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L’ITALIA E LA RATIFICA DEL TRATTATO

FILIPPO BAGNATO:
CAPE TOWN CONVENTION,
UN AIUTO ALLE AVIOLINEE
E AI COSTRUTTORI AERONAUTICI

 

Filippo Bagnato,
amministratore delegato dell’ATR

«La ratifica
della Cape Town Convention
ci consentirebbe di equiparare
la legislazione italiana
a quella di altri Paesi
che attraggono
banche e società
di leasing aeronautico
più interessate
a registrare i propri
velivoli là dove è attiva
la Convenzione»


n un momento di grave crisi finanziaria come l’attuale, con le banche di tutto il mondo chiamate ad alzare i livelli di attenzione per limitare i rischi di insolvenza, l’accesso al credito è divenuto più difficile per molte società anche di grandi dimensioni. In riferimento agli aerei, tradizionalmente le aviolinee finanziano l’acquisto attraverso operazioni complesse e contratti di leasing. Purtroppo, l’inadeguatezza del sistema giuridico italiano e la lentezza dei processi limitano l’accesso delle aviolinee italiane a finanziamenti internazionali più competitivi. Il finanziamento di aerei richiede un sistema di diritti e di garanzie a favore della banca finanziatrice o della società di leasing, tra cui la possibilità per il creditore di recuperare rapidamente il possesso del bene gravato di garanzia a suo favore.
La lentezza della giustizia italiana, ormai notoria, è tale da allontanare un numero elevato di finanziatori di aerei. Per superare queste difficoltà nel 2001 l’Italia firmò il trattato internazionale nella Conferenza diplomatica di Città del Capo. Quando la convenzione sarà recepita nel nostro sistema giuridico, essa permetterà di ridurre i rischi finanziari attraverso l’introduzione di criteri unici per la tutela della banca finanziatrice o della società di leasing, come per esempio il diritto di rivendicare la proprietà del velivolo o il diritto del creditore ipotecario di accedere al bene ipotecato, oppure l’introduzione di norme internazionali comuni per individuare la giurisdizione competente per la risoluzione dei conflitti.
È stato anche creato un Registro internazionale unico in cui si iscrivono i velivoli, il proprietario e le garanzie date alle banche su base dichiarativa e seguendo il principio dell’antecedenza, che dà una priorità rispetto alle iscrizioni successive. L’attuazione dei principi previsti dalla Cape Town Convention permetterà di semplificare e armonizzare le procedure internazionali e creerà benefici generalizzati e diffusi.
L’amministratore delegato di ATR Filippo Bagnato così si è espresso sulla Cape Town Convention: «La creazione di un quadro giuridico di riferimento unico per le garanzie internazionali sui velivoli risponde ad esigenze riconosciute e procura ampi e reciproci benefici a tutte le parti interessate al settore del trasporto aereo. Ad oggi, già 50 Paesi hanno ratificato la Cape Town Convention; una sua ratifica da parte italiana ci permetterebbe di equiparare la nostra legislazione a quella di altri Paesi come l’Irlanda, che attrae banche e società di leasing aeronautico le quali preferiscono registrare i propri velivoli in Paesi coperti dalla convenzione, incrementando l’operatività delle aviazioni civili nazionali e aumentando la competitività delle banche nazionali attraverso la riduzione di costi e rischi per i finanziamenti internazionali. L’Irlanda è un esempio da seguire–aggiunge Filippo Bagnato–, in quanto ha scelto da tempo di sviluppare un contesto politico e legislativo favorevole per le società di leasing e per le banche, con un significativo incremento dell’occupazione e maggiori introiti fiscali. La ratifica della Cape Town Convention porta benefici alle aviolinee attraverso una riduzione dei costi finanziari e un maggiore accesso alle fonti di finanziamento internazionali. Inoltre, la sua ratifica nel maggior numero di Stati permette di ridurre il rischio assunto dalle agenzie Sace e Simest nell’attività di finanziamento delle esportazioni italiane. Sace e Simest sono particolarmente presenti sul finanziamento delle esportazioni di velivoli regionali ATR 42-600 e ATR 72-600».
Tutti i costruttori aeronautici nazionali potranno beneficiare di un aumento delle vendite e dei livelli occupazionali grazie alle maggiori opportunità di finanziamento per i loro clienti con conseguenti vantaggi per i passeggeri, dal momento che una riduzione del costo di finanziamento per le aviolinee potrà avere riflessi sulle tariffe aeree. «È interesse dunque dell’industria del trasporto aereo, dell’industria aeronautica e delle banche finanziatrici­–aggiunge Filippo Bagnato–, favorire la ratifica della convenzione per rendere più agevole il finanziamento di velivoli ed elicotteri». E per ATR vedere presto ratificata la Convenzione è di fondamentale importanza, essendo uno dei più grandi produttori d’aerei del mondo nel mercato dei turboelica tra i 50 e i 74 posti. La società italo-francese viaggia oggi con il vento in poppa; ha un portafoglio ordini di più di 260 velivoli, per un valore stimato di 6 miliardi di dollari: dato questo che rappresenta il record storico da quando è stato costruito il primo aereo nel 1984. E il 90 per cento di questo pacchetto è rappresentato dagli ordinativi per il nuovissimo modello ATR 72-600, ai vertici mondiali per risparmi energetici, rispetto dell’ambiente, prestazioni e comfort, «per cui–prevedono i responsabili dell’azienda–dovremo aumentare la nostra capacità produttiva, assumendo anche altro personale». Malgrado la crisi mondiale, infatti, il fatturato dello scorso anno, di 1.400 milioni di dollari, è stato in linea con quello del 2010 e il piano di ATR è di aumentarlo del 40 per cento entro il 2015. «I nostri mercati più pro-mettenti­ sono l’Est asiatico, l’Indonesia, il Vietnam, Taiwan, la Malesia, l’India e il Brasile», dice Filippo Bagnato. Sono il Sud, ma i mercati per l’ATR sono in continua crescita ed esiste un solo vero concorrente, la canadese Bombardier. «Ma quest’anno noi abbiamo avuto performances commerciali di gran lunga migliori, perché i loro modelli sono più costosi sia come macchina sia come consumi», fa notare l’amministratore delegato. Il concorrente canadese ha, però, maggiori vantaggi nei finanziamenti alle compagnie aere per favorire l’esportazione. «Nel loro sistema hanno una banca–spiega Filippo Bagnato–mentre noi dobbiamo lavorare con due agenzie statali che si occupano una del livello degli interessi e l’altra delle garanzie; abbiamo bisogno di una banca. Loro hanno un solo referente che è l’ente finanziatore. Dunque minori costi del credito da loro erogato».
E torniamo quindi al problema, quello di una rapida ratifica della Cape Town Convention. L’Italia per la verità è stata bloccata per quattro anni dal dibattito all’interno dell’Unione Europea su chi avesse la legittimazione a procedere: se la Commissione europea oppure i singoli Stati. Da due anni il nodo è stato sciolto: toccherà ai Parlamenti dei singoli membri dell’Unione procedere. In questo mese al riguardo è prevista in Italia una riunione interministeriale per avviare la complessa procedura che non si annuncia breve, anche se il tempo stringe. In Europa solo l’Irlanda, il Lussemburgo e Malta sono in regola con la ratifica e questo ha già avuto delle conseguenze. Decine di velivoli Alitalia sono stati iscritti, infatti, nel registro aeronautico irlandese, perché questo hanno imposto le banche erogatrici dei finanziamenti. Vengono, infatti, preferiti quei Paesi in cui il sistema giuridico tutela meglio gli istituti di credito e le società di leasing in caso di eventuali insolvenze.

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