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Loredana Gulino: oggi lotta alla contraffazione vuol dire soprattutto difendere il paese

Loredana Gulino, direttore generale  dell’UIBM, lotta alla contraffazione dell’ufficio italiano brevetti e marchi  del Ministero dello Sviluppo economico

«Difesa a oltranza del made in Italy e del design italiano animano la politica della Direzione che rappresento, che coniuga la lotta alla contraffazione con la gestione del sistema dei marchi e brevetti, senza il quale è impossibile la difesa nazionale ed internazionale dei brand e delle innovazioni italiane».
È questa la missione di Loredana Gulino, direttore generale della Direzione per la lotta alla contraffazione dell’ufficio italiano brevetti e marchi del Ministero dello Sviluppo economico da febbraio 2009. Laureata cum laude in Giurisprudenza nell’Università degli Studi di Catania nel 1986, ha presieduto eventi e conferenze su base nazionale e internazionale sul tema della lotta alla contraffazione, della tutela degli assets immateriali, dell’innovazione, del made in Italy e della ricerca scientifica.
È componente del Consiglio di amministrazione dell’European Patent Office e Vice Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’European Union Intellectual Property Office Office; rappresenta inoltre l’Italia presso la World Intellectual Property Organization e l’International Union for the Protection of New Varieties of Plants; inoltre presidente della Commissione di esame di abilitazione all’esercizio della professione di consulente in Proprietà Industriale.
Nella seguente intervista Loredana Gulino ci illustra i progetti in campo e quelli futuri nella tutela della proprietà industriale e dei brevetti.
Domanda. Cosa significa oggi lotta alla contraffazione?
Risposta. Oggi lotta alla contraffazione significa soprattutto tutelare le produzioni tipiche del made in Italy ed il cittadino italiano, anche nella sua veste di consumatore. Ormai tale fenomeno si estende a tutti i settori merceologici, mentre fino a qualche anno fa la contraffazione era legata sostanzialmente al mondo del «fashion». Tutto ciò che è «replicabile» è passibile di contraffazione e questo comporta una molteplicità di fattori di rischio per l’economia nel suo complesso, per la salute e la sicurezza dei consumatori nonché per la convivenza civile di tutti i cittadini. Si vanno infatti a toccare delle sfere che fanno parte direttamente della nostra vita e della nostra salute, ad esempio sono «imitabili» farmaci, generi alimentari, pezzi di giocattoli, componenti di automobili.
D. E invece quali sono i danni al sistema economico?
R. Nella settimana anticontraffazione che abbiamo lanciato dal 13 al 19 giugno scorso è stato pubblicato uno studio biennale in collaborazione con il Censis sull’impatto macroeconomico della contraffazione; dai risultati è emerso che la contraffazione mina il sistema economico alla base e sottrae alle casse dello Stato oltre 5,7 miliardi di euro, una cifra elevatissima, se si considera che complessivamente il giro di affari della contraffazione sottrae al settore legale 6,9 miliardi di euro, con una mancata occupazione di oltre 100.500 unità.
D. Quali sono le competenze della Direzione generale per la lotta alla contraffazione?
R. Nel 2009 è nata una nuova Direzione generale che è la somma di due «anime»: da una parte il vecchio ufficio brevetti e marchi che si occupa della tutela dei titoli di proprietà industriale, mentre dall’altra è stato assegnato alla Direzione generale il compito di attuare politiche per limitare i danni della contraffazione. È la prima volta che in Italia e in un unico centro amministrativo vengono accorpate due potestà poiché solo chi si occupa della tutela del titolo di proprietà industriale può capire quali siano le politiche da attuare per difendere la proprietà industriale e quindi limitare la contraffazione.
D. Quali sono tali politiche?
R. Le politiche di prevenzione che mettiamo in campo sono molteplici. Il nostro intervento mira ad intaccare la domanda del bene contraffatto informando l’opinione pubblica in modo tale che il cittadino accresca la propria consapevolezza in merito alla contraffazione. Spesso infatti i cittadini non si rendono pienamente conto di cosa si nasconda dietro questo sistema criminale e malavitoso, né sono a conoscenza dei rischi diretti e indiretti derivanti dall’acquisto di prodotti falsi. Quindi oltre che informare, dobbiamo anche formare il cittadino.
D. In che modo?
R. Attraverso campagne di comunicazione, formazione e informazione, soprattutto alle giovani generazioni che un domani saranno la classe imprenditoriale del Paese. Proprio per questo stiamo ponendo in essere un insieme di azioni legate al mondo della scuola dove i ragazzi stanno dimostrando una forte partecipazione con vari progetti e idee per combattere la contraffazione.
D. E alle imprese fate formazione?
R. Agli imprenditori spieghiamo come tutelare il portafoglio intellettuale; soprattutto i piccoli imprenditori non hanno ancora chiaro il concetto di proprietà industriale e di conseguenza non sanno come difenderla e, a tale scopo, negli scorsi anni sono stati organizzati circa 230 seminari su tutto il territorio nazionale per diffondere e far conoscere il tema della proprietà industriale. Sempre per quanto riguarda la lotta alla contraffazione stiamo operando per rafforzare il contrasto in ciascun territorio, in coerenza con le linee guida emanate dal Ministero dell’Interno e Ministero dello Sviluppo Economico. Tali linee guida individuano nei Prefetti i principali attori della lotta alla contraffazione a livello locale nonché promotori, attraverso protocolli di intesa, di vere e proprie coalizioni di stakeholder pubblici e privati contro il falso.
D. Ogni territorio ha la propria peculiarità nell’ambito della contraffazione?
R. Sempre per i prefetti stiamo lavorando insieme al Censis per la realizzazione di studi territoriali dedicati alle province; tali studi hanno dimostrato che la contraffazione è un fenomeno variegato e ogni provincia ha le proprie caratteristiche distintive, quindi occorrono strumenti diversificati. Dalle ricerche sul campo sono emerse proposte ed indicazioni operative per la lotta alla contraffazione che abbiamo consegnato ai prefetti di Milano, Roma e Palermo. Continueremo allo stesso modo in altre province in maniera tale da monitorare il fenomeno a tutte le latitudini della nostra penisola.
D. Come procede la collaborazione tra mondo industriale, consumatori e pubbliche istituzioni nell’ambito della lotta al fenomeno della contraffazione?
R. Parola fondamentale nell’ambito della contraffazione è proprio la collaborazione e il coordinamento tra l’istituzione pubblica, le imprese e le associazioni di categoria dei consumatori. Insieme all’associazione dei consumatori stiamo portando avanti un progetto, «Io sono originale», che ha il compito di diffondere nelle città italiane il tema della contraffazione. Un’altra modalità di coordinamento molto importante è la cosiddetta «linea diretta anticontraffazione», un numero dedicato ed un indirizzo di posta elettronica cui il cittadino può rivolgersi per segnalare dei fenomeni contraffattivi; in questo modo noi recepiamo la segnalazione e collaborando con la Guardia di Finanza riusciamo a risolvere la maggioranza dei casi, anche quelli più complessi. Ma il modello per antonomasia che costituisce l’incarnazione del coordinamento tra istituzioni pubbliche, cittadini, consumatori e imprese è proprio il Consiglio nazionale anticontraffazione, organismo interministeriale nato nel 2010 con funzioni di indirizzo, impulso e coordinamento strategico delle iniziative intraprese da ogni amministrazione in materia di lotta alla contraffazione, al fine di migliorare l’insieme dell’azione di contrasto a livello nazionale.
D. Cosa fanno e che cosa possono fare le imprese per tutelare i propri prodotti?
R. La cosa che bisogna fare per tutelare i propri prodotti è l’utilizzo intelligente della proprietà industriale. Abbiamo pubblicato uno studio che mette in evidenza l’importanza dei titoli della proprietà industriale: l’elemento chiave per tutelare il proprio prodotto è dunque la registrazione del marchio, oppure concessione di brevetto. Ormai si è passati da un concetto di proprietà industriale passivo, cioè solo di tutela e di garanzia, a un concetto più attivo con un utilizzo del titolo di proprietà industriale quale leva strategica di sviluppo competitivo del sistema aziendale. Ed è quello che noi come ufficio italiano brevetti e marchi stiamo cercando di fare ponendo in essere delle politiche per valorizzare gli obiettivi della proprietà industriale tramite il cosiddetto «pacchetto innovazione».
D. In cosa consiste?
R. Questo pacchetto, ideato nel 2010, ha messo a disposizione delle piccole e medie imprese complessivamente sino ad oggi circa 90 milioni di euro, al fine di supportare le stesse pmi nella valorizzazione economica dei titoli di proprietà industriale. Il Pacchetto Innovazione si caratterizza per due linee di intervento: 1) le misure Brevetti+, Marchi+ e Disegni+ attraverso le quali si aiutano le pmi sia a proteggere i propri titoli di PI (anche a livello comunitario ed internazionale) sia a verificarne il loro potenziale in termini di valorizzazione economica; 2) le linee del Fondo Nazionale Innovazione attraverso le quali è stato reso più agevole l’accesso al credito (mediante sia finanziamenti agevolati che partecipazioni al capitale) per le nostre pmi che intendono realizzare programmi di investimenti produttivi per la valorizzazione economica dei brevetti e dei disegni.
D. Parlando di contraffazione i primi prodotti che vengono in mente sono i prodotti legati alla moda, ma il fenomeno si estende ad altri ambiti, quali sono?
R. Oggi la contraffazione è capillare; la cosa che deve spaventare di più è che ormai è replicabile tutto ciò che impatta sulla nostra vita, e di conseguenza sulla nostra sicurezza e sulla nostra salute. Bisogna smettere di pensare alla contraffazione come a un male minore, come ad un illecito di serie B e che non fa male a nessuno; al contrario, invece, fa male a ciascuno di noi come singolo, fa male ai nostri figli, fa male allo Stato che perde danaro che potrebbe essere investito in risorse, fa male alla collettività nel suo complesso, la contraffazione fa male a tutti noi.
D. Internet e l’e-commerce possono aiutare a difendere il made in Italy o è una minaccia?
R. Se usato bene e in modo legale, l’e-commerce è una grande opportunità per lo sviluppo del sistema economico. Invece, in molti casi, si rileva una grave problematica perché spesso chi acquista online non è consapevole di comprare merce contraffatta. Per contrastare tale fenomeno, uno strumento che abbiamo varato di recente è la cosiddetta «Carta Italia»; si tratta di un accordo tra i detentori di diritti di proprietà industriale ed operatori della rete. Se il proprietario del diritto nota che ci sono offerte di beni con il proprio marchio contraffatto, lo segnala al gestore della piattaforma che eliminerà tali offerte rendendole indisponibili. Inoltre, grazie a Carta Italia anche i consumatori avranno la possibilità di segnalare offerte online di merce contraffatta.
D. La lotta alla contraffazione è a sua volta un settore in piena espansione; ci sono aziende che offrono prodotti per la tracciabilità attraverso sigilli digitali, sistemi su radiofrequenza, addirittura usando le nanotecnologie. Secondo lei le nuove tecnologie aiutano?
R. Per aiutare le imprese a individuare il sistema di tracciabilità più idoneo al proprio settore merceologico e alle caratteristiche del proprio processo produttivo, abbiamo creato una sorta di vetrina nella nostra sala aperta al pubblico dove siamo pronti a fornire consulenza a tutte le imprese che richiedano informazioni in merito.
D. In Italia c’è una reale percezione del problema o serve un cambiamento culturale?
R. Crediamo che in Italia occorra un cambiamento reale, un approccio diverso rispetto al consumo. È necessario un cambiamento culturale. I nostri giovani devono capire che scaricare un dvd o comprare un bene contraffatto è un reato alla stessa stregua di un furto, perché rubare un bene materiale o un’idea è la stessa cosa. Nelle scuole, a Campobasso, è stato fatto un progetto molto interessante in cui si dimostra che chi copia un compito in realtà fa qualcosa di molto simile a chi imita un bene: il ragazzo derubato del suo compito originale ha la stessa sensazione di un imprenditore a cui sia stato contraffatto il proprio brevetto. Quindi far capire emotivamente ai giovani l’analogia tra il furto di beni materiali e il furto di idee è proprio quello che ci vuole.
D. Qual è il ruolo strategico della proprietà industriale per le pmi?
R. La proprietà industriale è una leva strategica nello sviluppo del sistema economico. Ancora oggi, purtroppo, non tutte le imprese hanno un approccio di questo tipo. Quello che noi cerchiamo di fare è di armonizzare la conoscenza della Proprietà Industriale nelle diverse regioni cercando di sensibilizzare tutte le imprese. Per far ciò abbiamo posto in essere due progetti: il primo consistente in un programma di e-learning di facile consultazione per tutte le imprese, che consentirà ai nostri imprenditori di avere conoscenza dell’importanza della proprietà industriale e dei meccanismi per accedere al relativo sistema consultando dei moduli innovativi che saranno fruibili tramite il cellulare ovvero il tablet attraverso una specifica App; il secondo riguarda uno strumento di «pre-diagnosi» che aiuta la piccola e media impresa a capire cose detiene dentro la propria «cassaforte» in termini di brevetti, marchi e disegni. A valle della pre-diagnosi abbiamo definito un progetto pilota in collaborazione con il Politecnico di Milano grazie al quale alcune pmi saranno oggetto di visita gratuita da parte dei tecnici dell’Università per effettuare una vera e propria diagnosi del proprio portafoglio di titoli in proprietà industriale e per fornire suggerimenti in ordine alla loro valorizzazione economica.
D. Quanto pesa ed è diffuso il sistema della proprietà industriale in Italia? In cosa consiste l’esame di merito delle domande di brevetto?
R. Potenzialmente il peso è molto elevato. Da uno studio condotto dall’Euipo e dall’Epo si è appreso che le imprese ad alta intensità di diritti di proprietà intellettuale (Dpi) contribuiscono al 90 per cento alle esportazioni dell’Ue. Parliamo in particolar modo del brevetto che è il titolo di proprietà industriale più direttamente legato alla ricerca e all’innovazione. In Italia in questi ultimi anni sono state apportate modifiche sostanziali a tutto il sistema brevettuale italiano. Ciò è stato ottenuto in primo luogo con l’introduzione della ricerca di anteriorità nelle procedure di concessione del brevetto italiano. Questo cambiamento è stato ottenuto tramite opportune modifiche normative e la stipula di un Accordo internazionale con l’European patent office, che è l’Autorità preposta allo svolgimento delle ricerche di anteriorità anche sulle domande italiane. La ricerca viene effettuata da esaminatori esperti dell’Epo, sia sulle banche dati brevettuali che sulla letteratura non brevettuale, sulla base di precisi standards stabiliti nella Convenzione europea dei brevetti, anche nell’ottica di sottoporre le domande a procedure armonizzate sia a livello europeo che internazionale. La successiva fase di esame di merito della domanda di brevetto viene svolta dagli esaminatori dell’UIBM sulla base del rapporto di ricerca e delle eventuali repliche ad esso presentate dal titolare. Con la nuova procedura si è passati, quindi, da un brevetto «debole», quello concesso in passato sulla base della sola documentazione presentata dal richiedente e sulle conoscenze del tecnico medio del ramo, facilmente «attaccabile» e contestabile da un punto di vista giuridico, ad un brevetto legalmente più «forte»: con la ricerca di anteriorità, infatti, i titoli sono concessi con una solida indagine preventiva sullo stato della tecnica anteriore e il relativo rapporto diviene pubblico insieme a tutta la documentazione brevettuale, allo scadere del periodo di segretezza, consentendo al titolare di far valere consapevolmente i propri diritti di esclusiva nei confronti della concorrenza. Il nuovo sistema di brevettazione, introdotto per le domande depositate a partire dal 1° Luglio 2008, si è con gli anni consolidato ed ha portato a risultati interessanti in termini di crescita quantitativa e qualitativa del brevetto italiano, stimolando anche la presenza all’estero delle aziende italiane che sempre più proteggono in sede europea e internazionale i propri brevetti.
D. Quali sono le attività principali della Direzione UIBM in questo ambito?
R. Sono molteplici; il nostro compito istituzionale principale è quello di registrare i marchi e disegni industriali concedere brevetti nazionali, validare in Italia i brevetti europei. Accanto a questa attività , svolgiamo importanti compiti di diffusione della conoscenza della proprietà industriale e degli strumenti che questa mette a disposizione delle imprese e dei singoli inventori per proteggere le proprie opere dell’ingegno. In questo ambito le attività svolta dalla mia Direzione generale sono molteplici: abbiamo lanciato una campagna con degli spot televisivi per veicolare il valore e il significato della proprietà industriale, organizziamo presso il nostro ufficio seminari, workshop sui vari temi che riguardano la proprietà industriale e partecipiamo ad eventi , anche di carattere internazionale, per favorire la conoscenza di tutti gli strumenti di protezione della proprietà intellettuale. Abbiamo, inoltre, predisposto un servizio «L’esperto risponde» , in cui i funzionari dei nostri uffici forniscono, su appuntamento informazioni ed assistenza agli utenti che hanno già in corso una procedura di concessione o registrazione o che necessitano di informazioni approfondite sulle modalità di accesso ai servizi della nostra Direzione generale. Esiste poi lo sportello «Cina, India e Russia» cui le nostra aziende che lavorano in un’ottica internazionale possono rivolgersi per avere una consulenza specialistica sui sistemi di protezione presenti nei 3 Paesi.
D. Perché è importante brevettare e tutelare le invenzioni nella moderna industria e nell’attuale contesto storico?
R. È importante brevettare poiché oggi il contributo alla crescita economica della ricerca e sviluppo diviene concreto solo se le aziende sono in grado di trasformare la ricerca in innovazione tecnologica e di proteggere tale innovazione con gli strumenti della proprietà industriale, quegli strumenti, cioè che se adeguatamente utilizzati consentono di ottenere ricavi significativi e vantaggi comparati rispetto alla concorrenza. Sotto questo profilo i brevetti rappresentano certamente lo strumento primario di protezione da azioni di contraffazione e fonte di ricavi. Il brevetto è fondamentale soprattutto ora in cui l’internazionalizzazione è un elemento trainante per lo sviluppo di un’azienda.
D. Quali sono le priorità da affrontare nella difesa della proprietà industriale?
R. La verifica su ciò che le imprese hanno nel proprio patrimonio di beni intangibili; la tutela dei propri diritti di proprietà industriale; l’utilizzo di tutto ciò che viene posto dall’amministrazione pubblica a vantaggio delle imprese nell’ambito della proprietà industriale. Noi siamo a servizio delle imprese con il nostro sito, con la nostra sala pubblico, con il servizio «L’esperto risponde». Non dimentichiamo che la caratteristica italiana è la genialità e l’inventiva ma queste peculiarità vanno tutelate e usate con attenzione in modo da renderle il più possibile proficue e, tramite il brevetto e gli altri strumenti della proprietà industriale, possono e devono essere un traino per lo sviluppo economico del Paese.   

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