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IL GIORNO
CHE SI SCRIVERÀ
LA PAROLA «INTERNET» SENZA VIRGOLETTE
E SENZA TIMORI

 

di MASSIMILIANO DONA
segretario generale
dell’Unione Nazionale
Consumatori



Nel 2013 il numero di coloro che accedono al web da telefoni e piccole periferiche supererà quello di chi si serve della rete fissa: ma la praticità con cui gli utenti navigano on-line e l’irresistibile desiderio di partecipare si tradurranno in un uso non sempre accorto dei rischi del commercio elettronico

bbiamo appena celebrato la quinta edizione del Premio Vincenzo Dona, dedicato quest’anno al mondo dei consumatori on-line: al giorno d’oggi su internet è estremamente semplice operare, condividere contenuti, fare acquisti, anche grazie alla dilagante diffusione delle interfacce portatili, smartphone e tablet che offrono nuove funzioni e comode applicazioni per uno scenario digitale senza confini. Secondo le previsioni, già nel 2013 gli «internet users mobile», cioè coloro che accedono al web da telefoni o altre piccole periferiche, supereranno quelli che optano per l’uso a tali fini della rete fissa. La «praticità» con la quale i consumatori possono navigare on-line e l’irresistibile desiderio di condivisione si tradurranno anche in un nuovo uso del commercio elettronico. Comprare sul web non spaventa più come un tempo, mentre si moltiplicano le opportunità per fare affari: l’ultima moda si chiama «social shopping» e deriva direttamente dai vecchi gruppi di acquisto. La Rete offre anche molte altre opportunità, a cominciare dal crescente numero di siti che permettono al consumatore di confrontare il costo di beni e servizi per scegliere quello più adatto alle proprie esigenze: sono i «comparatori di prezzo» e sembrano l’invenzione più adatta a semplificarci la vita. Ma anche su questo versante l’individuazione della «miglior offerta» può riservare qualche sorpresa.
Insomma, di qui a dire semplicisticamente che «Internet fa risparmiare» la strada è ancora lunga, ma certamente fa risparmiare le aziende: minori costi di distribuzione, minori investimenti nella pubblicità tradizionale. Per non dire del fatto che il web consente di vagliare i gusti dei consumatori e fare un profilo di chi acquista on-line. E non sempre per migliorare i prodotti o abbassare i prezzi. Ci viene detto che la Rete esalta il ruolo del consumatore, ma ho qualche perplessità al riguardo. In un libro dal titolo emozionante, «Internet ci rende stupidi?», Nicolas Carr scrive: «Nemmeno McLuhan avrebbe potuto prevedere un banchetto abbondante quanto quello che internet ha preparato per noi: una portata dopo l’altra, ognuna più succulenta della precedente, e a malapena abbiamo il tempo per prendere fiato fra un boccone e l’altro. Quando i computer in Rete sono diventati piccoli come gli iPhone e i Blackberry, il banchetto è diventato mobile, disponibile ovunque, in qualsiasi momento. È a casa nostra, nei nostri uffici, in auto, nelle aule di scuola, nei portafogli, nelle tasche». C’è qualcosa di vero: la vita del consumatore si fa «semplice» e in nome della praticità internet si impone come una rivoluzione. Nel nome della convenienza e della comodità? Ma per quanto la comodità sia oggi preziosa, una rivoluzione in questi termini come può definirsi rivoluzione?
Con ciò non voglio certamente demonizzare internet, ma avvertire che la potenza dello strumento implica l’adozione di cautele almeno pari a quelle che fanno di un acquirente un buon consumatore nella vita reale. È davvero paradossale, invece, che l’intermediazione della Rete riduca spesso le soglie di attenzione, distribuisca false certezze, procuri stati di autolesionistico abbandono, in nome di un non meglio identificato trionfalismo irrazionale.
Sono fermo nel ribadire che i consumatori non possono vivere on-line con la testa tra le nuvole; è questo il messaggio: la sfida consiste nel restare umani nell’era digitale, nel considerare il web uno strumento senza accettare che questo governi ogni nostro istante. La sfida è saper stare on-line, pur mantenendo un atteggiamento critico. Si parla della comodità che offre la Rete, ma non può diventare un salvacondotto buono per ogni occasione. Anzi è necessario avviare e rafforzare un processo di formazione del consumatore che consenta all’utente della Rete di vivere pienamente internet. Soltanto così potremo consapevolmente esortare i consumatori a fare maggior uso dell’e-commerce, della moneta elettronica, dell’e-banking, ad accogliere le novità europee che a breve consentiranno di acquistare farmaci on-line, di essere padroni della propria riservatezza, di essere se stessi senza temere per la sottrazione dell’io, cioè per la più attuale delle minacce del web che prende il nome di «furto di identità».
Un’ultima riflessione: in italiano tutti scrivono «Internet», più raramente, «internet», sempre senza articolo. Forse, quando scriveremo l’internet, saremo nativi digitali, immemori di un’epoca nella quale la parola stessa incuteva timore, ma soprattutto avremo smesso di confondere l’accessibilità con la democrazia, la comodità dei consumatori con la loro felicità.

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