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Wided Bouchamaoui: Tunisia, primo paese d'attrazione di imprese nel Mediterraneo

Wided Bouchamaoui

Presidente dal gennaio 2013 dell’organizzazione patronale Utica, ovvero Unione Tunisina dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato, dal 2011 dell’Unione Mediterranea delle Confederazioni di Imprese e vicepresidente dal 2009 della Fondazione Tunisina di Controllo e Governance, la signora Wided Bouchamaoui è stata ed è tuttora particolarmente attiva nel settore economico e finanziario della vicina Repubblica di Tunisia. Socio fondatore della «Rete finanziaria delle imprenditrici» e del «Forum economico magrebino», è azionista e amministratore delegato della HBG Holdings, gruppo specializzato nelle prospezioni del petrolio e del gas in Tunisia, in Siria e in Egitto. Ma è azionista anche di numerose ed importanti società come la KIA Tunisie, concessionaria di veicoli KIA; il Vermeg Group, specializzato nel settore dei software bancari e finanziari; la Banca tunisina UIB del Gruppo Société Générale. Ed inoltre di varie società specializzate nei settori immobiliare e agricolo e di Fondi di investimento nel Medio Oriente e Nord-Africa. Per i suoi meriti le sono stati attribuiti vari riconoscimenti: è stata dichiarata «Migliore imprenditrice del mondo arabo» nel giugno 2013; per il suo contributo alla concordia sociale, al progresso e alla prosperità della Tunisia ha ricevuto il «Premio business for peace», che le è stato conferito lo scorso maggio ad Oslo da una giuria internazionale composta da premi Nobel per la pace e per l’economia. Nel maggio 2013 è stata inserita tra le 25 donne imprenditrici più influenti in Africa, ed in occasione della recente festa mondiale della donna la Camera regionale delle Imprenditrici di Tunisi l’ha definita per il 2014 «Donna tunisina influente». Laureatasi in Marketing nell’Institut Supérieur de Gestion di Tunisi, ha conseguito il diploma in commercio internazionale nello stesso istituto e il diploma in diritto commerciale internazionale nella facoltà di scienze politiche e giuridiche di Tunisi 2.

Domanda. L’Italia è il secondo partner europeo della Tunisia. Come valuta le relazioni tra questi due Paesi amici?
Risposta. Le relazioni tuniso-italiane sono dense e profonde, più particolarmente per la prossimità geografica, l’appartenenza allo spazio mediterraneo e l’anzianità delle relazioni politiche e diplomatiche stabilite dal 1957. Sono regolate da un consistente quadro giuridico comprendente un accordo commerciale e un accordo di cooperazione economica e tecnica risalente al 1961, oltre ad altri accordi settoriali. Il Trattato bilaterale di Amicizia, di Buon Vicinato e di Cooperazione firmato nel maggio 2003, e in seguito, nel maggio 2012, la firma della Dichiarazione congiunta tra i due Governi per l’instaurazione di un partenariato strategico hanno ulteriormente rafforzato tale quadro giuridico. I rapporti tra i due Paesi si sono consolidati dopo la rivoluzione del 14 gennaio 2011, con l’impegno dell’Italia, partner strategico, a dare il proprio sostegno al processo di transizione democratica in atto in Tunisia. Un impegno ribadito dal presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi con la scelta del nostro Paese quale destinazione per la sua prima visita all’estero. Questa decisione è la testimonianza dell’impegno italiano ad accompagnare il nostro Paese nel processo di transizione democratico dando, nello stesso tempo, una conferma dell’eccellente rapporto esistente tra i due Paesi. È giocoforza constatare che, dopo la rivoluzione, gli incontri politici e gli scambi di visite tra alti responsabili dei due Paesi si sono intensificati consentendo di rinforzare le relazioni bilaterali politiche, economiche e sociali. Tra queste visite, occorre segnalare la visita ufficiale del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, del 16-17 maggio 2012. È cosi che, nell’ambito del sostegno dato al nostro Paese, il presidente Napolitano ha incaricato il presidente del Senato italiano, senatore Pietro Grasso, di rappresentarlo nel cerimoniale ufficiale in occasione dell’adozione della nuova Costituzione, svoltasi il 7 febbraio 2014.
D. La rivoluzione tunisina è considerata un modello riuscito nonché una fonte di ispirazione per gli altri Paesi arabi che a loro volta hanno vissuto una rivoluzione. Come spiega questo successo?
R. Precorritrice della Primavera Araba, la Tunisia si incammina verso la democrazia con volontà e determinazione per realizzare gli obiettivi della Rivoluzione del Gelsomino del 14 gennaio 2011. A tale scopo ha fissato obiettivi e priorità che consentono la realizzazione delle diverse tappe del processo di transizione democratica, in particolare: il ripristino della sicurezza e della stabilità dopo le derive e gli eccessi registrati in occasione delle manifestazioni che si sono svolte durante e dopo la rivoluzione; l’organizzazione, il 23 ottobre 2011, di elezioni libere e democratiche dell’Assemblea nazionale costituente (ANC) il cui principale compito è di elaborare una nuova Costituzione; l’organizzazione delle elezioni presidenziali e legislative che segneranno la fine del periodo di transizione e la nascita della Seconda Repubblica. Tuttavia, tale percorso non è stato facile per i tunisini per la grande crisi politica vissuta dal Paese dopo l’assassinio dei due leader politici Chokri Belaid e Mohamed Brahmi. Questi delitti, attribuiti al movimento jihadista, hanno profondamente destabilizzato la Tunisia e colpito sensibilmente le sue istituzioni per mesi. È a questo punto che i partiti, gli attori politici e i componenti della società civile si sono espressi a favore dell’instaurazione di un dialogo nazionale per aiutare il Paese ad uscire dalla crisi. In questo ambito il quartetto formato dal sindacato Ugtt, dall’organizzazione imprenditoriale Utica, dalla Lega tunisina per i Diritti dell’uomo e dall’Ordine degli avvocati, ha preso l’iniziativa di elaborare un foglio di marcia chiaro e pratico e di patrocinare il dialogo nazionale che consentirà di sbloccare la situazione, con una unica parola d’ordine: il consenso e niente altro che il consenso sui punti fonte di litigio e che ostacolano la riuscita del periodo di transizione.
D. Cosa prevede il foglio di marcia che farà da bussola ad attori e partiti politici impegnati nel dialogo nazionale?
R. Prevede, in particolare, la definizione della Costituzione da parte dell’Assemblea nazionale costituente, la formazione di un nuovo Governo di competenze nazionali indipendente e il proseguimento del dialogo nazionale. Al termine di numerosi round di negoziati e di riunioni degne di un maratoneta, nel settembre 2013, 21 partiti politici hanno firmato il foglio di marcia e immediatamente dopo è iniziato il dialogo nazionale con il fermo impegno di realizzare quanto stabilito dal foglio stesso a cominciare dal completamento della redazione della Costituzione. Colgo l’occasione per precisare che né l’Utica né qualsiasi altra organizzazione del Quartetto ha proposto candidature per la presidenza del Governo. Siamo stati, è un dato di fatto, determinanti per l’avanzamento del dialogo nazionale, per la concretizzazione del foglio di marcia del Quartetto e per il successo di due processi intrapresi, governativo e costituzionale, ma non abbiamo cercato, in nessun caso, di sostituirci agli attori politici o di assumere decisioni in loro vece. Il nostro ruolo era quello di aiutare gli attori politici ad andare oltre le divergenze adottando un metodo consensuale in ogni ambito, di mettere il Paese al riparo delle conseguenze di una crisi politica durata alcuni mesi e di garantire le migliori condizioni per portare a termine, con successo, questa ultima tappa della transizione. E considero che siamo riusciti a portare pienamente a termine la nostra missione su questo piano.
D. Cosa pensa della nuova Costituzione tunisina?
R. Grazie alla mobilitazione della società civile, la Tunisia è riuscita a dotarsi di una Costituzione che riconosce il carattere civile dello Stato. In effetti, questo dato acquisito è la testimonianza della tradizione riformatrice dell’Islam tunisino, un Islam che si è nutrito dei valori umanistici ed è ancorato al proprio ambiente. La nuova Costituzione, che ha tratto ispirazione dai principi universali di libertà, democrazia e uguaglianza consolidando il principio di parità, ha rafforzato i diritti acquisiti dalla donna, frutto del movimento riformatore esistente in Tunisia, tra cui il Codice dello Statuto personale adottato dal 1956. Questo testo storico che il mondo intero ha salutato, entrato in vigore il 10 febbraio scorso, esprime una permanente aspirazione alla libertà onde costruire uno Stato di diritto e delle istituzioni. In effetti, la nuova Costituzione instaura un regime politico nato dalla realtà tunisina basata sulla separazione dei poteri, la stabilità governativa, l’efficacia ‘politica, l’istituzione di un organo di controllo rigoroso della costituzionalità delle leggi qual’è la Corte costituzionale. Questa Costituzione apre gli orizzonti dell’azione politica ai partiti, garantisce l’indipendenza dei magistrati mettendoli al riparo delle pressioni. Essa ha anche introdotto, per la prima volta nella storia del mio Paese, una discriminazione positiva nella misura in cui una parte dei proventi delle risorse naturali sarà destinata allo sviluppo regionale e sarà istituito un sistema partecipativo nella gestione degli affari locali. Questo nuovo testo giuridico condiviso da tutti i tunisini e tunisine, consacra la libertà di coscienza, la libertà di espressione e proibisce la tortura fisica e morale. La persona portatrice di handicap è anche essa tutelata contro ogni forma di discriminazione.
D. Quali sono gli impegni della nuova squadra incaricata di guidare il Paese fino alle prossime elezioni?
R. Le dimissioni del secondo Governo nato dalle elezioni del 23 ottobre 2011 e l’avvento di un nuovo Governo composto da indipendenti guidato da Mehdi Jomaa, costituirono una delle prime tappe del foglio di marcia, portato a termine con successo grazie ancora una volta al principio del consenso. Tuttavia, i tunisini sanno che si trattava solo di una tappa per radicare la democrazia, e che il cammino è ancora lungo per i compiti che il Governo attuale deve affrontare oltre alla missione principale che è quella di organizzare, prima del 2015, elezioni trasparenti e credibili, le cui date ufficiali saranno fissate prossimamente dall’Istanza Superiore Indipendente delle Elezioni (ISIE) eletta dall’Assemblea nazionale costituente, che ha adottato la nuova legge elettorale che regolerà le prossime elezioni. Il processo di transizione democratica è certo segnato da una congiuntura economica e sociale difficile. La buona e ferma volontà delle autorità tunisine di realizzare gli obiettivi politici, economici e sociali della rivoluzione ha bisogno del sostegno e dell’accompagnamento della Comunità internazionale, in particolare degli amici e partner europei tra cui l’Italia, onde vincere la disoccupazione e la povertà. La Tunisia soffre di una pesante eredità risalente ad alcuni decenni fa, con mezzi finanziari molto inferiori alle reali necessità e che rischiano di comprometterne la transizione democratica se la solidarietà dei nostri amici viene a mancare. Infine, il popolo tunisino è determinato a riuscire nella sua rivoluzione in un clima di fiducia, privilegiando il dialogo tra le varie componenti della società e rimanendo vigile per contrastare ogni forma di estremismo politico e di fanatismo religioso. La Tunisia nutre la speranza di incarnare un modello di stabilità durevole nel mondo arabo, imperniato sui valori di democrazia, pluralismo e giustizia sociale. Il sostegno dei suoi partner è cruciale in questa delicata fase in cui la Tunisia è chiamata a raccogliere notevoli sfide economiche, sociali e di sicurezza.
D. Il Capo del Governo tunisino ha dichiarato nel marzo scorso che la situazione economica della Tunisia rimane difficile. Esiste un piano per far ripartire l’economia e qual’è la strategia dell’Utica per rilanciare la crescita?
R. La congiuntura economica sta migliorando pian piano in Tunisia. Il 2014 dovrebbe essere un anno di convalescenza, di cammino verso il ritorno a una crescita forte. La Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale hanno recentemente rivisto al rialzo le loro previsioni sul tasso di crescita economica che dovrebbe realizzare la Tunisia tra il 2014 e il 2016. In effetti, le previsioni prevedono un tasso di crescita al 2,7 per cento per quest’anno e al 4,5 per il 2015. Secondo gli esperti internazionali, la crescita dell’economia tunisina dovrebbe rinforzarsi, e ciò grazie al ritorno della fiducia generata dalla promulgazione della nuova Costituzione, alla diminuzione delle tensioni legate alla sicurezza e alle riforme avviate prima delle prossime elezioni. Bisogna notare anche che la Tunisia si è impegnata ad avviare riforme strutturali al fine di risolvere il problema della disoccupazione e della crescita debole della produzione. Questo piano di riforme dovrebbe portare all’instaurazione di un nuovo modello economico. Per quanto riguarda l’Utica, abbiamo già preparato un programma di emergenza raggruppando le priorità da rilevare nel corso della prossima tappa, già presentato al nuovo Governo. Lo scopo è riconquistare la fiducia di imprese, impiegati, disoccupati, cittadini, investitori nazionali e stranieri e finanziatori. Alla luce di tutto ciò diventa fondamentale svelare la verità sulla situazione economica reale del Paese, elaborare una Finanziaria complementare nei più brevi tempi possibili, instaurare nuovamente l’ordine e la sicurezza, lottare in modo efficace contro il terrorismo, garantire tramite lo Stato la continuità e la fluidità logistica nel territorio tunisino e, infine, migliorare l’immagine della Tunisia all’estero. Appare anche urgente rivedere alcune designazioni a livello amministrativo sul piano nazionale e regionale, ottenere un consenso per una pace sociale fino alla fine del 2014, ripristinare la qualità dei servizi pubblici e dell’Amministrazione, adottare misure che favoriscano realmente la creazione di posti di lavoro produttivi in tutte le regioni, lottare attivamente e in modo adeguato contro il contrabbando e il commercio informale. Abbiamo anche proposto di lanciare un prestito obbligazionario di 1000 milioni di dinari per alimentare un fondo destinato a finanziare, a tasso zero, gli investimenti privati nelle regioni. Inoltre, al fine di incentivare l’economia tunisina, l’Utica ha proposto l’organizzazione di un dialogo nazionale sul rilancio dell’economia tunisina con la partecipazione del Governo, degli organismi nazionali, di tutti i partiti politici rappresentati presso l’ANC, nonché di molti esperti e operatori competenti del settore economico. Durante questo evento l’Utica presenterà un piano di ripristino e di consolidamento dell’economia, proponendo soluzioni mirate al miglioramento della produttività delle imprese e alla lotta contro l’economia parallela e la contrazione del potere d’acquisto del cittadino. L’Utica proporrà anche raccomandazioni onde ridare fiducia agli investitori tunisini e stranieri nel sito «Tunisie Nouvelle». I lavori delle Commissioni incaricate della preparazione del dialogo economico nazionale, che sarà organizzato sotto l’alto patronato del Capo del Governo, sono a buon punto. I temi principali saranno, fra l’altro, la razionalizzazione della cassa di compensazione dello Stato, il miglioramento del potere d’acquisto del cittadino, il rilancio della competitività e della produttività delle imprese, l’equilibrio della bilancia commerciale, il contrabbando e l’economia parallela, il rafforzamento dell’investimento anche privato e lo sviluppo delle regioni, fino ad oggi marginalizzate.
D. Tre anni dopo la rivoluzione, il clima degli affari è migliorato?
R. La Tunisia può vantare «atouts» vincenti in materia di attrazione degli investimenti stranieri e queste carte vincenti hanno già attratto più di 3 mila imprese internazionali. La Tunisia è di gran lunga il primo Paese d’attrazione delle imprese straniere nel Sud del Mediterraneo. Dopo la rivoluzione, ha fatto grandi passi avanti in materia di trasparenza nel mondo degli affari. Non temiamo più l’impossessarsi di grandi progetti da parte di alcune persone. Nonostante la congiuntura economica difficile di questi anni, il nostro Paese rimane un sito attrattivo grazie alle nuove caratteristiche degli investimenti, articolate nella combinazione di atouts storici rinnovati e atouts nascenti sostenuti da misure e decisioni concrete. Secondo osservatori ed esperti internazionali, il suo futuro non può che migliorare; il popolo ambisce all’instaurazione di una vera democrazia, che contribuirà alla creazione di un clima d’affari più sano, trasparente e con una governance migliore, fattori chiavi della competitività delle imprese. Secondo l’ultimo rapporto Doing Business 2014 della Banca Mondiale riguardante la facilità di fare affari, la Tunisia si piazza alla 51esima posizione, l’Italia alla 65sima. Resta in testa della classifica in Nordafrica, occupa la quarta posizione nel mondo arabo e la quinta nel mondo africano. Tuttavia aspettiamo una governance migliore che favorisca lo sviluppo del settore privato, tramite soprattutto il miglioramento del Codice dell’investimento, la riforma del settore bancario e la riduzione del commercio informale.
D. L’Italia è il secondo partner economico e commerciale della Tunisia. Quali le prospettive di rafforzamento di questi rapporti?
R. Con profonda soddisfazione constatiamo il dinamismo caratterizzante le relazioni tra la Tunisia e l’Italia. Grazie allo spirito d’intesa e di cooperazione che anima le parti, le relazioni hanno raggiunto un livello massimo e l’esperienza tuniso-italiana è diventata un modello privilegiato di cooperazione nord-sud nel Mediterraneo. L’attivo delle relazioni tuniso-italiane vanta prestazioni e realizzazioni edificanti, e i numeri lo confermano: l’Italia è il secondo partner commerciale della Tunisia, il primo Paese investitore in Tunisia negli idrocarburi e il secondo negli altri settori. Oggi più di 780 imprese italiane operano in Tunisia. Bisogna evidenziare che la cooperazione si va sempre sviluppando. Una nuova linea di credito italiana di 73 milioni di euro a favore delle piccole e medie imprese è operativa dal maggio scorso. Questa linea ha per obiettivo la promozione delle piccole e medie imprese tunisine in particolare nei settori prioritari, nonché l’agevolazione dei trasferimenti delle tecnologie e la creazione di sinergie tra le imprese dei due Paesi. Inoltre, le relazioni di cooperazione decentralizzata tra le regioni tunisine e italiane hanno subito un forte incremento soprattutto dopo la rivoluzione del 2011. Nell’ottobre del 2012 la Tunisia ha firmato il contratto per la partecipazione all’Esposizione Universale del 2015 ed è stata tra i primi 10 partecipanti a confermare la presenza. La mia visita a Roma si inserisce nella volontà comune di intensificare le relazioni d’affari bilaterali e di creare sinergie favorevoli ad entrambe le parti. Vari temi riguardanti le opportunità di investimento e di partnership sono stati evocati durante il mio incontro con Giorgio Squinzi, presidente della Confindustria. Una delegazione di uomini d’affari italiani, rappresentanti di vari settori di attività, è attesa prossimamente in Tunisia.
D. Il presidente della Repubblica Moncef Marzouki ha sottolineato recentemente l’importanza di consolidare le relazioni e la cooperazione con i Paesi africani. In questo la Tunisia può svolgere un ruolo fondamentale come «trait d’union» strategico tra l’Africa e l’Europa. Cosa è necessario per riuscire in queste azioni di integrazione?
R. La Tunisia ha sviluppato negli anni un tessuto industriale diversificato e competitivo, modernizzato grazie ad un vasto programma di aggiornamenti avviati negli ultimi anni, per orientarsi sempre più verso le industrie a maggiore valore aggiunto, rafforzando le filiere tradizionali dell’industria tunisina cioè tessile, agroalimentare, industrie meccaniche ed elettriche ecc. Questi settori rappresentano oggi un vero potenziale di investimento e di partnership che potrebbe essere sfruttato dalle imprese tunisine, italiane e africane, seguendo il principio del «win win» o gagnant-gagnant. La Tunisia si presenta quindi come un’eccellente piattaforma di sviluppo delle sinergie per le imprese sia italiane sia tunisine e subsahariane. In effetti il sistema di partnership basato sulla «co-locazione» può essere usato come esempio per sviluppare le sinergie tra le imprese italiane e africane. Si prevede una partnership per co-investimenti industriali al fine di creare attività supplementari in Africa, in Tunisia e in Italia, senza limitarsi alla ricerca del minore costo di produzione. È ora di instaurare una vera alleanza economica tra imprese italiane, tunisine e africane, visto che oggi non si parla più di competitività dell’economia dell’impresa, bensì di una competitività delle alleanze che si misura con le potenze concorrenti che si stanno insediando in Africa.

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