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CARLO MARSILI: UCOIM, I CONSOLI ONORARI SONO UNA DIPLOMAZIA INDISPENSABILE

Nel 1983 usciva in pellicola il romanzo di Graham Greene «Il console onorario» interpretato dai due grandi attori Michael Caine e Richard Gere: il film ha consentito la familiarizzazione con una figura chiave nel panorama dei rapporti tra i cittadini all’estero e il loro Paese d’origine. Carlo Marsili - fino a poco tempo fa ambasciatore dello Stato italiano in Turchia, oggi presidente onorario UCOIM - Unione dei consoli onorari d’Italia nel mondo, sorta nel 2004 dall’Unione dei consoli onorari in Italia UCOI-, lo ricorda nella prefazione al nuovo volume che il ministero degli Affari esteri dedica oggi a questa particolare e spesso sconosciuta figura. È segno che i tempi stanno cambiando: non si è mai trattato, infatti, solo di un film, ed ora men che mai. Il console onorario è destinato ad assumere un rilievo sempre maggiore posto che, nell’ambito della razionalizzazione degli uffici resa necessaria dalla crescente crisi economica, alle figure dei consoli di carriera vanno sostituendosi proprio i consoli onorari, i quali sono completamente indipendenti economicamente dal ministero di riferimento.
Scrive Marsili: «Le risorse per l’amministrazione degli Affari esteri stanno purtroppo progressivamente ridimensionandosi, in un trend apparentemente irreversibile che non riguarda solo l’Italia ma più o meno tutti i Paesi, e quindi si riducono gli uffici consolari di carriera. I consoli onorari sono per converso destinati a crescere e ad accentuare il loro protagonismo». Un console onorario, infatti, non pesa sulle casse del ministero; egli si avvicina più ad un volontario che non ad un diplomatico: si tratta di un privato che risiede nello Stato ospitante e che fa fronte a tutte le spese inerenti al proprio incarico, in grado di compiere interventi diretti e rapidi in favore dei propri connazionali sia sul piano assistenziale - specie nelle situazioni di emergenza - che dello sviluppo delle relazioni commerciali e culturali.
L’Ucoim, di cui l’ex ambasciatore in Turchia è presidente onorario, ha appena rinnovato le cariche. Al posto di Giovanni Pisanu, console onorario in Brasile per il distretto di Bahia, che ha terminato il proprio mandato presidenziale, è stata eletta Oya Izmirli, console onorario a Bursa in Turchia; ciò è avvenuto a Roma lo scorso dicembre, dove nella sede Ucoim di Via del Gesù i consoli onorari aderenti hanno discusso dei problemi inerenti alla loro categoria, per chiedere al nuovo Governo l’adeguata valorizzazione della figura professionale tramite un riconoscimento non economico bensì fattuale. Il volume pubblicato dal ministero degli Esteri ne è uno degli esempi concreti. «Questi servitori dello Stato–afferma Marsili–, meritavano di essere conosciuti nei termini che solo la Farnesina, per ovvie ragioni, era in grado di puntualizzare».

Domanda. Com’è nata e quali sono le funzioni dell’Unione dei consoli onorari d’Italia nel mondo?
Risposta. Esistono due Unioni dei consoli onorari: l’unione dei consoli onorari in Italia e l’unione dei consoli onorari italiani nel mondo; due organizzazioni diverse ma in qualche modo collegate, in quanto costituiscono due facce di una stessa medaglia. La più antica di queste è l’Unione dei consoli onorari in Italia, che esiste da 35 anni e svolge ogni anno un congresso in una città italiana, l’ultimo dei quali a Torino nella primavera scorsa. A questa associazione aderiscono, sebbene non obbligatoriamente, molti dei consoli onorari stranieri in Italia. L’altra organizzazione, che io presiedo in via onoraria, tende a raccogliere i consoli onorari italiani nel mondo. L’Italia ha nel mondo circa 520 uffici consolari onorari, di cui circa 340 sono uffici ricoperti, cioè effettivamente c’è un console onorario, e il console onorario italiano nel mondo può essere sia un cittadino straniero che svolge queste funzioni, sia un cittadino italiano residente all’estero.

D. Quale la differenza fondamentale tra le due unioni di consoli onorari?
R. I consoli onorari in Italia possono essere sia consoli onorari stranieri, sia consoli onorari italiani che rappresentano un Paese straniero. L’Unione degli italiani nel mondo è più recente perché nata 8 anni fa; il promotore di questa iniziativa è sempre l’avvocato Michele Di Gianni, segretario generale dei consoli onorari in Italia e membro del direttivo dei consoli onorari italiani nel mondo. Le storie dell’organizzazione sono diverse: i consoli onorari presenti in Italia rappresentano gli interessi di Stati stranieri in Italia e si trovano in molte città italiane, non a Roma naturalmente perché dove c’è un’ambasciata non sono previsti consoli onorari. Curano in particolare gli interessi economici e culturali e le attività di sostegno e di intervento a favore di cittadini di un Paese straniero.

D. Come sono dislocati i consoli onorari e quale tipo di attività svolgono nei territori di propria competenza?
R. I consoli onorari stranieri in Italia sono più di 600 e rappresentano tutti i Paesi del mondo. Questo vale sia per gli italiani che per gli stranieri. Un console onorario è presente solo in determinate città che non sono capitali, poiché queste hanno tutte un’ambasciata; inoltre i consoli onorari non possono neanche essere residenti lì dove sono presenti uffici consolari di carriera. Abbiamo infatti una rete consolare di carriera molto vasta perché, accanto alle 120 ambasciate, sono circa 130 gli uffici consolari italiani di carriera nel mondo. I consoli onorari dell’Ucoim dipendono dal consolato generale di carriera e svolgono attività di sostegno di tipo commerciale e culturale alle aziende italiane, e promuovono ove possibile finanche corsi di lingua italiana. Sostanzialmente la loro attività principale si sostanzia nell’aiutare i connazionali che si trovano in difficoltà, mi riferisco in particolare ai turisti che in determinati luoghi possono incontrare problemi di vario tipo, dalla perdita del passaporto o del portafoglio, al ricovero in ospedale, all’arresto: in tutti questi casi, come in molti altri, il console onorario interviene in prima linea e in breve tempo, e solo dopo comunica quanto accaduto al consolato di carriera o all’ambasciata per le disposizioni di competenza.

D. In che modo il consolato onorario è legato all’ambasciata?
R. I consoli onorari non sono dipendenti dello Stato italiano, avendo un ufficio appunto onorario. A differenza dei diplomatici, agiscono in nome e per conto dello Stato italiano ma a titolo onorifico: non ricevono stipendio dall’Italia e, se vi sono spese, possono essere rimborsate fino a un limite massimo prestabilito, normalmente fissato nell’ammontare delle spese telefoniche e postali. Il limite varia rispetto a ciascun consolato onorario a seconda dei consolati onorari e rispetto a una cifra che il ministero mette a disposizione dei consoli onorari su un apposito capitolo di bilancio.

D. A tutte le altre spese pensano i consoli onorari stessi, privatamente. Qual è, allora, il vantaggio che hanno dal loro incarico?
R. I consoli onorari sono riconosciuti come tali non solo dal Governo italiano ma anche dalle autorità locali del Paese in cui sono accreditati e vengono naturalmente loro riconosciuti dei privilegi, come la targa consolare, o sono invitati in occasioni di rappresentanza. Ma del bilancio dei propri uffici si occupano personalmente, così come della stessa sede fisica. Normalmente il console onorario è una persona benestante, un imprenditore, comunque non legato alla vita diplomatica; deve essere tale in quanto si troverà ad affrontare delle spese come si trattasse di un vero e proprio volontariato, anche mettendo a disposizione il proprio ufficio. Pertanto continua a fare necessariamente il proprio mestiere e può cercare finanziamenti: c’è una sorta di imprenditoria onoraria che aiuta il consolato. Il console onorario non guadagna da questa attività né direttamente né attraverso il ministero: può essere avvantaggiato dalla popolarità che acquista attraverso questo ruolo, ciò però non è rilevante per il ministero stesso, che si limita a conferirgli il privilegio previsto dalla convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche, l’inviolabilità dell’archivio, non l’immunità. Inoltre il console onorario paga le tasse come ogni cittadino del Paese di residenza.

D. Quali sono i poteri derivanti dall’incarico onorario?
R. Sono limitati per il momento. La legge non prevede, ad esempio, che il console onorario possa rilasciare un visto, che spetta solo al console di carriera. I consoli onorari svolgono soprattutto un’attività di supporto, non possono rilasciare passaporti, non possono fare atti notarili, né alcuna di quelle che sono le attività all’estero dello Stato italiano dal punto di vista formale, di esclusiva competenza dell’ambasciata e dei consolati di carriera, come il rilascio dei visti.

D. Come presidente onorario dell’Ucoim, dove vuole portare la categoria?
R. Sono stato direttore generale del personale del ministero degli Esteri e ho avuto alle mie dipendenze i consoli onorari; ora che sono presidente onorario dell’Ucoim desidero valorizzare in tutti i modi possibili l’attività del console onorario, cercando anche, se possibile, di aumentarne i poteri e non da ultimo il budget, considerato che non mancherà uno sviluppo in senso positivo della categoria. Infatti, data la difficile situazione economica italiana, il nostro Paese si è visto costretto a chiudere un certo numero di consolati di carriera, che gravano sulle spese del ministero e, se da una parte si razionalizza la rete consolare all’estero e si chiudono consolati di carriera, dall’altra spuntano nuovi consolati onorari, com’è di recente accaduto ad Amburgo. È inevitabile che, mentre il numero dei consoli di carriera diminuisce, quello dei consoli onorari aumenti: dove è possibile noi cerchiamo di istituire una consolatura onoraria per mantenere una presenza italiana che possa fare da tramite o da collegamento. Sono certo, e di ciò abbiamo convinto anche il ministero degli Esteri, che l’attività dei consoli onorari in futuro sia destinata ad essere potenziata.

D. Dove sono fissate le sedi dei consolati onorari?
R. Sono stabilite e decise dal ministero degli Esteri sulla base delle proposte che fa ciascun ambasciatore: se questi ritiene necessario aprire un ufficio consolare onorario in una data città, lo propone al ministero competente, che ha poi l’ultima parola per decidere.

D. Come vengono individuati i consoli e quanto durano?
R. Il console onorario dura per un periodo di tempo indeterminato, finché ne ha volontà o non venga revocato dall’ambasciatore, che può farlo in qualsiasi momento. È fissato anche un limite massimo di età nei 70 anni mentre è necessario che ogni 5 anni egli venga confermato con un exequatur, ossia un decreto firmato dal presidente della Repubblica.

D. Esiste qualcuno che valuta l’attività del console?
R. La sua attività viene valutata dal console di carriera da cui il console onorario dipende, se presente, e dall’ambasciata, ma non ha le note di qualifica che si danno ai dipendenti pubblici. Ciò che conta è che sia sempre pronto e presente quando vi sia qualche problema, e che cerchi di risolvere i più ingenti. Il console onorario è colui che si trova sul posto, la persona più esposta in determinate circostanze.

D. Di cosa si è parlato nell’ultimo congresso romano dell’Ucoim?
R. Innanzitutto sono state rinnovate le cariche triennali, quindi è stato eletto un nuovo presidente al posto di Giovanni Pisanu, console onorario in Brasile per il distretto di Bahia, che terminava il proprio mandato presidenziale nell’Unione. Al suo posto è stata eletta Oya Izmirli, console onorario a Bursa in Turchia, che era già nel direttivo. Quindi abbiamo analizzato una circolare del ministero degli Esteri firmata dal precedente sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica, con cui sono date istruzioni alle sedi di tutte le ambasciate nel mondo di valorizzare l’attività dei consoli onorari.

D. I consoli onorari sono valorizzati a sufficienza?
R. Non del tutto. Ci stiamo battendo proprio perché la situazione cambi. Talvolta gli ambasciatori conoscono poco i consoli onorari, non si interessano abbastanza delle loro attività, ed è necessario che essi siano più presenti e possano valutarli in maniera più approfondita, impedendone così la demotivazione. Proprio in tal senso una nuova pubblicazione del ministero degli Esteri descrive tutte le attività che, secondo la legge, deve svolgere un console onorario. Nel corso del congresso abbiamo parlato anche dei problemi dei consoli onorari in Italia, quindi attinenti più all’Ucoi che non all’Ucoim, perché alcuni membri del direttivo sono in tutte e due le organizzazioni e non abbiamo voluto perdere l’occasione di affrontare determinati temi in quella sede. Quindi ci siamo recati al ministero degli Esteri all’appuntamento fissato dal precedente ministro; siamo stati ricevuti dal segretario generale del ministero, l’ambasciatore Giampiero Massolo, per discutere dei problemi della categoria. Il collegamento con il ministero di riferimento si rende necessario posto che i consoli onorari stranieri in Italia sono sotto la giurisdizione del cerimoniale dell’ufficio del protocollo del ministero degli Affari esteri e i consoli onorari italiani nel mondo dipendono dagli ambasciatori e, in ultima istanza, dal ministero stesso.

D. La sua vita è stata scandita da numerosi incarichi che l’hanno portata in tutto il mondo, l’ultimo quello di ambasciatore dell’Italia in Turchia. Può descrivere la sua carriera diplomatica?
R. Entrato nel ministero degli Esteri nel 1970, sono stato console a Monaco di Baviera come prima sede, poi da Monaco di Baviera sono andato all’ambasciata di Bangkok come primo segretario. Da Bangkok mi sono spostato ad Ankara, in Turchia, ricoprendo il ruolo di consigliere politico e, in seguito, negli anni 80 sono rientrato al ministero degli Esteri. Il mio incarico successivo è stato quello di console generale in Scozia, a Edimburgo, prima di prestare servizio presso la presidenza del Consiglio dei ministri in Italia come consigliere diplomatico di 4 presidenti del consiglio: Ciriaco De Mita, Giulio Andreotti, Giuliano Amato e Carlo Azeglio Ciampi. Più avanti sono stato vicecapo missione in Germania nell’ambasciata a Bonn, quindi ambasciatore in Indonesia, a Giacarta. Nel 2000 sono tornato al ministero degli Esteri e dal 2000 al 2002 sono stato direttore generale degli italiani all’estero; quindi da allora fino al 2004 lo sono stato del personale del ministero degli Esteri. In seguito, ambasciatore in Turchia per 7 anni, un periodo del tutto inusuale considerato il limite massimo di 4 anni. Rientrato al ministero nel 2010, ho concluso la mia carriera diplomatica in novembre. Ho scritto un libro sulla Turchia, sono presidente onorario Ucoim, faccio parte del direttivo del circolo del ministero degli Esteri, sono senior advisor per la Turchia nell’Ispi - Istituto per gli studi di politica internazionale di Milano, e presidente onorario dell’associazione di amicizia Italia-Turchia, con sede a Roma.

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