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NICOLA IZZO: IL PROGRAMMA OPERATIVO DELLA POLIZIA PER LA SICUREZZA NAZIONALE

a cura di
ANNA MARIA BRANCA


Il prefetto Nicola Izzo, vicecapo
vicario della Polizia di Stato

Il vicecapo vicario
della Polizia spiega
il Programma Operativo
Nazionale
gestito dal Ministero
dell’Interno e cofinanziato
dalla Unione Europea
rivolto a progetti diretti
ad aumentare le condizioni
di sicurezza e legalità in
4 Regioni: Sicilia, Calabria,
Campania e Puglia

Amministrazione di Pubblica Sicurezza fu istituita nel 1848 nel Regno di Sardegna con il compito di «vegliare e provvedere all’ordine e all’osservanza delle leggi nell’interesse sia pubblico che privato»: oltre 150 anni sono trascorsi dalla sua istituzione, passando, fra le altre, per la legge di riforma del 1981. Dal 25 giugno 2007 la Pubblica Sicurezza è guidata da Antonio Manganelli, che nel 2008 propone come vicecapo della Polizia, con funzioni vicarie, il prefetto Nicola Izzo. Nato a Scafati in provincia di Salerno, laureatosi a Pavia in Giurisprudenza e in Scienze politiche, in Polizia dal 1967, Izzo nel 1995 è nominato questore di Treviso e successivamente di Verona, Torino e Napoli. Prima direttore interregionale per Lazio, Abruzzo e Sardegna e poi per Lombardia ed Emilia Romagna, nel 2005 assume l’incarico di prefetto di Lodi. È stato anche direttore centrale per i Servizi tecnico-logistici e la gestione patrimoniale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza e dall’agosto 2007 capo della Segreteria del Dipartimento stesso.
Il vicecapo vicario della Polizia spiega con dovizia di dettagli il Pon Sicurezza, ossia il Programma Operativo Nazionale gestito dal Ministero dell’Interno e cofinanziato dall’Unione Europea, che costituisce una preziosa occasione di crescita grazie al finanziamento di progetti finalizzati ad aumentare le condizioni di sicurezza e legalità nelle quattro regioni dell’Obiettivo Convergenza: Sicilia, Calabria, Campania e Puglia. Nell’ambito del Pon Sicurezza 2007-2013 si distinguono due tipologie di progetti: progetti aventi carattere di sistema, diretti alla promozione di iniziative sovraregionali la cui attuazione è affidata ad Amministrazioni e Istituzioni a livello centrale; e progetti aventi valore territoriale finalizzati a soddisfare esigenze specifiche di sicurezza e legalità legate al territorio, pertanto assegnati alle Amministrazioni locali.
Il Pon Sicurezza ha consentito lo sviluppo di molti progetti: tra l’altro, grazie ai finanziamenti, un terreno confiscato a Castel Volturno diventerà un’Oasi della Legalità e ospiterà un impianto di trasformazione e riuso dei rifiuti solidi di natura organica; sarà completato l’Auditorium comunale di Cammarata, in provincia di Agrigento, e aperto a tutti i cittadini come luogo di incontro e di socializzazione; sarà finanziato un progetto di nascita e di ampliamento di due strutture a sostegno dell’inserimento sociale e lavorativo degli immigrati in Calabria; in Campania sarà ampliato il Centro di Grumo Nevano già esistente, mentre altri tre nasceranno a San Nazzaro, Campoli del Monte Taburno e Castel di Sasso; alcune ex lavanderie palermitane diverranno centri giovanili.
Nell’ultima seduta 14 nuovi progetti hanno ricevuto il via libera dal Comitato di Valutazione del Pon Sicurezza, che ha inoltre approvato l’ulteriore finanziamento dell’iniziativa quadro «Io Gioco legale», diretta a sostenere la realizzazione di strutture sportive da destinare ai giovani nelle regioni dell’Obiettivo Convergenza, per il finanziamento di altri 50 progetti. Tra i 14 approvati, 5 prevedono la dotazione di nuove tecnologie per le Forze dell’Ordine. Dei progetti a carattere territoriale, invece, sono stati presentati da enti locali che aderiscono al bando «Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati». Inoltre, nella storica Scuola Allievi Agenti della Polizia di Stato di Caserta nascerà una Scuola di alta formazione, polo di eccellenza internazionale avente l’obiettivo di rendere più efficace la cooperazione tra Stati e di individuare più validi modelli di intervento in materia di confisca dei patrimoni accumulati illecitamente. Lo scopo principale è armonizzare le norme vigenti nei singoli Paesi per colpire tali patrimoni e recuperarli consegnandoli alla collettività.
Domanda. Da quanto tempo è attivo il «Programma Sicurezza»?
Risposta. Questa è la terza edizione di programma sicurezza, co-finanziato dall’Italia e dall’ Unione Europea. Partecipo alla sua gestione per il periodo 2007-2013, mentre le precedenti edizioni 2000-2006 e 1994-2000 hanno visto altre autorità. Il programma operativo in corso è stato finanziato per il 50 per cento da risorse europee e il 50 per cento da risorse nazionali; l’ammontare complessivo è di circa un miliardo 200 milioni di euro che sono distribuiti in base a una programmazione di obiettivi, ripartiti su 3 assi: l’asse tecnologico, con 5 obiettivi; l’asse sociale, con 9 obiettivi; e l’asse di assistenza alla gestione del programma, con 3 obiettivi, per un totale di 17 obiettivi prefissati nell’ambito della programmazione 2007-2013.
D. A che punto siete nell’attuazione di questa programmazione?
R. Sono stati finanziati progetti per oltre un miliardo 50 milioni di euro, restano ancora da finanziare progetti per circa 140 milioni prevalentemente rivolti all’asse sociale, il quale presenta una maggiore difficoltà in quanto è gestito in misura rilevante dagli enti territoriali, e per questo contempla una maggiore ripartizione dei soggetti beneficiari rispetto a quelli del primo asse, nel quale c’è una prevalenza di Amministrazioni centrali che, come tali, svolgono un’azione di propulsione e di indirizzo per quanto riguarda gli investimenti.
D. Quali sono i tempi di realizzazione?
R. Ogni progetto ha una propria tempistica. Spesso accade che, tramite autorizzazioni, vi siano ritardi, rinvii, proroghe di scadenze prefissate, proprio per le difficoltà che hanno, soprattutto i piccoli Comuni, a gestire le risorse comunitarie. Si tratta di ritardi dovuti a difficoltà di progettazione, ma anche necessarie per l’acquisizione delle conoscenze utili all’indizione di gare ad evidenza pubblica e alle conseguenti aggiudicazione e gestione del bene da realizzare.
D. In che modo collaborano le Istituzioni locali, quali il Comune, la Provincia o la Regione, e qual è il livello di partecipazione alle varie iniziative da parte delle popolazioni di Campania, Puglia, Calabria e Sicilia?
R. Direi che la collaborazione è ottima ed è caratterizzata da una grande sinergia e vicinanza, poi è ovvio che più grandi sono gli enti, più è facile avere le conoscenze tecniche per la gestione; mentre quanto più sono piccoli - si pensi ai Comuni di 2 mila abitanti, laddove certamente l’intervento è più visibile -, tanto più incontra difficoltà di attuazione. Ma è altresì ovvio che in questi ultimi ambiti mettere una bandiera di legalità è molto significativo.
D. Non dovrebbe essere il contrario?
R. Per quanto attiene alle difficoltà no, perché i grandi Comuni e i grandi enti hanno anche strutture tecnico-amministrative di grande livello, diversamente dai piccoli Comuni che non hanno le medesime strutture per poter gestire i fondi, e conseguentemente hanno anche maggiori difficoltà proprio nella gestione complessiva della progettazione, dell’indizione di gare, dell’esecuzione delle procedure connesse alle gare ad evidenza pubblica e così via.
D. Quale tipo di beni, mobili e immobili, sono stati confiscati alla criminalità organizzata? Qual è il loro valore e come vengono riutilizzati?
R. Il Programma finanzia progetti per il riutilizzo di beni assegnati agli enti locali o alle Amministrazioni centrali per finalità sociali. Ne è escluso il riutilizzo per finalità istituzionali, con la sola eccezione emblematica dell’uso di un bene in ognuna delle quattro regioni, per le quali stiamo realizzando 4 uffici per Forze di Polizia.
D. Perché i beni confiscati possono essere assegnati soltanto a fini sociali?
R. I fondi comunitari per il riutilizzo di questi beni possono essere stanziati solo ed esclusivamente per raggiungere delle finalità sociali, e sono numerosi i progetti volti a dar vita a centri polifunzionali per l’integrazione dell’immigrazione regolare. Essi sono finanziati su proposta dei Comuni che, avendo in gestione i beni confiscati, li destinano a questa particolare attività sociale: solo in questi casi possiamo finanziare quel tipo di intervento.
D. Quanti progetti avete finanziato sui beni confiscati?
R. Finora circa 66. Il problema è che i Comuni, nel momento in cui presentano un progetto per ottenere il nostro finanziamento, devono garantire per i 5 anni successivi la sostenibilità dell’investimento e provvedere al mantenimento in funzione del bene che è stato definitivamente assegnato loro e reinserito nel circuito legale.
D. Per quale motivo voi pensate soltanto al Sud?
R. Il programma operativo è finalizzato solo agli interventi nelle quattro regioni-obiettivo Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, nelle quali il prodotto interno pro-capite è inferiore alla media nazionale europea. Fuori da esse, pur sussistendo questi problemi, sono previsti altri tipi di finanziamenti europei. Non si può esprimere una valutazione di merito, ma se ci riferiamo alle finalità per cui il PON è nato, ossia intervenire nello sviluppo di tali aree per affermare sicurezza e legalità, sicuramente è chiaro che esse presentano maggiori complessità e difficoltà di gestione per quanto riguarda il problema della sicurezza.
D. Oggi quali sono le priorità e verso quali settori vengono indirizzati i fondi?
R. I fondi europei non possono essere destinati a sviluppare le attività ordinarie, quindi non possiamo sostituirci a quelle riduzioni di budget dovute ai tagli imposti al bilancio del Ministero. Ma possiamo fare qualcosa in più: esse costituiscono risorse aggiuntive e, come tali, sono impegnate in questo settore per migliorare gli strumenti di comunicazione delle forze di polizia e gli strumenti per il controllo del territorio. Proprio sul tema della videosorveglianza, strumento aggiuntivo fondamentale, si assiste ad una notevole richiesta da parte degli Enti e dei Comuni e stiamo cercando di recuperare risorse dagli obiettivi che presentano minori esigenze, dirottandole a favore di questa innovazione tecnologica molto richiesta da parte degli enti territoriali, in quanto sollecitati dalla cittadinanza ed utile al controllo del territorio.
D. Quali aree avanzano maggiore richiesta di videosorveglianza?
R. Potremmo dire un po’ tutte. Abbiamo finanziato un primo lotto di 64 Comuni divisi nell’ambito delle quattro regioni. Adesso con circa altri 20 milioni di euro stiamo rifinanziando circa due iniziative per ogni provincia, sempre destinate a questo tipo di intervento; ma, nonostante questa maggiore disponibilità di risorse, non potremo comunque far fronte a tutte le richieste che verranno sollecitate dalle varie aree.
D. Cosa accadrà nel 2013, quando saranno finiti questi fondi?
R. Nel primo semestre del 2012 avremo terminato di affrontare gli investimenti; dopo quel momento ci occuperemo della fase di controllo della realizzazione. L’ufficio, inizialmente attrezzato per la valutazione dei progetti, si trasformerà via via in uno strumento di vigilanza, di controllo e di pagamento. Nel 2013 si concluderà la fase degli investimenti, dei finanziamenti, delle realizzazioni, e si appronterà un’attività amministrativa e burocratica per verificare ogni singolo progetto e la sua funzionalità, ed infine, per chiudere la gestione del programma.
D. Non vi sarà un nuovo Programma?
R. Il capofila del programma è il Ministero dello Sviluppo Economico, che sta trattando con l’Unione Europea l’eventuale prosecuzione dei programmi comunitari. Non so se essi prevederanno, anche per il periodo 2014-2020, un ulteriore Programma Operativo per la Sicurezza, ma io sono competente per quello vigente.
D. Quali gli obiettivi di formazione?
R. Sono due, nell’Asse 1 e nell’Asse 2. Il primo è prevalentemente, se non esclusivamente, destinato alle Forze di Polizia: è in fase di realizzazione un progetto di e-learning per la loro formazione a distanza. Nell’Asse 2, invece, abbiamo approntato progetti di formazione in senso lato per tutti coloro che agiscono nel settore della sicurezza e della legalità: si tratta di una platea più vasta alla quale va un altro tipo di formazione, meno professionale rispetto alle Forze di Polizia e caratterizzata da aspetti sociali che interessano l’educazione alla legalità. In questo settore abbiamo una convenzione con il Ministero della Funzione Pubblica che, attraverso enti in seno fornisce formazione. Alle lezioni partecipa il personale interessato; un esempio è costituito dalla formazione sulla trasparenza negli appalti, proprio per le difficoltà nella gestione degli appalti pubblici da parte di piccoli enti che non hanno grandi esperienze; altri progetti di formazione possono riguardare la tutela ambientale, settore in cui agiscono non solo le Forze di polizia, ma anche la società civile.
D. Come si svolge il controllo?
R. Esso comincia già dalla presentazione del progetto, che richiede una modulistica particolare, accessibile nel sito del PON www. sicurezzasud.it. Sin dalla fase prodromica sono esaminati il piano finanziario, la tempistica, la rispondenza alle finalità dell’Obiettivo, le modalità con cui si intende realizzare la progettazione. Compiuta questa prima valutazione, il progetto passa all’approvazione di un comitato formato da tutti i responsabili degli Obiettivi e degli Assi, presieduto dall’Autorità di gestione; se il progetto è conforme alle norme specifiche richieste e in linea con il PON, è approvato e finanziato. Da quel momento il beneficiario del finanziamento, che è il responsabile del progetto, darà avvio alle procedure necessarie per indire la gara fissando le date e inviando il contratto all’Autorità di controllo che analizza le attività prodromiche al contratto stesso. Quindi si passa alla fase della realizzazione. C’è un lasso di tempo entro cui queste attività debbono poi essere svolte: se non si raggiunge l’obiettivo di spesa per quell’annualità, si dà luogo al «definanziamento». Fino ad oggi siamo sempre riusciti a mantenere l’obiettivo di finanziamento complessivo per l’anno fissato in un dato programma operativo.
D. Qual è il passo successivo?
R. Dopo l’approvazione del contratto, il beneficiario compie tutte le ulteriori attività, inclusi l’emissione delle fatture e i collaudi, per cui opera un’apposita segreteria tecnica che ne verifica la regolarità; vi sono poi un controllo sulla rispondenza dell’opera al progetto e la verifica della sua funzionalità, prima che entri in piena funzione.
D. Qual è stato il progetto che le ha dato più soddisfazione?
R. Quello che riguarda i ragazzi, partito da 8 scuole delle 4 regioni, una gara progettuale sulla creazione di una divisa sportiva collegata a un altro progetto che abbiamo finanziato, riguardante 100 campi sportivi polifunzionali che verranno realizzati in altrettanti Comuni delle Regioni. In un «pre-progetto» abbiamo coinvolto i ragazzi a progettare essi stessi con piccole risorse, facendoli partecipare anche alle fasi di decisione del comitato di gestione del programma operativo. Non realizziamo alcuna iniziativa a livello territoriale senza coinvolgerli nella gestione collettiva del Programma operativo.
D. Di cosa ha bisogno il nostro Paese, secondo la sua opinione?
R. Credo che abbia bisogno di sentirsi unito e coeso. La libertà di ciascuno finisce dove comincia la libertà dell’altro, e questo è un grande Paese che può raggiungere grandi traguardi senza piangersi addosso, ma puntando con determinazione a quello che deve fare e imparare «a fare sistema». In conclusione, mi piace ricordare che questo programma, nonostante le difficoltà, è molto apprezzato proprio per la sua valenza ampia e trasversale; come ci hanno detto con forza i ragazzi negli incontri che abbiamo avuto con loro, ci piace pensare che, se qualcuno di quei ragazzi avrà avuto un’opportunità in più di frequentare i centri di aggregazione o i campetti in un luogo targato «PON Sicurezza», e di pensare che anche da quella strada passa la cultura della legalità, ebbene allora ne sarà valsa la pena.

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