Paolo Righi: FIAIP, l’agente immobiliare un professionista per la tutela delle parti
Prima si investiva nel mattone, oggi farlo è più complesso: la prima delle ragioni per cui «non comprare» è la tassazione. Sembrerebbe che questo Governo voglia a tutti i costi far tornare in auge il materasso, ossia la vecchia usanza di mettervi i soldi sotto per tenerli al sicuro. Poi si è passati ai libretti di risparmio (al portatore), quindi intorno al materasso si è potuto costruire una casa. Prima di paglia, poi di legno. Il vento le portava via. Infine, di cemento. Il mattone: la sicurezza. Il lupo Ezechiele: lo Stato. E così, mentre la bolla immobiliare americana cresceva, in Italia la conversione della Lira in Euro faceva sì che il mattone acquisisse ancora più forza e che chi avesse comprato prima del 2000 avrebbe visto magicamente moltiplicare il proprio capitale; il mattone divenire sempre più solido, pronto a contrastare ogni soffio del Lupo. Il terzo porcellino è stato saggio. Ma gli altri due, in piena bolla e con case di paglia, fieno ed Euro, più che «capitale» hanno capitolato. Infatti, negli anni a. E. (avanti Euro, il dio denaro), la Lira ci rendeva poveri ma ricchi; ed ora, in pieno d. E. (dopo Euro), si è indistintamente tutti poveri.
Tranne quel porcellino che ha continuato a porre in essere azioni lucide contro Ezechiele, affittando a prezzi inauditi, al nero, solo a studenti, escluse le spese, bed&breakfast senza autorizzazione e così via; mentre ha venduto le costruzioni in cemento come si venderebbe acqua nel deserto, puntando tutto sulla debolezza degli acquirenti, l’abusivismo non controllato, la corruzione catastale, i vizi occulti della cosa, l’acqua e il cappio alla gola, i moduli e i formulari, la nuova giurisprudenza che ammette il «preliminare del preliminare» e acconsente a che la puntuazione superficiale contenuta in una proposta d’acquisto possa, una volta pervenuta l’accettazione da parte del venditore, perfezionare il preliminare, dando luogo a quella tanto favellata responsabilità aquiliana e così anche ammettendo di potersi obbligare ad obbligarsi. Il terzo porcellino e il Lupo Ezechiele, a questo punto, sono d’accordo: unirsi è meglio che remare contro, aspirare è meglio che soffiare. Il mercato in Italia, così, si è fermato. Non si può cavare il sangue da una rapa, e non si possono chiedere centinaia di migliaia di Euro per un «loft indipendente in centro» se esso equivale ad un monolocale seminterrato ammuffito, perché ad un certo punto chi venne per gabbare fu gabbato: e se le tasse sugli immobili salgono, se i prezzi determinano il - a questo punto legittimo - ricorso al contratto al nero, se i contratti sono tali da fare avvicinare il giurista puro più all’idea di rescissione (stato di bisogno) che non a quella di inadempimento, se è preferibile il ritorno in campagna oppure a casa dei genitori, vuol dire che Ezechiele e porcellino vanno ridimensionati.
Da una parte, i prezzi sono scesi e tendono a scendere ancora. Coloro che volevano approfittare di un mercato immobiliare iniquo (i proprietari) hanno finito per non vendere né affittare e si sono ritrovati con immobili, oggi, il cui valore è sceso come un paracadutista che tenta di salvarsi tirando una corda. E così, hanno optato per: a) mantenere il bene sul mercato al valore già fissato, fintanto che non arrivi l’allocco; b) calare il prezzo e accettare negoziazioni; c) togliere il bene dal mercato fintanto che il prezzo non risalga; d) truffare l’acquirente. Considerando incidentalmente anche come, nell’incedere complesso delle vicende immobiliari - italiane e internazionali - una delle prime cose che è saltata (anche per la più generale crisi economica) è la stabilità, intesa non solo nel senso oggettivo sopraindicato, ma anche soggettivo, ossia la volontà, più o meno, presente di volersi effettivamente rendere stabili con l’acquisto di una casa e tutto ciò che esso comporta, o la firma di una locazione 4+4 (sempre più rari e temuti sono i «pericolosi» contratti «lunghi», preferendosi, quando non sommersi, contratti di breve durata chiamati con nomi alterni a seconda della visione del commercialista di fiducia): l’idea di un cassetto proprio va oltre quella del materasso e richiede serenità.
Dall’altra, due sono le strade: a) affidarsi a un agente immobiliare; b) «solo privati». In entrambi i casi, bisogna potersi fidare.
Della lettera a) parliamo con Paolo Righi, a 360 gradi coinvolto nelle vicende immobiliari: presidente della Fiaip, la Federazione italiana degli agenti immobiliari professionali, nonché vicepresidente di Confassociazioni e, di freschissima nomina, come presidente di Confipi, l’organizzazione dei professionisti immobiliari che opera in seno di Confassociazioni (che riunisce le associazioni professionali dei servizi all’impresa e delle nuove professioni). La Fiaip è punto di riferimento per tutti i professionisti del settore immobiliare e per le famiglie italiane, principale associazione di categoria del settore riconosciuta dalla Comunità europea, con 10.106 agenti immobiliari, 500 consulenti del credito, 15.200 agenzie immobiliari e più di 45 mila operatori del settore (tra agenti immobiliari, turistici, consulenti del credito, promotori immobiliari, amministratori e gestori di immobili).
Righi è colui che dialoga con il «Lupo». Infatti, la presenza capillare su tutto il territorio nazionale, operata attraverso 20 sedi regionali e 105 collegi provinciali, rappresenta per gli associati un punto di informazione e di consulenza professionale nonché di difesa sindacale degli interessi della categoria. La Fiaip, da più di 38 anni, oltre ad essere fra le più grandi e dinamiche federazioni di categoria europee, è anche accreditata presso il Parlamento europeo. In Italia è referente tecnica dell’Osservatorio Parlamentare del Mercato Immobiliare, che raccoglie l’adesione di numerosi tra deputati e senatori sia di maggioranza che di opposizione. Il dialogo e le proposte, con tutti i componenti dell’Opmi, parimenti alla fattiva e concreta attività politico sindacale intrapresa dai dirigenti nazionali, ha fatto sì che alcune proposte Fiaip si trasformassero in emendamenti presentati, e spesso approvati, dal Parlamento e dal Governo a beneficio della categoria.
La Fiaip aderisce a Confindustria, Confedilizia, Tecnoborsa, Confassociazioni e collabora con la Cei (Confèdèration Europèenne de L’Immobilier) e con il Nar (National Association of Realtors). Molteplici sono le iniziative che la Federazione attua e sostiene con le federazioni associate o che hanno interessi convergenti con la categoria, le istituzioni e i consumatori. Contatti e tavoli di lavoro sono in essere con tutte le componenti del mondo immobiliare italiano per sostenere i professionisti e le agenzie.
Ma non solo. Righi, con la Fiaip, è anche valido punto di riferimento degli utenti degli agenti immobiliari, ossia le «controparti» di quel contratto di agenzia che, spesso, può celare trappole molto insidiose, soprattutto nei moduli e formulari, strumenti molto impiegati che si prestano spesso ad abusi, anche a causa della normativa sulle clausole vessatorie (che le ha rese, una volta introdotta, ancora più vessatorie, a parere della scrivente) e a causa della prassi degli agenti intermediari registrati presso la Camera di Commercio di prefirmarli e lasciar seguire la trattativa a collaboratori non qualificati che, esercitando abusivamente la professione, danneggiano l’immagine di una categoria rispettabile quale quella rappresentata da Righi. La Federazione diviene, così, garante della legalità di una professione importante che, se svolta correttamente, è in grado di costituire il volano dell’economia italiana contribuendo a rilanciare la fiducia verso il futuro e la stabilità soggettiva ed oggettiva di un Paese, per forza di cose, «mammone».
E infatti, la Fiaip è la prima associazione del comparto del «real estate» ad aver creato un ente con i consumatori, l’ente bilaterale paritetico Mediaconsum, che nasce grazie ad un protocollo d’intesa siglato tra Fiaip e Adiconsum, le cui finalità oltre alla formazione, sono la mediazione e la conciliazione paritetica. A tal fine la Fiaip ha sviluppato una modulistica condivisa, in modo che i consumatori possano entrare in un’agenzia associata Fiaip ed avere la certezza della qualità del servizio offerto.
Cioè la Fiaip garantisce, sin dalla sua fondazione, trasparenza nella comunicazione e nel comportamento sia fra gli iscritti che verso l’intero comparto immobiliare. L’opera costante di aggiornamento professionale dei propri associati li pone nelle migliori condizioni per fornire una qualificata assistenza ai propri clienti e a tutti i consumatori, nel totale rispetto del Codice Deontologico e comportamentale che sono parti integranti e fondamentali dello Statuto federativo.
Domanda. Compiamo un’analisi bottom-up: partiamo, innanzitutto, dall’agente immobiliare e dal suo rapporto immediato con l’utente. Com’è garantito il consumatore, che è parte debole del contratto di intermediazione e che deve una provvigione spesso molto alta?
Risposta. Il valore della provvigione deve essere correlato alle attività che il mediatore compie in favore delle parti per la conclusione dell’affare, ragion per cui, in assoluto, non si possono definire alte le provvigioni dovute agli agenti immobiliari soprattutto se rapportate a un servizio di alto profilo professionale. La Fiaip ha un proprio codice deontologico in cui tutti gli associati devono rispecchiarsi. In ogni provincia d’Italia abbiamo collegi provinciali che sono giudici del comportamento dei propri associati, e a livello territoriale gestiamo questi contenziosi, in realtà non molto numerosi. Noi rappresentiamo circa il 50 per cento degli agenti immobiliari italiani e abbiamo un’attività che è prevalentemente rivolta all’accrescimento professionale e culturale dell’agente immobiliare. Siamo anche l’unica associazione che in Europa ha creato, proprio per la tutela del consumatore, un ente bilaterale tra la Fiaip e l’Adiconsum, che edita una propria modulistica e tutela ambedue le parti, preso atto che esistono agenti immobiliari scorretti come clienti scorretti. C’è una forte attenzione a quella che è la tutela del consumatore anche perché poi una scorrettezza isolata va a svantaggio della categoria.
D. Sono previste sanzioni?
R. Sì, gli agenti immobiliari, iscritti Fiaip, che non rispettano il codice deontologico della federazione vengono sanzionati con la sospensione o l’espulsione ma le scorrettezze degli agenti immobiliari possono essere segnalate alle Camere di Commercio, che sono gli enti in cui l’agente immobiliare viene formato attraverso uno specifico corso ed un esame finale. L’utente può rivolgersi alla Camera di Commercio e segnalare l’attività scorretta, e la stessa Camera di Commercio ha il potere di prendere delle misure che possono andare dalla sospensione fino alla cessazione dell’attività.
D. Altro problema è quello dell’abuso della professione da parte di agenti non iscritti nel registro degli intermediari.
R. Il problema in cui incorrono molti clienti è che all’interno di alcune agenzie - soprattutto facenti riferimento ad alcuni gruppi immobiliari - c’è la brutta abitudine di usare all’interno personale non qualificato che non è iscritto e che non ha i requisiti richiesti. La Fiaip ha creato l’Unaf, Ufficio nazionale anti abusivismo; firmo circa 500 denunce all’anno su segnalazioni che ci pervengono dagli utenti o da altri agenti immobiliari che vedono una concorrenza sleale. Spesso le Camere di Commercio riescono a sanzionare in base alle prove che noi forniamo.
D. Il singolo cittadino può segnalare gli abusi alla Camera di Commercio?
R. Anche il privato può fare segnalazione e sostenere una segnalazione già inoltrata inviandola eventualmente anche in copia all’associazione. La Camera di Commercio può emanare sanzioni che vanno dai 7.500 ai 15 mila Euro, sono tre sanzioni civili e quindi la punibilità penale. Recentemente abbiamo lavorato per inasprire le pene e l’anno scorso il Senato ha approvato la modifica della legge n. 39 del 3 febbraio 1989 contenente modifiche ed integrazioni alla legge n. 253 del 21 marzo 1958 concernente la disciplina della professione di mediazione: il disegno di legge è stato approvato quasi all’unanimità dal Senato, con soli 15 voti contrari. All’epoca, nel 1989, il legislatore non lo vedeva come un fatto grave, ma oggi l’abusivismo sta assumendo configurazioni allarmanti, in danno all’erario e ai consumatori.
D. Accade che di un’agenzia immobiliare sia iscritto al registro solo il socio titolare, gli altri siano invece semplici collaboratori. Cosa si può e non si può delegare? Chi deve essere presente al momento della firma della proposta di acquisto? È legittimo presentare una proposta già firmata dall’unico intermediario legittimato, che però non si conosce e di cui non si sa nulla e, nei fatti, non ha partecipato alle trattative? Ricordando che queste trattative porteranno, nella maggior parte dei casi, alla conclusione di un vero e proprio preliminare di vendita.
R. È gia un abuso il fatto che in un’agenzia immobiliare non sia visibile al pubblico il mansionario delle attività svolte dalle varie persone che vi lavorano, come previsto dal regolamento approvato due anni fa, cioè il decreto legislativo in recepimento della direttiva dell’Unione Europea 2006/123/CE, conosciuta come direttiva Bolkestein relativa ai servizi nel mercato comune europeo; ossia, il cliente deve individuare se sta parlando con agente immobiliare oppure no. L’unico che può impostare le trattative - e per trattative non si intende solo la firma del contatto, ma anche l’illustrazione di quella che è tutta l’attività preparatoria che porta un cliente al contratto - è l’agente immobiliare, gli altri sono abusivi. Colui che svolge abusivamente l’attività di agente immobiliare non ha diritto alla provvigione in nessun caso, nemmeno se lavora all’interno di un’agenzia immobiliare regolare.
D. Soprattutto considerato il fatto che, a prescindere dalla legittimità dell’esercizio della professione dell’agente, il contratto finisce per concludersi comunque poiché tale irregolarità incide solo sul punto del diritto alla provvigione e non già sulla stipula del contratto, del quale si sono manifestate volontà (salvo verificare i vizi), il danno potrebbe essere molto grave. Come si può sapere che l’agenzia immobiliare cui ci si affida lavora legittimamente e sta dando notizie accurate?
R. Il regolamento dice che ogni agente immobiliare deve avere un tesserino di riconoscimento emanato dalla Camera di Commercio, e il consiglio che diamo è quello di farsi sempre mostrare il tesserino. La stessa trattativa che deve essere fatta a monte circa l’entità della provvigione non può essere effettuata da una persona che non è abilitata. Qui parliamo di diritto alla provvigione e di eventuali responsabilità precontrattuali dell’agente stesso, che pur vi sono, e che possono portare ad una causa di risarcimento o altro. Ma stiamo parlando di un’anomalia: la maggior parte delle agenzie immobiliari sono corrette e abilitate, e una parte consistente, ma non predominante, opera con abusivi. Il cliente deve avere accortezza e, quando il tesserino non è mostrato perché non tutte le Camere di Commercio sono dotate di sistemi adeguati, basta una telefonata.
D. L’agente immobiliare regolare deve essere anche assicurato per la responsabilità civile?
R. Obbligatoriamente, e l’agente immobiliare abusivo, come è ovvio, non lo è. È infatti necessario chiedere anche che sia mostrata l’assicurazione perché, in caso di assenza, se vi è un errore non vi è copertura assicurativa.
D. È corretta invece la prassi di prefirmare moduli per adesione da parte dell’intermediario legittimato, presentati poi al cliente dall’agente non legittimato al momento della firma della proposta d’acquisto, spesso senza neanche specificare che la firma già apposta è di un altro e non dell’agente con cui si è trattato?
R. È come se un medico facesse visitare i pazienti da un’infermiera e poi l’infermiera scrivesse sulla ricetta prefirmata dal medico: non è possibile agire in questo modo, anche perché deontologicamente scorretto. L’agente immobiliare abusivo è comunque responsabile perché, anche se il modulo è prefirmato, l’assicurazione e gli obblighi contrattuali assicurativi dell’intermediario legittimato non si estendono ad altri, e ciò abbassa le tutele, a maggior ragione se l’agente immobiliare abilitato non ha effettivamente partecipato alle trattative.
D. In Italia è così grave la situazione?
R. Sui trasferimenti immobiliari l’Italia è quella che ha meno contenzioso nel mondo, e questa è già una buona notizia. Questo perché abbiamo il Catasto e una legislazione che effettivamente tutela le proprietà. Inoltre, le agenzie immobiliari poco serie che fanno lavorare gli abusivi non sono tante, e poche sono le cause che vertono su tale punto, questo anche grazie alle attività delle associazioni a cui aderisce circa il 75 per cento degli agenti immobiliari italiani, mentre il restante 25 per cento sottoscrive comunque un’assicurazione per conto proprio. Ciò che manca è l’informazione ai clienti, il consumatore è poco informato su quello che può offrire un’agenzia e sulle sue tutele.
D. Non sarebbe opportuno avere nelle agenzie immobiliari una figura esterna, rappresentante dei consumatori, presente alla firma del contratto, non appartenente alla medesima agenzia e specializzata nella mediazione dal punto di vista della tutela del cliente?
R. Similmente c’è la possibilità di ricorrere alla mediazione, cioè non arrivare al contenzioso in tema di provvigione, con una conciliazione paritetica tra consumatore e agente immobiliare dove entrano in campo le associazioni. Va sottolineato che, non avendo noi un Ordine, non abbiamo nessun imbarazzo nel dire che un nostro associato ha agito scorrettamente, anzi, è nel nostro interesse.
D. Rappresentate il 50 per cento degli agenti immobiliari: chi rappresenta l’altro 50 e come vi rapportate?
R. La Fimaa, associazione di secondo livello della Confcommercio, e l’Anama, associazione di secondo livello della Confesercenti. Esse non hanno però, come abbiamo noi, rappresentanza, e non possono fare audizioni in Parlamento. Forniscono servizi. Insieme, abbiamo una Consulta Interassociativa e un tavolo di lavoro permanente per le convergenze, mentre nelle divergenze ognuno fa le proprie battaglie. La differenza fondamentale tra noi e loro è; la Fiaip associa le persone fisiche, non le società, quindi siamo un’associazione anomala perché riteniamo che l’agente immobiliare debba essere un protagonista e riteniamo che il lavoro più grande che deve svolgere un’associazione è proprio quello che verte sulla professionalità dell’iscritto. Per noi prima di tutto vengono l’accrescimento professionale e l’applicazione del codice deontologico. Da cui tutta una serie di attività che non riguardano le agenzie immobiliari in sé, quanto la capacità dell’agente singolo di comprendere il proprio ruolo sociale, quello della tutela delle transazioni e delle parti.
D. È possibile che un agente immobiliare appartenente a un’agenzia immobiliare in franchising sia iscritto singolarmente alla Fiaip?
R. Certo, questa è una decisione singola dell’agente immobiliare.
D. L’Unicredit ha dichiarato di volersi costituire agenzia immobiliare. Un tema sul tappeto è quello del disegno di legge sulla concorrenza, contro il quale lei si sta battendo. Con esso si consegnerebbe alle banche una posizione di preminenza nel mercato immobiliare. Permettere agli avvocati di trasferire beni immobiliari fino a 100 mila Euro di valore catastale non ad uso abitativo, potrebbe essere il primo passo verso l’estinzione della categoria dei notai; che cosa sta accadendo?
R. Alcuni mesi fa l’Unicredit ha annunciato di voler creare un’agenzia immobiliare e tutti siamo rimasti stupiti perché secondo noi le banche dovrebbero imparare a far bene le banche, e non il mestiere degli altri. Se la banca finanzia l’impresa-agenzia immobiliare, non può sostituirsi ad essa, ciò significa fare concorrenza ai suoi stessi clienti: un problema serio perché il ruolo della banca è un ruolo sociale. Unicredit e Intesa San Paolo hanno già aperto le loro agenzie immobiliari e, se a breve potranno anche fornire gli «avvocati-notai», diventeranno padrone, oltre che del denaro dei cittadini, anche delle transazioni immobiliari. Il Ddl Concorrenza ha nel suo insieme tanti lati positivi; questa non è una battaglia tra professioni, come qualcuno vuole fare intendere, bensì una battaglia di civiltà. Il notariato italiano è copiato in tutto il mondo perché dà tutela, se si voleva liberalizzare era bene aumentare il numero delle sedi notarili, non mettere in concorrenza le professioni. Purtroppo, si tende a mischiare le carte non tenendo conto che la mossa è stata chiara, e per dare lavoro ai giovani avvocati si dimentica che i notai hanno 50 mila dipendenti che, dal 2007 ad oggi, hanno dimezzato il numero delle compravendite. Alla nostra categoria interessa tutelare il cliente, se si abbandona il notariato nella sua formula attuale e si passa all’autentica delle firme senza i controlli di garanzia, questo diviene un passaporto per il riciclaggio. Inoltre, il fatto che la banca sia già la parte forte nel rapporto banca-cliente-consumatore e, nel contempo, diventi agente immobiliare, si presta a possibili distorsioni: per esempio, nel caso si debba del denaro alla banca e, per saldare il debito, si possa vendere un proprio immobile, la banca stessa potrebbe far firmare un contratto in esclusiva con la sua agenzia immobiliare e vendere la proprietà del debitore al prezzo che ritiene essa stessa.
D. Una formula un po’ ricattatoria?
R. L’agente immobiliare in Italia è terzo alle parti, la banca non può essere terza perché di sua natura è colei che ha un rapporto perché ha venduto un altro bene, in questo caso denaro. Così si abbandona la terzietà. Succederà che le banche faranno gli agenti immobiliari, costituiranno società tra avvocati e riusciranno a fare i rogiti. Se questa attività la svolge un’impresa è concorrenza, mentre è grave se lo fa una banca. C’è anche un altro grave problema a livello concorrenziale nel fatto che le banche facciano impresa sostituendosi alle imprese che invece dovrebbero finanziare: la banca riceve aiuti di Stato europei e ha vantaggi, mentre l’agenzia immobiliare è fallibile, non riceve aiuti, paga le tasse. Se le banche abbandonano il proprio ruolo per fare altro, non è solo un problema degli agenti immobiliari, ma di tutta la comunità. Allora aboliamo la legislazione afferente alla banche, rendiamo le banche imprese normali fallibili, e giochiamo ad armi pari.
D. A che punto è questo decreto sulla concorrenza?
R. Ci sono state le audizioni e, per la parte dei trasferimenti immobiliari, anche noi come Fiaip abbiamo detto la nostra e non per difendere il notariato, ma per difendere le transazioni immobiliari, e in questo caso sono scesi in campo anche le associazioni dei consumatori.
D. Il mercato immobiliare sale, scende, si ferma? Quali i riflessi dagli Usa?
R. Ormai sono 7 anni che i prezzi diminuiscono e che continuano a scendere, anche se in tono minore. La bolla immobiliare che viene dall’America ha poco a che fare con l’immobiliare. Per la prima volta nella storia in maniera massiva la finanza si è rimpadronita dell’immobiliare, partendo dall’America le banche americane concedevano i cosiddetti «mutui ninja», ovvero «no income, no job, no assets», nessun reddito, nessun lavoro, nessuna garanzia, perché bastava che il cliente andasse in banca e otteneva il mutuo. Ciò avveniva perché le banche avevano trovato il sistema per cartolarizzare il debito, vendendo gli asset a due istituti statali creati da Bill Clinton, con ripercussioni mondiali. Sono 7 anni che i prezzi si abbassano, abbiamo una congiuntura favorevole perché i tassi d’interesse non sono mai stati così bassi e quindi è vantaggioso chiedere un mutuo; le banche hanno la disponibilità e quindi tornano sull’immobiliare; sta tornando la fiducia ad investire in esso.
D. E perché il mercato non riparte?
R. Il vero problema è che oggi la tassazione è talmente alta che sta sfiduciando coloro che vogliono investire. Il rapporto tra locazione e le tasse che pagano non è redditizio. Rimane il mercato abitativo per coloro i quali vogliono andare a vivere da soli o migliorare lo stato abitativo, e qui ancora c’è una buona ripresa, ma la tassazione è talmente alta che sta bloccando questa possibile ripresa.
D. Quali sono le previsioni per i prossimi anni?
R. Prevediamo che, nel 2017, ci sarà un abbassamento della pressione fiscale sull’immobiliare, e ripartiranno gli investimenti.
D. I prezzi si alzeranno di nuovo?
R. No, i prezzi ormai si sono stabilizzati, scenderanno ancora per un anno o due e avremo un mercato che avrà un aumento delle tassazioni e ancora un leggero calo dei prezzi fino al 2017.
D. Come giudica questo Governo?
R. Non si interessa all’immobiliare, la gran parte delle attività politiche di Matteo Renzi è rivolta ad altri settori. Ma se dovesse cambiare la politica sulla casa - avendo anche a mente che l’immobiliare ha fatto ripartire l’economia americana, asiatica, spagnola - sarebbe un vantaggio per tutti. Oggi, invece, il vantaggio è solo per i tassatori, e cioè per il Governo Renzi che sa che l’83 per cento delle famiglie italiane è proprietario d’immobili e sa che la maggior parte paga; lo svantaggio è per l’immobiliare, che ha perso 800 mila posti di lavoro negli ultimi 6 anni.
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