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VALTER SCAVOLINI:
LA MIA È LA CUCINA
PIÙ AMATA
DAGLI ITALIANI

a cura di ROMINA CIUFFA



Valter Scavolini,
presidente dell’omonimo
Gruppo Scavolini


Dietro uno slogan
tanto noto da sembrare
un Carosello si collocano
i progetti avventurosi
di due fratelli che nel 1961 hanno compiuto un salto nel vuoto: convertire
una piccola fabbrica
di cucine composite
del Pesarese in industria,
fino ad avere Raffaella Carrà e Lorella Cuccarini sedute
alla loro mensa.
Amata sicuramente
dai marchigiani che
proprio dall’insediamento
industriale creato dal nulla
a Montelabbate traggono
la linfa per l’economia
dell’intera regione,
la famiglia Scavolini
ha intuito anzitempo
il potere comunicativo
di un testimonial ma,
soprattutto, l’importanza
di essere, prima che
altrove, nel territorio
che la ospita e le dà vita

a cucina più amata dagli italiani. Lo dica Raffaella Carrà o lo dica Lorella Cuccarini, quella, si sa da oltre vent’anni, è una cucina Scavolini. Di certo la più amata nel Pesarese, dove i fratelli Valter ed Elvino sono riusciti a trasformare una piccola azienda commerciale in un grande insediamento industriale che dà lavoro a circa 650 persone mai andate in cassa integrazione e che, per quasi 50 anni, prepara l’ambiente per uno dei passatempi per i quali gli italiani sono più famosi nel mondo: cucinare.
Per questo, per l’intraprendenza dei due fratelli e per aver capito come la comunicazione potesse rappresentare un importante volano per la crescita, in poco tempo la struttura, che inizialmente si accontentava di un’azienda a Pesaro, ha raggiunto dimensioni considerevoli ed oggi, che continua ad essere gestita dai membri della stessa famiglia, dispone di uno stabilimento di 183 mila metri quadrati attorno al quale ruota una parte importante dell’indotto economico locale. Il risultato è dimostrato dall’incremento continuo del fatturato: la crescita media annua delle vendite nell’ultimo decennio è stata di oltre l’8 per cento. È del presidente Valter Scavolini almeno il 50 per cento del merito - l’altra parte del fratello Elvino -, ed è lui a spiegare perché, da parte degli italiani, tutto questo amore.

Domanda. Come sono nate le cucine Scavolini?
Risposta. Da un’azienda piccola, così come tutte le aziende pesaresi degli Anni Sessanta. Nel 1961 curavo una piccola bottega artigianale di famiglia con mio fratello Elvino. Cominciammo con una modesta produzione di cucine componibili (mobili composti, credenze e buffet) della quale avevamo esperienza lavorando in un’azienda simile. Avevo solo 18 anni e, guardando i diciottenni di oggi, ancora mi stupisco di come possa esser stato tanto insistente con i miei genitori, in periodi di ristrettezze economiche, a volermi mettere in proprio e, con mio fratello, a cominciare a pensare industrialmente. Per questo nel 1967 ci spostammo a Montelabbate e lasciammo a Pesaro l’attività originaria in accordo con gli altri soci. Ci allontanavamo di soli 10 chilometri ma a quei tempi ci sembrò lontanissimo; finimmo in quella che sarebbe divenuta la zona industriale più grande del Pesarese. Eravamo solo in due, ci sembravamo dei pionieri.

D. Quando avete avuto l’idea di usare i circuiti mediatici?
R. Pur abituati a una crescita costante, nel 1975, quando la proliferazione di aziende produttrici di mobili rendeva più arduo emergere, decidemmo di puntare sulla comunicazione e cominciammo a sponsorizzare la squadra locale di basket. Fu un modo per farci conoscere non tanto dagli acquirenti finali ma dai clienti della distribuzione. L’anno successivo ci rivolgemmo alla stampa e alla tv e da quel momento i risultati furono ancor più soddisfacenti. Nel 1984 risultammo, in fatturato, la prima azienda italiana nel settore delle cucine, un primato che manteniamo.

D. E da quando siete «i più amati dagli italiani»?
R. Nel 1984 scegliemmo come testimonial Raffaella Carrà, che era all’apice della carriera con «Pronto Raffaella». Questo ci portò un incremento notevole di popolarità e vendite. Intanto la Carrà era comparsa, insieme al presidente Sandro Pertini e al Papa, su un settimanale che recava il titolo: «I più amati dagli italiani». Poiché in fatto di cucine risultavamo essere i primi, creammo il fortunato motto che si addiceva a testimonial e azienda, «la cucina più amata dagli italiani», che è rimasto storico. In seguito scegliemmo Lorella Cuccarini, un altro volto giovane e di successo che ci accompagnò per circa diciotto anni.

D. C’è qualche nuovo testimonial chiave nel futuro della Scavolini?
R. Non useremo, per il momento, volti noti perché pensiamo che il nostro marchio possa andare avanti anche senza testimonial conosciuti. Stiamo però svolgendo una grande campagna per sostenere il prodotto in un periodo per tutti critico, non solo in Italia ma nel mondo.

D. La crisi si è fatta sentire?
R. Ha avuto ripercussioni negative, ma in 50 anni di storia non abbiamo mai fatto ricorso a un giorno di cassa integrazione, abbiamo mantenuto tutti i contratti a tempo determinato e indeterminato, e oggi ci troviamo allineati ai risultati economici dello scorso anno. Più che subirla, abbiamo affrontato la crisi e questo ci ha evitato risultati negativi anche se, diversamente dagli altri anni, non abbiamo riscontrato una grande crescita. Il nostro andamento è dovuto anche alle efficaci campagne dirette a mostrare un prodotto Scavolini in grado di soddisfare tutte le esigenze dei consumatori, inclusi quelli di fascia medio-bassa, ma sempre con prodotti di alta qualità.

D. Proprio in un momento di crisi non teme la concorrenza delle cucine svedesi a basso costo?
R. Non temiamo assolutamente la grande distribuzione: la recente campagna di comunicazione sulla stampa quotidiana ha dimostrato come il consumatore possa avere la qualità Scavolini ad un prezzo più basso di quanto si possa aspettare. Consideriamo le persone che si rivolgono alla grande distribuzione un mercato in espansione da presidiare con offerte alternative altrettanto appetibili. Vogliamo coprire tutte le fasce di mercato: abbiamo creato il Gruppo per destinare il marchio Scavolini a una fascia media e medio-alta e il marchio Ernestomeda a quella alta. Quest’ultimo sta crescendo bene e il consumatore che lo sceglie può beneficiare di una nuova qualità del prodotto grazie anche a una politica altamente selettiva nella scelta dei punti vendita e a un sistema di comunicazione che favorisce la notorietà del marchio. La crisi si fa sentire anche nella fascia alta, ma certamente in misura ridotta.

D. Com’è strutturata l’azienda?
R. Abbiamo circa 650 dipendenti impiegati negli stabilimenti dell’insediamento industriale. Scavolini ed Ernestomeda sono divise solo da una strada, quindi talmente vicine da usufruire di una mensa unica. Inoltre abbiamo adottato un sistema informativo gestionale unico sia in Italia che in Europa nel settore delle cucine. Si tratta di un sistema aperto a qualsiasi evoluzione, che dispone di meccanismi di gestione delle funzioni aziendali e si rifà ai modelli e alle «best practices» consolidate in aziende di tutto il mondo. Così intendiamo garantire una corretta gestione delle comunicazioni tra i partners commerciali tramite processi produttivi e gestionali automatizzati, dagli acquisti agli ordini, dalla produzione alla spedizione, limitando al massimo gli errori.

D. In che modo la Scavolini tutela dipendenti e consumatori?
R. Siamo molto attenti alla sicurezza, tanto da aver ottenuto, nel dicembre 2008, la certificazione OHSAS 18001 sui sistemi di gestione della salute e della sicurezza sul lavoro, come primo gruppo industriale nel settore delle cucine in Italia. Nel 1996 abbiamo ricevuto la certificazione del sistema di gestione della qualità, rinnovata poi nell’ottobre 2002, e nel 2004 la certificazione del sistema di gestione ambientale da parte della società Sgs Italia, organismo indipendente che si occupa di verifica, prova e certificazione di beni e servizi industriali.

D. Anche un premio, da parte della Sgs - il Merit Award, che viene consegnato ad aziende che abbiano ottenuto almeno tre certificazioni - come perfetto esempio di politica diretta al «miglioramento continuo». Per quale motivo?
R. Per l’attenzione ai nostri dipendenti e alla soddisfazione del consumatore, e per la tempestività della risposta del nostro Gruppo all’evoluzione del contesto legislativo nazionale e internazionale. È bene che un’azienda, giunta a una certa dimensione, abbia tutto sotto controllo e cio è possibile solo con una gestione certificata della qualità. Lo stesso vale per l’attenzione riservata all’ambiente.

D. In che modo la Scavolini pensa all’ambiente e affronta i problemi dell’ecosostenibilità?
R. Siamo molto attenti tanto da aver ottenuto, nel 2004, la certificazione del sistema di gestione ambientale. Il nostro attaccamento al territorio è saldo; in linea con questa tendenza abbiamo dato vita a «Scavolini Green Mind», un ambizioso progetto ecosostenibile che ci impegna nella salvaguardia dell’ambiente e delle risorse ad ogni livello aziendale e produttivo. Dal gennaio 2009 abbiamo adottato, per la struttura di tutte le nostre cucine, i pannelli ecologici Idroleb del Gruppo Mauro Saviola che presentano la più bassa emissione di formaldeide nel mondo, con valori addirittura inferiori ai limiti posti dal severissimo standard giapponese F**** (4 stelle), che prevede infatti un livello di emissione pari a 0,4 mg/l, mentre i pannelli Idroleb garantiscono un livello pari a 0,35 mg/l. Inoltre abbiamo scelto ZeroE Planet, la prima energia rinnovabile certificata a impatto zero.

D. Siete presenti anche nel campo sociale, nello sport e nella cultura?
R. Sempre molto attenti al Pesarese, dal 1975 siamo legati alla squadra locale di basket e da qualche anno siamo sponsor della squadra locale di volley femminile che negli ultimi due anni ha vinto lo scudetto in A1. A Pesaro abbiamo sponsorizzato anche altre due squadre di baseball. Dal 1982 siamo lo sponsor ufficiale del Rossini Opera Festival, manifestazione che il Comune organizza dal 1980 in omaggio al genio musicale del proprio concittadino Gioachino Rossini, per la conoscenza e la diffusione della sua opera. È chiaro che abbiamo dei ritorni pubblicitari, ma lo facciamo soprattutto perché riteniamo giusto che un’azienda abbia un occhio di riguardo per il proprio territorio. Aiutare una squadra sportiva, poi, soprattutto se è di buon livello, aiuta ad avvicinare i giovani, per i quali è essenziale praticare un’attività sportiva. Siamo per una vita più sana e per questo ci avviciniamo alle società sportive.

D. Perché è nata anche una Fondazione Scavolini?
R. Per non limitare gli interventi alle sponsorizzazioni, ma dare più incisività alle attività sociali attraverso un progetto autonomo diretto a valorizzare la cultura regionale, e conferire ancora più vigore a quel rapporto privilegiato con il territorio. Creata nel 1984, la Fondazione Scavolini si prefigge infatti, con vere operazioni di mecenatismo impiegando non solo risorse finanziare ma anche l’esperienza posseduta, di promuovere la ricerca nel campo delle scienze storiche, letterarie, economiche, della progettazione industriale, e di favorire iniziative mirate all’istruzione, alla ricreazione e all’assistenza sociale. Il raggio di azione si è progressivamente esteso e abbraccia oggi i settori artistico, architettonico, musicale, letterario, didattico-formativo e di studio dei fenomeni di trasformazione culturale ed economica del nostro territorio. Attualmente, le attività promosse interessano in modo specifico il recupero, il restauro e la conservazione dei beni culturali. Tutti gli interventi sono effettuati in forma diretta.

D. Dove siete presenti in Italia?
R. Siamo in circa 1000 punti-vendita tradizionali, ai quali si aggiungono oltre 40 Scavolini Store, nuovi punti-vendita esclusivamente dedicati alla nostra produzione. A Milano abbiamo ora inaugurato lo scorso 12 dicembre il più grande Scavolini Store di Italia, di quasi 1000 metri quadrati, che celebra anche i quattro anni dall’apertura del primo.

D. Siete presenti all’estero?
R. L’azienda esporta il marchio e i prodotti in tutto il mondo, con una politica di espansione che conta oltre 300 punti-vendita di cui 150 in Europa, più di 40 in Russia e nelle Repubbliche orientali, 30 nel Nord America, 15 nel Centro e Sud America e altrettanti in Asia e Oceania. Abbiamo inaugurato recentemente 12 punti-vendita in città europee e asiatiche, in Belgio, Bosnia, Bulgaria, Croazia, Finlandia, Francia, India, Moldova, Polonia, Russia, Spagna e Uzbekistan. In India apriremo entro fine 2010 dieci punti-vendita e abbiamo grandi progetti anche per gli Usa. Quest’anno - come sempre - siamo stati presenti nelle maggiori manifestazioni fieristiche internazionali come l’Ids di Toronto, il Batibouw di Bruxelles e il Kbis di Atlanta, l’Index di Mumbai e i Saloni Worldwide di Mosca. È già confermata la nostra presenza anche nei principali appuntamenti fieristici del 2010, tra cui «Maison&Object-Now! Design à vivre», in programma dal 22 al 26 gennaio a Parigi.

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