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L’Italia fa scuola al mondo sulla tutela del patrimonio culturale

Il Generale Mariano Mossa, a capo dell’Arma per la Tutela del patrimonio culturale

Dal 2014 il Generale di Brigata Mariano Mossa comanda il Tpc dei carabinieri, il Comando dell’Arma per la tutela del patrimonio culturale, istituito il 3 maggio 1969 e caposcuola nella salvaguardia dei beni artistici, da quest’anno braccio operativo della nuova task force italiana «Unite4Heritage», creata sotto l’egida dell’Unesco. Mossa ha ricoperto delicati incarichi a Torino, a Milano e nella Direzione Investigativa Antimafia. Dal 2001 al 2003 è stato Capo dell’Ufficio Cerimoniale dell’Arma dei Carabinieri, quindi Comandante provinciale di Genova, e ha retto il Comando del Reparto Carabinieri della Presidenza della Repubblica e della stessa la vicedirezione della Sovraintendenza centrale dei Servizi di sicurezza.
Domanda. Che tipo di addestramento si segue per entrare nel Tcp?
Risposta. L’addestramento prevede un corso di specializzazione della durata di sei settimane, compresa una parte pratica, di una serie di materie che trattano il settore dei Beni culturali come anche lo studio della normativa e delle tecniche di indagine. Le componenti intrinseche al lavoro comprendono, da una parte l’attitudine all’investigazione avendo soprattutto compiti di polizia giudiziaria, dall’altra la competenza che si acquisisce sul campo corroborata da una profonda passione per l’arte e la cultura.
D. Di quanti uomini dispone?
R. C’è in atto una importante ristrutturazione da parte del nostro Comando. Da un recente corso di addestramento usciranno, a inizio primavera, le unità che formeranno i 3 nuovi Nuclei Tpc e che andranno ad aggiungersi agli altri 12 già distribuiti in tutta Italia. Le nuove sedi riguarderanno la Capitale, dove raddoppieremo la nostra presenza, Perugia e Udine. Le unità arriveranno a quota 280, aumentando nell’arco di due mesi di 30 uomini, numero rilevante per noi che lavoriamo sulla qualità, non sulla quantità.
D. Siete riconosciuti all’Estero nel vostro stesso settore?
R. La competenza e l’esperienza dei carabinieri del Tpc rappresentano il modello internazionalmente riconosciuto di questo settore specifico. Tantissimi Paesi esteri, dalla Mongolia agli Stati Uniti, chiedono al Governo italiano e all’Arma di poter venire a svolgere i corsi presso di noi. E poiché le richieste sono moltissime, per smaltirle abbiamo istituito, in un grande ambiente multimediale della nostra sede romana, una nuova sezione di addestramento internazionale. Qui teniamo i corsi che, data l’affluenza, accorpano contemporaneamente personale di varie nazioni. Generalmente le lezioni sono tenute in lingua inglese, ma per casi specifici abbiamo interpreti per ogni lingua. Infine, per particolari esigenze, inviamo a tenere il corso i nostri istruttori presso lo Stato richiedente.
D. Può tracciare un bilancio dei beni artistici recuperati dal Tpc?
R. Dalla sua costituzione, 47 anni fa, il nostro Comando ha salvato dal mercato clandestino globale oltre 1 milione e 100 mila reperti, recuperato più di 750 mila beni antiquariali e sequestrato quasi 300 mila falsi d’autore. Nell’ultimo periodo censito, il 2014, l’attività di recupero di beni antiquariali, archivistici e librari ammonta a 38.488 pezzi, mentre i falsi sequestrati sono stati 1687. Di questi ultimi, la stima economica ammonta a 427.251.287 euro. Nello stesso anno poi, i dati del fenomeno criminale nel settore del patrimonio culturale, comparati con quelli del 2013, sono questi: diminuzione del 9,9 per cento dei furti di opere in generale; aumento del 20,4 per cento degli scavi clandestini scoperti; aumento del 51,7 per cento dei falsi sequestrati; incremento del 3,3 per cento dell’attività di contrasto in termini di persone fisiche deferite all’autorità giudiziaria. Infine, riguardo ai furti di opere suddivisi per regione italiane, nel 2013 arrivavano a 676, ora sono in totale 609, e il primo posto va all’Emilia Romagna con 105, cui seguono il Lazio con 87, e la Toscana con 65.
D. Nel teatro di peacekeeping internazionale, quali le operazioni più eclatanti?
R. Da molti anni più volte i carabinieri del Tpc sono stati messi a disposizione della comunità internazionale anche per la salvaguardia del patrimonio artistico e culturale dei Paesi afflitti da crisi ed instabilità. Nel 2002 in Kosovo i militari del nostro Tpc hanno documentato e catalogato siti religiosi maggiormente a rischio appartenenti a tutte le parti coinvolte nel conflitto. Nel 2003, invece, il nucleo per la Tutela Patrimonio Culturale ha operato in Iraq per il monitoraggio ed il recupero di reperti trafugati dal museo archeologico di Bagdad, censendo oltre 650 siti archeologici e recuperando 1700 beni illecitamente sottratti. Ma l’attività internazionale è sempre in atto. Ultimamente siamo stati per due volte in Palestina e, attualmente, è stato inviato un ufficiale a Bagdad per un corso di addestramento delle forze di polizia irachene.
D. Come sarà composta la nuova task force Unite4Heritage, soprannominata Caschi Blu della Cultura ?
R. Il quadro ordinativo prevede un ufficiale responsabile che comanda, un ufficiale addetto, un’aliquota operativa, un’aliquota banca dati, una di addestramento ed una logistica. Abbiamo individuato, su base volontaria, un’unità composta da 30 militari e sei ufficiali. A seconda del tipo di intervento, che sia una calamità naturale o un post conflitto, sarà l’Arma dei Carabinieri a stabilire quanti uomini mandare in missione entro i 30 previsti.
D. Come si attua la partenza operativa della task force?
R. La catena di richiesta di intervento della task force parte dall’Unesco che si rivolge al Governo italiano, facendo transitare l’informazione presso il Mibact e il Comando Generale dell’Arma. Si attiva un «focal point» per valutare i presupposti e coordinare la linea di intervento attraverso l’organo esecutivo, il Tpc. Dopo l’Unesco e il Comando Generale, gli interlocutori sono il Mibact, il Miur, il Maeci e il MiniDife. Noi siamo operativi da subito.
D. Si sospetta che i terroristi da un lato distruggano in Siria un tesoro d’arte come Palmira, e sottobanco vendano al mercato clandestino le opere d’arte. Quale è la sua posizione ?
R. Noi, in qualità di organo di polizia giudiziaria, ad oggi ufficialmente non abbiamo prove concrete che ci sia in atto un commercio internazionale di opere d’arte che poi finanzi i terroristi.
D. Il vostro database permette l’immediata comparazione automatica di immagini relative alle opere d’arte?
R. Il Tpc possiede la banca dati dei beni artistici più fornita al mondo che è aggiornata quando un’opera è sottratta illecitamente. Per regolamento infatti, tutte le forze di polizia, quando ricevono una denuncia di furto di opere d’arte, la devono girare al Tpc che inserisce i dati nel database. Nell’ambito del progetto dell’Unione europea Psyche (Project System for Cultural Heritage) per lo scambio di informazioni e la catalogazione delle opere sottratte e che interconnette 15 Paesi, l’Interpol ci ha richiesto di disporre di una banca dati analoga alla nostra. Attraverso un finanziamento dell’Ue, abbiamo progettato un database per il loro headquarter di Lione, realizzato sul nostro modello per ottenere il migliore scambio di informazioni. Per spiegare invece la possibilità della «comparazione automatica di immagini», se andiamo da un antiquario e fotografiamo un quadro, e inviamo tale foto al nostro database centrale, questo può comparare l’istantanea inviata con milioni di immagini nella sua memoria ed indicare online se l’opera fotografata sia rubata o meno. E questa operazione è accessibile a tutti, per una parte di un archivio informatico dedicato. Basta scaricare sul proprio smartphone la nostra app «iTpc» e collegarsi. Facile ed efficacissimo.    

Tags: Marzo 2016 Svalduz

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