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GIORGIO BENVENUTO: UNIGIOCO, PER IL BENESSERE DELLA SOCIETÀ E PER LE FINANZE PUBBLICHE

Segretario generale del ministero delle Finanze e docente nel Corso superiore della scuola di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Roma, Giorgio Benvenuto ha una storia sindacale e politica esemplare in quanto caratterizzata dalla continua difesa degli interessi dei lavoratori, dei consumatori e della società in generale. Nato a Gaeta e laureato in Giurisprudenza alla Sapienza di Roma, nel sindacato è stato per molti anni segretario generale della Uil; nella politica è stato Segretario del Psi, di Alleanza democratica e dell’Unione dei democratici, co-fondatore dei Democratici di Sinistra, presidente della direzione nazionale DS. In Parlamento, eletto alla Camera dei Deputati, nella XIII legislatura, è stato presidente della VI Commissione permanente Finanze e componente della Commissione bicamerale dei 30 in materia di attuazione della riforma fiscale. Nella XIV legislatura, rieletto alla Camera è stato capogruppo dei Democratici di Sinistra-L’Ulivo nella Commissione Finanze. Eletto al Senato nella XV legislatura, ha presieduto la VI Commissione permanente Finanze e Tesoro. Recentemente ha assunto la presidenza di un’altra impegnativa iniziativa, la Fondazione Unigioco, nella quale continuare l’azione a difesa del benessere e degli interessi della società, dei giovani in particolare e delle finanze pubbliche.

Domanda. Che cosa è Unigioco e perché è nata?
Risposta. Si tratta di una fondazione che analizza il fenomeno rappresentato dal gioco, e della quale da tempo si avvertiva l’esigenza perché l’Italia è tuttora un Paese singolare nel quale, per una sorta di ipocrisia o di perbenismo di facciata, il gioco viene considerato come qualcosa che si deve fare, ma non si deve dire. Abbiamo pensato, pertanto, di affrontarla questa realtà da un punto di vista scientifico, di conoscere più a fondo questo mondo che rappresenta un’attività ragguardevole: il fatturato dei Monopoli di Stato è superiore, infatti, a quello della Telecom. Si tratta di un fenomeno di grandi dimensioni, che ha modificato le abitudini degli italiani e che è in crescita. Il Paese ha dovuto adeguarsi a questo profondo cambiamento di gusti, costumi, tecnologie. Un tempo la vita scorreva più lentamente il gioco del lotto affondava le proprie radici nella storia, era come lo ricordano i film di Totò, con la cabala, l’estrazione settimanale, le pagine dei giornali sui numeri ritardatari, i sogni o gli avvenimenti dai quali si traevano i numeri da giocare. Oltre al lotto c’erano le lotterie, alcune famose come quelle di Tripoli, Merano, Agnano, Monza; poi sono venute le schedine della Sisal e del totocalcio, giochi cui si partecipava e che si svolgevano con un ritmo metodico. L’estrazione del lotto si svolgeva una volta alla settimana, i giornali del pomeriggio l’aspettavano per venire stampati, i numeri erano estratti da un bambino bendato affiancato da tre signori e alla presenza di un finanziere. Poi arrivò la lotteria di Capodanno, che ebbe un grande successo per l’abbinamento con l’omonima trasmissione televisiva.

D. Qual è la nuova realtà?
R. Negli ultimi 15 anni quei giochi sono entrati in crisi, il lotto da settimanale è diventato trisettimanale e quindi, con i nuovi sistemi tecnologici, istantaneo, ad estrazione immediata. Le lotterie hanno perso il loro fascino, perché intercorre troppo tempo tra l’acquisto del biglietto e l’estrazione; la lotteria di Capodanno abbinata allo spettacolo televisivo non attrae più, il totocalcio è stato messo in crisi dal moltiplicarsi nei giorni feriali degli incontri sportivi che si svolgono la sera, la mattina, il giorno dopo. Prima era tutto regolato e scadenzato. Sono cambiati i gusti, gli italiani privilegiano i giochi nei quali possono sapere subito se hanno vinto; c’è stato un cambiamento radicale. Il «gratta e vinci» ha registrato un immediato successo perché si conosce subito se si è vinto o perso.

D. Quali sono i nuovi giochi?
R. Oggi le scommesse in generale tendono a occupare il posto dei giochi in auge nei decenni trascorsi, soppiantando quasi la schedina del totocalcio, perché la tecnologia consente di scommettere su ogni cosa, su chi vince e su chi perde, sul risultato del primo tempo di una gara o su quello del secondo. Inoltre sono entrate nel nostro Paese le slot machines grazie alle quali si vince immediatamente e individualmente. Non solo: mentre prima la gestione del gioco era molto burocratica, adesso l’Amministrazione dei Monopoli è dinamica, offre spesso nuovi giochi, presenta un’offerta ricca e varia. Sono state ideate nuove formule, alcune anche fantasiose come quella che mette in palio un vitalizio, chiamata «Win for life» ossia «vinci per la vita»; oppure il «10 e lotto», che offre tanti modi per giocare e per vincere. Si tratta di giochi che presentano tutti qualche elemento di novità. Il fenomeno si sta dilatando e si sviluppa un’offerta che tiene conto dei gusti correnti, ma soprattutto del desiderio dei giocatori di conoscere subito il risultato, in maniera non diversa da quanto avviene in altre attività e in altri settori della vita.

D. In questo vario panorama come deve muoversi la fondazione da lei presieduta?
R. La fondazione è stata istituita per studiare anche da un punto di vista scientifico il fenomeno, per individuarne i rischi e le opportunità, per verificare la fondatezza di alcuni luoghi comuni, ad esempio la credenza che le giocate aumentino in tempo di crisi perché molta gente ritiene di risolvere, tramite esse, i propri problemi. La verità non è proprio questa, nonostante le difficoltà economiche, molti giocano grazie alla facilità, alla capacità e all’abbondanza dell’offerta, e perché il gioco si svolge in forma più trasparente e viene proposto ovunque. Un tempo occorreva recarsi in una ricevitoria, adesso basta andare al bar o all’edicola. E più la gente gioca, più l’offerta deve rinnovarsi e trovare nuove formule. In prospettiva l’industria del gioco, se così può chiamarsi, è destinata ad aumentare in Italia perché questa registra una propensione per il gioco inferiore a quella esistente in Inghilterra, Francia, Spagna e Germania.

D. Sono scomparse le tombole?
R. Tombola e bingo da noi piacciono poco mentre in Spagna hanno molto successo. All’epoca si riteneva che agli italiani non piacessero le scommesse, e che fossero destinate a restare clandestine; ora invece questo settore si sta sviluppando notevolmente, e bisognerà vedere che cosa avverrà.

D. Che fare con i giochi illegali?
R. Occorre lottare contro tali illegalità; sotto la direzione prima di Giorgio Tino poi di Raffaele Ferrara, L’amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato ha ottenuto risultati molto soddisfacenti. L’illegalità era molto diffusa, in particolare quella legata a videopoker, slot machines, scommesse in genere. Se le scommesse legali sono in aumento, deriva anche dalla lotta a quelle illegali. I Monopoli di Stato si sono rinnovati non solo nell’immagine ma anche nell’inventiva, nella capacità di innovare i prodotti, nella mobilitazione contro l’illegalità, ottenendo significativi successi. Esistono ancora aree critiche nell’Italia meridionale, soprattutto nel settore delle slot machine; l’amministrazione ha compiuto una serie di interventi, introdotto innovazioni tecnologiche; grazie a sistemi informatici ogni slot machine, ad esempio, è direttamente collegata e controllata da Sogei. Ma soprattutto sono state adottate decisioni coraggiose e intelligenti, per far tornare ai giocatori il 65 per cento dell’importo da loro complessivamente giocato; lo Stato e i concessionari dei giochi non sono stati avari nei riguardi dei giocatori. Insomma è stata seguita una politica nuova: il «gratta e vinci» ha avuto molto successo perché consente di vincere poco, è vero, ma spesso. Dal punto di vista psicologico questo fattore è determinante.

D. Quali proposte avanza la Fondazione per combattere il gioco clandestino?
R. Intende contribuire alla lotta contro l’illegalità e a far emergere il gioco clandestino con valutazioni e suggerimenti e con la creazione di un clima di sicurezza e trasparenza. Questa è la strada che si deve ancora percorrere in Italia. Altri campi di azione riguardano i minori e la ludopatia, ossia la mania di giocare, l’assuefazione al gioco di cui non va sottovalutato il rischio. Sono aspetti da affrontare nella ricerca di soluzioni, ad esempio la collaborazione con i gestori; secondo uno studio Eurispes, chi vende «gratta e vinci» non sempre si pone il problema dell’età dell’acquirente; e spesso non c’è nessuna attenzione perché manca una cultura in proposito. Non c’è da scandalizzarsi né da irritarsi, perché se il numero dei giocatori cresce, aumentano anche i rischi connessi.

D. Avete i mezzi e le competenze per svolgere queste attività e presentare proposte?
R. Intendiamo studiare questi fenomeni con l’ausilio della scienza, affrontare questi problemi anche da un punto di vista scientifico, organizzare corsi; a tal fine la fondazione prevede rapporti con le università e con il mondo dell’informazione. Di questi problemi non può farsi carico solo l’Amministrazione dei Monopoli e, se vogliamo che il gioco sia veramente un’attività ludica, una forma di distrazione, è bene evitare le solite affermazioni pseudo-moralistiche secondo le quali porta alla rovina.

D. È adeguata la tassazione applicata alle vincite?
R. Nel nostro sistema fiscale esistono in merito alcune contraddizioni per cui occorre individuare dei meccanismi che consentano una tassazione più equilibrata. Per esempio, sulle vincite al super enalotto non si pagano imposte, sul lotto invece sì. È necessario adottare un trattamento omogeneo basato su una politica fiscale intelligente; affinare sempre più i sistemi tecnologici che danno risultati straordinari; stabilire tempi e orari per le giocate per far conoscere quasi immediatamente i risultati. Le tecnologie consentono non solo trasparenza e rapidità, ma anche il controllo delle scommesse e la riduzione delle illegalità.

D. Un anno scorso il primo premio della lotteria Italia di Capodanno non è stato ritirato; che fare delle somme vinte ma non incassate?
R. Quella somma è stata destinata ad aumentare il monte-premi di quest’anno. Poiché il caso si ripete spesso per le vincite minori, la fondazione si propone di individuare destinazioni di tali fondi più utili alla collettività. In passato l’allora ministro dei Beni culturali Walter Veltroni ottenne l’istituzione di una seconda estrazione settimanale del Lotto per finanziare i grandi restauri del proprio ministero; il «gratta e vinci» fu introdotto nel 1993 quando era ministro del Lavoro Gino Giugni, per reperire 240 miliardi di lire dell’epoca da destinare a interventi in favore dell’occupazione. Poiché per i prossimi 3-4 anni si prevede una crescita esponenziale delle entrate, bisognerebbe deciderne sin d’ora le destinazioni per evitare che finiscano in maniera anonima a far quadrare i conti dello Stato. Esistono settori maggiormente bisognosi di finanziamenti, come la ricerca scientifica, i beni culturali, la salute, eventi naturali come il terremoto d’Abruzzo. A questa regione è stato destinato l’introito di un «gratta e vinci» ma, poiché questo gioco prevede un minor aggio a favore dei distributori, non ha ottenuto un grande successo. Per l’Abruzzo è stata anche istituita la lotteria «Vinci per la vita» con un premio consistente in una rendita vitalizia di 4 mila euro al mese al netto delle tasse, per venti anni; è stata un’iniziativa intelligente per affrontare un’emergenza.

D. Il successo dei giochi dipende anche dalla fantasia degli autori?
R. Occorre in effetti una gestione attiva, attenta, sensibile verso la grande attualità, pronta a far crescere l’offerta di giochi. La Fondazione Unigioco può elaborare proposte in tal senso, destinate ad aumentare l’utilità e a migliorare la funzione sociale di questa attività ludica. Occorre tener presente che l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, solitamente rigida, attualmente è invece molto sensibile verso le nuove esigenze. Considerato che l’Agenzia delle Entrate e quelle del Territorio e delle Dogane si muovono con grande scioltezza e con risultati soddisfacenti, si potrebbe istituire quell’agenzia dei giochi la cui nascita era prevista per l’inizio del 2008 ma che fu rinviata. Il giocatore preferisce il risultato istantaneo, l’agenzia potrebbe muoversi più rapidamente superando problemi e difficoltà nei rapporti con la Corte dei Conti, il Tar, il Consiglio di Stato ecc. La sua realizzazione appare quindi ormai più che mai necessaria. Abbiamo anche visto che, quando l’amministrazione finanziaria è stata modernizzata con l’istituzione di Equitalia, ha cominciato a funzionare meglio.

D. Quale sarà una delle prime proposte della fondazione?
R. I Monopoli di Stato si avvalgono di personale, funzionari e dirigenti competenti ed esperti, però bisogna dar loro anche la possibilità di operare dotandoli di una struttura moderna. Oggi esistono sistemi che compiono serie di operazioni in tempo reale, perché il giocatore vuole conoscere subito se ha vinto; e che aiutano a prevenire le azioni della malavita, che dispone anch’essa di una grande fantasia; occorre inoltre, molta vigilanza su internet per ridurre i rischi indotti dalla globalizzazione.

 

Costituita nel novembre 2009 per approfondire la comprensione del fenomeno del gioco nei suoi aspetti sociali, culturali, economici e politici, Unigioco-Fondazione per il Gioco è un’associazione senza scopo di lucro che ha lo scopo di elaborare proposte dirette a contrastare gli aspetti illegali e patologici del settore. Unigioco si avvarrà del supporto di soggetti e figure collegate con il settore del gioco pubblico e della collaborazione con autorità e organi competenti, università, enti, istituti culturali. Al comitato scientifico hanno aderito: l’Osservatorio internazionale sul gioco dell’Università di Salerno; il Centro studi sulle ludopatie del prof. Gioacchino Lavanco, che svolge azione di tutela delle forme ludiche di gioco e di contrasto delle forme patologiche; il Centro studio sulla legislazione europea del prof. Ruggiero Cafari Panìco; il Centro studio sulla fiscalità del prof. Giuliano Tabet; l’associazione Primo Consumo, per la tutela di cittadini e consumatori; l’associazione Fiaba per le relazioni tra gioco e disabilità; Eurispes; l’ente Formazione Giovani, per la divulgazione e valorizzazione del settore mediante conferenze e spettacoli nelle scuole. La Fondazione Unigioco svolge le proprie attività in condizioni di indipendenza e autonomia grazie a donazioni private e a contributi di imprese.

Tags: Giorgio Benvenuto fondazioni dipendenze Febbraio 2010 giochi e scommesse

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