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DARIO RE:
SCALE, PARAPETTI, PASSERELLE, PAVIMENTI,
OVVERO CITTÀ
DI CRISTALLO



Dario Re,
amministratore unico
della Vetreria Re


«Un tempo solo
complemento, oggi
il vetro viene sempre più usato e inserito nelle costruzioni come
elemento strutturale; vi si fanno anche le scale, dalla pedata all’alzata, al parapetto,
pavimenti e plafond; noi curiamo anche la carpenteria
in ferro, acciaio,
acciaio inox, tek
o parti di legno»

Mio padre, un padre di famiglia con quattro figli, faceva il vetraio nel garage di casa, dove lavorava solo, in una situazione che non poteva essere delle più soddisfacenti, anche se non ci faceva mancare nulla. Aveva cominciato quel lavoro da giovane, poi l’aveva interrotto perché la famiglia era diventata numerosa, e non gli bastava più sostituire i vetri rotti; poiché era un grande lavoratore ma magari un po’ meno imprenditore, ad un certo punto aveva preferito impiegarsi in una ditta come autista di camion, continuando, per arrotondare lo stipendio, il vecchio lavoro il sabato e la domenica». Comincia così la storia, quasi patetica ma emblematica, della famiglia Re, titolare oggi di un’azienda di primo piano operante nella stesso settore del vetro ma di altissima qualità, al top della tecnologia e della creatività. Si tratta della Vetreria Re di Nerviano presso Milano, di cui è titolare Dario Re, uno dei figli del fondatore. Quando, a 50 anni, per problemi di salute non poté più fare l’autista di camion, il padre, racconta Dario, tornò al primo lavoro, continuando a sostituire, nel garage e nel cortile di casa, i vetri rotti delle finestre; non esistevano i doppi vetri, le rotture erano frequenti. «Io ero il secondo dei quattro figli, quando tornavamo dalla scuola una mano ovviamente dovevamo dargliela. Alla fine, a furia di aiutarlo, dovevo o amare o odiare quel lavoro. Poiché mi piaceva, finiti gli studi gli chiesi di lavorare con lui, ed egli ebbe un’idea brillante, mi propose di andare a lavorare in un’altra azienda per capirne meglio il funzionamento».
Dario si occupò così in un’impresa che non c’entrava nulla con il vetro, ma all’epoca, ricorda, «c’era la fissazione che bisognava lavorare alle dipendenze per avere i contributi, ti pagavano i bollini almeno fino a dopo il servizio militare». Fece un’esperienza di due anni ma non arrivò a fare il militare perché nel 1986, poco prima di partire per la leva, un’eccezionale grandinata infranse molti vetri nella zona, e il padre doveva lavorare fino a mezzanotte per accontentare i clienti. Si licenziò e andò a «dare una mano» al genitore, e dopo un anno andò a fare il soldato.

Domanda. Cosa fece al ritorno?
Risposta. Regolarizzammo la situazione dell’azienda, acquistammo un primo laboratorio di 120 metri quadrati e cominciammo. Mio padre aveva visto lontano, infatti la linea che seguiamo oggi è ancora quella indicata da lui, consistente nel non fare i lavori che fanno tutti e di lavorare principalmente a Milano, dove la mentalità era ovviamente molto più evoluta. Così cominciammo a lavorare per gli architetti, tralasciando i lavori comuni, puntando non sulla quantità di vetro da vendere ma sulla qualità e proseguendo su questa strada. In quel capannone restammo per otto anni, al quarto anno acquisimmo uno show room nelle vicinanze per creare un ufficio e un’esposizione di prodotti. Successivamente ci trasferimmo in un altro capannone di 400 metri quadrati con annesso show room, e acquistammo altri macchinari. Dopo altri otto anni ci siamo trasferiti nell’attuale nuova sede di quasi 2 mila metri quadrati, dove eseguiamo la lavorazione totale.

D. Come avete organizzato la vostra produzione?
R. Con gli investimenti finanziari compiuti lo scorso anno abbiamo raggiunto la completa autonomia nella gestione dei manufatti, e anzi siamo passati a lavorare anche per altre vetrerie. In un certo senso abbiamo ribaltato la situazione investendo, appunto, per essere autonomi, condizione essenziale nel nostro settore per garantire sia la qualità del prodotto sia i tempi di lavorazione e di consegna. Proprio in tempi di crisi economica come l’attuale e quindi di riduzione degli ordinativi, infatti, la prima, fondamentale richiesta avanzata dalla clientela riguarda i tempi di consegna, ovviamente insieme alla qualità; la seconda riguarda il prezzo. Per attrezzarci adeguatamente abbiamo compiuto uno sforzo notevole spendendo somme consistenti, ma i macchinari di cui ora disponiamo ci consentono di produrre per conto nostro tutti i nostri prodotti e di soddisfare le richieste di altre vetrerie che non eseguono tutte le lavorazioni. Questa è sostanzialmente la nostra storia.

D. Puntare sulla qualità non vi costringe a rinunciare a una buona parte del lavoro?
R. Questo non ci impedisce di eseguire lavori di dimensioni ragguardevoli. Nel 2008 abbiamo eseguito commesse per la nuova sede dell’Emporio Armani e dell’Armani Cafè di Pechino. Comunque continuiamo ad avvalerci di studi di architettura per realizzare belle case, uffici, show room. I nostri clienti sono sempre gli architetti che ci apportano i loro clienti; noi rappresentiamo i fornitori di pregio. Il nostro lavoro si svolge essenzialmente con queste modalità.

D. Non suggerite voi soluzioni costruttive o decorative a imprese, studi professionali, famiglie?
R. Facciamo anche questo, proponiamo e forniamo progetti studiati ad hoc. A differenza di altre vetrerie, abbiamo un ufficio tecnico con architetti e tecnici in sede, molto bravi e creativi nel disegnare e progettare; ad essi si affiancano le varie competenze esistenti all’interno dell’azienda per la realizzazione concreta delle opere. Quanto è stato disegnato deve stare, infatti, in piedi, per cui occorre corredarlo con le dimensioni, lo spessore del cristallo, le strutture necessarie ecc. Fino a qualche anno fa il ricorso all’architetto per arredare immobili era riservato a un’élite; oggi quasi chiunque deve metter su casa o realizzare uno show room o un ufficio ricorre all’aiuto di un professionista. Vi sono architetti di vari livelli, come in ogni settore, ma è sempre più raro trovare un privato che, per realizzare la propria abitazione, ufficio o negozio, non si faccia assistere da un esperto.

D. Quali nuovi risultati ha raggiunto l’industria del vetro?
R. Mentre prima era solo un complemento, oggi il vetro viene sempre più usato e inserito nelle costruzioni come elemento strutturale; vi si fanno anche le scale, dalla pedata all’alzata, al parapetto; si fanno pavimenti e plafond in vetro portante. In tutti questi casi occorre essere in grado di poterlo dimensionare, per questo ci siamo fatti affiancare, negli anni, da uno staff di collaboratori esterni perché nei progetti più complessi forniamo anche la parte di carpenteria in ferro, in acciaio, in acciaio inox, con tek o parti in legno offrendo in tal modo un pacchetto finito.

D. Non avete risentito della recessione economica?
R. In questo anno di crisi abbiamo avvertito, piuttosto, la scomparsa di alcune aziende dal mercato a causa della concorrenza e della riduzione dei prezzi. Se prima per la realizzazione di uno show room o di un’abitazione la nostra offerta poteva essere in competizione con un’altra o con altre due, oggi lo stesso prezzo viene richiesto da almeno 5 o 6 aziende, non perché il mercato si sia omogeneizzato, ma perché il cliente chiede e confronta più preventivi. Un’altra conseguenza della crisi, che abbiamo notato, consiste nella riduzione dei budget di spesa, ma questa era un fenomeno inevitabile.

D. Neppure i ricchi investono?
R. Molte aziende che dovrebbero rinnovare i loro locali, anche se non hanno reali problemi finanziari rinviano gli investimenti in attesa di un miglioramento del clima economico. Fortunatamente questo andamento generalizzato dell’economia ci sta toccando solo marginalmente, ma non nascondiamo una certa preoccupazione relativa alle prospettive dell’economia nazionale e internazionale.

D. Quali sono attualmente i prezzi della materia prima?
R. Il mercato è altalenante, come sempre. Se c’è poca richiesta e diminuisce la produzione, i prezzi vengono abbassati, come è avvenuto oggi. Una determinante notevole nello stabilire la quotazione della materia prima è la componente di trasporto che, insieme alle quantità acquistate, determina il potere contrattuale del cliente e di conseguenza la quotazione.

D. Si compie ricerca nel settore?
R. La ricerca c’è senz’altro, e se ne vedono anche i risultati. Quelli migliori sono destinati principalmente al comparto dell’edilizia, dove sono usati tutti quei prodotti innovativi che hanno sostituito il vetrocamera, o che sono usati per il risparmio energetico, per la produzione di energia solare, per l’isolamento acustico, per l’isolamento dal freddo, dal caldo, dai raggi solari, dai rumori esterni; sono prodotti rivolti alle aziende che, diversamente da noi, producono vetri per serramenti.

D. E a che cosa servono oggi i vetri tradizionali?
R. Rispetto a qualche anno fa, ora sono entrate in vigore normative molto stringenti in termini di sicurezza. Il vetro semplice non si può più usare quasi da nessuna parte, deve essere antisfondamento e possedere proprietà antinfortunistiche, in modo che, infrangendosi, non cada; oppure deve essere temperato, quindi più resistente meccanicamente e adatto ad usi estremi, con determinati parametri di sicurezza; se dovesse rompersi, si ridurrebbe in briciole ma non potrebbe ferire.

D. Come vi siete adeguati alla nuova situazione?
R. Per essere in linea con le norme sulla sicurezza e sull’antinfortunistica, l’ultimo investimento da noi compiuto nel 2009 è consistito nell’acquisto di un forno di tempera per poter temperare autonomamente tutti i nostri prodotti. Il vetro non temperato e non stratificato è ormai quasi inutilizzabile: in moltissimi casi - cosa che noi facciamo già da anni -, si sta arrivando addirittura a impiegare il vetro come elemento strutturale; temperato e stratificato contemporaneamente, quindi con un doppio livello di resistenza meccanica e di sicurezza, viene impiegato per scale, passerelle, parapetti, passaggi pedonabili e carrozzabili; ai fini della sicurezza, quindi, la ricerca è elevata. Nasce poi da queste ricerche tutta una serie di prodotti innovativi anche per il design, che possono essere sottoposti a rifiniture estetiche con lavorazioni ad acido o a smalto, oppure rifiniti con interposizione di lastre luminose, di pellicole riscaldate, di film a cristalli liquidi che permettono alla lastra di essere trasparente oppure opacizzata premendo solo un tasto; si tratta di trattamenti finalizzati, più che altro, al design. Una volta il vetro era concepito solo intelaiato, oggi non è quasi mai intelaiato, è sorretto da fissaggi puntuali, ridotti a piccole pinze. L’architettura tende a queste soluzioni che richiedono però livelli di sicurezza elevati, e quindi lavorazioni aggiuntive sulla lastra per garantire la resistenza meccanica e la sicurezza verso le persone.

D. Avete in programma prossimamente altri investimenti?
R. Abbiamo appena concluso un ampliamento delle strutture e un rilevante investimento per i macchinari, e abbiamo ancora qualcosa in progetto per il 2010, perché non ci si può fermare. Ma occorrerà anche vedere come si prospetta questo anno, anche se nella nostra azienda non si è mai sentito parlare di cassa integrazione guadagni o di ferie forzate; siamo sempre stati alle prese con una grande mole di lavoro, con orari straordinari, con un impegno costante. Anche se le difficoltà per ora ci hanno solo sfiorato, il solo fatto che tutt’intorno la situazione non sia tanto rosea ci consiglia di essere prudenti.

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