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GIANNI PETRUCCI: LA FELICE STAGIONE DELLO SPORT ITALIANO

Da sei anni è alla guida del Coni, Comitato Olimpico Nazionale Italiano, massima istituzione sportiva del Paese, ma allo sport ha dedicato l’intera vita professionale. Romano, Giovanni Petrucci entrò nel Coni subito dopo la laurea in scienze politiche e la specializzazione in diritto del lavoro; poi fu otto anni nella segreteria generale e un anno a Milano nella Lega Nazionale Professionisti della Federazione Gioco Calcio; nel 1977 fu nominato segretario generale della Federazione Pallacanestro che lasciò nell’85 per ricoprire lo stesso ruolo nella Federazione Gioco Calcio dove fu nominato commissario straordinario dell’Aia, Associazione Italiana Arbitri. Nel 1992, dopo una breve esperienza come vicepresidente della società sportiva Roma, fu eletto presidente della Federazione Pallacanestro e nel 1997 entrò nella commissione esecutiva del Coni, divenendone presidente il 6 febbraio del 1999.
Le due olimpiadi trascorse - Sidney 2000 e Atene 2004 -, gli appuntamenti con Pechino nel 2008 e con le olimpiadi invernali di Torino nel 2006, il commissariamento della Federazione Gioco Calcio e le polemiche che intorno ad esso ruotano sono forse i dati più noti dell’attività di un’istituzione che vanta 90 anni di vita, ma di cui pochi conoscono la vera essenza. Istituito come ente di diritto pubblico nel 1914 con il compito di promuovere e organizzare le attività sportive, il Comitato è conosciuto con un acronimo - Coni -, che molti ricordano solo in occasione dei grandi appuntamenti internazionali. In un Paese in cui troppo spesso lo sport si identifica con il professionismo e con il protagonismo di chi vince - i Totti del calcio o gli Schumacher della Ferrari -, non è facile gestire le politiche dello sport, trasmettere una corretta cultura delle sue regole; ma, forte della ultratrentennale esperienza del settore, Petrucci non sembra spaventato dalla complessità dei problemi. Il suo stile è sobrio, equilibrato, anche se consapevole e orgoglioso dei risultati ottenuti grazie all’impegno e al lavoro di tutta una squadra: «I risultati che la giunta e il consiglio nazionale del Coni hanno ottenuto in questi anni sono frutto di un lavoro concreto e positivo–dichiara–; ma io sono una persona che non si esalta troppo nelle vittorie e non si deprime troppo nelle sconfitte; dedico un impegno particolare affinché, accanto all’etica nello sport, si consolidi una cultura della sconfitta; non è pensabile che quando si vince si è tutti bravi, quando si perde la colpa è dell’arbitro».
Domanda. Prima delle olimpiadi di Atene si pronosticavano sconfitte dell’Italia e si criticava il Coni. Le medaglie vinte hanno spazzato via le polemiche. Qual è lo stato di salute del comitato?
Risposta. Il 2004 è stato un anno esaltante per lo sport italiano, non solo per le medaglie conquistate ad Atene e per i risultati conseguiti anche in sport non olimpici, ma per l’attenzione della stampa, l’audience televisiva, il grande interesse dell’opinione pubblica e, fatto nuovo, quello delle più alte cariche dello Stato. L’Italia è uscita dai giochi olimpici con un’immagine diversa e rinnovata rispetto agli anni precedenti, caratterizzati da difficoltà soprattutto finanziarie che avevano imposto non pochi sacrifici. Possiamo dire con orgoglio che il Coni è in buona salute, sotto il profilo sia agonistico sia finanziario.
D. Organizzare le attività sportive era probabilmente meno difficile nel 1914, quando il Coni fu istituito. Come mantenere l’autonomia e l’efficienza che hanno caratterizzato la sua lunga vita?
R. Il Coni è sinonimo di sport con tutte le implicazioni sociali, economiche ed etiche che comporta; è un’istituzione da sempre rispettata in Italia e all’estero. Dopo il calo delle entrate per la crisi dei concorsi pronostici, ora stiamo recuperando anche grazie agli aiuti del Governo che ha inserito nella Finanziaria un contributo annuo fisso per lo sport di 450 milioni di euro, svincolandoci dalle altalene dei concorsi pronostici. Credo che su questa decisione abbiano pesato non poco le medaglie di Atene ma anche la capacità di adattamento e l’efficienza che abbiamo mostrato in questi anni di crisi, l’impegno per conseguire risparmi e competitività.
D. Quali ruoli e obiettivi prevede per il Coni?
R. Il futuro non può prescindere dalla managerialità e in questo quadro abbiamo dato vita a Coni Servizi, quale strumento operativo del comitato olimpico. Come presidente di entrambi posso dire che stiamo lavorando su un doppio binario perché si tratta di ridurre il pesante debito accumulato negli anni di crisi e di garantire il livello di competitività che si trasforma in medaglie. I risultati di Coni Servizi, grazie al lavoro dell’amministratore delegato Raffaele Pagnozzi e del direttore generale Ernesto Albanese, sono notevoli, con il dimezzamento del debito in due anni, e rappresentano un ottimo viatico per lo sport italiano. La complessità delle questioni che gli organi dello sport devono affrontare rende indispensabile una suddivisione di ruoli che consenta di dedicarsi, ognuno nella propria professionalità, al raggiungimento degli obiettivi.
D. Il gettito del Totocalcio, affidato al Coni nel 1948, dopo decenni di crescita aveva subito un crollo che ne aveva dimezzato le entrate, nel 2002, da mille a 495 miliardi di lire. L’integrazione governativa ne ridurrà però l’autonomia?
R. Al contrario. La finanziaria 2005 rappresenta un momento importante per il nostro mondo che, attraverso questo strumento innovativo, si è visto riconoscere per la prima volta una garanzia di finanziamento in misura compatibile con le nostre esigenze. Questo ci consentirà di avviare una programmazione adeguata, soprattutto in vista degli appuntamenti olimpici di Torino 2006 e Pechino 2008.
D. Quali sono i rapporti tra i politici e lo sport?
R. I politici hanno sempre mostrato attenzione nei nostri confronti, ma anche rispetto della nostra autonomia. L’ha dimostrato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi mantenendo la promessa fatta all’indomani di Atene e aiutando lo sport con il contributo fisso. Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ci è stato vicino sia durante i giochi con la visita al villaggio e alle gare di nuoto e scherma, sia alla fine delle Olimpiadi con il ricevimento e l’assegnazione di onorificenze ai vincitori di medaglie; ci ha fatto sentire l’Italia intera al nostro fianco.
D. Si può parlare di un modello italiano? Qual è l’autonomia?
R. Ritengo che il Coni sia tornato ai vertici mondiali come modello organizzativo e come risultati sportivi. E l’autonomia resta un nostro patrimonio. I nostri prossimi obiettivi sono i giochi invernali di Torino 2006 e quelli estivi di Pechino 2008. Con le federazioni stiamo stilando programmi che abbiano come obiettivo il successo per questi e per altri appuntamenti, come i campionati mondiali ed europei di singoli sport.
D. Quali sono i rapporti con le federazioni, sempre più numerose?
R. Sono senza dubbio buoni. Da poco è cominciata la tornata elettorale che porterà ai rinnovi quadriennali. Alcune federazioni hanno eletto nuovi presidenti e molte confermato quelli in carica. Il 19 maggio si eleggerà il consiglio nazionale del Coni nelle diverse componenti: presidenti delle federazioni nazionali, membri del Cio, atleti, consiglieri, tecnici.
D. Come conciliare l’agonismo e il dilettantismo, il divertimento e l’eccellenza di risultati?
R. In Coni devono convivere le diverse anime delle discipline agonistiche. È evidente che per vincere le medaglie alle olimpiadi c’è bisogno di atleti che competano al massimo livello, ma tutti partono da una base comune che è il divertimento nell’ambito di un sano dilettantismo. Per eccellere e vincere un oro olimpico il talento deve essere accompagnato da enormi sacrifici e costanza di impegno: non basta dedicarsi a qualche corsa nel parco.
D. Come promuovere lo sport tutelando la salute?
R. La salute degli atleti è sempre in cima ai nostri pensieri e la nostra attenzione è massima. Abbiamo esempi fermati dal nostro Istituto di medicina dello sport alla vigilia dei giochi olimpici. Due casi eclatanti quelli del nuotatore Domenico Fioravanti e del canottiere Agostino Abbagnale: in due sommavano cinque ori olimpici, ma la salute di una persona deve avere la priorità su tutto e per questo, sia pure a malincuore, li abbiamo lasciati a casa.
D. Quali sono il ruolo del Coni nella formazione delle professionalità, i rapporti con la scuola e la ricerca, le convenzioni con le università?
R. I rapporti con la scuola sono molto migliorati negli ultimi anni. È stato avviata l’attività motoria nelle elementari, sono state stipulate convenzioni e sono stati rilanciati i giochi sportivi studenteschi, nuova versione dei giochi della gioventù, da sempre fucina di campioni. Coni Servizi è impegnata nella formazione di manager sportivi, di esperti e di docenti con corsi post laurea, seminari, convegni, progetti personalizzati per singole discipline; l’Istituto di scienza dello sport ha incrementato la collaborazione con alcune università, tra cui la Cattolica di Roma al policlinico Gemelli e alcune facoltà della Sapienza e di Tor Vergata.
D. Quali sono i progetti per Torino 2006, per Pechino 2008 e per dopo?
R. Gli uffici di preparazione olimpica hanno cominciato a stilare i programmi con le singole Federazioni per definire gli obiettivi. Ospitare le olimpiadi comporta da parte nostra la speranza in un maggior numero di medaglie, anche se non sarà facile realizzarla perché la concorrenza è agguerrita. Per Pechino stiamo lavorando da alcuni mesi. Il presidente Ciampi ci ha voluti con lui nel suo recente viaggio in Cina; è stato un grande riconoscimento per la serietà dello sport italiano. Per dopo, Milano sta già lavorando per le olimpiadi del 2016, ma è presto per una previsione. Occorre vedere prima come va a finire la corsa per il 2012.
D. Cosa pensa dei rapporti tra sport, stampa e opinione pubblica?
R. Innanzitutto mi sto battendo per eliminare l’uso della dicitura «sport minori» usata per indicare tutto ciò che non è calcio. Dopo i trionfi di Atene, l’andamento delle iscrizioni alle discipline meno popolari è esaltante: molti giovani si sono indirizzati verso sport nuovi, appena conosciuti, ad esempio il tiro con l’arco. Ci auguriamo che la stampa ci aiuti a combattere la monocultura calcistica di cui il Paese soffre troppo.
D. Come nasce la passione sportiva? Quale ruolo hanno gli impianti?
R. La passione è il motore di tanti fenomeni, anche di quello sportivo. Influisce anche la tradizione familiare, ma l’emulazione è la molla che spinge tanti giovani verso nuovi orizzonti. Non abbiamo le stesse strutture degli Stati Uniti, dotati di college a tempo pieno. Ma la nostra organizzazione, articolata in oltre centomila associazioni sportive, ha finora prodotto campioni di cui possiamo vantarci.
D. Quali sono i progetti per restituire alla vostra sede storica e all’intero Foro Italico, l’originario ruolo di «casa dello sport», sottraendolo a tutti gli utilizzi impropri che ne hanno devastato statue, marmi, mosaici, dedicati alle discipline sportive?
R. Coni Servizi sta elaborando un progetto di riqualificazione del parco del Foro Italico che è stato accolto positivamente dal Comune di Roma, dalla Regione Lazio e dalla Sovrintendenza ai Beni culturali. Si tratta di passare alla fase operativa e sono fiducioso in una positiva conclusione che restituisca finalmente l’area all’antico splendore.
D. Come contrastare il doping, diffuso ormai in modo preoccupante nel dilettantismo?
R. L’Italia è uno dei Paesi all’avanguardia nella lotta al doping. Eseguiamo oltre diecimila controlli l’anno, più della metà dei quali riguardanti il calcio. Prima dei giochi di Atene personalmente ho voluto che ogni atleta azzurro firmasse una sorta di giuramento che conteneva il rifiuto assoluto di fare uso di sostanze dopanti. Penso che i risultati ci abbiano dato ragione. In ogni caso, l’Italia si è anche dotata di una legge per contrastare tale fenomeno.
D. C’è un altro doping, quello amministrativo del calcio, fatto di cifre da capogiro, scalate, campagne acquisti, quotazioni in borsa e tracolli che coinvolgono società sportive, istituti di credito e risparmiatori-tifosi. Qual è il suo giudizio?
R. Del calcio si è portati sempre a vedere gli aspetti negativi, ma non è così. È un fenomeno popolare e come tale può riflettere situazioni negative che si verificano quotidianamente nel tessuto della nostra società. Non voglio però salire sul carro del «dalli all’untore». I problemi, quando esistono, si combattono in modo diverso. Si continua a parlare solo del vertice, ma il calcio italiano è fatto di squadre professionistiche e dilettantistiche. Sono certo che nella prossima tornata elettorale tra i primi punti in programma si porrà a soluzione dei problemi e dei costi.
D. Come sono i rapporti con il comitato olimpico internazionale?
R. Eccellenti. Negli ultimi mesi abbiamo ricevuto per due volte a Roma la visita del presidente Paolo Rogge. Siamo stati insieme dai presidenti del Consiglio e della Repubblica per esaminare i problemi di Torino 2006. Rogge ha fiducia nelle capacità organizzative dell’Italia; la conferma è venuta dal congresso mondiale «Sport per tutti» svoltosi a Roma nel novembre scorso, con notevole successo.

Tags: sport anno 2005 Coni calcio

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