back


UNA SFIDA
CHE DIVENTA
FINALMENTE ITALIANA: ECCO LE CLASS ACTION

 

di MASSIMILIANO DONA
segretario generale
dell’unione nazionale
consumatori


Dal primo gennaio scorso
anche in Italia
i consumatori e i loro
rappresentanti
hanno a disposizione
un’arma in più: l’azione
di classe che, sia pure
tra varie incertezze,
va messa alla prova.
Le organizzazioni
interessate alla tutela
dei cittadini
dovranno scegliere
iniziative realizzabili
in tempi brevi per dare
una risposta certa
alle innumerevoli attese


l primo gennaio, dopo una lunga serie di rinvii, è entrata in vigore la «class action», l’azione risarcitoria collettiva. La possibilità di fare cause di gruppo è stata a lungo attesa e l’Unione Consumatori si è sempre battuta con forza per ottenerla: sulla carta, si tratta di una straordinaria opportunità che l’ordinamento mette a disposizione dei consumatori offesi dalle scorrettezze del mercato. Ma andrà usata con la dovuta moderazione, senza cedere alla tentazione delle speculazioni: sembra infatti già essersi scatenata un’insensata corsa alle Cancellerie dei Tribunali per sbandierare questa o quell’azione.
Così, i soliti amanti dell’«effetto annuncio» tentano di farne uno strumento mediatico e giustizialista deviando dalla sua reale funzione, che pure dovrebbe essere correttamente intesa non solo nel senso di sanare una debolezza dei consumatori, ma anche per la sua capacità di preservare la lealtà del mercato a beneficio delle aziende sane, competitive e rispettose dei diritti dei consumatori.
Noi non partecipiamo a questa inutile gara. Siamo piuttosto fermamente convinti che le organizzazioni dei consumatori davvero interessate alla concreta tutela dei cittadini dovranno essere capaci di scegliere azioni accessibili e realizzabili in tempi brevi, per dare una risposta matura e senza fallimenti a questa sfida. Solo così sarà possibile consegnare nelle mani dell’opinione pubblica la prova della concreta utilità delle azioni di classe disciplinate dall’art. 140 bis del Codice del consumo.
In materia di disservizi degli aerei (spesso al centro di polemiche negli ultimi tempi) sono in ballo, ad esempio, tante (troppe) variabili: il rischio potrebbe essere quello di fare semplicemente un autogol. Meglio, piuttosto, partire da casi più concreti, meno «folkloristici»: si pensi a un prodotto che ha tradito le aspettative dei propri acquirenti e alla battaglia che si potrebbe combattere contro la casa produttrice che rifiuta di risarcire i danneggiati.
Non possiamo certo tacere alcuni evidenti limiti dell’attuale normativa, macchiata profondamente dai reiterati emendamenti promossi dalla lobby confindustriale. Pur con questa consapevolezza, però, la norma va utilizzata, cercando di coglierne le potenzialità, con acume e realismo, anche per sperimentare questa class action, per comprenderne i limiti, per superarne le inefficienze e per sottoporre al legislatore mirati e opportuni correttivi.
Nell’usare lo strumento dell’azione risarcitoria collettiva sarà allora bene far leva sul senso di responsabilità di tutte le parti in causa (imprese, rappresentanti dei consumatori, magistratura, autorità di vigilanza e mezzi di informazione) perché le azioni di classe siano occasione di un confronto maturo e serio nella prospettiva di riequilibrare e risanare la debolezza dei cittadini, troppo spesso traditi dallo strapotere del mondo imprenditoriale.
Ed è proprio perseguendo questo obiettivo che la nostra Unione ha recentemente lanciato il sito www.classaction.it, un significativo strumento nato con un duplice intento: da un lato, quello di guidare i cittadini verso una maggiore conoscenza dell’azione collettiva risarcitoria e delle circostanze nelle quali vi si può effettivamente ricorrere; dall’altro, il sito sarà lo strumento per tenere aggiornata l’opinione pubblica sulle azioni intraprese e raccogliere le adesioni degli interessati.
L’augurio è che possa presto diventare un punto di riferimento per tutti coloro che manifestano e riconoscono l’esigenza di strumenti processuali in grado di azionare, in un unico processo, le difese di interessi riconducibili a una indefinita generalità di soggetti i quali, singolarmente, rinuncerebbero a battersi per la tutela dei propri diritti.
Solo così si potrà finalmente provare a riequilibrare quell’asimmetria esistente fra il cittadino-consumatore e il mondo imprenditoriale: un’asimmetria «economico-informativa» (il consumatore dispone generalmente di minori risorse e informazioni rispetto alla sua controparte professionale), ma anche «processuale», vale a dire concernente il divario tra l’utilità della tutela individuale rispetto al costo che il consumatore affronta nel momento in cui decide di intraprendere un processo.
Ciò anche in virtù della funzione deterrente che la minaccia dell’iniziativa collettiva è in grado di esercitare nel dissuadere i comportamenti scorretti di imprese senza scrupoli. Da quest’anno i consumatori e i loro rappresentanti hanno un’arma in più: seppur tra varie incertezze, l’azione di classe va messa alla prova.

back