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HABIB ACHOUR: TUNISIA, PAESE IDEALE PER GLI INVESTIMENTI ITALIANI

HABIB ACHOUR ambasciatore Tunisia a Roma

Quasi ogni giorno gli italiani ricevono il bollettino degli effetti della crisi economica in atto, registratisi nei Paesi dell’Unione Europea, in Usa e perfino in Cina; poco o nulla si sa di quanto avviene in altri Paesi, non solo vicinissimi geograficamente ma con i quali abbiamo notevoli relazioni per volume di scambi commerciali, investimenti finanziari, interessi turistici e culturali. Che cosa avviene ad esempio sulla sponda nord del Mediterraneo, in primo luogo in Tunisia, che è uno dei maggiori partner dell’Italia nei settori dell’import-export? Lo spiega in questa intervista Habib Achour, ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica Tunisina presso il Governo italiano. In Italia dal marzo 2009, Habib Achour è nato a Le Bardo presso Tunisi, e ha conseguito il dottorato in Diritto nell’Università di Tolosa. Oltre ad essere avvocato cassazionista, ha svolto un’intensa attività politica e associativa: membro del Raggruppamento costituzionale democratico di Khaznadar-Essaidi a Le Bardo, del direttivo dell’Associazione dei Giovani Avvocati, del Foro degli Avvocati del RCD; ha partecipato alla fondazione dell’Associazione per i Diritti dell’Infanzia, è stato vicepresidente del Consiglio comunale di Le Bardo, presidente dell’Associazione per le Vittime del Terrorismo, membro supplente della Sotto-Commissione dei Diritti dell’Uomo dell’Onu di Ginevra, componente della Camera dei Consiglieri (Senato); è intervenuto a manifestazioni, congressi e assemblee internazionali. È Cavaliere dell’Ordine della Repubblica.

Domanda. Com’è stata affrontata in Tunisia la crisi economica? Quali i principali effetti e la situazione attuale?
Risposta. Gli attenti osservatori della realtà tunisina considerano che questa crisi, che ha fatto vacillare le economie più aperte, non ha avuto effetti rilevanti sull’economia tunisina. A riprova, ne è la crescita del 3,1 per cento nel 2009. Infatti, da parte sua, la Tunisia ha prontamente valutato la portata di questa crisi fin dai primi segnali precursori. Già nel dicembre 2008, nell’ambito di una strategia a garanzia della stabilità delle imprese, in particolare di quelle esportatrici, sono state adottate decisioni presidenziali per affrontare le conseguenze della crisi finanziaria ed economica. Pertanto nel contesto della crisi mondiale l’economia tunisina ha realizzato, grazie a solidi fondamenti e sane politiche via via applicate, dei buoni risultati e delle prospettive di crescita favorevoli. Nonostante i segnali di ripresa in atto su scala mondiale, la Tunisia continua ad essere molto attenta all’evoluzione della situazione.

D. Quali misure ha adottato il Governo tunisino per combattere la crisi?
R. Già dai primi segnali di crisi è stato attivato, nell’ambito di una coerente strategia nazionale, un nucleo di sorveglianza per fronteggiarne le ricadute e tutelare gli equilibri interni ed esterni del nostro Paese. Questa prudente politica finanziaria ha permesso alla Tunisia di proteggere posti di lavoro e di proseguire negli investimenti e ha permesso di rafforzare la reputazione della Tunisia come polo di attrazione dei capitali esteri. Oltre al fattore fiscale, importante elemento delle disposizioni prese, lo Stato si è impegnato ad assumersi il 50 per cento del contributo patronale in regime di previdenza sociale durante il periodo di flessione dell’attività dell’impresa o durante il periodo di cassa integrazione dei lavoratori, per via della riduzione dell’attività dell’impresa sui mercati esteri. Una prima valutazione dei dati ha dimostrato che non meno di 206 imprese hanno potuto beneficiare di queste misure, salvaguardando circa 46 mila posti di lavoro. Grazie a molteplici iniziative, la Tunisia ha potuto mantenere un buon ritmo di crescita, mobilitare nuovi investimenti esteri diretti (IED) e persistere nelle sue prestazioni in materia di competitività. Il nostro obiettivo per il 2010 è quello di arrivare a una crescita del 4-5 per cento prima di ritornare, per il 2011, a un andamento di crescita pari al 6 per cento degli anni precedenti.

D. Qual’è la situazione dell’import-export? Quali sono i prodotti chiave? E qual’è la posizione dell’Italia nelle importazioni ed esportazioni?
R. Nel 2009, il tasso di copertura della bilancia commerciale tunisina ha raggiunto il 75,8 per cento con un volume di importazioni pari a 25.692,4 milioni di dinari tunisini, e di esportazioni pari a circa 19.469,2 milioni di dinari tunisini. Da parte loro, gli scambi commerciali tuniso-italiani hanno registrato un miglioramento di 3,6 punti per quanto riguarda il tasso di copertura, e una riduzione di tasso di deficit commerciale da parte tunisina. Le esportazioni tunisine hanno effettivamente raggiunto, nel corso di quest’anno, 4.095 milioni di dinari tunisini, e 4.209 milioni di dinari per le importazioni provenienti dall’Italia. Da segnalare che l’Italia ha mantenuto la propria posizione di secondo partner commerciale della Tunisia. I settori chiave tra i due Paesi restano l’agro-alimentare, il tessile-abbigliamento, i pellami e calzature, i prodotti petroliferi e gli IME.

D. Qual’è la situazione degli investimenti stranieri in Tunisia?
R. Negli ultimi anni si è assistito a una forte crescita degli investimenti diretti esteri che sono passati da 402,9 milioni di dinari nel 1997 a 2,4 miliardi nel 2009. L’Unione Europea, in particolare Francia, Italia, Germania, Gran Bretagna, Paesi Bassi, seguita da Paesi Arabi e Usa, sono i principali Paesi investitori. Al 2009 più di 3.070 società estere hanno scelto la Tunisia; 2.300 sono totalmente esportatrici e 2.400 sono nell’industria. Il numero è destinato a crescere nel corso dei prossimi anni. Grandi gruppi societari hanno allargato la presenza nel nostro Paese e moltiplicato le unità di produzione negli ultimi 5 anni. In particolare l’investimento estero nelle industrie manifatturiere è progredito nel 2009 del 20,3 per cento per raggiungere 771,6 milioni di dinari contro i 641 milioni del 2008 anche per l’aumento degli investimenti nelle industrie elettriche e meccaniche, nel tessile, nelle materie plastiche.

D. Quali settori sono preferiti dal vostro Governo e dagli investitori stranieri?
R. Tra i settori chiave e prioritari sui quali la Tunisia punta per attirare gli investimenti diretti esteri, vi è sicuramente quello del comparto delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione ad alto valore aggiunto, che negli ultimi anni ha conosciuto una crescita sostenuta grazie anche all’aumento delle risorse qualificate e disponibili e al sostegno dato alla ricerca. Si tratta di uno dei settori più dinamici e nei quali il tasso di crescita è più elevato, il 15 per cento nel 2009, e conosce un’espansione notevole contribuendo attualmente al 10 per cento del prodotto interno. Infatti, il settore dell’ICT, che ha beneficiato di un notevole investimento pari a 6,3 miliardi di dinari tunisini durante il periodo 2007-2011, offre vantaggi concorrenziali di rilievo per i numerosi gruppi europei e americani che hanno già scelto il sito tunisino. La Tunisia ha, inoltre, avviato una strategia industriale nazionale in vista del 2016, che è quella di triplicare gli IDE e di raddoppiare le esportazioni attraverso un piano strategico incentrato sui settori a grande valore aggiunto. Accanto al comparto dell’ICT, troviamo quelli altrettanto importanti del tessile/abbigliamento e cuoio/calzature, e di seguito quelli dell’industria elettrica ed elettronica e dei componenti per auto, dell’aeronautica e dell’agroalimentare.

D. Esistono incentivi governativi per gli investitori?
R. Il Paese ha messo in atto negli ultimi anni una serie di misure legislative atte a favorire e accrescere l’arrivo di investimenti esteri, contribuendo a presentare un quadro legislativo molto attrattivo: mano d’opera qualificata e a costi molto competitivi, procedure amministrative semplificate con lo «sportello unico» per le imprese, legislazione favorevole, infrastrutture funzionali e in costante miglioramento. Le società totalmente esportatrici in particolare godono di vantaggi fiscali quali l’esenzione totale dall’imposta sugli utili per i primi 10 anni d’esercizio, dopo i quali si paga il 10 per cento, esonero dei diritti di dogana e dell’Iva per i beni di investimento inerenti al progetto e contributi statali agli investimenti nelle regioni di sviluppo regionale. Le agevolazioni previste per le società esportatrici, che avrebbero dovuto cessare a partire dal 1° gennaio 2008, sono state prorogate al 31 dicembre 2011 per i progetti dichiarati prima della fine del 2010 ed entrati in attività prima del 31 dicembre 2011. In Tunisia la legge prevede il principio della libertà dell’investimento, gli investitori esteri godono del libero trasferimento dei loro utili e capitali. Dal 1996 la Tunisia ha avviato, con successo, la fase di abbattimento tariffario prevista dall’Accordo di Associazione che si è conclusa il 1° gennaio 2008, data di entrata in vigore dell’Area di libero scambio con i Paesi dell’Unione Europea per i prodotti industriali. Tale accordo ha senz’altro contribuito ad accrescere ancora di più l’afflusso degli investimenti esteri nel nostro Paese. L’ultimo rapporto sulla competitività globale elaborato dal Forum Economico di Davos ha classificato la Tunisia al 40esimo posto su 133 Paesi sviluppati ed emergenti in materia di competitività globale e al primo posto in Africa e nel Maghreb. Studi elaborati da uffici di fama internazionale hanno permesso di classificare la Tunisia al primo posto in termini di competitività in numerosi settori.

D. Qual’è la situazione economica e sociale del Paese rispetto a quella esistente dieci o venti anni fa?
R. La Tunisia ha conosciuto negli ultimi anni un profondo cambiamento. Il nostro Paese ha fatto passi enormi nel processo di rafforzamento della sua economia che gli hanno permesso di consolidare la propria posizione sulla scena sia regionale che internazionale. Questa posizione gli ha consentito di ottenere lo statuto di partner credibile dalle istanze internazionali. Confermano questo statuto anche gli enti internazionali specializzati e le agenzie di rating. La Tunisia ha riportato numerosi successi nel rispetto di scelte rigorose e di orientamenti giusti presi dal presidente della Repubblica Zine El Abidine Ben Ali. Di fatto, in poco tempo, il nostro Paese è passato da un’economia orientata e centralizzata, ad una aperta ed equilibrata nella quale il settore privato occupa un ruolo di primo piano.

D. Quali i risultati delle riforme?
R. Le riforme che hanno praticamente toccato tutti i settori dell’attività sociale ed economica hanno permesso al Paese di mantenere risultati positivi. Le statistiche sono, a questo proposito, eloquenti e confermano questa realtà. Il tasso di povertà continua a diminuire per stabilizzarsi attualmente al 3,8 per cento; più dell’80 per cento delle famiglie sono proprietarie della loro abitazione, con un reddito pro capite di 5 mila dinari, una speranza di vita di oltre 74 anni; la donna, cittadina a tutti gli effetti, conferma il proprio posto di partner effettivo nella vita attiva rappresentando il 30 per cento alla Camera dei Deputati, il 25 nel Consiglio Costituzionale, il 24 nella carriera diplomatica, il 60 per cento dei giornalisti, senza dimenticare le 18 mila imprenditrici. Tutte queste performances sono state realizzate grazie a una continua crescita del prodotto interno, pari al 5 per cento di media per anno con un tasso pari al 6,3 per cento nel 2007 e una volontà politica di modernizzare la società. Attualmente, è necessario continuare sulla stessa strada e lavorare sempre più per la prosperità della Tunisia, il benessere del suo popolo e la stabilità della sua economia.

D. E la situazione dell’emigrazione? Verso quali Paesi?
R. Si stima che il numero dei tunisini residenti all’estero nel 2009 ammonti a un milione di persone di cui più dell’80 per cento in Europa. Circa 578 mila vivono in Francia rappresentando una delle comunità straniere più importanti del Paese mentre 152.721 vivono in Italia, tra i quali si annoverano circa 4 mila tra imprenditori e quadri, e più di 500 studenti. Si contano anche 102.930 tunisini negli altri Paesi del Maghreb, 50.326 in Medio Oriente, 27.579 in Nord America, 1.246 in Asia (tranne i Paesi arabi) e 799 in Africa sub-sahariana ai quali si aggiungono anche 644 tunisini in Australia e 68 in Sud America. Il presidente della Repubblica ha sempre mantenuto alto l’interesse verso i tunisini all’estero per migliorare le prestazioni che gli vengono fornite, per consolidare i mezzi di sostegno sociale, culturale e educativo e di affermare il loro legame con il Paese.

D. Quali infrastrutture di base, attrezzature e grandi lavori sono stati finora realizzati o in corso?
R. La Tunisia sarà nei prossimi anni un cantiere a cielo aperto. Realizzerà 2.160 chilometri di strade: attualmente ne sono in costruzione 1.393,8 chilometri, 206 dei quali sono autostrade. Possono essere menzionati nello stesso contesto: la creazione dell’aeroporto di Enfidha, da 5 a 20 milioni di passeggeri; il potenziamento della rete ferroviaria soprattutto per il trasporto urbano nazionale; la realizzazione di due centrali elettriche da 400 MW ciascuna; l’impianto di una raffineria di petrolio nella regione di Skhira a sud del Paese; la costruzione di un porto in acque profonde nella regione d’Enfidha a 100 chilometri a sud di Tunisi e la pianificazione di una zona logistica d’appoggio intorno al porto che si estende su una superficie di centinaia di ettari; la costruzione di centrali di trattamento dei rifiuti solidi e liquidi; la costruzione di una centrale di dissalazione dell’acqua. È prevista la realizzazione di più di 40 nuove zone industriali, che si estenderanno su una superficie che passerà dai 3 mila circa metri quadrati attuali ai quasi 6 ettari per il 2016 e l’ampliamento del parco tecnologico delle telecomunicazioni di Tunisi, uno dei più importanti del Continente africano. Sono in corso di realizzazione nelle diverse regioni del Paese altri 6 parchi tecnologici che coprono i settori agro-alimentare, tessile, informatica, meccanica, elettronica, industria farmaceutica e ambiente.

D. Secondo l’ICE, dopo la Francia, è l’Italia il principale Paese partner della Tunisia?
R. La presenza delle imprese italiane in Tunisia è rilevante e articolata, diffusa praticamente in tutti i settori, dai beni strumentali ai prodotti intermedi, ai generi di consumo, con una spiccata prevalenza nel settore manifatturiero e tessile in particolare. L’Italia è presente in Tunisia con più di 700 imprese italiane o a partecipazione italiana (secondo Paese investitore dopo la Francia) con un volume di scambi pari a 5,5 miliardi di euro. A dispetto della crisi, si registra al contrario un incremento dei progetti italiani realizzati in Tunisia, 68 nel 2009 rispetto ai 54 del 2008, con un ulteriore aumento delle operazioni di espansione: 48 nel 2009 rispetto alle 36 nel 2008. Le imprese italiane hanno contribuito alla creazione di circa 56 mila posti di lavoro fissi. La Tunisia si presenta da questo punto di vista con caratteristiche ideali per gli investitori italiani per la vicinanza del Paese, la sicurezza, il costo fortemente competitivo dei fattori di produzione, la stabilità politica, l’affinità culturale e in generale il quadro giuridico e normativo. Tali caratteristiche, unitamente ai buoni rapporti di cooperazione da sempre intercorsi tra i due Paesi, hanno contribuito ad aumentare notevolmente il clima di fiducia delle aziende e dei grandi gruppi italiani nei confronti della Tunisia. L’amicizia tra la Tunisia e l’Italia non è solo un destino, ma soprattutto una scelta politica e oggi la volontà degli alti responsabili politici dei due Paesi è determinata a rafforzare questa tendenza storica.

D. E per finire?
R. Invito gli operatori economici italiani ad apprezzare da vicino tutti gli incentivi comparativi della Tunisia, poiché sono convinto che decideranno di andarvi e di ampliare la loro presenza, come hanno fatto i loro predecessori. Le occasioni per approfondire la conoscenza della Tunisia non mancano. Cito tre tra le più importanti: il Forum di Cartagine sull’investimento, che si svolgerà il 3 e 4 giugno prossimi; il Salone TEXMED riservato al Tessile e Abbigliamento, dal 16 al 18 giugno; il SIAT, Salone Internazionale dell’Agricoltura, della Meccanizzazione Agricola e della Pesca, dal 6 al 9 ottobre.

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