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BARTOLOMEO PESCIO: CONSUMI, AMBIENTE E NATURA FAVORITI DAI FERTILIZZANTI

Bartolomeo Pescio Assofertilizzanti

L’agricoltura attraversa, in Italia e in Europa, un momento particolarmente critico: il processo di trasformazione subito nel secondo dopoguerra ha comportato grandi mutamenti non solo dei sistemi di coltivazione, ma anche nei gusti e nelle abitudini di intere popolazioni. Ma non è finito, perché i progressi della scienza e della tecnica prospettano ulteriori e non meno profonde trasformazioni che incideranno, forse ancor più di quelle del passato, nel tessuto economico oltreché in quello sociale e culturale. L’ottenimento degli ogm, prodotti geneticamente modificati, che ha suscitato speranze, timori e polemiche, ha costituito solo una tappa nell’accelerato mutamento verificatosi negli ultimi decenni, dopo secoli o millenni di immobilismo; ma quale sarà la prossima? Tutto è incerto, tranne un dato: senza le macchine e senza la chimica l’umanità andrebbe soggetta ancora, periodicamente, a grandi carestie. E non è vero che l’urbanizzazione sottrae grandi superfici di terreno all’agricoltura; senza la chimica, ossia senza l’agricoltura moderna, occorrerebbe oggi coltivare il doppio della superficie attuale. Fa il punto sulla situazione della «nuova agricoltura» Bartolomeo Pescio, presidente Assofertilizzanti, che rappresenta le aziende operanti nel settore.

Domanda. Può delineare un quadro generale, di carattere mondiale, dell’agricoltura di oggi?

Risposta. L’agricoltura è ovviamente un’attività fondamentale, che nutre tutti. La meccanizzazione e le tecniche agricole intensive hanno fatto scomparire fenomeni frequentissimi nel passato come carestie e scarsità di cibo, o li hanno resi sempre meno frequenti per gran parte della popolazione mondiale. Questa situazione non è comune a tutti, ne sono esenti quelle aree del mondo in cui l’agricoltura non ha conosciuto lo sviluppo verificatosi nei Paesi più ricchi. Secondo i dati FAO, se non esistesse l’agricoltura moderna come la conosciamo oggi, il 48 per cento della popolazione mondiale non avrebbe di che nutrirsi. E non si tratta di una minoranza. Un esempio illuminante del risultato ottenuto dall’applicazione di tecniche agricole moderne è fornito dall’India, un continente con una popolazione vastissima, due volte quella dell’Europa: l’India non attraversa più carestie da quando, nel secondo dopoguerra, vi fu attuata la «rivoluzione verde», consistente nella diffusione della meccanizzazione e delle tecniche agricole moderne, in sintesi nel ricorso a trattamenti fitosanitari e nell’impiego di fertilizzanti, che integrano l’azione naturale del terreno.

D. I fertilizzanti sono quindi indispensabili?

R. Se non usassimo i fertilizzanti, per ottenere gli stessi quantitativi di prodotti avremmo bisogno di coltivare il doppio della superficie attualmente coltivata; quindi dovremmo sottrarre una superficie pari a quella oggi destinata ad agricoltura ad altri usi e destinazioni, in particolare sia ad ambienti naturali sia all’urbanizzazione, ed inoltre sarebbe necessario un volume notevolmente maggiore di acqua.

D. È a causa dei fertilizzanti e della conseguente minore necessità di terreni che in questo momento una grande parte delle coltivazioni vengono abbandonate e molti terreni restano incolti?

R. No, l’agricoltura in Europa sta vivendo un delicato momento di transizione dovuto ai cambiamenti sociali; alcune terre sono incolte perché presentano una bassa redditività che non consente ai loro prodotti di accedere al mercato; per superare questa difficoltà è intervenuta la Comunità europea con la Pac, ovvero con la politica agricola comunitaria, che aiuta le aziende agricole ad essere competitive nel mercato, a risolvere i problemi alimentari delle popolazioni, a salvaguardare l’ambiente, a sviluppare l’economia. Nel tempo comunque anche in Italia, mentre la produzione agricola è aumentata grazie ai fertilizzanti, l’impiego di questi è diminuito a causa di una maggiore conoscenza degli stessi, a un uso migliore, alla commercializzazione di prodotti più efficaci e anche a un’accresciuta capacità di gestirli.

D. Con il crescente ricorso ai fertilizzanti è aumentato anche il timore di una loro presunta nocività; qual è la situazione attuale?

R. I fertilizzanti sono sicuri. Quando parliamo di fertilizzanti nell’opinione pubblica questo timore è ancora diffuso, ma oltre il 95 per cento di essi sono di origine minerale; il fosforo e il potassio, in particolare, sono estratti da miniere. Perciò i materiali prelevati da aree del mondo che presentano una forte concentrazione di questi minerali vengono sparsi su altri terreni del mondo e sono utilizzati per la crescita delle piante. Viviamo immersi nell’aria, una miscela costituita in minima parte da ossigeno e in gran parte da azoto, elemento questo restituito all’ambiente anche da deiezioni umane; il fertilizzante più diffuso nel mondo è infatti l’urea. Secondo l’opinione pubblica comune, fertilizzante è anche il letame, che contiene fosforo, potassio ed altre sostanze che, dopo la digestione, tornano alla terra. Se bere un bicchiere d’acqua significa dissetarsi ma cadere in mare significa affogare, anche nel campo dei fertilizzanti occorre un uso responsabile; sono elementi presenti in natura in dimensioni massicce, e danno vita al mondo vegetale.

D. Introdotti nell’uso, non se ne può più fare a meno?

R. Il loro impiego diventa complesso ma è fondamentale. Lo sviluppo di un continente come l’Africa esige la sicurezza alimentare; senza di questa, tutti gli altri bisogni non possono neanche essere pensati. Ma non è sufficiente fornire fertilizzanti se mancano le strutture logistiche per diffonderli, per trasportare i prodotti ottenuti, per ottenere il credito destinato ad acquistare i concimi. Governi e organizzazioni di categoria cercano di risolvere tutti questi aspetti investendo congiuntamente nella logistica e acquistando i fertilizzanti tramite società di microcredito. Ma i fertilizzanti sono soltanto un primo passo, occorre disporre di tutte insieme le condizioni, comprese le conoscenze, la disponibilità della popolazione e in generale una specifica cultura in materia.

D. Quali sono le prospettive? Agricoltura tradizionale o avveniristica?

R. Gli oggetti che consumano minori risorse nel mondo sono i più ecologici, per cui la strada da percorrere è quella dell’agricoltura intensiva che consuma minori volumi di risorse, energia, terra, acqua. La maggiore e migliore produzione ottenuta con i fertilizzanti presenta un’altra serie di vantaggi. Negli ultimi decenni la durata della vita media della popolazione in Italia e in vari Paesi è aumentata di 5 o 6 anni, e gli individui ne hanno guadagnato anche in altezza e prestanza; lo stesso avviene per le piante. Una pianta sana e ben nutrita è più bella di una malnutrita; circa le proprietà organolettiche, gli studi hanno dimostrato che non è possibile distinguerla tra farine ottenute con sistemi agricoli diversi. Se i famosi pomodori olandesi non hanno sapore, dipende dalla scarsità di sole, non dalla concimazione o dal trattamento ricevuto; forse dipende anche dalla varietà che offre una resa più elevata, o dal tipo di semente.

D. Ha influito sull’uso dei fertilizzanti la crisi economica mondiale?

R. La domanda mondiale di prodotti agricoli ha registrato prima un’esplosione che ha determinato prezzi elevatissimi, quindi un crollo; ora è di nuovo in atto una forte crescita. I prezzi dei fertilizzanti sono direttamente legati alla domanda. Le tensioni esistenti oggi nel mondo determinano forti oscillazioni nei prezzi dei prodotti alimentari; inoltre, il continuo aumento della popolazione mondiale accresce il bisogno di prodotti. Secondo le attuali stime di crescita della popolazione, nel 2030 dovremmo produrre il doppio dei cereali di oggi, e per ottenere ciò serviranno più fertilizzanti, migliori macchine agricole, trattamenti e semi.

D. In quali direzioni lavora l’industria chimica?

R. Punta a trovare prodotti più efficaci a un costo minore, metodi più avanzati come colture satellitari, analisi fogliari e del terreno dirette ad ottimizzare l’impiego dei fertilizzanti, rese più alte e tutta una serie di strumenti indicanti se, dove e in quale misura occorre intervenire. Una tecnica sempre più diffusa nel mondo consiste nella fertirrigazione, ovvero nell’apporto, tramite reti di tubicini, di acqua contenente elementi nutrienti, effettivamente necessaria alla coltura. In Egitto è in grande espansione l’orticultura nel deserto, attingendo dai pozzi e somministrando per gocciolamento alle coltivazioni nelle ore notturne acqua in misura ottimale tramite ugelli a contatto con le radici, per evitare sprechi. Esistono anche strumenti con sensori ottici che «leggono» quanto un terreno è verde e misurano eventuali carenze nutrizionali comunicandole ad apparecchi dosatori.

D. In quali Paesi si usano più fertilizzanti?

R. In Giappone e in Olanda, perché in quei Paesi il terreno è più limitato e costa molto, le leggi ambientali sono molto severe, si compiono i controlli, gli agricoltori sono veri professionisti, le risorse sono usate in modo corretto e si evitano impieghi marginali di prodotti. I Paesi nei quali si usano meno sono quelli africani nei quali spesso, per concimare il terreno, si bruciano però le foreste.

D. Si andrà sempre più verso la concentrazione delle aziende agricole e la riduzione del loro numero?

R. Alcune colture richiedono sempre più una concentrazione se non degli agricoltori, dei loro interessi; di fronte a catene di supermercati molto potenti e aggressive il singolo agricoltore deve imparare anch’egli a costituire dei consorzi per difendere i prezzi dei propri prodotti e i risultati del proprio lavoro. I gestori di supermercati sanno che i pomodori maturano tutti insieme, per cui in quella settimana impongono un prezzo che i produttori devono accettare, altrimenti a chi li vendono? Se hanno la capacità di mettersi d’accordo, di negoziare in anticipo, di dosare nel tempo i quantitativi di colture da portare a maturazione, essendo in molti possono anche riuscire a bilanciare l’offerta.

D. Da che cosa dipendono i prezzi dei fertilizzanti?

R. Se il prezzo del grano è basso, il costo del fertilizzante incide poco perché è un prodotto povero, ma il gasolio, le macchine, la manodopera, i trattamenti, l’affitto del terreno, tutti insieme questi fattori hanno un costo; se questo non è coperto dalla resa, una delle prime spese da tagliare è proprio quella per i fertilizzanti. Per questo le aziende chimiche sono interessate al buon andamento di questo mercato.

D. Com’è organizzata Assofertilizzanti?

R. Raggruppa circa 50 produttori che principalmente importano dall’estero direttamente o indirettamente le materie prime necessarie, e le trasformano mescolandole o sciogliendole nell’ammoniaca per produrre i fertilizzanti. In alcuni casi li aggiungono a prodotti organici o addirittura trasformano prodotti organici in fertilizzanti. Abbiamo tre gruppi merceologici: i concimi minerali; gli organico-minerali, misti tra minerali e organici; i prodotti specialistici che in volume sono molto limitati, come per esempio il ferro in soluzione, o il magnesio o il rame, che servono in alcune colture per curare le deficienze della pianta, un po’ come gli integratori per gli esseri umani.

D. Com’è la legislazione italiana del settore?

R. In campo nazionale Assofertilizzanti fa parte di Federchimica che aderisce a Confindustria; per cui le nostre aziende sono interessate sia al mondo agricolo sia all’allevamento degli animali. Inoltre facciamo parte dell’associazione di categoria dell’Unione Europea. La legislazione italiana del settore è figlia di quella europea; sono presenti in essa alcuni aspetti, che stiamo esaminando, relativi a prodotti borderline consistenti in sostanze che non sono medicinali ma prodotti speciali per correggere le proprietà delle culture attraverso la nutrizione. E questa è una parte che vorremmo disciplinata in modo migliore.

D. Si gareggia nell’annunciare riduzioni di anidride carbonica nell’atmosfera; non ci pensano già le piante?

R. Più ce n’è, più le piante ne assorbono; quindi l’agricoltura indirettamente favorisce lo sviluppo delle foreste.

Tags: agricoltura confindustria aziende agricole giappone Gennaio 2011

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