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FABRIZIO SALVINELLI: LE NUOVE STRADE DELLA CHIRURGIA «OTORINO»

Fabrizio Salvinelli otorino Campus Biomedico

Professore ordinario di Otorinolaringoiatria e Chirurgia cervico-facciale nell’università Campus Biomedico di Roma, il prof. Fabrizio Salvinelli ha operato decine di migliaia di pazienti e migliorato molte tecniche chirurgiche; ha inoltre realizzato brevetti mondiali di nuovi strumenti atti a migliorare la diagnosi e la terapia nelle patologie otorinolaringoiatriche. Dopo la laurea in Medicina si è specializzato negli Stati Uniti, nell’università di Los Angeles, nella branca per la quale aveva più interesse relativa all’insieme degli organi del corpo umano riguardanti udito, olfatto, parola. Organi delicatissimi per la funzione che svolgono, per la posizione, la struttura, le relazioni tra loro, ad esempio tra naso e orecchie, tra queste e cervello, tra parola e udito e viceversa. Un campo vasto e complesso nel quale il prof. Salvinelli si è distinto per gli innovativi sistemi chirurgici adottati servendosi delle più recenti conquiste tecnologiche, alcune delle quali, rivoluzionarie più che innovative, egli sta praticando mentre è tuttora impegnato nella ricerca su altre, anche più avveniristiche. In questa intervista fa il punto sulla situazione dell’otorinolaringoiatria.
Domanda. Che cosa è oggi l’otorinolaringoiatria?
Risposta. Per me è la branca più affascinante della medicina. Tratta del naso, dei seni paranasali, della cavità orale, della laringe, del collo, delle ghiandole salivari, dell’orecchio e, per quanto mi riguarda, anche della base cranica laterale e frontale. Gli interventi su tale base sono i più difficili della medicina, perché in questa zona vi sono nervi cranici, carotide, giugulare e strutture cerebrali.
D. Come fa ad operare in tutti questi campi in un’era di superspecializzazione?
R. Da giovane specialista ho avuto la fortuna di lavorare a fianco di William Fitzgerald House, un uomo che ha compiuto grandi scoperte nell’otorinolaringoiatria, nel campo della lotta alla sordità. Nella storia dell’umanità è stato l’uomo che più ha fatto nella chirurgia dell’orecchio e della base cranica, e per i tumori del nervo acustico a Los Angeles ha abbassato la mortalità operatoria dal 40 a meno dell’uno per cento. Ha anche ideato l’impianto cocleare per far sentire i bambini non udenti. Lì ho appreso le tecniche chirurgiche ancora oggi ineguagliate sull’orecchio e sulla base cranica, tutte con il microscopio operatorio. Tornato in Italia, ho avuto la direzione della clinica otorinolaringoiatrica del Campus Biomedico di Roma, dove bisognava operare tutte le patologie. Era molto semplice operare in tutti gli altri campi, dopo che ero diventato pratico nella chirurgia più complessa al mondo. Avevo passato la mia giovinezza con il microscopio operatorio e da lì il passo è stato breve: l’ho utilizzato sempre, anche dove non si usa nel mondo, perché il microscopio è un compagno di viaggio di chi pratica la chirurgia dell’orecchio e dei pochi che praticano quella della base cranica, ma non degli otorinolaringoiatri che operano negli altri campi. Io invece ho portato le tecniche microchirurgiche nella chirurgia di tutti i campi della specialità, non solo orecchio e base cranica ma anche naso, seni paranasali, ghiandole salivari, laringe e così via. La chirurgia è così molto più accurata; le strutture nervose, in specie nei tumori e nelle patologie più gravi, sono più precisamente conservate, la guarigione è più rapida. Da un medico che sa trattare tutti i campi otorinolaringoiatrici il paziente può avere il miglior consiglio. Ad esempio, molto spesso le patologie dell’orecchio derivano dal naso o quelle della laringe dalla respirazione. Come in tutti i campi della vita, si deve sempre risalire alle cause, non fermarsi agli effetti. Se l’acqua penetra in casa, prima si deve chiudere il rubinetto, poi asciugare.
D. Che cosa fa l’otorinolaringoiatria per il naso?
R. Se una persona ha una deviazione del setto nasale o un’ipertrofia della mucosa laterale del naso, i turbinati, respira male. Con un intervento di mezz’ora si ripristina per sempre la corretta respirazione nasale. Significa ossigenarsi meglio, essere più attivi durante il giorno, recuperare meglio le energie con il riposo notturno. In particolare, a differenza delle tecniche che incidono e scollano i tessuti interni del naso bilateralmente, grazie al microscopio io eseguo uno scollamento sempre e solo monolaterale, con risultati migliori e trauma chirurgico minore. I pazienti vanno a casa il giorno dopo e al primo controllo, dopo quattro giorni, quando si rimuovono le spugne di medicazione, respireranno bene e per tutta la vita. In alcuni casi l’intervento si può fare in anestesia locale, con radiofrequenze e, dall’ingresso alla dimissione, passano non più di tre ore. Si va a casa senza tamponi nel naso e si è subito guariti.
D. Le sinusiti colpiscono i seni paranasali; cosa si può fare per essi?
R. Le sinusiti vengono curate con terapia medica. In molti casi tuttavia è necessario un ripristino della corretta respirazione nasale per areare le cavità sinusali. Nel caso di poliposi sinusale si ha la crescita, su base genetica, di una mucosa infiammata e degenerata che occupa progressivamente tutte le cavità nasali e paranasali. Va operata e anche qui siamo gli unici a farlo con tecnica microchirurgica, associata alle tecniche endoscopiche di uso invece diffuso. Questo migliora di molto i risultati e riduce i rischi operatori. Su più di mille interventi non abbiamo registrato alcuna complicazione ma grandi risultati funzionali. I pazienti vanno a casa il giorno dopo, praticano una medicazione dopo quattro giorni e sono guariti.
D. Avete realizzato un apparecchio unico al mondo per la valutazione della capacità respiratoria; di che si tratta?
R. Insieme ai nostri bioingegneri abbiamo realizzato un apparecchio che abbiamo chiamato videorinoigrometro (VHR), oggetto di un brevetto mondiale del 2012. La persona appoggia il mento su una lastra refrigerata e respira normalmente con il naso. Il vapore si deposita sulla lastra e una webcam registra mentre un computer con funzioni matematiche elabora i dati e definisce i valori normali e patologici. Oggi questo esame si esegue monolateralmente tappando il naso, è fastidioso, nessun bambino se lo fa fare. Il nostro sistema invece non è fastidioso e valuta per tutto il tempo desiderato, anche per minuti, la respirazione nelle condizioni naturali.
D. A che punto si è giunti nelle patologie della laringe?
R. Nella gola delle persone che usano molto la voce possono formarsi noduli o polipi cordali, che si manifestano con un abbassamento continuo della voce. Nei fumatori e nei soggetti predisposti si possono formare lesioni maligne. Tutte le patologie laringee benigne possono essere trattate per via endoscopica microscopica e risolte con una dimissione il giorno stesso. Le patologie maligne possono essere operate precocemente per via microscopica e con il laser operatorio. In questo modo non risultano segni visibili all’esterno. Nelle patologie più avanzate gli interventi sono più demolitivi. Invito tutti a sottoporsi a visita specialistica ai primi sintomi di una o più delle tre D che compongono la patologia laringea: disfonia, o abbassamento di voce; disfagia o deglutizione dolorosa; dispnea, o difficoltà alla respirazione.
D. Cosa si fa oggi nei bambini con problemi alle adenoidi e alle tonsille?
R. Bisogna controllarli nel delicato periodo della crescita. In passato si eseguivano troppi interventi, oggi è il contrario. I bambini con ipertrofia delle adenoidi respirano a bocca aperta, a volte russano la notte, e spesso hanno otiti. Vanno trattati con terapia medica. Quando questa risulti inefficace, la terapia chirurgica ripristina la corretta respirazione ed evita deformazioni del palato, della dentatura, del mento, tipiche dei bambini che respirano dalla bocca. L’aria nell’infanzia modella il palato, per questo deve correttamente passare dal naso. Per le tonsille, quando si verificano tonsilliti con placche, vanno eseguite una diagnosi corretta e una terapia medica specifica. Se questa è inefficace, le tonsilliti si ripresentano nel tempo, con placche orali, mal di gola e febbre. I batteri che le causano risultano in questi casi resistenti perché si formano intorno ad essi biofilm che li proteggono impedendo agli antibiotici di penetrare in maniera efficace. La ripetizione di tonsilliti provoca tossine che colpiscono cuore, muscoli, reni, articolazioni, con gravi danni. Prima che questo avvenga, è necessario il trattamento chirurgico.
D. Che si fa nelle patologie delle ghiandole salivari?
R. Patologie infiammatorie come scialo-adeniti o calcoli della ghiandola parotide, sottomandibolare o sottolinguale, si manifestano con dolore intenso nella masticazione. La terapia è medica. Nei casi di ostruzioni da grossi calcoli questi vanno asportati chirurgicamente. I tumori delle ghiandole salivari devono essere operati e, nel caso della parotide, c’è il rischio di danni al nervo facciale. Rischio che con la nostra tecnica microchirurgica è molto minore rispetto alle tecniche utilizzate oggi.
D. Per i tumori della testa e del collo?
R. Se presi in tempo, oggi possiamo trattare tutti i tumori della testa e del collo e guarirli con terapia integrata: chirurgica, radioterapica e chemioterapica. Ancora una volta consiglio una visita ai primi sintomi.
D. Lei è molto conosciuto per la chirurgia dell’orecchio e della base cranica laterale. In che consiste?
R. Ripristiniamo la funzione dell’udito compromessa da una malattia. Nelle otiti croniche, con infezione recidivante e perforazione timpanica e a volte erosione degli ossicini, martello, incudine e staffa, bonifichiamo l’infezione e con timpanoplastica ricostruiamo il timpano con la fascia di un muscolo che si trova sopra l’orecchio del paziente, gli ossicini con osso prelevato dietro l’orecchio. Il paziente torna a casa il giorno dopo, guarito. Nelle gravi infezioni in atto da anni a volte è necessario un secondo intervento entro un anno per completare la ricostruzione.
D. Che cosa è l’otosclerosi?
R. Noi udiamo perché il suono viaggia nell’aria, viene captato dal padiglione auricolare, entra nel condotto, fa vibrare il timpano che è collegato a tre ossicini, martello, incudine e staffa. Quest’ultimo affonda nei liquidi dell’orecchio interno e stimola le cellule uditive a ad inviare, tramite il nervo acustico, il suono al cervello. Nell’otosclerosi la persona sente progressivamente meno bilateralmente. La causa è la crescita, per ragioni genetiche, di osso malato che causa un blocco progressivo di uno dei tre ossicini dell’orecchio, la staffa. In anestesia locale, con la persona sveglia e collaborante, solleviamo il timpano, sostituiamo la staffa con una microprotesi della grandezza di una formica e il paziente riprende immediatamente a udire. Il recupero dura per tutta la vita.
D. A quali età colpisce l’otosclerosi?
R. Da 20 anni in poi. Con le nostre tecniche si può essere operati in ogni età. Contiamo la più grande casistica europea sugli anziani: abbiamo operato 60 persone tra 75 e 86 anni e tutti con buoni risultati. Se questi anziani sono stati operati in anestesia locale e dimessi il giorno dopo, vuol dire che tutti possono essere sottoposti a questo intervento.
D. In che consiste la tecnica per ridare l’udito a pazienti che decenni prima avevano subito un intervento demolitivo dell’orecchio per gravi infezioni?
R. Quello demolitivo è un intervento radicale che ancora oggi viene eseguito nelle gravi infezioni che non consentono una timpanoplastica ricostruttiva; resta loro una grave perdita uditiva. Con la cartilagine e l’osso dei pazienti abbiamo messo a punto una tecnica ricostruttiva, in controllo microscopico, di tutto l’apparato di trasmissione. Lo scorso mese ho operato, in anestesia locale, un paziente cieco di 65 anni, che aveva subito a 20 anni un intervento radicale; ha recuperato parte dell’udito.
D. Che cosa è il neurinoma del nervo acustico?
R. Una patologia rara ma pericolosa, un tumore benigno che si sviluppa dal nervo acustico e cresce in una posizione estremamente delicata, tra cervelletto e tronco encefalico. Si manifesta con perdita dell’udito dal lato colpito e vertigini; crescendo può dare complicanze mortali. L’operiamo con una tecnica particolare e sicura, che minimizza i rischi per il paziente che entro una settimana torna a casa guarito.
D. Che cosa si può fare per chi soffre di vertigini?
R. Se è la malattia di Ménière, si manifesta con abbassamento di udito monolaterale, senso di pressione e fischi nell’orecchio colpito e vertigine rotatoria grave, spesso con nausea e vomito. La crisi può durare minuti, ore o giorni. Inizialmente la terapia è medica, raramente però è risolutiva. È dovuta all’accumulo di liquidi nelle membrane dell’orecchio interno per una disfunzione della pompa sodio-potassio; un centesimo di una goccia, ma sufficiente a scatenare la vertigine e a danneggiare progressivamente l’udito in maniera irrecuperabile.
D. Va tolto il liquido in eccesso?
R. Pratichiamo un intervento chirurgico senza rischi, lo «shunt endolinfatico secondo Salvinelli». Con tecniche microchirurgiche troviamo le strutture del sacco e del dotto endolinfatico, sulle meningi, inseriamo una microscopica lamina di silicone in una piccola incisione del sacco e decomprimiamo con una tecnica personale il dotto endolinfatico. L’accumulo di liquido che provocherebbe la grave crisi vertiginosa viene drenato nei tessuti e la crisi evitata. Una tecnica complessa ed efficace: la persona va a casa dopo due soli giorni.
D. Che fare nei bambini con grave perdita uditiva?
R. Se nati con grave deficit uditivo, perdono la capacità di apprendere, diventano anche muti perché non odono e non sanno formulare le parole; ove possibile, la terapia è protesica, con protesi acustiche, in casi di perdita uditiva molto grave, bilaterale, si deve inserire un impianto cocleare, una protesi di due parti: una esterna e una interna, questa applicata chirurgicamente. La prima riceve il suono e l’invia alla seconda che stimola il nervo acustico a trasmetterlo al cervello. La persona completamente sorda riprende a udire.
D. Lei è stato premiato nel 2010 alla New York university per il nuovo impianto cocleare?
R. La protesi esterna è visibile e richiede il cambio di batterie; con il Campus Biomedico di Roma stiamo studiando un sistema cocleare non visibile dall’esterno e autoricaricabile con il movimento. Il risultato è ancora lontano ma l’obiettivo è nobile: ridare l’udito a questi bambini eliminando segni esterni visibili.

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