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Il ruolo delle imprese italiane nel panorama del brevetto europeo unitario e dei suoi organi di tutela

Ezio Bianciardi Bugnion

L’Unitary Patent Package è un sistema diretto ad attuare la cosiddetta «cooperazione rafforzata» tra i paesi dell’Unione Europea che hanno aderito a un accordo intergovernativo per favorire maggiormente il processo di integrazione della stessa.

Approfondiamo l’argomento con Ezio Bianciardi, di Bugnion S.p.A., una fra le società più esperte, a livello europeo, di consulenza in materia di proprietà industriale e intellettuale.
Domanda. In cosa consiste il progetto sull’UP (United Patent) e sulla UPC (Unified Patent Court)?
Risposta. Dal 2000 si discute sull’istituzione dell’UP, un brevetto protetto con effetti unitari nell’Unione Europea. Con l’approvazione dei regolamenti EU/1257-1260/2012 su «UP Protection» e «On Traslation Arrangements», sulla stessa prospettiva offerta dagli attuali «marchio comunitario» e «modello/design comunitario», si vuole garantire nei Paesi dell’Unione Europea una protezione brevettuale unitaria, sulla base di un unico titolo di proprietà industriale, con effetti unitari nei Paesi aderenti all’UP e all’UPC. La richiesta dell’UP comporterà, tra l’altro, gli effetti unitari del pagamento di una sola «flat renewal fee» annuale per il mantenimento in vita dell’UP e l’UP sarà soggetto al giudizio  di una Corte Unificata (UPC) per risolvere le controversie in tema di validità dell’UP e della sua contraffazione. L’UPC è frutto di un accordo del 19 febbraio 2013 tra 25 Stati europei anche se non tutti i 28 Stati della UE hanno aderito. L’Italia ha aderito.
D. Qual’è la finalità di Unitary Patent Package, il neosistema UP e UPC?
R. Dare attuazione alla cosiddetta «cooperazione rafforzata» tra i Paesi dell’Unione Europea, che hanno inteso aderire a un accordo intergovernativo in determinati ambiti, per favorire maggiormente il processo di integrazione dell’Unione tessa. La cooperazione rafforzata è stata autorizzata dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CJEU) con decisione del 10 marzo 2011.
D. Quali saranno i tempi di realizzazione?
R. Questo sistema brevettuale unitario nascerà probabilmente fra il 2016 e i primi mesi del 2017, quando almeno 13 Paesi aderenti - tra questi Francia, Germania e Gran Bretagna - avranno sottoscritto e ratificato il Protocollo d’Accordo sulla Corte Unitaria dei Brevetti (UPCA-Protocol on the Provisional Application on the Agreement on the Unified Patent Court). Allo stato attuale i Paesi aderenti che hanno già ratificato l’accordo sono otto: Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Lussemburgo, Malta, Portogallo e Svezia. L’UP coi suoi regolamenti attuativi sarà operativa dopo che sarà entrata in vigore la UPCA. L’Italia, con l’adesione all’UP dal primo ottobre di quest’anno, è il 26esimo Paese membro della cooperazione rafforzata per la protezione dell’United Patent, ed è il quarto Paese in Europa in cui sono validati i brevetti europei.
D. In Italia come è stato accolto il progetto dell’Unitary Patent Package (neosistema UP e UPC)?
R. Inizialmente l’Italia non era favorevole all’adesione all’UP e all’UPC come espressione della cooperazione rafforzata in cui il nostro Paese sembrava essere destinato ad un ruolo di sudditanza rispetto a Paesi come Francia, Germania e Inghilterra. In Italia, la discussione sull’adesione o meno al progetto ha contrapposto autorevoli esponenti del mondo della Proprietà Industriale (PI) e delle associazioni professionali.
D. Quali soggetti si sono dimostrati contrari al progetto?
R. Da una parte il Collegio Italiano dei Consulenti di Proprietà Industriale (FICPI), la Società Italiana per lo Studio della Proprietà Intellettuale (SISPI), e un gruppo di esperti in materia tra cui professori universitari, avvocati, giudici e consulenti in materia di Proprietà Industriale (PI), hanno sostenuto che aderire all’UP avrebbe comportato riflessi negativi sul bilancio dell’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM) e, in generale, aumento di costi relativi alle traduzioni imputabili alla discriminazione linguistica. Avrebbe inoltre causato l’aumento della pressione brevettuale straniera in Italia. Dall’altra l’adesione all’UPC avrebbe creato uno svantaggio per le piccole e medie imprese a favore del titolare dell’UP, un affossamento della tradizione giurisprudenziale italiana in materia di PI e un aumento dei costi per le cause.
D. Quali invece gli organismi a favore e per quali ragioni?
R. Si sono dimostrati favorevoli al progetto UP l’Associazione Italiana dei Consulenti ed Esperti in Proprietà Industriale di Enti o Imprese (AICIPI), vari esperti in materia, Confindustria, Confapi, Assobiotech, Nevtal, Indicam. Tali organismi hanno sostenuto che ciò renderebbe più sicuri gli investimenti all’estero ed eviterebbe l’isolamento dell’Italia in ambito PI. Inoltre la ratifica dell’accordo UPC da parte dell’Italia avrebbe giovato a una maggiore armonizzazione e certezza giuridica, all’istituzione in Italia di una sezione distaccata dell’UPC, alla presenza di giudici italiani all’interno dell’UPC e avrebbe favorito i consulenti italiani (mandatari europei) nel rappresentare le aziende presso l’UPC.
D. Cosa comporta aderire all’Unitary Patent Package, il neosistema UP e UPC?
R. Essere parte attiva nell’avvio del sistema, ad esempio nello stabilire l’importo delle tasse per l’UP e nel perfezionare il regolamento per lo sviluppo dell’UPC, Rules of Procedure, evitando di avere un ruolo di sudditanza all’interno del neosistema.
D. Cosa ne pensa Gianluca Ortolani, l’AD di Net Service, dell’aggiudicazione di questa gara?
R. Siamo davvero entusiasti di questo importantissimo risultato che riconosce l’eccellenza di Net Service nel settore delle applicazioni Enterprise Legal in ambito europeo. È una grande soddisfazione per noi che sviluppiamo tecnologia, portare innovazione e competenza italiana in ambito internazionale. Mi sento di aggiungere che le eccellenze italiane sono tali anche in ambito internazionale, ci vuole solo un poco di coraggio e qualche investimento a mio avviso alla portata di moltissime delle nostre PMI.   

Tags: Novembre 2015

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