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Franco Iseppi: Touring Club Italiano, sviluppo del turismo come mezzo di conoscenza

Franco Iseppi, presidente del Touring Club Italiano

Il Touring Club Italiano è un’associazione senza scopo di lucro nato a Milano nel 1894; a oggi, con i suoi circa 300 mila soci, è una delle istituzioni turistiche con più iscritti d’Italia. Nonostante l’associazione sia nata sul finire del 19esimo secolo, i valori che ne costituiscono le fondamenta sono di estrema attualità.
Da oltre cent’anni il Touring Club Italiano si fa portavoce di valori incentrati al rispetto dell’ambiente culturale e naturale e persegue obiettivi che vanno in questa direzione grazie anche al suo presidente Franco Iseppi che da 6 anni è al timone di questa storica associazione.
Domanda. Il Touring Club Italiano è un’associazione no profit che si occupa da oltre 122 anni di turismo, cultura e ambiente. In che modo persegue tali obiettivi a beneficio dei cittadini, dei turisti e di tutti coloro che viaggiano?
Risposta. I nostri obiettivi sono ben sintetizzati dall’art. 1 dello statuto: «Il Touring Club Italiano ha come scopo lo sviluppo del turismo, inteso anche quale mezzo di conoscenza di Paesi e culture, e di reciproca comprensione e rispetto fra i popoli. In particolare intende collaborare alla tutela e alla educazione a un corretto godimento del patrimonio italiano di storia, d’arte e di natura, che considera nel suo complesso bene insostituibile da trasmettere alle generazioni future». La nostra attività in questi decenni è stata improntata alla coerenza rispetto alle funzioni distintive che sono ancora di attualità. In primo luogo, essere un «civil servant». Sin dalla propria istituzione, il Touring ha agito nell’interesse del Paese perseguendo obiettivi e realizzando progetti in grado di imprimere svolte culturali decisive all’Italia: dalla promozione dei primi parchi nazionali, alla costituzione dell’Enit, dall’impulso alla realizzazione della prima autostrada in Europa alla segnaletica stradale. In seconda battuta, essere un’autorità morale. TCI è un’associazione privata no profit che costituisce da sempre un interlocutore di primo piano delle istituzioni. Infine, essere produttore di conoscenza. Il viaggio prima di essere industria, territorio o specchio degli usi e dei costumi di una società, ha un principale e fondamentale valore: costituire una modalità di conoscenza di Paesi e culture. Da questo punto di vista, TCI, con la propria produzione editoriale e cartografica, ha rappresentato sempre un’eccellenza.
D. Da sempre il Touring Club Italiano si fa portavoce del rispetto dell’ambiente culturale e naturale: quali sono i valori che ne costituiscono le fondamenta?
R. La «mission» del Touring è sempre più quella di essere protagonista nel sistema Italia attraverso il turismo e non di mero attore del comparto. Un valore fondamentale è quello di essere un’associazione privata ma con funzione pubblica, con una finalità più «social» - occuparsi del bene comune - piuttosto che «mutual» - curare soltanto gli interessi dei 280 mila soci. Il modello che Touring persegue è di essere sempre più un’impresa sociale che saldi il centro con le sue articolazioni territoriali. Essere un «civil servant» non significa perdere la capacità di esprimere opinioni: TCI è, e resterà, un’associazione indipendente ma non neutrale, e prende posizioni su questioni importanti per il futuro del Paese.
D. Si è tornato a parlare del recupero dei vecchi borghi. Come supportate questo processo? In cosa consiste il marchio di qualità turistico-ambientale della «Bandiera Arancione» assegnato da voi?
R. Il TCI dal 1998 seleziona e certifica con la Bandiera Arancione i piccoli borghi eccellenti dell’entroterra. Questo programma territoriale si sviluppa in completa coerenza con la nostra storica mission: promuovere uno sviluppo turistico sostenibile, dove la tutela del territorio e del patrimonio è connessa all’autenticità dell’esperienza di viaggio. La Bandiera Arancione, marchio di qualità turistico-ambientale, è stata pensata per il viaggiatore e per la sua esperienza di visita. Viene assegnata alle località che godono di un patrimonio storico, culturale e ambientale di pregio, ma sanno anche offrire un’accoglienza di qualità, ed è uno strumento di valorizzazione del territorio.
D. Come è cambiato il turismo? Quali sono state le soluzioni adottate dal Touring Club Italiano per restare al «passo con i tempi»?
R. Il settore dei viaggi ha dovuto rispondere a una domanda in forte evoluzione per molti fattori che hanno modificato il modo di fare turismo. Innanzitutto, l’influenza della rete sui comportamenti e sui consumi quotidiani: Internet costituisce una delle principali fonti informative e il primo strumento di organizzazione del viaggio: abbiamo ora costituito Touring Digital, per rispondere adeguatamente a questa esigenza. Il diffondersi della sharing economy sta inoltre modificando le relazioni tra mercato e operatori e l’idea stessa di prodotto turistico. La diffusione ormai consolidata delle compagnie aeree low cost ha profondamente impattato sul processo decisionale degli individui, ampliando la scelta delle destinazioni di breve/medio raggio potenzialmente raggiungibili. Il viaggiatore contemporaneo ricerca sempre più esperienze personalizzate, non massificate e standardizzate. Il turismo è parte integrante della quotidianità delle persone: la minore cesura tra lavoro e tempo libero ha portato a un maggior investimento «personale» che si riversa nella pratica di viaggio. L’impegno a promuovere «un modo Touring di fare turismo» è evidente con iniziative e contenuti che valorizzano slow tourism, cammini, cicloturismo e destinazioni meno note. Come cittadini siamo sempre maggiormente consapevoli dei valori dell’ambiente e della nostra responsabilità nei confronti del Pianeta, anche nel ruolo di turisti abbiamo una crescente attenzione ai valori della salvaguardia e della protezione dell’ambiente e del contesto locale inteso. Ovunque emerge la richiesta di un turismo meno impattante sull’ambiente e sul territorio, capace di offrire uno spaccato autentico e genuino del contesto locale. Touring promuove dunque un «turismo elitario per tutti» e intende rappresentare quei viaggiatori che si prendono cura del mondo.
D. Il volontariato è il cuore del TCI: che cos’è e come funziona «Aperti per Voi»? Quali altri progetti sostengono i vostri volontari?
R. Dal 2005, «Aperti per Voi» è l’iniziativa che favorisce l’apertura continuativa di luoghi d’arte e cultura altrimenti chiusi al pubblico o aperti in maniera limitata. Palazzi, musei, monumenti, chiese e aree archeologiche vengono inoltre animati e valorizzati con una ricca programmazione di visite, incontri, concerti e momenti culturali. L’iniziativa è resa possibile grazie all’impegno dei soci volontari per il Patrimonio culturale che mettono a disposizione tempo, passione, entusiasmo. Oggi 2.200 volontari sono impegnati in 67 luoghi «Aperti per Voi» in 27 città; i visitatori accolti sono quasi 9 milioni. Nella primavera del 2015, il presidente della Repubblica ha voluto aprire in maniera continuativa alle visite il Palazzo del Quirinale e da allora i nostri soci volontari si coordinano con giovani studenti universitari nell’accoglienza e accompagnamento dei visitatori nella «casa degli italiani». La nostra Associazione vive anche della passione di una rete diffusa di volontari che collaborano nell’ideazione e programmazione di un fitto calendario di attività di valorizzazione dei territori. Consoli, fiduciari e soci impegnati nei Club di territorio organizzano e promuovono escursioni a piedi e in bicicletta, visite a mostre e musei, percorsi più o meno noti ma sempre all’insegna di un’attenzione e cura particolari, alla scoperta del patrimonio paesaggistico, culturale, ambientale, storico, artistico ed eno-gastronomico. E incontri di approfondimento e convegni su temi o emergenze locali, in dialogo con le altre realtà locali, associazioni e amministrazioni.
D. Ad oggi solo il 12 per cento dei turisti visita il Sud. Quali sono le iniziative del TCI per sviluppare questa area così potenzialmente ricca?
R. Il nostro primo ruolo, oltre a essere attivi al Sud con specifiche iniziative (Aperti per Voi, Bandiere Arancioni, Penisola del Tesoro ecc.), è quello di essere creatori di pensiero e agenti di formazione. Abbiamo realizzato un libro bianco «Turismo e occupazione nel Mezzogiorno» e con l’Ufficio Italiano dei Cambi «Turismo estero al Sud: un’occasione di sviluppo» - sulle potenzialità derivanti da un corretto sviluppo del turismo al Sud. La questione è lungi dall’essere risolta per il fatto che, essendo il turismo un settore trasversale, le politiche per il rilancio non possono essere solo turistiche ma riguardare l’accessibilità, la salvaguardia ambientale, il contrasto alla criminalità. Solo così sarà possibile trarre vantaggio dalla naturale vocazione turistica del Sud, che già oggi rappresenta l’immagine che i turisti hanno del nostro Paese: cultura, paesaggio ed enogastronomia di qualità. Attualmente la situazione del Mediterraneo sta favorendo le nostre regioni: dobbiamo però sfruttare questo momento per consolidare la competitività anche nello scenario futuro che tutti auspichiamo di un Mare Nostrum «aperto».
D. Per quale motivo si dovrebbe diventare socio del Touring Club Italiano? Come si diventa socio? Quali sono i vantaggi e le convenzioni riservate?
R. Diventare socio significa entrare a far parte di una comunità di viaggiatori, condividendone i valori e l’impegno per la diffusione della conoscenza del nostro patrimonio culturale e per la valorizzazione delle piccole e grandi meraviglie italiane. Chi sceglie il Touring Club riceve come benvenuto pubblicazioni esclusive pensate per i soci e il mensile di turismo più letto in Italia, «Touring-Il nostro modo di viaggiare». Essere socio significa anche poter contare su un bagaglio di informazioni, proposte e opportunità di risparmio per ogni esigenza: itinerari esclusivi dei Viaggi del Club, sconti sui prodotti della nostra casa editrice, nei nostri villaggi e sui programmi di numerosi tour operator, in oltre 10 mila realtà convenzionate quali strutture ricettive, ristoranti, musei, servizi dedicati, eventi sul territorio. Il portale touringclub.it è il punto di riferimento della community. La app Touring in Viaggio permette di vivere ciò che l’associazione propone, con contenuti georeferenziati. Tante le possibilità per diventare soci: touringclub.it, Pronto Touring 840 888802, i nostri Punti Touring, i Club di Territorio e quasi mille tra librerie e agenzie di viaggio. Ci si può associare in qualsiasi momento beneficiando dei vantaggi del Touring Club per 365 giorni dalla data di adesione.
D. Una vera politica culturale come potrebbe contribuire a far uscire l’Italia dalla crisi economica?
R. Il ministro Dario Franceschini appena nominato disse di aver ricevuto la responsabilità del dicastero economicamente più importante del Paese. E qualcosa in questi anni si è mosso, per esempio, con il decreto «art bonus» che introduce il credito d’imposta per il mecenatismo culturale. Certo i problemi restano. Dal nostro punto di vista, ci sono una serie di priorità: rafforzare la cooperazione tra istituzioni culturali e i territori perché i primi trovino più spazio e autorevolezza nella rappresentazione della identità e dell’immagine delle destinazioni. È necessaria un’attività di forte raccordo con l’offerta locale. In secondo luogo, è importante dare un senso contemporaneo al dibattito tra conservazione e valorizzazione. Da una parte, infatti, sarà sempre più necessario agire sulla valorizzazione per poter conservare. Sta cambiando anche il rapporto pubblico/privato. La separazione di ruoli si sta attenuando perché lo Stato non può più farsi carico di tutto il nostro patrimonio: l’apporto dei privati diventa fondamentale. Si sta ampliando anche il concetto di «bene pubblico»: esso non solo «è di tutti» ma attribuisce «a tutti» una nuova responsabilità. L’Ultima considerazione ruota intorno al tema della cittadinanza; il volontariato ad esempio è una risorsa importante per far rivivere luoghi di pregio storico-artistico e per aprirli a una dimensione sociale. Rafforza una percezione positiva nei turisti perché trasmette un’immagine di cura e orgoglio del territorio.
D. L’Italia è la nazione che detiene il maggior numero di siti Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco, ma nel 2015 si è classificata al quinto posto tra i Paesi visitati. Il motivo?
R. È il risultato della sovrapposizione di una crisi che va avanti da decenni e di una crisi congiunturale che, dal 2009, ha colpito l’economia italiana e il settore dei viaggi; le cause di questo gap sono imputabili tanto al settore privato quanto a quello pubblico. Il primo si avvale da tempo di rendite di posizione ancorate al grande «turisdotto» delle città d’arte o delle aree costiere che vivono stagionalità sempre più ridotte da cui cercano di ottenere quanto più possibile, con gli inevitabili riflessi negativi anche in termini di occupazione e qualificazione delle risorse. Nel settore pubblico, si rilevano carenze, contraddizioni e inefficienze dovute al fatto che purtroppo il settore non è ancora una priorità nell’agenda politica. A ciò va aggiunto che negli ultimi decenni è aumentata la pressione competitiva da parte di altri Paesi: dalla Spagna alla Cina, alla Turchia.
D. Come ci si può confrontare con le grandi città straniere? Quale potrebbe essere la chiave per ridurre il fenomeno del turismo «mordi e fuggi» in Italia?
R. Il tema del «mordi e fuggi» non è una prerogativa solo nostra. Maggiore è la distanza che separa i mercati di provenienza dalle destinazioni, minore è la durata del soggiorno. Questo perché per i turisti «long haul» (statunitensi, cinesi ecc.), la meta non è l’Italia o la Francia ma l’Europa: in questi casi il viaggio è un tour su più tappe. Ma non è impossibile agire per prolungare la permanenza o per favorire il ritorno: l’esempio è quello di Milano durante Expo. La città ha interpretato un modello di destinazione più «urbana» che «storico-artistica» come accade nei casi di Roma, Firenze e Venezia. È un’innovazione che avvicina l’Italia all’Europa e che vede la città come un contenitore di eventi, iniziative, un luogo da «vivere» e non solo da «vedere»( musei, monumenti…). Ciò favorisce visite più lunghe, e ripetute nel tempo perché si trasmette l’idea di città in cui accadono sempre cose nuove e interessanti. La via tracciata da Milano potrebbe essere seguita anche da altre città italiane e traguardare verso un nuovo turismo culturale nel nostro Paese.
D. Quali saranno i prossimi progetti e iniziative del Touring Club Italiano?
R. Pensiamo che il nostro futuro sia legato sempre di più alla capacità del Touring Club di sviluppare progetti e iniziative che abbiano la loro centralità nei territori. I nostri club locali debbono rigenerarsi in modo coerente e finalizzato su tutto il territorio nazionale, essere loro i testimonial attivi del nostro modo di intendere il turismo e la politica del settore. Prevediamo inoltre un forte incremento della nostra presenza attiva e propositiva nel Sud del Paese, un’area che ha enormi potenzialità di sviluppo ancora purtroppo in gran parte inespresse.   

Tags: Settembre 2016

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