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AMERICA AMERICA.
RIFORMA SANITARIA,
(GAZZA) LADRA
IN CASA DEI LADRI



di ROMINA CIUFFA


Insieme al presidente Barak Obama il democratico Tom Daschle, uno dei
ministri protagonisti di uno scandalo: poco dopo la nomina che lo poneva
alla guida del dicastero della Sanità, si ritirò per accuse di evasione fiscale


L'obiezione principale, quando si parla di America e di americani come si guarda l’erba più verde del vicino, è questa: «Sì, ma quanti senzatetto sono per strada?». Il dibattito si accende e qualcuno replica: «Come se in Italia non ne avessimo» e un’altra voce aggiunge, retoricamente: «Sono ovunque, questi sono luoghi comuni!». Poi eccola, lei, l’Obiezione: «Negli Stati Uniti, però, l’assicurazione non paga, si può anche morire sotto un ponte, nessuno si fermerà a prestare aiuto, tantomeno un ente assistenziale». Vero. Ed è ammesso il rifiuto di fornire copertura a persone già ammalate (nulla di nuovo per le nostre assicurazioni private, una delle quali a una leucemica ha elevato il premio assicurativo fino a 5 mila euro mensili).
Fino al precedente Governo si mettevano sotto accusa gli Usa, dove la medicina è sempre stata un lusso da ricchi. Oggi non si tratta solo di assicurare una copertura a chi ne è sprovvisto (circa il 96 per cento della popolazione complessiva) ma anche di consentire a chi è coperto di pagare i premi in un momento di crisi come quello attuale, per il quale è opportuno l’uso del termine «lastrico». Del buono c’è: l’assicurazione copre spese sanitarie che in Italia non sono contemplate (dal chiropratico al chirurgo estetico); inoltre, la flessibilità del lavoro consente di offrire pacchetti retributivi nei quali non sempre la busta paga è la voce di rilievo, oscurata da un’adeguata copertura sanitaria che rende l’impiego appetibile nonostante un salario inferiore.
Anche per questo il mercato risulta estremamente elastico e consente agli americani una scelta lavorativa più rispondente alle proprie esigenze. In soldoni, non si è vincolati a vita allo stesso lavoro, come un cane alle proprie catene, ma è generalmente data la possibilità di muoversi all’interno del sistema secondo le leggi della domanda e dell’offerta, un mercato concorrenziale che in Italia non è nemmeno più un sogno, ma l’incubo di un sognatore sudato.
Non è tutt’oro quello che luccica, e una gazza ladra conferma: molto di questo è un falso. Infatti, pensando di rubare l’oro, ha rubato in casa dei ladri. Soprattutto quando, chiamata l’ambulanza, alla gazza viene detto che: 1) può farsi condurre in ospedale e pagare una somma di circa mille dollari; 2) la chiamata è gratuita solo se si sceglie di non utilizzare il servizio e ci si accontenta del sommario controllo dei medici giunti in loco; 3) la seconda chiamata costerà, comunque, un migliaio di dollari anche senza montare sull’ambulanza. Un deterrente per le chiamate meno importanti. Ma la spia di un sistema sanitario che non va. Chiamiamolo il bastone e la carota. Esattamente come gli «student loans», che consentono ai giovani di pagarsi abitazione e università non appena usciti dal college - in Italia le madri devono cacciare figli 45enni da casa - ma, mentre studiano, il costo degli interessi si eleva a tal punto da costringerli ad indebitarsi sino ad entrare in una spirale vorticosa di dubbia uscita.
Barak Obama, di origine hawaiiana, ha avuto con il 2010 una buona e una cattiva notizia. Prima la buona: con 60 voti a favore (ne bastavano 51) il Senato ha approvato la normativa che nell’arco di 10 anni estenderà, una volta concluso l’iter, l’assistenza sanitaria agli americani che ne sono sprovvisti. A novembre la Camera aveva dato 220 voti a favore (uno dei quali proveniente dalle fila repubblicane) e 215 contro («un voto storico», l’aveva definito Obama, reattivo nel mantenere le promesse elettorali). Quando si dice «americani» andrà chiarito: residenti, residenti occasionali, possessori di visto (di quale visto?), lavoratori a contratto, latinos e così via; per ora i testi elaborati dalla Camera dei Rappresentanti (che estende la copertura a 36 milioni di americani) e dal Senato (che ne considera 5 milioni in meno), di circa 2 mila pagine ciascuno, non sono conformi e, prima di arrivare alla Casa Bianca sull’onda oceanica più grande per la firma definitiva di un grande surfista, dovranno essere armonizzati.
Quindi la notizia cattiva: nel Massachusetts il seggio senatoriale, per 60 anni dei Kennedy è andato, il 20 gennaio, a un repubblicano, Scott Brown, grazie allo slogan «mi chiamo Scott e guido un furgone», ai tempi dell’Università mezzo nudo sulla copertina di Cosmopolitan e oggi determinato a fermare una riforma sanitaria «a 9 zeri che gli elettori non vogliono e che viene imposta all’America», privando i democratici nella Camera Alta della maggioranza qualificata di 60 senatori su 100 indispensabile per approvare la riforma senza ostruzionismo da parte dell’opposizione repubblicana. Commenta Obama: «Preferisco essere un buon presidente per un mandato che un presidente mediocre per due». E il mondo ricorda come il neoministro della Sanità Tom Daschle si ritirò prima ancora che la nomina arrivasse al Congresso per evasione fiscale: un presagio? Kathleen Sebelius, 44esimo governatore del Kansas, è ora al suo posto.
La gazza ladra, che attratta dal luccichio di recente si è intrufolata in un party dato alla Casa Bianca violando tutti i controlli di sicurezza, ammonisce: non si canti vittoria troppo presto, qui si ruba in casa dei ladri. Insiste, lei che è ladra. Il presidente è come l’acqua santa in una Chiesa: la si tocca, ci si bagna ma intanto si prega, si attende il miracolo. Mentre i surfisti cavalcano onde hawaiiane, il leader della maggioranza in Senato, Harry Reid, e la speaker della Camera, Nancy Pelosi, rassicurano: «Elaboreremo un testo finale fondato sui principi della riforma dell’assicurazione sanitaria: accessibilità per le classi medie, sicurezza per gli anziani, responsabilità verso i nostri figli nella riduzione del deficit e nella trasparenza per l’industria delle assicurazioni».
Parole sante!, gracchia la gazza, ma tutte queste luci la confondono. Vola in picchiata per afferrare oggetti luccicanti ma sono solo il riflesso di un futuro che è opaco, e scontenta li rigetta all’aria solo aprendo il becco. Dal Chrysler la vista è magnifica, l’acqua dell’Hudson continua a scorrere sotto tutti i ponti e la ricca 5th Avenue newyorkese rimane sempre la sua preferita, frequentata da tutti quegli allocchi rapaci dalla testa grande che hanno rinunciato a volare pur di credere nella sicurezza degli oggetti. Ma la Pica Pica - ne sono riprova le refurtive che nasconde orgogliosa nel nido che si è costruita molto, molto in alto - è abituata a credere solo a ciò che addenta.

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