GIORGIO ZAMPETTI (LEGAMBIENTE):
L'EMERGENZA SMOG
DOMINA NEI CENTRI URBANI
a cura di
LUCIANO
DI DOMENICO
Giorgio Zampetti,
coordinatore
scientifico nazionale
di Legambiente

«Èancora tutta
in salita la strada per migliorare
sensibilmente l'aria che si respira nelle
città. Ridurre
il traffico delle auto e potenziare
il servizio pubblico con mezzi moderni? Occorrono scelte
nella spesa pubblica
ma con i cosiddetti «tagli lineari»
non si va lontano» |
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mog, ossidi di azoto, ozono, monossido di carbonio. I veleni sono aumentati: con la fine dell'estate e la ripresa in pieno delle attività, il traffico è tornato ad assediare le città e con esso l'inquinamento atmosferico. «E in gran parte dei centri urbani vengono superati i limiti di legge sui livelli dell'inquinamento atmosferico»: Giorgio Zampetti, coordinatore scientifico nazionale di Legambiente, definisce critici i dati emersi dall'ultimo monitoraggio sull'ecosistema urbano, condotto da Legambiente e da Ambiente Italia, e resi noti alcuni giorni orsono. «L'emergenza smog domina. La concentrazione di Pm10, le cosiddette polveri sottili–sottolinea–, non dovrebbe per legge superare infatti i 50 milligrammi per metro cubo e per un massimo di 35 giorni; invece in una cinquantina di città, tra grandi e medie, ciò non avviene. È la malaria urbana dovuta soprattutto alle emissioni delle auto con motore diesel e a benzina. A formare lo smog–continua Zampetti–, concorrono gli ossidi di azoto, dovuti al traffico urbano e al riscaldamento domestico. E la situazione al riguardo è in lieve peggioramento, essendo aumentate le città che non rispettano i limiti di 40 milligrammi per metro cubo di aria».
E poi c'è il problema dell'ozono, un gas altamente velenoso. Molte Amministrazioni comunali hanno cominciato a monitorare la concentrazione di questo gas e lo scorso anno ben 87 Comuni hanno tenuto sotto controllo i suoi livelli. In 18 città i margini di sicurezza sono stati superati di ben due volte e mezzo, mentre Lecco, Mantova e Novara hanno addirittura toccato valori tripli rispetto a quelli consentiti, consistenti in 120 milligrammi per ogni metro cubo.
«Tutta questa serie di sostanze altamente tossiche ha pesanti conseguenze sulla nostra salute–aggiunge Zampetti–. Ben 350 mila sono infatti ogni anno, secondo la relazione 2011 della Commissione europea, le persone che muoiono in Europa per le complicazioni dovute all'inalazione delle polveri sottili. Novemila in Italia, una cifra doppia rispetto a quella dei morti provocati da tutti gli incidenti stradali avvenuti nel 2010. E non vi sono solo i casi di mortalità ma anche quelli di danni permanenti alla salute come infezioni respiratorie acute, asma bronchiale, disturbi circolatori».
Dai principali studi condotti in Europa e Stati Uniti è anche emersa l'esistenza di una correlazione fra inquinamento atmosferico e cancro: alti tassi di polveri sottili comporterebbero incrementi dell'incidenza dei tumori polmonari. «E attenzione ai bambini in carrozzina in aree ad alto traffico–sottolinea l'esperto di Legambiente–, la tossicità degli inquinanti è tanto più marcata quanto si è più vicini alla fonte di emissione».
Ma la «pericolosità» delle emissioni di gas dai tubi di scappamento dipende molto anche dalla vetustà dei veicoli circolanti. Dal 2006 molte case automobilistiche hanno cominciato a montare filtri euro 4 per limitare l'emissione delle polveri sottili. Dal 2009 è divenuto obbligatorio vendere auto con particolari apparati antinquinamento, euro 5, e dal 2014 dovranno essere installati filtri ancora più efficaci, euro 6.
Quindi il livello di emissioni nocive dipende molto dalla concentrazione delle auto circolanti e dall'anno della loro immatricolazione. «Roma è la città europea che registra il più alto numero di auto: 69 ogni cento abitanti–rileva Giorgio Zampetti–. Il doppio di Londra, Parigi e Berlino». In base al rapporto di Legambiente, tra le grandi città italiane il record di densità spetta a Catania con 72 autoveicoli per cento abitanti. Per i motocicli, invece, la palma della maggiore densità spetta a Livorno con 25 su cento residenti. Roma ne ha 15 su cento, Milano 11, Napoli 14, Firenze 19.
Ma che tipo di autoveicoli circolano, con quale anzianità di servizio? La risposta è importante ai fini del livello di inquinamento atmosferico, perché più sono vecchi più emettono gas nocivi. Al riguardo le statistiche stilate dall'Automobile Club d'Italia all'inizio del 2011 indicano in 36.751.311 mila gli autoveicoli registrati nel Pubblico Registro Automobilistico. Di essi, 22.842.423 sono a benzina, i restanti a gasolio. Tra le auto alimentate a benzina vengono conteggiate anche quelle miste a benzina e GPL, e a benzina e metano.
Venendo alla loro vetustà, risulta che 3.844.163 hanno più di 20 anni, quindi producono il massimo inquinamento. Quasi lo stesso numero sono le autovetture che hanno tra i 13 e i 20 anni di anzianità. Mentre quelle immatricolate dopo il 2006, quando è iniziata l'installazione di particolari filtri per limitare l'emissione di polveri sottili, sono circa 10 milioni. La situazione, dunque, non è affatto rassicurante ai fini della riduzione degli effetti nocivi dei gas di scarico. La speranza è riposta dunque nel miglioramento tecnologico e soprattutto nell'arrivo sul mercato delle auto elettriche.
«Proprio in questo fine 2011 saranno commercializzati, da sei case automobilistiche straniere, i primi modelli–annuncia–Giorgio Ursicino, esperto di motori de Il Messaggero–. Fino a tutto il 2012 si tratterà di un solo modello per ciascuno costruttore. Saranno delle city-car del costo intorno ai 30 mila euro. Poi, a partire dal 2013, quasi tutti i costruttori del mondo metteranno sul mercato due o tre modelli di piccola e media dimensione. Esistono però–aggiunge Ursicino–, almeno tre problemi. Quello principale è l'autonomia: con un 'pieno' di energia riescono a percorrere tra i 130 e i 150 chilometri. C'è poi il costo delle batterie, molto elevato, pari quasi al prezzo dell'intera autovettura. Infine i rifornimenti: sono ancora molto scarsi i punti di carica lungo le strade e nelle stazioni di servizio».
Allora, in attesa del boom del veicolo elettrico, che fare per combattere l'inquinamento nei centri urbani? «Limitazioni sempre più accentuate nella circolazione nei centri storici. Vietando l'ingresso, ovviamente, ai veicoli più inquinanti–suggerisce l'esperto di Legambiente Zampetti–. Quindi limiti di velocità sempre più restrittivi, come hanno fatto a Torino nel quartiere Mirafiori nord, dove la velocità massima consentita è di 30 chilometri orari. Minori velocità significano minori emissioni, non solo ma anche minori incidenti stradali. A Mirafiori si sono ridotti addirittura del 90 per cento. Infine occorre aumentare il servizio di trasporto pubblico: bus e metropolitane».
E qui arrivano le note dolenti: come potenziare il servizio di trasporto pubblico. Un vero e proprio grido è stato lanciato dall'Associazione Trasporti Astra che raggruppa la grandissima parte delle aziende di trasporto pubblico urbano ed extraurbano, per la drastica riduzione degli stanziamenti che Regioni e Comuni hanno a disposizione per ammodernare il parco autobus italiano.
«L'ammontare delle risorse finanziare destinate al settore–si legge nel rapporto 2011 dell'Associazione–è passato dai 2.314 milioni di euro del periodo 1999-2001 ai 278 milioni del periodo 2007-2011. E, considerate le forti restrizioni della finanza pubblica, non sono previste nuove risorse da destinare al settore». Tutto questo mentre il parco urbano degli autobus, anziché crescere, si è ridotto del 6 per cento nel quinquennio 2006-2010. Solo nel Lazio si è avuta una secca riduzione del 16 per cento. A Roma si è ridotto addirittura del 24 per cento. Attualmente nel trasporto urbano ed extraurbano lavorano 105 mila persone operanti su 45.766 mezzi che nel 2010 hanno percorso 1.824 milioni di chilometri e trasportato 4.881 milioni di passeggeri. L'età media di mezzi è di circa 11 anni , il 15,4 per cento di essi ha oltre 15 anni di servizio.
In ambito europeo siamo allo stesso livello della Bulgaria e della Lituania, mentre l'Austria, la Francia e la Germania registrano un invecchiamento medio sui 7 anni, Spagna e Grecia addirittura sui 6,5. Vista l'età, non è difficile arguire che la gran parte dei mezzi che circolano è fortemente inquinante. Infatti l'82 per cento dei mezzi nella classifica delle emissioni si pone tra euro zero ed euro 3; solo l'8 per cento è euro 5, quindi con bassa emissione di polveri sottili. Ovviamente vi sono differenze da regione a regione. Le più virtuose hanno aumentato i bus alimentati a metano ed elettrici rispetto a quelli funzionanti con il più inquinante gasolio. Tra esse brillano la Toscana, l'Emilia Romagna, l'Umbria e le Marche.
È dunque ancora tutta in salita la strada per migliorare sensibilmente l'aria che si respira nelle città. Ridurre il traffico delle auto e potenziare il servizio pubblico con mezzi moderni e poco inquinanti? Sì, ma occorrono scelte nella spesa pubblica. Con i cosiddetti «tagli lineari» non si va lontano.
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