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ERNESTO GISMONDI: ARTEMIDE
ALLA SFIDA DEI LED, PUNTANDO ALL'ECCELLENZA

a cura di
LUCIANO DI DOMENICO


Ernesto Gismondi,
presidente del Gruppo Artemide

Da una piccola azienda
fondata all’inizio degli anni 60
è nato un Gruppo al vertice
del design dell’illuminazione,
che ha raccolto riconoscimenti
e premi per le lampade
disegnate da grandi
professionisti italiani e stranieri; alcuni modelli sono esposti
nei più prestigiosi musei del mondo

rnesto Gismondi, presidente del Gruppo Artemide, è nato a Sanremo il 25 dicembre 1931. Nel 1957 ha ottenuto la laurea in Ingegneria aeronautica al politecnico di Milano e nel 1959 ha conseguito la laurea in Ingegneria missilistica alla Scuola Superiore di Ingegneria di Roma. Dai primi anni 60 si dedica alla progettazione e alla produzione di apparecchi per l’illuminazione, fondando con il designer Sergio Mazza lo Studio Artemide, dal quale si svilupperà il Gruppo Artemide, di cui è presidente. Dal 1964 al 1984 è stato professore associato di Motori per Missili al Politecnico di Milano. È stato vicepresidente dell’ADI, Associazione Design Industriale, e ha ricoperto numerose cariche nell’ambito di Assolombarda, Federmeccanica, Confindustria, Ente Autonomo Fiera di Milano e al Ministero per l’Università e la Ricerca. È, inoltre, membro del Comitato scientifico didattico dell’Istituto superiore per le Industrie artistiche di Firenze, con nomina del ministro della Pubblica Istruzione. È, tra l’altro, membro del CNEL, su designazione del Presidente della Repubblica, che nel 2010 l’ha anche nominato Cavaliere del Lavoro. Marchio di punta del design italiano e una delle prime aziende mondiali nell’illuminazione residenziale e professionale di alta gamma, il Gruppo Artemide alle tante scommesse che ha affrontato dalla fondazione oggi ne ha aggiunte altre non meno ambiziose. Una di queste è vincere anche nel nuovo mercato dei led, un diodo ad emissione luminosa che si sta affermando sul mercato per le sue caratteristiche specifiche: il risparmio energetico e la durata.
Dal primo settembre 2009 la normativa europea sull’Ecodesign ha, infatti, estromesso dal mercato le lampadine elettriche a incandescenza di potenza superiore a 100 watt. Da tale data ed entro il 2016 le vecchie lampadine scompariranno del tutto dagli scaffali dei negozi, assieme alle lampade alogene ad alto consumo, e saranno sostituite soprattutto dalle lampade fluorescenti compatte, dalle alogene più efficienti e, appunto, dalle lampade a led. Ed è proprio quest’ultimo tipo di lampade che sta conquistando spazi di mercato sempre più ampi. Attualmente, l’Italia controlla il 16,3 per cento del mercato europeo, per un totale di 12,8 milioni di euro.
In Italia si è infatti assistito ad una crescita precoce dovuta alla lungimirante idea di sfruttare il potenziale dei led per le funzionalità di illuminazione in ambito architettonico, sia in progetti commerciali ad alto profilo sia in progetti residenziali. Ed è proprio quello che sta facendo e vuole ancora più fare il Gruppo Artemide per continuare a costruire la storia del design internazionale, come ha fatto fino ad oggi.
La società, infatti, ha mietuto continui successi per i modelli realizzati negli anni, come Eclisse, Tolomeo, Pipe e decine di altri per i quali ha vinto numerosissime volte premi prestigiosi come il Compasso D’Oro e il Reddot Design Award, che si assegna ogni anno in Germania. Le lampade Artemide sono considerate a livello internazionale delle icone del design contemporaneo, tanto che sono esposte nei maggiori musei di arte moderna e nelle collezioni di design del mondo. Sono, infatti, presenti tra gli altri al Moma e al Metropolitan Museum of Art a New York, al Victoria and Albert Museum di Londra, al Centre Georges Pompidou di Parigi, al Museo nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano e alla Galleria nazionale d’Arte moderna di Roma.
Domanda. Come è nato il Gruppo Artemide?
Risposta. È nato da una piccola azienda costituita a Milano tra il 1959 e il 1960 per fare lampade in un momento in cui il mercato ne era sprovvisto. Quello che esisteva erano lampade e apparecchi di illuminazione che risalivano a prima della guerra. Quindi mi è apparso opportuno insieme all’architetto Sergio Mazza, mio socio, intraprendere questa strada. Ci siamo rivolti agli architetti di Milano più importanti di quel periodo, uno costruiva il grattacielo Pirelli, l’altro la torre vicina alla Triennale e così via. Erano i maggiori rappresentanti del razionalismo italiano e a loro affidammo il compito di disegnare le nostre prime lampade. È andata bene, siamo cresciuti mano a mano. L’altro dato importante è quello di aver chiamato, per garantire una conoscenza più vasta di quello che c’è nel mondo nell’ambito della cultura dell’illuminazione, non solo designers italiani ma anche stranieri. E quindi hanno collaborato con noi lo spagnolo Santiago Calatrava, il tedesco Richard Sapper e ancora Peter Zegers, Adrien Gardere e molti altri. Ma il prodotto alla fine è tutto italiano perché il loro progetto viene poi elaborato internamente.
D. Com’è avvenuta la nascita della filosofia innovativa da lei chiamata «The Human Light»?
R. È venuta come intuizione, verso la metà degli anni 90. Vi era una situazione abbastanza grigia, tutto un appiattimento, gli oggetti erano sempre gli stessi. Per noi era pesante cercare di disegnare prodotti sempre nuovi, più belli e utili, sentivo che serviva qualcosa di diverso. Abbiamo allora intrapreso alcune collaborazioni con l’ospedale San Raffaele di Milano, con psicologi e uomini di marketing ponendo come obiettivo la ricerca delle soluzioni migliori per il benessere dell’uomo nelle sue diverse attività. La luce cioè al servizio delle esigenze quotidiane che deve soddisfare: dai momenti in cui serve concentrazione al relax. Scrivere al computer, guardare la tv, leggere un giornale o un libro senza affaticare gli occhi e avere il mal di testa per un’illuminazione sbagliata. E la scelta si è rivelata un successo.
D. Quali sono le tappe di questo successo?
R. Siamo andati sempre crescendo e abbiamo aumentato la gamma delle nostre offerte. Siamo passati dagli apparecchi di design per la casa all’illuminazione di uffici, alberghi, negozi. Quindi ad apparecchi di illuminazione tecnici, con caratteristiche di efficacia, funzionalità e durata.
D. Ma più in dettaglio come va il mercato dei vostri prodotti? In Italia si sente maggiormente la crisi rispetto ai vostri mercati esteri, perché?
R. Abbiamo avuto qualche rallentamento nel 2009, nel 2010 siamo ripartiti, per gran parte del 2011 si è avuto un andamento glorioso, ma poi all’improvviso è cominciata la frenata specialmente in Italia. Ora c’è un leggero abbassamento delle vendite. Nel nostro Paese per le note vicende, compresa la bassa crescita economica, purtroppo la crisi è più marcata. L’estero, infatti, tira abbastanza e copre il 75 per cento del nostro fatturato, che nel 2010 è stato complessivamente di 123 milioni di euro. Nei primi nove mesi del 2011 abbiamo registrato un incremento dei ricavi, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, del 10 per cento.
D. Quali sono i Paesi verso i quali esportate di più?
R. Un grandissimo cliente è la Germania, altri clienti europei molto forti sono la Francia e la Svizzera; specialmente quest’ultima si è molto sviluppata in questi anni, e un altro buon mercato è costituito dagli Stati Uniti.
D. Questi sono i vostri punti di forza, ma avete altre presenze?
R. Certo, abbiamo tutto l’Est Europa, in Russia si sta registrando un trend interessante, siamo presenti in Medio Oriente come a Dubai e nei Paesi arabi vicini, abbiamo la società Artemide India, che ha cominciato ad operare in questi mesi con quattro nuovi negozi. Siamo anche presenti ad Hong Kong, a Singapore da diversi anni, a Shanghai e a Pechino. Diciamo che i mercati si aprono anche grazie ad una comunicazione efficace come The Human Light che per noi vuol dire anche risparmio energetico e rispetto dell’ambiente. La nostra filosofia si basa su alcune linee guida come, ad esempio, l’impegno nella creazione di prodotti e sistemi che minimizzino il consumo energetico durante l’uso e riducano la produzione di rifiuti attraverso l’uso di tecnologie e materiali innovativi.
D. Quali sono gli interventi più rilevanti e le realizzazioni più significative nel mondo?
R. Negli ultimi anni Artemide ha realizzato notevoli progetti architettonici quali il quartier generale della Pirelli e l’autodromo di Formula 1 a Shanghai. Altri interventi considerevoli sono stati fatti a Milano nell’illuminazione del Museo del 900 e del Museo delle Banche in Piazza della Scala, inaugurato da poco. Adesso le iniziative che vanno molto bene sono incentrate sugli alberghi di prestigio.
D. In questo vostro impegno, quali sono le novità?
R. Innanzitutto le nuove sorgenti luminose che si chiamano led e che hanno fatto eliminare dai cataloghi per legge le lampadine che esistevano precedentemente. Ora il mercato si sta spostando sempre più verso il led, di minimo consumo energetico e lunga durata, oltre 100 mila ore. L’unico difetto: è più caro.
D. Quali sono in questo momento i vostri prodotti di maggior successo?
R. Tutte le apparecchiature per alberghi: per le hall, le camere da letto, i saloni. Poi le lampade per uffici. Non però per quelle grandi aree con decine di scrivanie, ma per gli spazi più ristretti, come gli uffici dirigenziali e le sale riunioni, nelle quali c’è necessità di prodotti tecnologicamente all’avanguardia ma dal design curato.
D. Una gran parte del successo del vostro Gruppo lei l’ha attribuito in precedenti dichiarazioni all’innovazione e alla ricerca. Ha sostenuto che è assolutamente necessario innovare creando prodotti sempre migliori e di interesse per il pubblico. Ha sottolineato, però, come l’innovazione senza la ricerca non esiste, poiché non si andrebbe a migliorare il prodotto ma solamente a cambiarlo .
R. Esattamente. Il punto di forza del Gruppo Artemide è il Centro di Innovazione Giacinto Gismondi con le sue divisioni di ottica, progettazione elettronica, materiali e sorgenti luminose. Il Centro di Innovazione sviluppa e mette a punto ogni nuovo prodotto, dalla sua concezione sino alla produzione industriale.
D. Per indovinare costantemente, nella dinamica del cambiamento dei gusti, ciò che piace ai clienti, di quali strumenti vi avvalete?
R. Abbiamo 17 società italiane di nostra proprietà nel mondo, vari distributori e agenti: una rete commerciale molto articolata che rappresenta un terminale efficace per valutare il cambiamento di gusti, di scelte e di preferenze dei nostri clienti e più in generale del mercato.
D. Quali ulteriori traguardi si è prefisso di raggiungere?
R. Due gli obiettivi. Il primo è quello di andare in Borsa. Abbiamo iniziato la procedura nel 2009, quando poi abbiamo avuto il via libera dalla Consob è scoppiata la crisi, è sparito il mercato. Ora aspettiamo che torni il sereno per affrontare questo nuovo traguardo. Il secondo obiettivo è quello di possedere in misura maggiore di oggi la capacità di gestire i led, perché sono una sorgente luminosa di grandissima qualità e novità, ma bisogna saperla usare; da qui l’importanza della ricerca con l’apporto delle conoscenze anche dei ricercatori universitari per trovare nuove idee.
D. Cosa direbbe ai giovani che volessero entrare nel mondo del design dell’illuminazione ?
R. Studiare, perché la cultura è essenziale. E poi andare a lavorare negli studi specializzati in design per imparare. Come i giovani che frequentavano, ad esempio, la scuola di Giotto. Andare dai maestri per poter imparare bene e proseguire poi con le proprie gambe.
D. Che cosa augura al suo gruppo per il futuro?
R. Che la crisi, soprattutto in Itala, la smetta e ci faccia lavorare. Siamo in piena crescita e una frenata troppo lunga ci metterebbe in serie difficoltà. Il mercato estero, che rappresenta i tre quarti del nostro fatturato, si regge con quello che noi inventiamo. Il lavoro in Italia è fondamentale per avere successo all’estero.

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