normativo e in assenza di un Consiglio Nazionale, risulta impossibile stipulare convenzioni con le università. Inoltre, il tirocinio triennale consentiva - se si era svolta parallelamente la pratica come revisore legale e una volta superato l’esame di Stato - l’ iscrizione sia all’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, sia al registro dei revisori legali (prima revisori contabili). Ora, mentre la pratica per i dottori commercialisti è di 18 mesi, non è stata modificata la durata di quella dei revisori legali, per la quale una normativa europea prevede 3 anni di tirocinio. Ciò penalizza i giovani che, una volta iscritti al nostro Ordine, non sanno se proseguire ancora per un altro anno e mezzo di tirocinio per diventare revisori legali e se dovranno poi affrontare un ulteriore esame.
D. Perché lasciare la pratica per i revisori a tre anni?
R. Difatti non ha senso, e bisogna trovare il sistema per equiparare le due situazioni. Tanto più se si considera che la riduzione è stata operata proprio per venire incontro alle esigenze dei giovani e al mutato contesto di formazione. Inoltre, il tirocinio di solito non è retribuito e dopo 5 anni di università svolgere altri 3 anni di pratica allontana l’inserimento nel mondo del lavoro rendendolo ancora più complicato.
D. Non si rischia di fermare l’avvio dei giovani alla professione di commercialista?
R. Forse, ma in realtà l’interesse dei giovani commercialisti dovrebbe essere quello di proseguire perché l’iscrizione al registro dei revisori legali consente di poter essere nominato sindaco di società, una delle attività rilevanti della nostra professione.
D. Come è stata regolata la situazione di coloro che erano nelle more?
R. Come sempre succede in Italia, si è creato un limbo che per un giorno ha penalizzato alcuni e avvantaggiato altri: un quadro normativo che lascia i giovani, dopo 18 mesi di tirocinio, in una situazione di totale incertezza.
D. Ma c’ è poi un lavoro per loro?
R. Questa è la parte più dolente perché sicuramente le categorie dei professionisti sono tutte in difficoltà. A Roma sono più di 10 mila gli iscritti al nostro Ordine. I nostri interlocutori sono le imprese e la loro crisi si riverbera sui professionisti che le assistono; sicuramente c’ è anche il problema della minore considerazione che ha assunto per l’impresa il lavoro ordinario del commercialista.
D. Quali sono i problemi maggiori?
R. Negli anni 80 e 90 l’attività fondamentale e preponderante del commercialista era fare il consulente fiscale delle aziende e curarne la contabilità; negli ultimi anni è cambiato molto, le tariffe si sono ridotte e gli adempimenti sono aumentati, la tecnologia ha favorito la gestione dei nostri studi ma ha generato una serie di pesanti oneri che il professionista ha difficoltà a trasferire al cliente. In sostanza il progressivo processo di informatizzazione dell’Amministrazione finanziaria ha fatto sì che una serie di oneri e di attività, prima svolte dalla Pubblica Amministrazione, siano adesso in carico ai professionisti. Se questo da un lato è un bene perché determina un aumento di lavoro per i commercialisti, dall’altro evidenzia la difficoltà del mercato a recepire il cambiamento e di fatto mette i professionisti nella condizione di dover svolgere gratuitamente una serie di attività e di adempimenti. Per fare un esempio, prima, in caso di errore, l’Amministrazione finanziaria inviava al contribuente una comunicazione a mezzo raccomandata; adesso, invece, invia una email direttamente al commercialista che può interloquire con essa. Il cliente non conosce né percepisce tali passaggi, quindi, non riconosce il valore complessivo di tutta l’attività che il professionista svolge per suo conto.
D. Non ci sono attività nuove a vantaggio del professionista?
R. La crisi economica ha determinato un incremento delle attività nell’ambito delle imprese in difficoltà, in particolare sono aumentati i concordati preventivi e fallimentari, nei quali il ruolo del commercialista è sempre più determinante. Importante è sempre e comunque l’aggiornamento professionale, bisogna investire nel sapere, essere attivi e attenti alle evoluzioni del mercato. Sicuramente non possiamo pensare di fare i commercialisti come si faceva negli anni 80.
D. Era meglio negli anni 80?
R. Inutile fare paragoni, era completamente diverso. Poi è chiaro che anche i numeri fanno la differenza: nel 1990, quando mi sono iscritto all’Ordine di Roma, i colleghi erano 3 mila, ora sono 10 mila.
D. Che programmi ha per il futuro dell’Ordine che ora rappresenta?
R. Il programma del mandato è fornire servizi, formazione, convenzioni e attività specifiche che possano dare utilità e vantaggi agli iscritti. Uno degli aspetti nuovi e importanti per la categoria, che prende avvio nel corso del nostro mandato, è l’obbligatorietà della polizza di assicurazione per la responsabilità professionale. Dall’agosto 2013 questo costituisce un ulteriore obbligo ed onere per l’iscritto che però è utile anche per la crescita e l’affidabilità del professionista. Sarà compito dell’Ordine stipulare convenzioni che possano garantire agli iscritti prezzi competitivi sulle polizze assicurative: anche questa attività normalmente sarebbe stata di competenza del nostro Consiglio Nazionale ma, in assenza di esso, ci diamo da fare. La speranza è che si eviti quello che è successo nel mondo medico dove ormai, a causa del crescente aumento dei sinistri, la polizza assicurativa è una delle voci più onerose per un professionista. Finora l’incidenza di sinistri nella nostra categoria è piuttosto bassa, e lavoreremo perché l’introduzione della polizza obbligatoria non faccia levitare i prezzi in maniera vertiginosa.
D. E sulle tariffe che cosa può dire?
R. Le tariffe sono state abolite, aprendo un ulteriore problema per la nostra categoria, come per le altre, perché viene meno la possibilità dell’Ordine di liquidare le parcelle degli iscritti per le attività svolte in costanza del nostro mandato, dal 2013 in poi. Questa è un’ulteriore penalizzazione per i nostri iscritti perché il ricorso all’Ordine poteva abbreviare l’iter del contenzioso; ora tutto questo viene meno e diventa più difficile per i colleghi incassare il credito professionale.
D. I 18 mesi di pratica in meno renderanno forse anche maggiore il numero di iscritti. Come si delinea questa professione oggi e nei prossimi anni?
R. Il numero delle richieste di iscrizioni tende a diminuire perché i giovani si rendono conto che la nostra non è più una professione in grande espansione come prima. Tra l’altro si sta verificando proprio un fenomeno inverso rispetto agli anni 80 e 90, quando si iniziava la professione con l’orgoglio di aprire da solo uno studio e di affiggere sulla porta la targa di dottore commercialista: oggi è anacronistico pensare di fare il professionista da solo e riuscire a crearsi una propria clientela. Il fenomeno cui oggi si assiste è quello del giovane che va a lavorare da un dominus e poi diventa, per una buona parte dei primi anni, quasi mono committente, perché lavora di fatto solo per conto del dominus. Sono mutate le esigenze, se prima la targa era segno di affermazione, attualmente lo studio singolo è quasi un segno di debolezza, perché, in linee generali, potrebbe non essere in grado di assicurare competenze su tutte le attività: oggi i clienti cercano maggiormente studi multidisciplinari. È normale che ci siano anche gli studi di nicchia, in una realtà grande come quella di Roma non siamo in grado di analizzare il fenomeno nel dettaglio. Ovviamente sono molti i modi in cui svolgere la professione: dallo studio che fa solo le contabilità o solo l’attività giudiziaria, ai grandi studi che fanno capo ad affermati professionisti e ad autorevoli professori universitari.
D. Le modifiche introdotte nel sistema delle dichiarazioni dei redditi hanno comportato aggravi o vantaggi per la professione?
R. Negli anni 90 si immaginava il commercialista come colui che elaborava unicamente la dichiarazione dei redditi, ruolo che in una decina di anni, con l’avvento dei 730, è scomparso a favore di altre entità, quali i Caf.
D. Questo è un bene per voi?
R. Non si può certo dire che sia un bene perché ha tolto lavoro ai commercialisti, si tratta di una consistente fetta di mercato che nel tempo si è persa. Dal punto di vista del cittadino questo cambiamento ha completamente alterato le regole del mercato: la gratuità o la modesta somma richiesta dai Caf fa considerare l’attività del commercialista a un livello inferiore. Paradossalmente la compilazione delle dichiarazioni dei redditi, un tempo attività tipica della nostra professione, è divenuto un lavoro fuori mercato, perché è difficile che si possa chiedere ai clienti un onorario adeguato. I commercialisti si occupano ancora di dichiarazioni dei redditi, ma si tratta perlopiù di clienti che hanno situazioni più complesse e che chiedono servizi più ampi.
D. Com’è la situazione della vostra Cassa?
R. Abbiamo una Cassa di previdenza nazionale che funziona bene, che ha attuato delle riforme negli ultimi anni e che ha i conti in equilibrio, essendo la nostra una professione giovane, con molti iscritti e pochi pensionati. Poiché l’aumento dei commercialisti c’ è stato negli anni 80 e 90, stiamo registrando un incremento del numero dei pensionati ma il numero degli iscritti resta ancora superiore.
D. C’è dialogo con le istituzioni?
R. L’Ordine di Roma ha costruito nel tempo un ottimo rapporto con le istituzioni a livello sia locale sia nazionale, in modo particolare con l’Agenzia delle Entrate. Con la direzione regionale del Lazio abbiamo tavoli di confronto periodici e svolgiamo iniziative di carattere culturale e non solo. Lavorare in sinergia, seppure su fronti diversi, semplifica tante situazioni e problemi che sembrano irrisolvibili. Una delle iniziative che abbiamo avviato con il passato Consiglio è stata quella di portare le istituzioni all’Ordine. In Via Petrella, a Roma, una delle sedi dei nostri uffici, abbiamo aperto una serie di sportelli utili alle attività dei commercialisti: sportelli dedicati dell’Agenzia delle Entrate, di Equitalia, dell’Inps, dove i nostri iscritti possono risolvere i problemi dei propri clienti. Un servizio molto rilevante e apprezzato dai colleghi. Sono ottimi e continui anche i rapporti con il Tribunale di Roma, con il quale abbiamo un collegamento costante sia per gli aspetti istituzionali e l’organizzazione di eventi formativi, sia per capire le difficoltà più rilevanti che i nostri iscritti devono affrontare e per favorire la loro attività professionale. Buoni altresì i rapporti con le istituzioni nazionali che, in questo primo semestre di consiliatura, sono stati ulteriormente incrementati e rafforzati a causa della mancanza di referenti a livello di Consiglio Nazionale.                                   

Tags: Settembre 2013

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