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mohammed farhat: tunisair, fattore di amicizia e di scambi tra tunisia e italia

Mohammed Farhat, direttore generale Tunisair

di GIOSETTA CIUFFA

 

Direttore generale della compagnia aerea tunisina Tunisair di proprietà pubblica, prima di essere general manager per l'Italia Mohammed Farhat ha ricoperto lo stesso incarico in altri Paesi, in particolare in Inghilterra, Irlanda, Austria, Francia e Tunisia, dove ha ricoperto la carica di direttore della Delegazione Tunisia. La sede italiana della Tunisair si trova a Roma, nella centralissima Via del Tritone.
Domanda. Che cosa rappresenta l’Italia per l’aerolinea da lei diretta?
Risposta. Per la Tunisair il mercato italiano è uno dei più interessanti e vi abbiamo una lunga tradizione visto che operiamo in Italia dal 1949, per cui quest’anno compiamo il 65esimo anno di presenza della compagnia in questo Paese. Attualmente è uno dei nostri migliori mercati, favorito dalla vicinanza, fattore fondamentale in campo sia geografico sia culturale e di tradizione che ingloba un po’ tutto il bacino del Mediterraneo. Ovviamente ormai recarsi in Tunisia per un italiano è come spostarsi un po’ da casa, dato che essa si trova un poco più a sud della Sicilia.
D. Quali sono i vostri obiettivi?
R. Consolidare e incrementare la nostra quota di mercato tra l’Italia e la Tunisia attraverso la «customer satisfaction»; gli investimenti che abbiamo compiuto nel corso degli anni ci stanno dando risultati positivi. La nostra politica attuale consiste nel rivolgerci al cliente proprio per un motivo di prossimità, aprendo nuove rotte con nuovi punti di partenza dall’Italia. Se in passato esistevano solo Roma, Milano e Palermo, la Tunisair ha avviato nuovi voli da Bologna, Venezia e Napoli. Cresciamo anche aumentando le frequenze da queste città, perché la domanda esiste, e speriamo di poter offrire il servizio che ci chiede il mercato, ossia partire il più vicino possibile da casa.
D. Qual è il tipo prevalente di clientela che servite?
R. Le partenze dall’Italia sono compiute sia da viaggiatori business, sia da traffico individuale turistico, puramente leisure. Inoltre registriamo molto traffico «etnico» per le destinazioni africane in espansione, come il Senegal. Esiste in Italia una consistente comunità tunisina che preferisce i nostri voli per tornare periodicamente a casa. Non c’è una prevalenza dell’uno sull’altro, ma è un mix variabile in funzione sia delle città sia della stagionalità, per cui d’estate contiamo più voli leisure. Ovviamente il segmento maggiore è quello formato da quest’ultimo perché si verifica tutto l’anno, anche se registra rilevanti punte in estate, da maggio-giugno fino a settembre inoltrato. E questo avviene anche perché la Tunisia per un italiano è una destinazione di vacanza, di sole e di mare, nonostante esistano altri segmenti turistici molto interessanti da poter ospitare in inverno.
D. Come pubblicizzate tutti questi aspetti?
R. Non siamo l’Ente del turismo, siamo vettori. Ovviamente la promozione delle destinazioni è affidata all’Ente del turismo con il quale collaboriamo, e che tende a sviluppare anche gli altri segmenti un po’ meno conosciuti ma assolutamente interessanti, costituiti dalla talassoterapia che ormai è un must in Tunisia, dal golf, dal turismo culturale, dalla pesca subacquea e anche dalla caccia. Probabilmente l’attrattiva maggiore tra tutti questi è costituita dal deserto tunisino, la cui accessibilità è facilissima e veramente molto interessante. C’è anche un turismo medico, perché i nostri medici sono ottimamente formati mentre i costi sono nettamente inferiori, in tutto, a quelli in vigore in Italia. Tutti vantaggi che si possono combinare.
D. Qual è l’indice di occupazione dei vostri aerei?
R. Nell’estate scorsa l’indice medio di riempimento per Bologna è stato del 75 per cento dei posti, risultato che, come prima stagione di attività su tale città, è stato più che ottimo. Per Venezia, invece, ove il servizio è cominciato tre anni fa, all’inizio abbiamo compiuto tre voli a settimana, che poi sono diventati quattro, mentre la scorsa estate siamo arrivati a compiere sei voli a settimana, segnale positivo del buon andamento del volo; abbiamo trasportato circa 24 mila passeggeri da Venezia e circa 16 mila da Bologna. Speriamo che sia stato l’inizio di una bella vicenda. Queste cifre sono relative solo al periodo estivo dell’anno scorso.
D. Avete in programma di istituire altri collegamenti?
R. Aprire nuove rotte richiede consistenti investimenti ed è un’impresa che non si può realizzare dall’oggi al domani. Occorre una prima fase di studio, quindi una fase operativa dopo che, eseguiti gli studi di fattibilità, si è deciso di aprire la rotta. Poi occorre impiegarvi una flotta di aerei. Tutto ciò ha costi notevoli. Investimenti occorrono anche per l’attività promozionale, nettamente minori rispetto all’investimento globale, anche perché puntiamo alla soddisfazione dei passeggeri che, attraverso il passa-parola, dovrebbe darci qualche buon risultato.
D. La scelta di queste città, Bologna, Venezia e in futuro Catania, deriva unicamente dal desiderio di restare vicino a tutto il bacino d’utenza, o sono in corso studi per ampliare il raggio di azione? Quale fattore potrebbe influire sulle decisioni? Cosa vi interessa di più?
R. Circa i criteri di scelta delle città, soprattutto l’analisi di fattibilità ne determina il traffico potenziale in relazione al tessuto sociale ed economico della loro area, e alle varie interconnessioni e interscambi esistenti con la Tunisia o anche con l’Africa, continente generalmente poco collegato con l’Italia; disponendo noi di una consistente rete africana, ci proponiamo, per un fattore geografico, come la compagnia naturale per l’Africa. Pertanto esiste il potenziale di traffico, di affari, di interscambio economico e commerciale e di leisure. Attraverso i tour operator e le agenzie di viaggio abbiamo i rapporti contenenti qualche informazione in più; poi ci sono le Camere di commercio e un resoconto storico dei voli da Roma o Milano per la Tunisia. L’Africa per noi è fondamentale ed è essenziale sapere se in una certa area vive una folta comunità di africani, quale sia il tipo di traffico, il loro modo di tornare a casa, di trascorrervi le vacanze. Lo stesso vale per i tunisini residenti in Italia.
D. I passeggeri tunisini si rivolgono naturalmente a voi?
R. Non è detto. Non facciamo parte di nessun patto, non abbiamo sottoscritto alcuna alleanza con altre compagnie aeree. Relativamente alla flotta, abbiamo un piano di sviluppo dipendente dall’esigenza di rinnovare il parco aerei, dall’andamento dell’attività e dai costi, che costituiscono un fattore determinante per la loro scelta. Un comparto in cui non lesiniamo è la manutenzione, alla quale siamo veramente attenti, ci teniamo in modo particolare ed è il nostro fiore all’occhiello. Il nostro livello di manutenzione è riconosciuto mondialmente; compiamo anche grandi revisioni degli aerei, che vengono smontati e rimontati completamente, e questo è una garanzia di qualità; inoltre siamo dotati della certificazione ISO 9001. Nell’ambito del piano di rinnovo della flotta, l’anno scorso abbiamo acquistato due nuovi Airbus A320; da quest’anno metteremo in pensione cinque aerei, cioè tre A300 e due 737, che saranno rimpiazzati da due A330. Le indicazioni del piano-flotta saranno attuate in più anni, perché comportano un costo notevole, per cui prima entreranno in servizio i due A330 e in seguito altri A320.
D. Quali vantaggi vi aspettate dal rinnovamento del parco aerei?
R. Rinnovando la flotta, si mandano in pensione aerei concepiti con tecnologie diverse, sostituite da una tecnologia aeronautica di nuova concezione, più sostenibile per l’ambiente anche perché riduce i consumi e per noi il costo del carburante è fondamentale. Quindi questo ci costerà meno e consentirà un maggior rispetto per l’ambiente. Ma avremo vantaggi non solo nel risparmio di carburante, ma anche nel minor inquinamento acustico perché nei nuovi aerei la silenziosità è superiore a quella dei vecchi. Rinnovando la flotta si mettono in circolazione apparecchi più efficienti, che consumano di meno e producono meno rumore, e di conseguenza un minore impatto sull’ambiente.
D. La Tunisair compensa l’inquinamento prodotto con attività dirette al miglioramento dell’ambiente e della vivibilità dei cittadini?
R. Normalmente sono gli Stati a compiere interventi del genere, e lo Stato tunisino li fa ma, proprio per una politica generale pubblica, non nel nostro ambito; si compiono più generalmente attività intese alla sostenibilità ambientale. Mentre se in Tunisia si celebra la Festa dell’albero e in quel giorno si piantano migliaia di alberi, ovviamente la Tunisair partecipa ad essa anche perché è sempre una compagnia di proprietà pubblica.
D. Come influisce la crisi economica sull’andamento della Tunisair?
R. Ogni compagnia aerea oggi ha problemi, è un fenomeno generale. Con l’acquisto di nuovi aerei, le compagnie che come noi li comprano direttamente, di fronte a un consistente investimento, dal punto di vista finanziario possono avere qualche difficoltà. Quindi con il piano di rinnovamento, in questo momento in cui si deve stringere un po’ la cintola, finanziariamente non siamo al top. Ma via via che i costi degli aerei vengono ammortizzati, riprende lo sviluppo perché la crisi è un fenomeno ciclico. I nostri impegni verso tutti, clienti, fornitori ecc., rimangono invariati e sono sempre stati onorati, anche nei momenti peggiori che si sono verificati nel passato. In 65 anni di attività la Tunisair ha assistito a molte crisi, per esempio quella causata dal petrolio nel 1974, dalla quale però siamo usciti bene e onestamente. Adesso siamo qui, perché siamo anche una compagnia pubblica nazionale di bandiera.
D. Quali sono le aree più vantaggiose e quali quelle meno?
R. Ogni luogo di destinazione contribuisce effettivamente alla redditività generale della compagnia. Essendo noi il terzo mercato Tunisair, contribuiamo in proporzione e speriamo di contribuire ancora di più, nel futuro, alla salute della compagnia. Non bisogna tanto fare i conti e paragonare i mercati nei quali operiamo, ragionare per mercati, ma esaminare la compagnia nel complesso, globalmente, perché una compagnia aerea vola ovunque e non è composta da tanti bilanci ma da uno unico globale. L’Europa e in particolare l’Italia contribuiscono effettivamente a dare ossigeno alla compagnia. L’Italia è un mercato prioritario per noi, la nostra politica negli ultimi anni è sempre stata investire sull’Italia. Da essa partono, ogni giorno, quattro o cinque voli per la Tunisia, c’è stato un aumento incredibile nel numero dei voli a settimana e al giorno, e stiamo sempre più espandendoci su questo mercato. Quindi per noi l’Italia è fondamentale. Nel 2012 abbiamo trasportato 355 mila passeggeri tra l’Italia e la Tunisia.
D. Quando parla del terzo mercato si riferisce alla Tunisia e alla Francia?
R. Mi riferisco a Tunisia, Francia e poi Italia. In passato ho lavorato in Francia, in Inghilterra e altrove, ma in Italia ho la sensazione di «non spaesamento». Cioè mi ci trovo bene come a casa, per motivi di somiglianza culturale e climatica, e di mentalità, anche nelle piccole cose, come la frutta, la verdura, il pesce, il calcio. Ricordo che, fino a qualche anno fa, di straniero, nella tv tunisina, c’era solo Rai1. Quindi mi sento a casa anche per motivi di prossimità e di familiarità.
D. C’è qualcosa nella compagnia e in campo professionale che lei ha notato qui?
R. Grandi differenze non vi sono, anzi sono positive. Per fare un esempio, le autorità italiane ci aiutano e abbiamo buoni rapporti con esse. Anche professionalmente e contrariamente agli altri Paesi dove ho lavorato. In Italia trovo un fattore umano, nettamente positivo e predominante; si è molto facilitati nei rapporti, e di conseguenza risulta facilitato il nostro lavoro. Per questo è come se mi sentissi a casa. Fino a 50 anni fa, la Tunisia era piena di italiani, erano più numerosi dei francesi.   

Tags: Gennaio 2014 turismo aereo Giosetta Ciuffa trasporto aereo Tunisia compagnie aeree

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